baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
In questo forum, nel piccolo, magari, sono rappresentati vari punti di vista sull'arte. Mi chiedo quindi a che punto siamo. Non vorrei esprimere subito le mille idee od opinioni che mi frullano per la testa. Vorrei anche ascoltare quelle degli altri.
Da chi vede una strada dove arte e salute, in pratica bello e buono, sono destinate a reincontrarsi (Giustino, nello specifico) a chi crede che la Street art abbia apportato sostanziali novità, a chi apprezza l'arte concettuale ecc. ecc.
Nessuno, credo, ritiene che il passato sia il rifugio del bello, e che oggi non si crei nulla
.
Si potrebbe fare un riassunto-lampo. La rottura avvenne con l'Impressionismo, poi le varie avanguardie introdussero nell'arte elementi nuovi, ora contenutistici, ora formali. Rapidamente l'arte astratta cambiò tutto. Ma subito le si contrappose il ready-made, e da lì è nata una dicotomia che dura tuttora. Anzi, una tricotomia (solo che questo termine significa qualcosa come "andare dal barbiere" , e allora vabbè, non si può usare ), comunque, via, una triplice divisione (va bene così?) tra figurativi (+ o -) astratti (geometrici o casinisti) e concettuali (+ o -). Senza contare i viadimezzo, tipo poesia visiva, installazioni, fotografi ...
Le domande sono dunque varie. Si sono perdute delle occasioni, delle possibilità? Era proprio necessario per l'arte arrivare a questo punto? Come rinnovare veramente e non solo per sfizio di stupire? Siamo contenti di quanto troviamo, o no? Che cosa ci aspetteremmo ci venisse proposto?
Solo ora tento di mostrare qualche fungo dal mio sottobosco di idee ed impressioni. Prima cosa: non mi si venga a dire che "l'artista deve esprimere il proprio tempo". Ennò. E' un po' come dire che siamo quello che mangiamo, per cui chi mangia mortadella è un maiale. L'artista che esprime il proprio tempo è già in ritardo, seduto sul comodo sofà dove trova la pappa tutta pronta. Si ricordino i numerosi operai dell'arte che negli anni 70 del secolo scorso, imbevuti di posizioni politiche, vollero esprimere la violenza presente nel mondo al tempo (perché, ora no? e durante le invasioni barbariche?). La espressero con figurazioni dure, cupe, aggressive, che oggi quasi sempre ci tediano, come ci tediano certi titoli in cui il poverino cercava di aumentare la tensione politica. Il tutto per non cadere nel presunto peccato di edonismo.
Il vero artista crea un nuovo mondo, il nuovo mondo. Mica deve perdere tempo a mostrare quello che è già evidente ai più. E sarà appunto condannato dal tempo, come i pittori Pompiers, che "espressero" il ricco tempo napoleonico (terzo ). Come i molti "pittori" del secondo Novecento italiano ormai in via di profondo dimenticatoio (esprimevano benissimo la loro epoca, un po' vuota, eh!) Il grande deve dire dove andiamo, non dove siamo arrivati, per quello ci sono i "pittori", ma l'artista ha da fare altro. Non è solo questione di "anticipare", ma proprio di "creare". Mica poco.
Da chi vede una strada dove arte e salute, in pratica bello e buono, sono destinate a reincontrarsi (Giustino, nello specifico) a chi crede che la Street art abbia apportato sostanziali novità, a chi apprezza l'arte concettuale ecc. ecc.
Nessuno, credo, ritiene che il passato sia il rifugio del bello, e che oggi non si crei nulla
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Si potrebbe fare un riassunto-lampo. La rottura avvenne con l'Impressionismo, poi le varie avanguardie introdussero nell'arte elementi nuovi, ora contenutistici, ora formali. Rapidamente l'arte astratta cambiò tutto. Ma subito le si contrappose il ready-made, e da lì è nata una dicotomia che dura tuttora. Anzi, una tricotomia (solo che questo termine significa qualcosa come "andare dal barbiere" , e allora vabbè, non si può usare ), comunque, via, una triplice divisione (va bene così?) tra figurativi (+ o -) astratti (geometrici o casinisti) e concettuali (+ o -). Senza contare i viadimezzo, tipo poesia visiva, installazioni, fotografi ...
Le domande sono dunque varie. Si sono perdute delle occasioni, delle possibilità? Era proprio necessario per l'arte arrivare a questo punto? Come rinnovare veramente e non solo per sfizio di stupire? Siamo contenti di quanto troviamo, o no? Che cosa ci aspetteremmo ci venisse proposto?
Solo ora tento di mostrare qualche fungo dal mio sottobosco di idee ed impressioni. Prima cosa: non mi si venga a dire che "l'artista deve esprimere il proprio tempo". Ennò. E' un po' come dire che siamo quello che mangiamo, per cui chi mangia mortadella è un maiale. L'artista che esprime il proprio tempo è già in ritardo, seduto sul comodo sofà dove trova la pappa tutta pronta. Si ricordino i numerosi operai dell'arte che negli anni 70 del secolo scorso, imbevuti di posizioni politiche, vollero esprimere la violenza presente nel mondo al tempo (perché, ora no? e durante le invasioni barbariche?). La espressero con figurazioni dure, cupe, aggressive, che oggi quasi sempre ci tediano, come ci tediano certi titoli in cui il poverino cercava di aumentare la tensione politica. Il tutto per non cadere nel presunto peccato di edonismo.
Il vero artista crea un nuovo mondo, il nuovo mondo. Mica deve perdere tempo a mostrare quello che è già evidente ai più. E sarà appunto condannato dal tempo, come i pittori Pompiers, che "espressero" il ricco tempo napoleonico (terzo ). Come i molti "pittori" del secondo Novecento italiano ormai in via di profondo dimenticatoio (esprimevano benissimo la loro epoca, un po' vuota, eh!) Il grande deve dire dove andiamo, non dove siamo arrivati, per quello ci sono i "pittori", ma l'artista ha da fare altro. Non è solo questione di "anticipare", ma proprio di "creare". Mica poco.