POTETE USCIRE MA NON DOVETE USCIRE, PERCHE' SE USCITE QUANDO POTETE USCIRE, POI E' COLPA VOSTRA SE NON VI PERMETTIAMO PIU' DI POTER USCIRE (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
PERCHE' SIETE USCITI :mmmm::depresso:
Buona settimana a tutti :)
E Draghi fu... vediamo chi deciderà di abbrustolire per primi :rolleyes::X
Dopo la pausa in Piemonte :d:... torno con le foto del circuito di Annapurna in Nepal:)

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Val

Torniamo alla LIRA
Il Sudafrica ha sospeso temporaneamente l’inoculazione del vaccino AstraZeneca
dopo che uno studio ha rivelato che l'antidoto inglese avrebbe un'efficacia ridotta contro
la variante sudafricana, mostrando risultati ritenuti deludenti.

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Ad annunciarlo è stato annunciato il ministro della Salute, Zweli Mkhize,
alla luce dei risultati secondo i quali il vaccino offrirebbe una protezione limitata contro la variante del Covid identificata nel Paese africano.

Il ministro ha inoltre dichiarato che il governo sudafricano aspetterà comunque ulteriori consigli su come procedere al meglio con il vaccino Oxford-AstraZeneca.

I risultati sono emersi da uno studio condotto dall'Università del Witwatersrand di Johannesburg,
ancora incompleto e non sottoposto a una revisione paritaria, la peer review.

Lo studio afferma che non si è potuta

"accertare l'efficacia contro casi gravi della malattia e nei casi di ospedalizzazione perché i soggetti esaminati erano giovani adulti in salute".

La variante sudafricana rappresenterebbe circa il 90% dei nuovi casi riscontrati nel Paese.

Lo studio in questione ha coinvolto un numero pari a 2mila persone,
e ha scoperto che il vaccino offre una protezione minima contro i casi lievi e moderati di Covid-19.

La scorsa settimana il Sudafrica aveva ricevuto 1 milione di dosi del vaccino AstraZeneca
e la prossima settimana avrebbe dovuto iniziare la campagna di vaccinazione.

A febbraio è prevista la consegna di altre 500mila dosi.

I vaccini ottenuti dal Paese africano scadranno ad aprile e, come spiegato dal ministro,
saranno conservati fino a quando gli scienziati non daranno chiare informazioni sul loro utilizzo.

Da ricordare che il Paese è ufficialmente quello maggiormente colpito del continente
con oltre 1,5 milioni di casi e più di 46mila morti.

Intanto, Mkhize ha fatto sapere che nelle prossime settimane il governo metterà a disposizione
i vaccini prodotti dalla Johnson & Johnson e da Pfizer-Biontech.

Sarebbero in corso anche discussioni con altri laboratori, soprattutto con Moderna e il produttore russo di vaccini Sputnik V.


Secondo quanto reso noto nella giornata di ieri, l’Organizzazione mondiale della Sanità discuterà oggi,
tramite un gruppo indipendente di studio, proprio dell'efficacia del vaccino di AstraZeneca riguardo la variante del Covid identificata in Sudafrica.

Ad annunciarlo è stata l'epidemiologa e capo dell'unità di crisi, Maria Van Kerkhove, in una intervista alla Cbs.

Secondo quanto riportato dalla Cnn, l'azienda farmaceutica avrebbe registrato una protezione limitata
contro i casi moderati di contagio da variante, ma lo studio non è stato ancora stato reso pubblico.

Il Sudafrica prevede di vaccinare almeno il 67% della popolazione entro la fine dell'anno, ovvero circa 40 milioni di persone.

Nonostante il vaccino AstraZeneca/Oxford sia stato approvato da diversi Paesi,
altri preferiscono utilizzarlo solo per gli under 65, a causa dell'insufficienza di dati sulle persone anziane.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Al netto dei detrattori dell’ex presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi,

di quelli che gli accollano ogni colpa e diavoleria ritenendolo affarista e spietato

sulla scorta del famoso giudizio di Francesco Cossiga, alla fine che piaccia o preoccupi sarà direttamente – o indirettamente – un “tutti in carrozza”.



Ora, parliamoci chiaro: che Draghi sia uno special one ma non un santo lo sappiamo,
come sappiamo che i personaggi di potere così grande inducano al dubbio e al mistero.


Vorremmo ricordare ai detrattori che, ben prima di Draghi, l’Italia è stata piegata e rovinata dai cattocomunisti, sia socialmente che economicamente.


Prima di addossare a Draghi la crisi dell’Italia, vogliamo parlare della politica cattocomunista di decenni
fra Democrazia Cristiana e Partito Comunista italiano e degli effetti socio-economici che ha avuto sull’Italia?

Vogliamo parlare della rovina generata

dalle baby-pensioni,

della Cassa per il Mezzogiorno,

delle partecipazioni statali,

degli aiuti alla Fiat,

dei contratti di privilegio ai dipendenti pubblici rispetto ai privati,

degli enti inutili,

dei carrozzoni municipali,


dell’assistenzialismo e clientelismo statale al Sud.


Vogliamo parlare di un Paese che è stato fatto venire su con il Socialismo reale,

con un Leviatano fatto di Stato ovunque, con la deformazione del posto fisso creato ad hoc per avere i voti in cambio,

con i sindacati arma politica anziché sociale,

con gli scandali.


Insomma, uno spreco immenso di risorse,
una spesa corrente esorbitante,
un debito crescente,
una previdenza insostenibile
e una crescita sempre più bassa e difficile
a partire dalla metà degli anni Novanta del miracolo economico.


Perché, a dirla tutta, l’Italia tranne che per brevi tratti degli anni Ottanta,
non è mai più riuscita a crescere come avrebbe dovuto né a riformare il troppo Stato che sopportava,
la giustizia che non funzionava, il fisco che soffocava, il Sud che annaspava, la spesa pubblica che cresceva a dismisura,
la burocrazia che rallentava e sprofondava l’intrapresa.

Insomma, parliamo di un Paese cattocomunista, con la Dc e il Pci che erano una sorta di “ladri di Pisa”.

Parliamo delle stesse Regioni che nel 1970 sono nate per dare ai comunisti i territori da governare, per porre e disporre a piacimento.

Parliamo di un intervento costituzionale, quello del 1970, fatto così male da creare le condizioni dello sfascio di spesa e conflitto istituzionale.


Basterebbe pensare alle Regioni a statuto speciale, ai costi per trasferimenti, come se non fossero bastate fino ad allora le spese per Comuni e Province.

Insomma Dc e Pci assieme per decenni, una al governo e l’altro all’opposizione, hanno concordato e votato oltre il 90 per cento delle leggi più importanti.

Del resto, col 40 per cento l’una e il 30 per cento l’altro, bastavano e surclassavano tutto e tutti in Parlamento.


Del resto, il Governo che si appresta a sostituire ne rappresenta la testimonianza
perché gli eredi di Palmiro Togliatti, i cattocomunisti e peggio che mai i grillini,
hanno finito di inabissarci proprio con l’assistenzialismo, lo statalismo e lo spreco improduttivo di quasi 200 miliardi.

Tutto ciò che Draghi dovrà correggere e invertire.

Perché, in fondo, la ricetta dell’ex presidente della Bce è elementare,
l’abbiamo scritta e ripetuta dai tempi gialloverdi a quelli giallorossi:

spesa produttiva,

debito per investire,

fisco per stimolare,

trasferimento dello spreco assistenziale verso il sostegno industriale,

stop ai finanziamenti clientelari elettorali e

avviamento di quelli all’impresa.


Insomma, una inversione a “u” rispetto alla politica economia del governo più di sinistra della storia:
si auspica che questa sarà la base della “ricetta Draghi”, assieme probabilmente ad un reset fiscale,
perché non c’è Paese che possa ripartire con un fardello insostenibile di cartelle e pendenze.

Anche perché delle due l’una:

o si insiste nel recupero fiscale, sapendo che l’operazione porterà alla morte del paziente,

o si chiude a stralcio, che è la soluzione più conveniente per tornare a crescere e investire velocemente.



Ecco perché alla fine Draghi è l’unica carta ed alla fine tutti saliranno in carrozza in un modo o nell’altro.

Sia chiaro, ci sarà una gran fiera dell’opportunismo e dell’ipocrisia,
sarà il gran premio politico della bugia, pensate a Beppe Grillo e alle sue uscite comiche.

Evviva la meritocrazia, la libertà.

Evviva l’Italia.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Approfitto della fine della stagione più incosciente della storia politica della nostra Repubblica.

Approfitto di questa fine del Governo di Giuseppe Conte per denunciare le gravi responsabilità di questo carro di Tespi
(i carri di Tespi erano dei teatri mobili realizzati attraverso strutture di legno, di cui si servivano i comici del teatro nomade popolare italiano)
un carro che dal mese di marzo del 2018, cioè da quasi tre anni, giorno dopo giorno, mese dopo mese, ha distrutto le potenzialità di questo Paese.

Il mio non è uno sciacallaggio, perché con un ritmo sistematico (due volte a settimana con i miei blog nelle “Stanze di Ercole”)
ho denunciato i comportamenti di una compagine di Governo che ha, in tre anni, distrutto l'immagine del Partito Democratico.

Ora, finita questa triste nottata, qualcuno chiederà agli schieramenti che si sono succeduti nella gestione della cosa pubblica
dal marzo del 2018 ad oggi un bilancio di ciò che si è fatto e di ciò che non si è fatto.

Ed allora avendo seguito in modo capillare tutte le fasi, tutti i vari passaggi, penso sia oggi possibile effettuare una serie di quesiti.


Come mai alla fine del 2020, in particolare alla fine del mese di novembre,
si è scoperto che nessuno degli interventi del comparto infrastrutture era stato attivato per mancanza dei relativi Decreti attuativi ?

Per mancanza cioè dei provvedimenti necessari per dare concreto avvio alle opere.

Si è data subito la colpa ai “burocrati”, sì a quella famiglia dello Stato difficilmente identificabile.

Invece no!

La responsabilità è della macchina del dicastero o dei dicasteri competenti, che si chiama “Gabinetto” del ministro.

Una parte del dicastero che, volutamente e non per ignavia, ha filtrato e spesso bloccato i vari provvedimenti.


Come mai del lavoro prodotto da una Conferenza degli Stati generali, convocata nel mese di giugno del 2020
dal presidente Conte e coordinata dal manager Vittorio Colao, è rimasto solo un documento completamente ignorato ?

Eppure il manager Colao ha coordinato un comitato di esperti,
il cui compito era quello di produrre idee e proposte per riformare il Paese sfruttando i fondi europei in arrivo con il Recovery Fund.


Come mai dal 25 luglio 2020 (data di conferma da parte della Unione europea del volano di risorse assegnato all’Italia dal Recovery Fund)
al mese di gennaio, cioè in un arco temporale di sei mesi, non si è stati in grado non di pensare,
non di scrivere ma di tentare di definire un itinerario di proposte coerente alle Linee guida che nel mese di settembre prima,
e poi nei mesi di novembre e dicembre, gli Uffici competenti della Unione Europea avevano correttamente inoltrato ai nostri dicasteri competenti ?


Come mai il 20 febbraio 2020 è stato presentato un Piano del Sud, anzi un “Piano Sud 2030, sviluppo e coesione per l’Italia”
elencando i vari interventi, definendo varie finalità strategiche, interessanti strumenti mirati ad un rilancio della economia del Mezzogiorno e dell’intero Paese.
Però, dopo quasi un anno, non è partito nessun nuovo intervento ma solo si è data continuità a due opere della Legge obiettivo approvate nel 2014
come l’asse Alta velocità/Alta capacità Napoli-Bari ed un lotto della Strada Statale 106 Jonica ?


Come mai l’attuale compagine di Governo ha prodotto, nel 2019, una Legge di Stabilità 2020 ricca di risorse in conto esercizio
(cioè ricca di assistenzialismo e di sussidi) e priva di risorse in conto capitale (appena 786 milioni destinati in opere pubbliche) ?

Una scelta che trova solo una vergognosa motivazione:
garantire la sistematica erogazione annuale di circa 16 miliardi per assicurare gli “80 euro per i salari minimi” ed il “reddito di cittadinanza”.


Come mai questa compagine di Governo ha prodotto una Legge di Stabilità 2021,
utilizzando come copertura per oltre il 60 per cento, risorse non disponibili e che forse lo saranno alla fine dell’anno 2021 o addirittura nel primo semestre del 2022,
cioè risorse provenienti dal Recovery Fund ?


Come mai il Governo non abbia detto nulla su come utilizzare le risorse non ancora impegnate del Fondo di coesione e sviluppo 2014-2020
pari a circa 30 miliardi di euro (risorse da spendere entro il 31 dicembre 2023, oltre tale data si perderebbero definitivamente)
invece si è preferito utilizzare quota parte delle risorse del Fondo di coesione e sviluppo 2021-2027,
un Fondo ancora non definito e non disponibile, per implementare il valore globale del Recovery Plan, con un importo aggiuntivo di 20 miliardi di euro ?

In questa operazione è stato penalizzato ancora una volta il Mezzogiorno,
in quanto i 20 miliardi per legge devono essere assegnati per l’80 per cento al Sud
e invece, in questo caso, sono assegnati al Mezzogiorno solo 4 miliardi.


Come mai l’ex ministro del Sud, Barbara Lezzi e l’attuale ministro, sempre del Sud, Giuseppe Provenzano
hanno praticamente spento in modo irreversibile l’attenzione del Governo sulla emergenza Mezzogiorno ?

La Lezzi, nel 2018, prese visione che del Programma relativo al Fondo di coesione e sviluppo pari a circa 54 miliardi di euro
erano stati impegnati solo 24 miliardi e spesi appena 6 o 7 miliardi.

E per un anno c’è stato solo un sistematico e ripetitivo annuncio sui rapporti con le Regioni,
per dare attuazione ai programmi Pon (Piani operativi nazionali) e Por (Piano operativi regionali).

Ma solo annunci, solo impegni e il Sud è rimasto privo di risorse che se spese avrebbero incrementato di almeno 3 punti il Pil del Mezzogiorno.

Il ministro Provenzano ha continuato imperterrito nella politica degli annunci, aggiungendo ultimamente una proposta, inserita nella Legge di Stabilità,
di esonero contributivo dal versamento dei contributi dei datori di lavoro privati del Sud.

Una proposta però, inserita nella Legge ma vincolata al parere della Unione europea.


Come mai questa irresponsabile gestione della emergenza “Taranto”; una emergenza che ha visto come responsabili tre distinti ministri,
in questi quasi tre anni di Governo Conte I e Conte II, in particolare il ministro Luigi Di Maio e il ministro Stefano Patuanelli,
entrambi responsabili del ministero dello Sviluppo economico e la ministra del Sud, Lezzi ?

I primi due non sono riusciti in tre anni a ridare continuità funzionale all’impianto siderurgico
e la ex ministra Lezzi, variando una delle garanzie contrattuali iniziali, ha praticamente aperto un contenzioso con il gestore.

Un contenzioso ancora non risolto, che rischia di trasformarsi in una vera bomba sociale, con la perdita di oltre 20mila posti di lavoro.


Come mai la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha assunto impegni
e annunciato piani e programmi molto distanti dalle soglie della concretezza; mi riferisco, solo a titolo di esempio,
all’impegno assunto appena nominata di varare entro il 2019 il Nuovo regolamento appalti,
al programma delle infrastrutture denominato “Italia Veloce” di importo globale pari a circa 200 miliardi di euro
e con una disponibilità, purtroppo non vera come da me denunciato più volte, di 130 miliardi di euro,
di aver nominato una commissione di esperti per decidere entro il 15 ottobre 2020 quale scelta effettuare per il collegamento stabile tra la Sicilia ed il continente ?

Tutti atti che oggi possiamo archiviare come semplici “annunci”.


Come mai, e questo ritengo sia uno degli interrogativi più preoccupanti,
nei sedici mesi che separano la Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza),
la prima del Conte bis, dall’ultimo scostamento di bilancio approvato per finanziare l’ipotetico decreto “Ristori 5”,
il Governo uscente e il Parlamento hanno approvato in 7 occasioni un deficit aggiuntivo per 426,8 miliardi
(come riportato da “Il Sole 24 Ore”) a valere sugli anni dal 2020 al 2026 ?

Se si vuole considerare invece il periodo “coperto” dal Recovery Plan, cioè il 2021-2026,
i miliardi di indebitamento netto aggiuntivo rispetto al programma iniziale sono 302,6.

La cifra supera abbondantemente i 209 miliardi che compongono la quota italiana del Recovery Plan molti dei quali, tra l’altro,
sostituirebbero il debito nazionale per finanziare interventi già previsti nei programmi di finanza pubblica.


Questo è il difficile e incomprensibile dilemma che non so come sarà possibile sanare e superare,
sia nel prossimo Documento di Economia e Finanza sia nelle necessarie attività di correzione della finanza pubblica a partire dall’agosto 2019.


Mi fermo qui perché, ripeto, molti penseranno che questi miei interrogativi se non sono banali forme di sciacallaggio

sono, quanto meno, pure cattiverie nel raccontare e nel descrivere il vuoto politico e istituzionale che il “club Conte” ci ha regalato in tre anni,

indossando vesti e comportamenti che, a mio avviso, effettuando una lettura dei Governi che si sono succeduti in 70 anni della Repubblica,

non siamo in grado di trovare.



In realtà, in questi tre anni la compagine di Governo era solo una sommatoria di ministri
e non un organo capace di difendere davvero gli interessi del Paese, confermando in tal modo quel detto che recita:

dieci incapaci messi insieme non danno vita ad uno capace.


Tuttavia, dobbiamo ringraziare il professore Giuseppe Conte, perché in questi suoi tre anni di Governo
ci ha fatto capire di nuovo la esigenza di riscoprire l’importanza della competenza e, al tempo stesso,
ci ha fatto prendere le distanze dalla miriade di improvvisatori nati nell’arco di pochi anni proprio nel mondo delle istituzioni.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il neonominato Presidente del consiglio Mario draghi, se formerà il nuovo governo,
avrà diversi compiti non facili, di fronte ad una crisi demografica, economica e di fiducia che sembra irreversibile.


Però fra tante sfide impossibili, ne avrà una semplice e possibile: sostituire il multicommissario Domenico Arcuri dai suoi innumerevoli ruoli.


Ormai i fallimenti e le ombre sono innumerevoli e pesano sulla figura che il governo Conte II ha voluto a dirigere mezza Italia.

Purtroppo, come ancora confermato da Non è l’Arena di ieri sera alcune di queste sono estremamente gravi,
con anche risvolti comici, sempre sull’affaire delle mascherine e dei PDI pagati carissimi a un’azienda cinese,
attraverso mediazioni multimilionarie a Mario Benotti
(ex direttore Rai world, ex Consigliere Giuridico del Ministero Affari Europei),
quando sul mercato le stesse regioni italiane Marche e Veneto le hanno comprate e prezzi molto inferiori, appoggiandosi ai normali fornitori.


Già questo meriterebbe attenzione, ma non è finita.


Non parliamo neppure del caso “Banchi a Rotelle”, 190 milioni di euro sprecati per comprare,
probabilmente tramite mediatori, costosissimi e inutili banchi a rotelle in Cina.


Passiamo ai Padiglioni Primula per inoculare i vaccini che non abbiamo.


Senza contare che imprenditori italiani offrono, a quanto risulta,
gli stessi padiglioni ad un quarto del prezzo di assegnazione della protezione civile,
e qui torniamo ai “Costi di intermediazione”, come quelli delle mascherine.



Faccio presente che con i 400 milioni stanziati per le strutture si possono costruire 4 impianti per la produzione dei vaccini,
e posso, se necessario, anche fornire brochure e contatti.


Però fare i vaccini è una cosa TROPPO logica e che garantisce poca intermediazione:
alla fine sono contratti di engineering piuttosto trasparenti.



Ecco perchè la prima mossa di Draghi può essere semplice: “Caro Domenico, grazie ed arrivederci”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ieri c’è stata l’assemblea notturna dei deputati e senatori del movimento Cinque Stelle.

Ecco quello che, secondo le agenzie di stampa , ne sarebbe uscito.



(AGI) – Roma, 8 feb. – Assemblea del Movimento 5 stelle ‘infuocata’ sul sostegno al governo di Mario Draghi.
Per cercare di ‘Contenere’ la fronda dei contrari, abbastanza ampia, la riunione dei gruppi di Camera a Senato
e’ stata convocata dai vertici e ha preso il via poco prima delle 22 di domenica.

Tema: fare il punto dopo il primo giro di consultazioni con il premier incaricato.

Dopo una breve introduzione del capo politico Vito Crimi, ha preso la parola il presidente del Consiglio uscente Giuseppe CONTE.
Il quale ha confermato che, a suo avviso, il M5s deve essere della partita.

Non e’ il momento dell’auto-isolamento e dell’auto-esclusione“, ha scandito.

CONTE ha avuto parole di elogio nei confronti di Draghi.

E ha invitato il Movimento a tracciare una differenza tra gli alleati che si sono mostrati “leali” (sottinteso Pd e Leu),
e quelli che “hanno voltato le spalle” e ora cercano di “trarre vantaggio” dalla situazione politica (sottinteso la Lega di Matteo Salvini).

Occorre porre le “condizioni” affinche’ questi ultimi non siedano al tavolo mentre M5s si‘, ha detto.

Tra i vari interventi dei parlamentari, diversi hanno chiesto che la decisione definitiva sul sostegno al governo sia affidata al voto degli iscritti su Rousseau.

Tra i piu’ critici, i senatori Barbara Lezzi e Danilo Toninelli.

Se sosterra’ il governo Draghi, il Movimento “si suicidera’”, ha affermato l’ex ministra per il Sud.

Mentre l’ex titolare delle Infrastrutture ha sostenuto che per lui e’ meglio stare all’opposizione che al governo con Forza Italia.



Ecco qui che salta fuori “Che” Conte.

La politica è semplice e banale: Conte punta a far imporre condizione estremistiche, assurde
(Patrimoniale? Apertura assoluta e totale dei porti ? Tutti in galera per un anno perchè siamo tutti colpevoli?
Arcuri candidato Presidente della Repubblica? casalino a dirigere il GF?)
tali da essere rifiutate dalla lega e quindi tenerla, con Forza Italia, fuori dai giochi.


Conte quindi vuol ricreare una sorta di Conte IV, ma con Draghi al posto di Conte.

Evidentemente ritiene che Draghi sia una marionetta manovrabile esattamente come era lui,
in grado di cambiare faccia ad ogni momento e ad ogni compagno.


Un discorso lontano dalla realtà dei fatti per alcuni motivi:
  • Draghi non è conte ed ha già detto che “La sintesi politica spetta a lui”;

  • se il M5s pone condizioni rischia di essere lui fuori. Chi lo dice a Grillo;

  • la Lezzi etc non ce l’hanno tanto con Salvini, quanto con la figura di Draghi;

  • le condizioni demenziali che potrebbe porre Conte sarebbe inaccettabili per Conte e porrebbero in difficoltà il M5s , non la Lega;

Comunque vedremo come andrà a finire.


Ogni giorno il gioco si fa più interessante.
 

oder

fuga 1000 del signor bach
Il mulo è uno che non vanta antenati e non ha speranza di posteri.
(John Garland Pollard)
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nella PNL c’è uno strumento sintetizzato da Robert Dilts nel suo libro “Changing Belief System with NLP” che si chiama “piramide dei livelli logici”.


Come dice la parola – “piramide” – si tratta di una vera e propria gerarchia di dimensioni dell’essere umano
strutturata secondo una organizzazione “scalare”, dal basso verso l’alto, dai settori più grossolani, concreti e pratici del vivere a quelli più sottili e spirituali.

Essa può essere letta e decifrata anche in senso opposto, ovviamente, e cioè dall’alto al basso.


1) Alla base, troviamo l’ambiente (il luogo dove stiamo, dove viviamo, dove si esplicita la nostra personalità o professionalità)

e, a salire, secondo un ordine prestabilito


2) i comportamenti: quello che facciamo nel mondo;


3) le capacità: le competenze e le specifiche qualità che connotano il nostro agire, perfezionate con lo studio o nel lavoro;


4) le credenze: le convinzioni personali, tutto ciò in cui crediamo e ciò che pensiamo della vita, di noi stessi, degli altri e del mondo in generale;


5) i valori: le “cose”, anche e soprattutto immateriali, per noi importanti e “orientanti”, in grado cioè di illuminare e indirizzare le nostre azioni;


6) l’identità: ciò che sentiamo di “essere” nel profondo, i tratti caratteriali e personali in cui ci identifichiamo quando ci guardiamo allo specchio;


7) la spiritualità: quello per cui viviamo, ciò che conferisce un orizzonte di senso all’esistenza.


In pratica, questo strumento ci consente di analizzare qualsiasi situazione della nostra vita
senza correre il rischio di dimenticarci dei fattori più rilevanti.

Infatti, noi siamo sempre da qualche parte (ambiente),
stiamo sempre facendo o non facendo qualcosa (comportamento),
mettiamo in campo le nostre piccole o grandi abilità (capacità),
lo facciamo in base a delle precise convinzioni, positive o negative, che ci aiutano a decidere e spesso ci condizionano nel nostro agire (credenze),
ci ispiriamo bene o male a ciò a cui più teniamo (valori),
ci identifichiamo con noi stessi e soprattutto con l’opinione che di noi stessi abbiamo maturato nel corso degli anni (identità),
miriamo – o comunque possiamo mirare – a fornire un contributo trascendente l’angusto perimetro del nostro ego e proiettato all’esterno,
verso il mondo e gli altri o addirittura verso una dimensione religiosa (spiritualità).


In virtù di tale “schema”, agendo sui livelli più alti della piramide si possono influenzare quelli sottostanti.


Così, se si riesce a “condizionare” l’identità,
oppure i valori o le convinzioni di una persona,
si potranno anche influenzare in modo decisivo le sue capacità e i suoi comportamenti
finendo per impattare anche sull’ambiente sociale in cui essa vive.



Nel caso del percorso verso l’Unione europea, la costruzione artificiosa di una “nuova identità” sovranazionale l’abbiamo già vista.

Ma, in parallelo, c’è stata la diffusione (a livello di cultura pop) di convinzioni ben precise – e false – su alcuni temi chiave del dibattito politico:
in primis, a proposito del cosiddetto “debito pubblico” e del “deficit” che lo alimenta.


Nella grande narrazione della “crisi” e dell’Europa, un ruolo fondamentale lo giocano proprio queste due parole chiave: deficit e debito.


Entrambe sono connotate da una forte accezione negativa.

Chiunque di noi – nel sentire la parola “deficit” e la parola “debito” – prova sensazioni di disagio e ripulsa.

E il motivo è che le abbiamo, da sempre, ancorate a sensazioni spiacevoli.



In tedesco, addirittura, c’è una sola parola per esprimere sia il concetto di debito sia quello di colpa: Schuld.

La scrittrice e filosofa Elettra Stimilli ha scritto un libro dal titolo Debito e colpa e, in una intervista a «Il Manifesto», ha ricordato:
«L’assonanza tra Schuld e Schulden, cioè tra colpa e debito, si trova in altre lingue: il sanscrito, l’ebraico, l’aramaico, oltre che nel tedesco moderno».


Debito, del resto, è ciò che “dobbiamo” restituire.

Ecco il punto dolente: l’ansia della restituzione.

Non a caso, si dice di chi è inguaiato con questo genere di faccende che “è inseguito dai creditori” oppure che “è braccato dall’esattore”.

Il debito è una bestia che ti tallona per acchiapparti e, dunque, è sinonimo di guai oltre che ansiogeno, per sua stessa natura.

E il deficit è l’anticamera del debito, per così dire.

Se uno è “in deficit” evidentemente ha incassato meno di quanto ha speso e, quindi, per far fronte al “buco” nelle proprie finanze, dovrà ricorrere, appunto, all’indebitamento.


Pure in altri ambiti della nostra vita la parola debito gioca un ruolo decisivo.

Persino per i giovani che non lavorano, ma si trovano ancora nella fase della scuola dell’obbligo o universitaria.

Oggi gli studenti convivono, fin dalla classi delle superiori, con il problema dei debiti formativi.

Quelli meno bravi, o meno studiosi, accumulano “debiti” scolastici che poi, in qualche modo, devono sanare;
quantomeno se non vogliono passare un brutto quarto d’ora coi genitori o con i prof o se non vogliono rischiare di essere bocciati.


In Cina, poi, siamo al top.

In 43 città del paese del Dragone è in fase di sperimentazione un sistema basato sui “crediti” sociali.

I cittadini sono scrupolosamente controllati in ogni gesto quotidiano tramite un uso sapiente,
sincronizzato e massivo dei mezzi di controllo individuale: quindi, il famoso “tracing” via app, videosorveglianza, supervisione digitale.

E ogni gesto quotidiano contribuisce ad attribuire loro dei “crediti” o dei “debiti” commisurati a un “gruzzolo” di partenza.

A ogni persona viene attribuito un carnet iniziale di mille crediti “sociali”.

Dopo di che, se quel soggetto commette un illecito (ad esempio, attraversare con il rosso),
la sua “dotazione” può scendere a novecentocinquanta crediti.

Se, invece, fa il “bravo”, mettiamo segnalando sospetti alla polizia o donando il sangue, può salire a millecento.

E così via.

Per i più indisciplinati c’è il rischio di finire a zero.

E finire a zero significa essere tagliati socialmente fuori,
vale a dire non poter più usare la moneta elettronica,
non poter più prenotare un viaggio eccetera.

Non solo: i più indisciplinati possono anche essere messi alla video-gogna nei luoghi di ritrovo come cinema e centri commerciali.
 

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