Approfitto della fine della stagione più incosciente della storia politica della nostra Repubblica.
Approfitto di questa fine del Governo di
Giuseppe Conte per denunciare le gravi responsabilità di questo
carro di Tespi
(i carri di Tespi erano dei teatri mobili realizzati attraverso strutture di legno, di cui si servivano i comici del teatro nomade popolare italiano)
un carro che dal mese di marzo del 2018, cioè da quasi tre anni, giorno dopo giorno, mese dopo mese, ha distrutto le potenzialità di questo Paese.
Il mio non è uno sciacallaggio, perché con un ritmo sistematico (due volte a settimana con i miei blog nelle “Stanze di Ercole”)
ho denunciato i comportamenti di una compagine di Governo che ha, in tre anni, distrutto l'immagine
del Partito Democratico.
Ora, finita questa triste nottata, qualcuno chiederà agli schieramenti che si sono succeduti nella gestione della cosa pubblica
dal marzo del 2018 ad oggi un
bilancio di ciò che si è fatto e di ciò che non si è fatto.
Ed allora avendo seguito in modo capillare tutte le fasi, tutti i vari passaggi, penso sia oggi possibile effettuare una serie di quesiti.
Come mai alla fine del 2020, in particolare alla fine del mese di novembre,
si è scoperto che nessuno degli interventi del comparto
infrastrutture era stato attivato per mancanza dei relativi Decreti attuativi ?
Per mancanza cioè dei provvedimenti necessari per dare concreto avvio alle opere.
Si è data subito la colpa ai “
burocrati”, sì a quella famiglia dello Stato difficilmente identificabile.
Invece no!
La responsabilità è della macchina del dicastero o dei dicasteri competenti, che si chiama “
Gabinetto” del ministro.
Una parte del dicastero che, volutamente e non per ignavia, ha filtrato e spesso bloccato i vari provvedimenti.
Come mai del lavoro prodotto da una Conferenza degli Stati generali, convocata nel mese di giugno del 2020
dal presidente Conte e coordinata dal manager
Vittorio Colao, è rimasto solo un documento completamente ignorato ?
Eppure il manager Colao ha coordinato un comitato di esperti,
il cui compito era quello di produrre idee e proposte per riformare il Paese sfruttando i fondi europei in arrivo con il
Recovery Fund.
Come mai dal 25 luglio 2020 (data di conferma da parte della Unione
europea del volano di risorse assegnato all’Italia dal Recovery Fund)
al mese di gennaio, cioè in un arco temporale di sei mesi, non si è stati in grado non di pensare,
non di scrivere ma di tentare di definire un itinerario di proposte coerente alle
Linee guida che nel mese di settembre prima,
e poi nei mesi di novembre e dicembre, gli Uffici competenti della Unione Europea avevano correttamente inoltrato ai nostri dicasteri competenti ?
Come mai il 20 febbraio 2020 è stato presentato un
Piano del Sud, anzi un “Piano Sud 2030, sviluppo e coesione per l’Italia”
elencando i vari interventi, definendo varie finalità strategiche, interessanti strumenti mirati ad un rilancio della economia del Mezzogiorno e dell’intero Paese.
Però, dopo quasi un anno, non è partito nessun nuovo intervento ma solo si è data continuità a due opere della
Legge obiettivo approvate nel 2014
come l’asse Alta velocità/Alta capacità Napoli-Bari ed un lotto della Strada Statale 106 Jonica ?
Come mai l’attuale compagine di Governo ha prodotto, nel 2019, una Legge di Stabilità 2020 ricca di risorse
in conto esercizio
(cioè ricca di
assistenzialismo e di sussidi) e priva di risorse in conto capitale (appena 786 milioni destinati in opere pubbliche) ?
Una scelta che trova solo una vergognosa motivazione:
garantire la sistematica erogazione annuale di circa 16 miliardi per assicurare gli “80 euro per i salari minimi” ed il “
reddito di cittadinanza”.
Come mai questa compagine di Governo ha prodotto una Legge di Stabilità 2021,
utilizzando come copertura per oltre il 60 per cento,
risorse non disponibili e che forse lo saranno alla fine dell’anno 2021 o addirittura nel primo semestre del 2022,
cioè risorse provenienti dal Recovery Fund ?
Come mai il Governo non abbia detto nulla su come utilizzare le risorse non ancora impegnate del
Fondo di coesione e sviluppo 2014-2020
pari a circa 30 miliardi di euro (risorse da spendere entro il 31 dicembre 2023, oltre tale data si perderebbero definitivamente)
invece si è preferito utilizzare quota parte delle risorse del Fondo di coesione e sviluppo 2021-2027,
un Fondo ancora non definito e non disponibile, per implementare il valore globale del
Recovery Plan, con un importo aggiuntivo di 20 miliardi di euro ?
In questa operazione è stato penalizzato ancora una volta il Mezzogiorno,
in quanto i 20 miliardi per legge devono essere assegnati per l’80 per cento al Sud
e invece, in questo caso, sono assegnati al Mezzogiorno solo 4 miliardi.
Come mai l’ex ministro del Sud,
Barbara Lezzi e l’attuale ministro, sempre del Sud,
Giuseppe Provenzano
hanno praticamente spento in modo irreversibile l’attenzione del Governo sulla emergenza Mezzogiorno ?
La Lezzi, nel 2018, prese visione che del Programma relativo al Fondo di coesione e sviluppo pari a circa 54 miliardi di euro
erano stati impegnati solo 24 miliardi e spesi appena 6 o 7 miliardi.
E per un anno c’è stato solo un sistematico e ripetitivo annuncio sui rapporti con le Regioni,
per dare attuazione ai programmi
Pon (
Piani operativi nazionali) e
Por (
Piano operativi regionali).
Ma solo annunci, solo impegni e il Sud è rimasto privo di risorse che se spese avrebbero incrementato di almeno 3 punti il Pil del Mezzogiorno.
Il ministro Provenzano ha continuato imperterrito nella politica degli annunci, aggiungendo ultimamente una proposta, inserita nella Legge di Stabilità,
di
esonero contributivo dal versamento dei contributi dei datori di lavoro privati del Sud.
Una proposta però, inserita nella Legge ma vincolata al parere della Unione europea.
Come mai questa irresponsabile gestione della emergenza “
Taranto”; una emergenza che ha visto come responsabili tre distinti ministri,
in questi quasi tre anni di Governo Conte I e Conte II, in particolare il ministro
Luigi Di Maio e il ministro
Stefano Patuanelli,
entrambi responsabili del ministero dello Sviluppo economico e la ministra del Sud, Lezzi ?
I primi due non sono riusciti in tre anni a ridare continuità funzionale all’
impianto siderurgico
e la ex ministra Lezzi, variando una delle garanzie contrattuali iniziali, ha praticamente aperto un contenzioso con il gestore.
Un contenzioso ancora non risolto, che rischia di trasformarsi in una vera bomba sociale, con la perdita di oltre 20mila posti di lavoro.
Come mai la ministra delle
Infrastrutture e dei Trasporti,
Paola De Micheli, ha assunto impegni
e annunciato piani e programmi molto distanti dalle soglie della concretezza; mi riferisco, solo a titolo di esempio,
all’impegno assunto appena nominata di varare entro il 2019 il
Nuovo regolamento appalti,
al programma delle infrastrutture denominato “I
talia Veloce” di importo globale pari a circa 200 miliardi di euro
e con una disponibilità, purtroppo non vera come da me denunciato più volte, di 130 miliardi di euro,
di aver nominato una commissione di esperti per decidere entro il 15 ottobre 2020 quale scelta effettuare per il collegamento stabile tra la Sicilia ed il continente ?
Tutti atti che oggi possiamo archiviare come semplici “annunci”.
Come mai, e questo ritengo sia uno degli interrogativi più preoccupanti,
nei sedici mesi che separano la
Nota di aggiornamento al
Def (
Documento di economia e finanza),
la prima del Conte bis, dall’ultimo scostamento di bilancio approvato per finanziare l’ipotetico decreto “Ristori 5”,
il Governo uscente e il Parlamento hanno approvato in 7 occasioni un deficit aggiuntivo per 426,8 miliardi
(come riportato da “
Il Sole 24 Ore”) a valere sugli anni dal 2020 al 2026 ?
Se si vuole considerare invece il periodo “coperto” dal Recovery Plan, cioè il 2021-2026,
i miliardi di indebitamento netto aggiuntivo rispetto al programma iniziale sono 302,6.
La cifra supera abbondantemente i 209 miliardi che compongono la quota italiana del Recovery Plan molti dei quali, tra l’altro,
sostituirebbero il debito nazionale per finanziare interventi già previsti nei programmi di
finanza pubblica.
Questo è il difficile e incomprensibile dilemma che non so come sarà possibile sanare e superare,
sia nel prossimo Documento di Economia e Finanza sia nelle necessarie attività di correzione della finanza pubblica a partire dall’agosto 2019.
Mi fermo qui perché, ripeto, molti penseranno che questi miei interrogativi se non sono banali forme di sciacallaggio
sono, quanto meno, pure cattiverie nel raccontare e nel descrivere il vuoto politico e istituzionale che il “club Conte” ci ha regalato in tre anni,
indossando vesti e comportamenti che, a mio avviso, effettuando una lettura dei Governi che si sono succeduti in 70 anni della Repubblica,
non siamo in grado di trovare.
In realtà, in questi tre anni la compagine di Governo era solo una
sommatoria di ministri
e non un organo capace di difendere davvero gli interessi del Paese, confermando in tal modo quel detto che recita:
dieci incapaci messi insieme non danno vita ad uno capace.
Tuttavia, dobbiamo ringraziare il professore Giuseppe Conte, perché in questi suoi tre anni di Governo
ci ha fatto capire di nuovo la esigenza di riscoprire l’
importanza della competenza e, al tempo stesso,
ci ha fatto prendere le distanze dalla miriade di improvvisatori nati nell’arco di pochi anni proprio nel mondo delle istituzioni.