Pesante come scherzo... (1 Viewer)

Claire

ἰοίην
I messaggi veicolati attraverso i media possono consolidare e normalizzare la cultura dello stupro e della violenza. Lo so, lo ripeto, lo evidenzio da tempo.
È quanto accaduto nel corso della puntata di Amici di Maria De Filippi lo scorso 24 aprile.
Le molestie non sono uno scherzo e non dovrebbero suscitare ilarità, risate, mai. Per fare spettacolo si adoperano sempre i soliti mezzucoli, siparietti, richiami a un immaginario in cui la donna deve subire sempre e comunque. La messinscena di un abuso secondo i suoi ideatori dovrebbe suscitare una compartecipata ilarità generale, perché si sa che questo tipo di attenzioni alle donne fa piacere. "L'ho visto alla tv, quindi tutto normale, buono e perché no, cool". E così un "no" di una donna diventa difficile da comprendere, perché tutto appare lecito, tremendamente usuale, ordinario e parte delle relazioni uomo-donna. Questa spazzatura genera immedesimazione nello spettatore, e sicuramente ha più forza di mille concerti o iniziative contro la violenza.
È come dover sempre ricominciare dal punto zero, anche se non dovrebbe essere così. Nonostante i ripetuti richiami, gli appelli, nonostante tutto. Come se la comunicazione e la tv di questo paese fossero su un pianeta diverso, come se non si potesse fare a meno di ricorrere a una pantomima di siffatta natura per attrarre l'attenzione degli spettatori. Evidentemente non solo non si ha rispetto delle donne, ma nemmeno degli spettatori, che vengono trattati come dei soggetti a cui somministrare questo genere di contenuti. Come se non meritassero qualcosa di meglio. Non riusciamo evidentemente a lasciarci alle spalle l'impalcatura culturale del passato, la riportiamo sempre in scena, convinti che sia questo ciò che desidera il pubblico. Più o meno quanto accadeva nella tv del Biscione negli anni '80 o ai tempi di Non è la Rai. O quando si mettevano le vallette sotto il tavolo su Rai2. Non ci siamo mossi di un passo.
Sono fermamente convinta che non ci possono essere "luoghi", spazi in cui si può soprassedere e in cui si possano tollerare comportamenti o linguaggi nocivi, lesivi della dignità e dei diritti delle donne. Chiedo e pretendo ogni giorno una narrazione differente, dei media responsabili, una informazione corretta e rispettosa per le donne.
Non possiamo girare la testa dall'altra parte mai, altrimenti saremo colpevoli di "indignazione a corrente alternata". Difficile da giustificare il silenzio a seconda del caso. Difficile pensare che ci si possa preoccupare solo a fasi alterne. Non dovrebbe interessarci l'audience o la composizione del pubblico di un programma per sollevare la protesta. Non dovrebbero esserci "sottovalutazioni". Eppure i buchi di attenzione ci sono e si finisce col derubricare fatti che invece hanno un chiaro intento mistificatorio.
Mi preme riaffermare l'importanza del ruolo del servizio pubblico televisivo, che più delle tv commerciali, è chiamato a svolgere responsabilmente un compito "culturale" ed "educativo" in senso ampio.
 

Claire

ἰοίην
Che ridere, le molestie sessuali! - Il Post


Durante l’ultima puntata di “Amici” di Maria De Filippi è stato organizzato uno “scherzo” alla cantante Emma Marrone. Un ballerino, d’accordo con gli autori, l’ha molestata toccandola e strusciandosi mentre lei stava lavorando, mentre cioè faceva le prove sul palco.

Il Corriere della Sera ha presentato“la cosa” dicendo che lo scherzo è andato «un po’ oltre la misura» e che lei ha reagito «male». Altri hanno parlato di «un ballerino a luci rosse», di lei che «sbotta» e di una coreografia «fin troppo sensuale». Ci sono altri episodi simili che circolano: uno sulla tv francese, e uno sulla tv portoghese. In tutti i casi, prendendo immediatamente una posizione ben precisa, si usano parole giocose o che hanno a che fare con la sfera erotica per descrivere il fatto, si usano parole negative per descrivere la reazione di lei (“sbotto”, “imbarazzo”), si infila qui e là qualche dubbio sul fatto che, forse, è stata superata la misura. Nel contesto, ridono comunque tutti. E tutte.

Nessuna, nessunissima consapevolezza, invece, della cosa che era stata appena messa in scena. Una molestia sessuale normalizzata, offerta senza alcun filtro al “divertimento” di chi l’ha pensata e di chi vi ha assistito, in una specie di festa dell’auto-assoluzione simbolica da bar. Ancora: una molestia sessuale dissimulata, travestita e celebrata su un palco con quegli stessi argomenti che i molestatori usano spesso nei tribunali. Che ridere.

Il 2 febbraio del 2016 un uomo è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale perché “scherzava”. Domenico Lipari, ex direttore dell’agenzie delle entrate di Palermo, era stato accusato di violenza sessuale attenuata nei confronti di due colleghe che lavoravano con lui. Una delle due donne aveva raccontato che Lipari le aveva toccato il sedere, l’altra che aveva toccato un bottone della sua camicia all’altezza del seno e un’altra volta le aveva sfiorato la «zona vaginale». Il 23 novembre del 2016 il tribunale di Palermo lo aveva assolto parlando nelle motivazioni di un comportamento «inopportuno e prevaricatore» che testimoniava «l’immaturità» dell’imputato e «l’inopportuno atteggiamento di scherzo». Secondo il tribunale non era stato commesso un reato perché Lipari aveva fatto effettivamente quel che gli veniva contestato ma senza trarne «appagamento sessuale» e senza «limitare la libertà sessuale delle due donne». I giudici avevano inoltre tenuto conto del contesto in cui si erano svolti i fatti, che era guarda un po’ «scherzoso»:

«Il comportamento del capufficio imputato era oggettivamente dettato da un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo, frammisto ad una larvata forma di prevaricazione e ad una, sia pur scorretta, modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno dell’ufficio».

«(…) non si deve però fare riferimento alle parti anatomiche aggredite e al grado di intensità fisica del contatto instaurato ma si deve tenere conto dell’intero contesto. Nel comportamento del Lipari non era ravvisabile alcun fine di concupiscenza o di soddisfacimento dell’impulso sessuale».

La sentenza ha sostanzialmente stabilito che è il molestatore a decidere se un contesto è scherzoso e che una molestia è una vera-molestia solo se il molestatore ne trae piacere sessuale. E ha stabilito che è sempre il molestatore a decidere se, quando e come una donna deve sentirsi violata. Quel siparietto in tv ha normalizzato, nello spazio di un minuto, tutto questo: confondendo i limiti, i confini tra offesa e offensore, stabilendo una cornice in cui certe cose smettono di essere quello che sono e diventano altro. E facendo automaticamente diventare “altro” e “altra” chi ci ha visto una cosa ben differente: una sciocchina-che-ha-frainteso, nel migliore dei casi, una frigida-femminista-incattivita nel forse peggiore dei casi. Come non ridere, dunque, tutte e tutti insieme davanti a tutto un mondo che finalmente è autorizzato a ridere quando ti palpano le tette come fossero paperelle? Come non ridere, di fronte a un contesto che ti fa capire che devi ridere, perché ci sono le risate registrate e ci sono, al momento giusto, i suoni che fanno i giocattoli di gomma quando li strizzi?
 

jean_05

(∂ + m) ψ = 0
Io avevo visto lo scherzo e mi aveva fatto impressione vederli ridere a crepapelle, comprese tutte le donne presenti in studio.

Considerando poi che il target di quel programma sono i 15/20enni aver veicolato un simile messaggio lo trovo allucinante
 

Ignatius

sfumature di grigio
Io sono convinto che si possa e si debba scherzare su tutto (difendo sempre Sciarlìebdò), ma rimane il fatto che la cosa non è divertente (come certe vignette di Sciarlìebdò: loro hanno diritto di pubblicarle, io di ridere o di non ridere).

Per reciprocità, occorre che uno star di sesso maschile venga molestato da una ballerina di sesso femminile.
Se qualche anoressica della Scala ci si vuol cimentare, io - in quanto star - sono disponibile all'esperimento.
 

NoWay

It's time to play the game
Io sono convinto che si possa e si debba scherzare su tutto (difendo sempre Sciarlìebdò), ma rimane il fatto che la cosa non è divertente (come certe vignette di Sciarlìebdò: loro hanno diritto di pubblicarle, io di ridere o di non ridere).

Per reciprocità, occorre che uno star di sesso maschile venga molestato da una ballerina di sesso femminile.
Se qualche anoressica della Scala ci si vuol cimentare, io - in quanto star - sono disponibile all'esperimento.

Non ti acconteteresti di qualche avvenente isolana? :D
 

f4f

翠鸟科
Io sono convinto che si possa e si debba scherzare su tutto (difendo sempre Sciarlìebdò), ma rimane il fatto che la cosa non è divertente (come certe vignette di Sciarlìebdò: loro hanno diritto di pubblicarle, io di ridere o di non ridere).

Per reciprocità, occorre che uno star di sesso maschile venga molestato da una ballerina di sesso femminile.
Se qualche anoressica della Scala ci si vuol cimentare, io - in quanto star - sono disponibile all'esperimento.


meditavo anche io sulla questione:
quale miglior esempio di parità ed insieme l'applicazione della dantiana pena del contrappasso
equilibrio perfetto
 

Claire

ἰοίην
Io sono convinto che si possa e si debba scherzare su tutto (difendo sempre Sciarlìebdò), ma rimane il fatto che la cosa non è divertente (come certe vignette di Sciarlìebdò: loro hanno diritto di pubblicarle, io di ridere o di non ridere).

Per reciprocità, occorre che uno star di sesso maschile venga molestato da una ballerina di sesso femminile.
Se qualche anoressica della Scala ci si vuol cimentare, io - in quanto star - sono disponibile all'esperimento.

Anche no.
Sulla molestia sessuale non si scherza. Né il restituirla aiuta in qualche modo.
 

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