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Per un futuro più sostenibile dei trasporti basterà fare tanta pipì
14 luglio 2009 – Non siamo ancora arrivati a fare la pipì direttamente nel serbatoio della nostra auto, ma poco ci manca. Un gruppo di ricercatori dell’Ohio University ha infatti messo a punto una tecnica che consente di estrarre molto facilmente e a basso costo idrogeno dall’urea, la principale componente della pipì.
Una bella invenzione, anche perché la pipì può essere a buon diritto considerata una fonte praticamente inesauribile e, dunque, rinnovabile all’infinito. Il sistema studiato dai ricercatori dell’ Ohio University si basa sull’elettrolisi. L’urea, componente principale delle urine, possiede quattro atomi di idrogeno per molecola connessi attraverso legami più deboli rispetto a quelli presenti nella molecola d'acqua.
Attraverso un elettrodo a base di nichel, l'urea viene ossidata selettivamente e assorbita a livello dell'anodo: qui la molecola si scinde, l'idrogeno puro migra verso il catodo mentre il carbonato di potassio (formatosi dalla CO2 rilasciata e l’idrossido di potassio) e l'azoto vengono raccolti dal polo positivo.
Secondo il capo del team dell'Università dell'Ohio, Gerardine Botte, "questa tecnologia può facilmente essere riprodotta su scala per la generazione di idrogeno, pulendo al contempo le acque reflue”.
(Fonte: Apcom)
14 luglio 2009 – Non siamo ancora arrivati a fare la pipì direttamente nel serbatoio della nostra auto, ma poco ci manca. Un gruppo di ricercatori dell’Ohio University ha infatti messo a punto una tecnica che consente di estrarre molto facilmente e a basso costo idrogeno dall’urea, la principale componente della pipì.
Una bella invenzione, anche perché la pipì può essere a buon diritto considerata una fonte praticamente inesauribile e, dunque, rinnovabile all’infinito. Il sistema studiato dai ricercatori dell’ Ohio University si basa sull’elettrolisi. L’urea, componente principale delle urine, possiede quattro atomi di idrogeno per molecola connessi attraverso legami più deboli rispetto a quelli presenti nella molecola d'acqua.
Attraverso un elettrodo a base di nichel, l'urea viene ossidata selettivamente e assorbita a livello dell'anodo: qui la molecola si scinde, l'idrogeno puro migra verso il catodo mentre il carbonato di potassio (formatosi dalla CO2 rilasciata e l’idrossido di potassio) e l'azoto vengono raccolti dal polo positivo.
Secondo il capo del team dell'Università dell'Ohio, Gerardine Botte, "questa tecnologia può facilmente essere riprodotta su scala per la generazione di idrogeno, pulendo al contempo le acque reflue”.
(Fonte: Apcom)