PER QUEST'ANNO LASCIATE PERDERE LA PROVA COSTUME... VI VEDO PIU' PRONTI PER LA PROVA DEL CUOCO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
In questi giorni si parla di riportare a livello centrale il controllo epidemiologico,
per evitare che ogni regione, di fronte a situazioni come quella presentata dal Coronavirus, agisca per proprio conto.

Una giusta proposta, peccato che fino al 2016 noi avevamo questa struttura, che fu chiusa, pensate un po’,
dall’attuale consigliere per l’emergenza Coronavirus, Walter Ricciardi, quando era presidente dell' ISS.


Dal 2003 esisteva il Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell’Iss (Cnesps),
il cui primo nucleo risaliva a fine anni 70 per rispondere a emergenze sanitarie come l’epidemia di colera.

Qui si studiavano gli aspetti scientifici a partire dalla SARS, all’influenza aviaria (2005) e alla pandemia influenzale (suina del 2009),
con la finalità di identificare i primi casi, isolarli trovando per tempo i possibili contagi, registrare e monitorare l’evoluzione,
controllando quadri clinici ed accessi ai pronto soccorsi.

Un sistema che sarebbe stato molto utile ora, tanto che si pensa di riproporlo, ma che fu proprio l’attuale commissario a cancellare.

Quando il Cnesps venne smantellato il quotidiano Sanità pubblicò un appello a Ricciardi di circa duemila operatori sanitari per non chiuderlo

“Visto il ruolo svolto nella prevenzione, sorveglianza e controllo delle malattie infettive”.

L’allora direttrice, Stefania Salmaso, a fine del 2015 si dimise.

Gli epidemiologi, tutta gente esperta e preparata , venne dispersa, in parte in altri reparti del ISS,
in parte nei piccoli centri delle varie regioni. Un complesso di conoscenze e capacità distrutto.

Walter Ricciardi, come premio, prima passò al OMS prima e poi diventò consulente del Governo per il coronavirus.

In questo ruolo ha detto tutto ed il suo contrario:

sulle mascherine prima ha detto che non erano utili , poi ha cambiato idea,

lo stesso sui tamponi di massa.

La dimostrazione di come un pessimo tecnico riesca a fare carriera grazie agli appoggi politici.

Anche sulla pelle degli italiani…
 

Val

Torniamo alla LIRA
Purtroppo come spesso capita, la verità ha diversi aspetti.

Le differenze fra regione Lombardia e Veneto hanno dato risultati diversi.

Forse se Fontana avesse fatto come Zaia il disastro lombardo sarebbe stato minore.

Ma sicuramente avremmo avuto meno contagiati se lo Stato avesse dichiarato la zona rossa
nei Comuni della Val Seriana, come chiesto dalla Regione Lombardia.

Con questo non sono favorevole ad accentrare la sanità ma le linee guida quelle sì,
magari attraverso una discussione condivisa.

Più teste è meglio ......se funzionano.

Comunque di fronte all'assenza dei provvedimenti ovvi,controllo alle frontiere di chi entra con quarantena obbligatoria
ed obbligo dell'uso delle protezioni individuali,tutto diventa esercizio accademico.

Il primo non si fa per ideologia
il secondo per incapacità

Per entrambi chi ci governa, ad essere buoni, si rivela inadeguato.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Hanno completamente perso la testa. Uno


Nella lotta all'accaparramento dei buoni spesa ci mancava solo un requisito in più: la patente di antifascismo.

Bisogna averla intasca, pena l'esclusione dal sussidio.

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La fame. La sopravvivenza.

La novità arriva da Parma, città guidata dal transfugo ex grillino Federico Pizzarotti.

Qui per avere accesso agli aiuti alimentari stanziati dal governo bisogna professare una fede sola: l'antifascismo.

Se ne è accorto a sue spese un militante di CasaPound Italia, Emanuele Bacchieri,
che non ha perso tempo a denunciare l'accaduto sul suo profilo Facebook.

In queste ore la notizia è diventata un vero e proprio caso.

Ma andiamo per gradi. Oggi pomeriggio

Emanuele navigava sul sito del Comune di Parma per ottenere i buoni spesa:
un contributo settimanale di 50 euro a persona, 60 euro per due persone,
100 per 4 che verrà erogato per il periodo di due settimane o una mensilità.

I requisiti per ricevere il bonus li aveva annunciati lo stesso primo cittadino:

"La riduzione siginificativa o la perdita del posto di lavoro, l'ammontare del conto corrente non superiore ai 3 mila euro,
l'erogazione dei buoni spesa è aperta anche a chi non era già seguito dai servizi sociali del Comune".

Eppure, arrivato al termine della compilazione della sua domanda, Emanuele si è imbattuto in una sorpresa.

"Ho provato a fare richiesta per ottenere i buoni spesa legati all'epidemia di coronavirus - scrive l'attivista su Facebook -
in pochi semplici passaggi si arriva alla pagina finale, dove sono riportate le condizioni a cui l'erogazione dei buoni è vincolata".

Ed è qui che fa la sua apparizione il bollino antifascista.

Il richiedente è quindi obbligato a dichiarare "di ripudiare il fascismo",
"di non professare e fare propaganda di ideologie xenofobe, razziste, sessiste"
e "di non compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista e/o nazista,
anche attraverso l'utilizzo di simbologie o gestualità ad essi chiaramente riferiti".

Emanuele sbotta: "Quindi chi non si allinea al pensiero unico per il sindaco Pizzarotti può tranquillamente morire di fame?".

E ancora: "È incredibile come il Comune riesca a speculare ideologicamente sulla pelle dei cittadini
in una situazione di emergenza come questa, anche mettendo a rischio la sopravvivenza delle famiglie che non volessero dichiararsi tali".
 

Val

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Due.

Il senatore Andrea Marcucci, capogruppo del PD e rampollo di una nota stirpe di industriali farmaceutici,
ha proposto un emendamento al Decreto Legge sul Coronavirus che andrà in discussione ad aprile.


L’emendamento è piuttosto completo e prevede diverse fattispecie di tutela:

si parte con delle richieste di esonero totale, che cancellerebbero la responsabilità penale, civile,
amministrativa ed erariale di tutti i protagonisti di questa vicenda
,
a richieste di rendere perseguibili penalmente le sole colpe gravi,
fino alle richieste di chiedere il patrocinio gratuito dello Stato a chi sarà accusato di presunti errori.

Quindi chi si è trovato a decidere viene a richiedere di essere immediatamente e totalmente esentato
da ogni ricaduta e di uscirne pulito e lindo come un neonato. Che bello vero?


Secondo noi questa esenzione può valere al limite per il personale medico che, effettivamente,
si è trovato a rispondere sul campo, con mezzi insufficienti, personale scarso, a questa emergenza.

Non si può ritenere un generale responsabile di una sconfitta quando viene mandato a combattere con i fucili contro i carri armati.

Però questa esenzione è ingiusta verso chi ha ed ha avuto responsabilità di carattere amministrativo e politico
.

Troppo facile lavare tutti gli errori del ISS, della Protezione Civile, dei vari sotto-commissari con la candeggina.

Allo stesso modo non si può cancellare da zero le responsabilità di chi, coprendo cariche amministrative,
ha follemente e criminalmente chiamato a fare i vari “Cocktail”, “Abbracci “, “Apriamo la città” etc,
superando ogni criterio di prudenza e mettendo la popolazione allo sbaraglio.

Dato che la classe politica si rifiuta di risponderne POLITICAMENTE, con le elezioni,
allora deve risponderne PENALMENTE ed AMMINISTRATIVAMENTE.


Non si può estendere i regimi di esenzioni, scandalosi,validi a livello di MES e di BCE anche a livello nazionale.

Rischiamo di non essere più in uno stato di diritto, ma in uno di privilegio. Quindi vi prego di diffondere questo articolo.

PS: ma i Cinque Stelle non erano contrari alle immunità? si vede che hanno cambiato, per l’ennesima volta, idea.
 

Val

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I tecnici del Ministero dell’Economia e Finanze stanno trattando a livello europeo in vista del prossimo Eurogruppo,
ed ormai è chiaro che la trattativa va verso il MES.

L'”Alto Gruppo Tecnico” sta lavorando solo sul MES, e questo è gravissimo anche perchè in Italia,
al contrario degli altri paesi, non ha mandato responsabili politici.

Si sa che i tecnici cercano casa a Bruxelles, ben pagati…

A questo unto, visto l’andazzo, i casi sono tre:

  • o i tecnici sono stati infedeli ed hanno predisposto l’intervento del MES senza l’accordo con Conte, ed allora devono andare in galera;
  • o Conte è un puro mentitore e, dopo aver detto che non avrebbe mai fatto quello che ha fatto, cioè dire di si al MES;
  • oppure i tecnici seguono le indicazioni di Gualtieri e non di Conte
Quindi si parla delle prospettive future e di come la riorganizzazione delle supply chain globali
non potrà astrarsi dalla moneta, elemento di riequilibrio globale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Francia e Germania trovano l’accordo sul piano dell’Unione europea per fronteggiare l’emergenza.

Un piano che prevede quello che per molti è considerato il vero e proprio incubo sul fronte della sovranità economia degli Stati: il Mes.

Secondo l’agenzia tedesca Dpa, l’accordo tra Berlino e Parigi, che a questo punto appare
come un’ipoteca sul futuro patto che dovrà siglare l’Eurogruppo, apre le porte a una linea di credito
fino al 2% del Pil del singolo Stato, con un intervento della Banca europea per gli investimenti
che garantirà fino all’80% dei prestiti a breve termine delle banche e, infine, il ricorso al fondo dell’Unione europea per la disoccupazione.


La notizia è particolarmente importante per diverse ragioni.

Innanzitutto è una notizia importante anche per ciò che concerne l’Italia,
dal momento che è uno dei Paesi che più di tutti viene considerato soggetto a rischio di utilizzo del Mes
e che è preoccupato in particolare dalle condizionalità imposte dall’accordo sul Meccanismo.

In questo senso, le condizionalità su questa linea di credito sembrano essere mantenute ma in versione “light”.

L’accordo infatti prevede che l’accesso al credito sia sottoposto alla firma dello Stato di un memorandum di intesa
in cui si impegna a destinare le risorse prelevato esclusivamente all’emergenza sanitaria e economica,
rispettando il Patto di Stabilità e Crescita, che, a questo punto, verrebbe ripristinato per raffreddare i timori dei falchi del Nord Europa.

Qui infatti l’accordo prevede anche un’altra clausola di non poco conto:
una volta superata la fase acuta, quella più grave, della crisi economica scaturita dal coronavirus,
le regole del Patto torneranno pienamente in vigore, rispettando vincoli di deficit e bilancio.

Non solo: scompare la Troika ma ci sarà un monitoraggio ancora indefinito di Mes e Commissione europea.


Un rischio che in Italia è stato subito evidenziato dal fronte sovranista,
il più accanito avversario di qualunque intervento del Meccanismo europeo, tanto che Matteo Salvini
aveva già dichiarato di considerare un “crimine” soltanto il parlare del Mes.

“Non permetteremo che qualcuno, usando il virus come scusa, faccia passare il Mes,
un trattato europeo nel quale se entrassimo sarebbe un disastro, perché metteremo a repentaglio il risparmio e il lavoro degli italiani”.

Annunciando così la battaglia sulla proposta franco-tedesca. E anche il governo appare contrariato.
Almeno a giudicare dalle parole di Roberto Gualtieri che ha ribadito come l’unica soluzione alla crisi in Ue siano i coronabond, e non il Mes.


Ma è una notizia importante anche sotto il profilo politico, perché accordo tra Francia e Germania
ricorda a tutti come l’asse franco-tedesco funzioni a prescindere dallo scontro su alcune politiche da intraprendere in sede comunitaria.

L’asse tra Angela Merkel e Emmanuel Macron è più forte delle frizioni – che pure esistono – sulla politica economica dell’Unione europea.

E quel patto di Aquisgrana siglato l’anno scorso, che prevede appunto una politica comune tra i due Stati
da far approvare poi all’Europa, funziona a gonfie vele. Tanto che anche sull’emergenza Covid-91 si è trovata una quadra.

Di fatto, da un punto di vista “politico” è una piccola vittoria francese, che voleva un accordo a tutti i costi
in chiave europea in modo da rendersi potenza di compromesso tra il rigore del Nord Europa
e della cosiddetta nuova Lega Anseatica e i Paesi dell’Europa meridionale, i più indebitati ma anche i più colpiti dal flagello del coronavirus.

Ma quello che conta è che anche in un momento di particolare crisi per la leadership di Angela Merkel,
la Germania riesce a far strappare un accordo a Parigi che fa sì che dal punto di vista economico sia anche una vittoria tedesca.

In questo modo salvando la Grande Coalizione di Frau Merkel dall’assedio interno e dal rischio che i Paesi europei
si trovassero senza liquidità mettendo a rischio il sistema industriale germanico, come sottolineato anche dai grandi produttori tedeschi.

In questo senso, il fatto che sia passata la linea tedesca (al netto di clamorosi rovesciamenti sul tavolo dell’Eurogruppo)
è chiarito anche dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, che non solo ha ampiamente respinto
(e ottenuto che la Francia ci rinunciasse) i cosiddetti coronabond, ma che aveva anche affermato ai media di Berlino
che era pronto a prendere in considerazione e accordarsi per un credito di “un importo pari al due percento della loro performance economica”
degli Stati che si rivolgevano al Mes, con un intervento di Bei e Commissione.
 

Val

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C'è ancora chi ha la testa sulle spalle e prende decisioni logiche.
Avvantaggiate dal fatto di essere "svizzeri", di mentalità.

Le autorità di Berna non hanno optato per il lockdown.

La vita, seppur con molte restrizioni, va avanti.

E basti pensare ad esempio che a Ginevra domenica prossima si terranno le elezioni municipali,
un evento che oltre a richiamare decine di persone ai seggi ha anche comportato la prosecuzione dei comizi
pure nel momento in cui il coronavirus si faceva largo in città.

Segno del fatto che gli svizzeri non hanno l’obbligo di rimanere a casa,
non c’è quindi l’ordine perentorio di vivere all’interno della propria abitazione e di uscire soltanto per motivi improrogabili.

Il governo elvetico confida sul senso di responsabilità della popolazione,
mandando avanti più che altro delle raccomandazioni volte a non creare assembramenti.

Dunque, evitare di passeggiare in gruppo e dare vita a raduni che comportino la presenza di più di cinque persone.

Per il resto però, è possibile ad esempio fare una passeggiata anche poco lontano da casa oppure,
come nel caso sopra riportato di Ginevra, partecipare ad una vita sociale seppur modesta e ridimensionata per via delle esigenze legate al Covid-19.

Ed il governo elvetico sembra in qualche modo apprezzare l’atteggiamento dei propri cittadini in relazione alla guerra al virus.

La domanda sorge quindi spontanea: qual è la ratio che ha guidato gli svizzeri ad intraprendere questo percorso?

Il modello adottato da Berna sembra un po’ a metà strada tra quello della chiusura totale italiana e quello, al contrario, dell’apertura totale svedese.

Bar, negozi, ristoranti sono chiusi, così come ogni genere di attività ritenuta non essenziale
e questo vale per tutti e 26 i cantoni della confederazione.

Quindi anche qui l’obiettivo è evitare assembramenti e fare in modo che non vengano avviate manifestazioni,
quali concerti ed eventi sportivi, in grado di richiamare migliaia di persone in uno stesso posto.

Inoltre, le frontiere l’8 marzo scorso sono state chiuse e la stessa mobilità interna alla Svizzera
appare fortemente limitata con cancellazioni di treni e bus in grado di collegare le principali città del Paese.

Dunque le misure stringenti non mancano, in alcuni casi i cantoni le hanno anche inasprite come ad esempio nel Ticino,
lì dove gli over 65 non possono assolutamente mettere piede fuori casa.

Tuttavia, come detto, la vita sociale agli svizzeri non è stata del tutto preclusa.

Secondo il governo di Berna, anche durante l’emergenza occorre dare buttare un occhio anche al dopo, a quando cioè tornerà la normalità.

È quasi come se quella “fase 2” di cui ha parlato Giuseppe Conte nell’ultima sua conferenza stampa, in Svizzera fosse stata applicata già dall’inizio.

Impossibile, secondo il governo di Berna, annullare del tutto la vita delle persone e l’economia:
al fianco delle restrizioni, occorre tenere acceso, seppur al minimo, il motore della società e delle attività economiche.


Le misure fin qui prese dalla Svizzera, dovrebbero durare fino al 19 aprile
ma il governo ha già fatto intendere che verranno prolungate almeno fino a fine mese.

Ed il Paese stringe quindi i denti: la curva dei contagi non è ancora in discesa, forse il picco potrebbe arrivare a giorni,
ma tutto da questo punto di vista rimane all’interno della categoria delle incognite.

Nel frattempo si cerca di vivere in quegli spazi ancora rimasti aperti, le elezioni di Ginevra domenica saranno,
secondo la prospettiva del governo, anche un modo per distrarsi.

Ma l’epidemia in Svizzera ha anche alimentato numerosi dibattiti politici sul futuro che deve intraprendere la confederazione.

Il fatto che i principali focolai del virus siano presenti nelle città in cui è più alta la presenza di personale straniero,
tra tutte la stessa Ginevra e Zurigo, ha posto la questione del massiccio ricorso all’uso di manodopera straniera per mandare avanti le attività principali.

I confini sono ad esempio chiusi, tuttavia è impossibile al momento lasciar fuori i transfrontalieri
senza i quali risulterebbero gravemente ridimensionate le stesse attività sanitarie.

E c’è chi punta il dito proprio su questo: dover lasciar passare quei lavoratori che ogni giorno ad esempio
arrivano dalla Lombardia, tra le regioni più colpite dal Covid-19 a livello europeo, ha dato un forte senso di insicurezza alla popolazione.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ieri un quotidiano economico, ITALIA OGGI, ha avuto, diciamo finalmente,
il coraggio di affermare quello che pensano milioni di italiani:

perchè il PD, nella persona di Gualtieri e dei relativi dirigenti del MES, è disposto ad accettare il MES, anzi lo cerca?

Perchè il MES permetterebbe di imporre i vincoli esterni che, nel caso di vittoria elettorale
della Lega o del Centrodestra in generale, ne bloccherebbero l’azione.

Praticamente si preferisce mettere in mano l’Italia all’Europa, facendola arrendere,
pur di scongiurare il momento in cui l’opposizione , andando al governo, volesse fare qualcosa di diverso.

Siamo ad un classico della politica italiana: sin dal medioevo si cerca l’appoggio esterno contro il nemico interno,
anche a costo di sconfiggere gli italiani, di impoverirli di opprimerli.

Siamo al classico “Muoia l’Italia , ma vinca la mia parte”, che è l’esatto opposto dell’anglosassone
“Right or wrong, this is my country”, giusto o sbagliato questo è il mio paese.

Il PD è pronto a venderci tutti e non servono a nulla le loro rassicurazioni.

RICORDATE CHE IL MES E’ SEMPRE CONDIZIONALE, LEGATO QUINDI A POLITICHE RESTRITTIVE,
E QUESTE, SE NON PRESENTI ORA, POSSONO ESSERE IMPOSTE IN FUTURO A MAGGIORANZA.

Scommettiamo che queste condizioni saranno imposte quando ci fosse un governo meno gradito a Bruxelles?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ecco perchè non utilizzo più il cell fuori casa. Buona la scusa.

In un momento difficile come quello che tutto il mondo sta attraversando,è cresciuta l’attenzione
verso gli strumenti per contrastarla nel modo più efficace possibile.

Le aziende di tutti i settori ci stanno mettendo il massimo sforzo ed una delle iniziative è quella di Google Maps,
con la quale si potranno monitorare gli spostamenti effettuati dalle varie persone.

Con la crescita del contagio in tutto il mondo è cresciuta parallelamente l’attenzione per la salute pubblica.
Una delle misure messe in atto fin dai primi momenti è quella del distanziamento sociale nelle varie aree.
Questo permette di rallentare la diffusione del coronavirus e di programmare in modo sicuro l’apertura di alcune zone.

Google Maps viene in aiuto mostrando i dati relativi all’affluenza di persone in posti affollati,
come i supermercati, aiutando così ad evitare i momenti di punta.
Questi report sono basati su una serie di dati raccolti in modo anonimo e aggregati;
questi mettono in risalto i cambiamenti negli spostamenti che si stanno verificando in questo periodo.

L’azienda con sede a Mountain View ha pubblicato un post nel quale informa che le autorità sanitarie del nostro Paese
hanno detto che questi dati potrebbero risultare utili anche per prende delle decisioni importanti per quanto riguarda la lotta al coronavirus.

I report avranno regolari aggiornamenti e la loro realizzazione avviene in accordo ai protocolli aziendali molto rigidi,
specialmente per quanto riguarda la privacy.

I report sono suddivisi per aree geografiche ed anche per settori come, ad esempio, “negozi e attività ricreative”,
“generi alimentari e farmacie”, “parchi”, “stazioni di trasporto pubblico”, “luoghi di lavoro” e “abitazioni”.

Con questi report Google mostrerà a tutti le tendenze che si creano nel corso delle settimane
e le informazioni più recenti saranno quelle rese disponibili nell’arco delle precedenti 48-72 ore,
con le indicazioni di aumento o diminuzione che saranno indicate come percentuale, senza rendere noti dati personali.

Coronavirus-Google-Maps-Report.jpg

FONTE IMMAGINE: Helping public health officials combat COVID-19

Vista la grande quantità dei dati che Google ha a disposizione,
questa iniziativa potrebbe risultare positiva per gli studiosi che potranno accedere a report che, in un primo momento,
saranno relativi a 131 nazioni in tutto il mondo, e successivamente, a molti altri.

Questi dati avranno anche degli approfondimenti, suddivisi per specifiche aree geografiche.

Grazie all’analisi dei dati sugli spostamenti le autorità sanitarie avranno quindi la possibilità di mettere in campo
anche altre iniziative volte a garantire la salute pubblica e ad ostacolare il coronavirus.
 

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