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Orizzonte48
Le Istituzioni riflettono la società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.
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Riprendiamo il filo... dialettico.
« [
L'Istruzione in una Società Scientifica:]
Gli uomini e le donne ordinarie, saranno, secondo le attese, docili, industriosi, puntuali, spensierati e contenti. Di queste qualità probabilmente il contegno sarà considerato la più importante. Per produrlo saranno chiamati in causa tutte le ricerche in psicoanalisi, comportamentismo e biochimica […] Tutti i ragazzi e le ragazze impareranno in tenera età ad essere ciò che si dice “cooperativi”, cioè disposti a fare ciò che fanno tutti gli altri. La propria iniziativa sarà scoraggiata in questi fanciulli ordinari, e l’insubordinazione sarà scientificamente abolita in essi, senza l’uso di punizioni. [...]
In quelle rare occasioni in cui un ragazzo o una ragazza, che abbia superato l’età entro la quale è agevole determinare lo status sociale, mostri una marcata abilità tanto da sembrare un pari dei dominanti, si presenterà una situazione difficile, che richiederà un’attenta considerazione.
Se il giovane sarà contento di abbandonare i suoi compagni e di gettarsi di tutto cuore nel campo dei dominanti, potrà, dopo opportune valutazioni, essere promosso; ma se mostrerà una qualche forma deprecabile di solidarietà con i suoi compagni d’un tempo, i dominanti dovranno in modo riluttante concludere che nulla può essere fatto per lui all’infuori di spedirlo alla camera letale prima che la sua intelligenza indisciplinata abbia il tempo di diffondere il seme della rivolta. Questo sarà un compito doloroso dei dominanti, ma penso che essi vi lavoreranno senza cedimento »
Bertrand Russell, 1931, “
The Scientific Outlook” [...e le teiere kalergiche]
Nella puntata precedente abbiamo cominciato a introdurre il concetto di
moneta evidenziandone
l'endogenità, e alcuni aspetti fondamentali di organi, enti ed istituti che la controllano e la gestiscono, a loro volta oggetto di contesa tanto istituzionale quanto
extra-istituzionale. Si è ripreso il concetto degasperiano di “
quarto partito”.
L'arena di lotta politica rappresentata dallo Stato-nazione, emerge per essere l'unica cornice istituzionale dove effettivamente possono manifestarsi con evidenza, [tale cioè da essere criticamente percepibile], la
doppia verità,
l'amoralità e, necessariamente, la massima delle
illegalità ad opera delle classi dominanti, ovvero quella
costituzionale.
L'obiettivo è individuare la centralità della moneta nel conflitto tra classi.
In questa puntata si introdurrà la
teoria del circuito monetario in modo da delineare il conflitto distributivo in funzione dell'
istituzione monetaria e integrarla con alcune fondamentali dinamiche sociologiche.
1 – Il circuito monetario e il conflitto tra classi: «ma sono tra chi le dà o tra chi le prende?»
«
La saggezza del mondo insegna che è cosa migliore per la reputazione fallire in modo convenzionale, anziché riuscire in modo anticonvenzionale»,
J.M. Keynes, “La Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta”, 1936
«
I lavoratori spendono ciò che guadagnano, i capitalisti guadagnano ciò che spendono»
[1],
Michał Kalecki
1.1. Alcune ricerche hanno suggerito che parte della classe media è convinta di far parte della classe dirigente, mentre parte dell'élite non è convinta di essere tale: secondo il sociologo
Charles Wright Mills, quest'ultima sarà composta da soggetti più motivati a far di tutto per rimanere i soli al potere, mentre la prima, evidenziamo noi, sarà tendenzialmente funzionale alla scarsa mobilità sociale e incapace di perseguire i propri interessi.
Avendo individuato nel controllo del credito il
primum agens (ovvero “la causa prima”) nel plasmare i rapporti di produzione, possiamo concentrare l'attenzione sui
soggetti coinvolti nel conflitto distributivo e, per farlo, rimaniamo con
Augusto Graziani, il prestigioso economista esponente della tradizione post-keynesiana italiana:
«
[...] i meccanismi del mercato [possono essere descritti] come un circuito monetario, rigettando la teoria marginalista della distribuzione e definendo il denaro come un'istituzione e non come un prodotto spontaneo del mercato (Lüken Klassen, 1998)».
Ovvero
la moneta non è
neutrale:
parteggia dal lato di chi la controlla.
1.2. [NdQ: appare opportuna una precisazione sul
concetto di "istituzione": nell'epigrafe di questo blog, il termine
istituzioni è riferito a quelle
"formali", in particolare giuridicamente regolate (cioè istituzioni "visibili" regolate dal diritto
prodotto dallo Stato: sul piano politico, sono le più significative, ovvero dotate di effettività secondo il criterio della
legittimità).
In teoria generale del diritto, si evidenzia che
il riconoscimento del diritto positivo, cioè statuale, in modo diretto, o indiretto (ipotesi che, come più volte si è qui sottolineato, vale
anche per le fonti del diritto europeo e internazionale; cfr; artt.10 e 11 Cost. ) - cioè un
riconoscimento anche ex post rispetto alla realtà comportamentale regolata, in quanto preesistente, es; il "possesso" o la "famiglia" o,
de facto e storicamente, la stessa moneta-
è un'aspirazione costante per la c.d. effettività dell'istituzione: ciò gli conferisce, infatti, una radicazione stabile nel determinare aspetti fondamentali dell'equilibrio o della conservazione dell'assetto sociale.
Ma
sul piano dell'analisi sociologica, a cui pare obiettivamente far riferimento Graziani, il fenomeno della "istituzione" dà luogo ad una tassonomia che, per quanto controvertibile (essendo più ampia di quella ricavabile dal dato positivo di una norma statuale che la disciplina),
ci consente di comprendere meglio la pluralità di attitudini al comportamento "regolato" cui dà luogo la moneta.
Per semplicità (relativa)
traggo da wikipedia, aggiungendo delle precisazioni.
Come vedrete, posto sul piano delle istituzioni,
l'aspetto sociale della moneta coinvolge non solo una serie di strutture fondamentali, entro cui si svolge il nostro
vivere secondo determinati "ruoli" e secondo regole di comportamento, ma anche
la più generale finalità di organizzare l'intero orientamento dei comportamenti sociali intorno a un equilibrio che può essere "
conservato" - assetto allocativo statico e, pretesamente, ottimale, predicato dai liberisti-
o "promosso" - sviluppo accrescitivo della ricchezza generale, in una dinamica di allargamento costante della sua distribuzione, secondo la teoria keynesiana.
L'istituzione moneta può assolvere a entrambe le funzioni: e il
discrimine tra "assetto allocativo" e "sviluppo-crescita-redistribuzione" è il perseguimento, o meno, della
stabilità (del suo valore) che si compendia in
assenza di inflazione, ovvero (ma è una pretesa che sta fallendo sotto i nostri occhi),
assenza di variazione dell'inflazione rispetto a un target arbitrariamente costante:
L'istituzione è qualcosa di più generale di un ente, è un comportamento oggettivato.
L'oggettivazione può avvenire tramite
due tipologie di strutture:
- le strutture visibili (organizzazioni pubbliche e private, oppure gruppi primari come la famiglia)
- le strutture simboliche (i contenuti culturali condivisi, come l'inno nazionale, i rituali come i riti religiosi ed il linguaggio come la lingua italiana).
L'istituzione è quindi una regola di comportamento oggettivata in strutture diverse. Se
un comportamento istituzionalizzato è "una cosa da fare" esso rappresenta una regola vincolante, una
norma sociale a cui adeguarsi.
Le istituzioni si identificano con uno scopo e una durata che trascendono la vita e le intenzioni umane,
e con la creazione e l'applicazione di regole che governano il comportamento umano. In quanto strutture e meccanismi di ordine sociale, le istituzioni sono uno dei principali oggetti di studio delle scienze sociali, tra cui
sociologia,
scienze politiche ed
economia.
Come meccanismo di cooperazione sociale, le istituzioni si manifestano sia come
organizzazioni formali, e reali, , come il
Parlamento della Repubblica Italiana, la
Chiesa Cattolica Romana o la
Banca d'Italia, che come organizzazioni e
ordini sociali informali, che riflettono la psicologia, cultura, usi e costumi degli esseri umani.
[
NdQ: notare che si prescinde dal carattere della positività normativa statale e si pone attenzione su quella "sociale": sul piano della decisione politico-legislativa, tuttavia, difficilmente un'istituzione formale che sia fonte di un'ampia produzione di regole di comportamento, non riceverà una regolazione statuale: è pur vero che l'istituzione si manifesta, come fenomeno di assetto comportamentale regolato, finchè è effettiva, al di là del contenuto storico delle regole statali che la disciplinano.
Va però aggiunto che caratteri giuridici fondamentali, sul piano fenomenologico, si presentano costanti nei secoli se non nei millenni: il modello del diritto romano, ad es; è ovunque osservato in forma giuridicamente cosciente o anche solo "consuetudinaria", in istituzioni che tendono a conformare i comportamente per garantire de facto, la pace sociale; ad es; il possesso di beni mobili o immobili, non necessariamente corrispondente alla proprietà formale, e la stessa famiglia, garantita dall'obbligo di fedeltà che è funzionale alla identificazione della legittimità dei figli, inscindibilmente legata all'istinto di riproduzione]
Matrimonio e famiglia, come insieme di istituzioni, coprono aspetti sia formali che informali, sia oggettivi che soggettivi.
Sia le istituzioni governative che quelle religiose creano e attuano regole riguardanti il matrimonio e la famiglia, creano e regolano vari concetti su come le persone si relazionano l'un l'altra, e su quali possano essere di conseguenza i loro diritti, obblighi e doveri.
La sociologia ha tradizionalmente analizzato le istituzioni sociali in termini di
ruoli e
aspettative sociali interconnesse. Le istituzioni sociali sono create e composte da gruppi di ruoli o comportamenti attesi. La funzione sociale delle istituzioni è servita dal soddisfacimento dei ruoli.
Le richieste biologiche basilari per la riproduzione e la cura dei giovani, sono servite dall'istituto del matrimonio e della famiglia, creando, elaborando e prescrivendo i comportamenti attesi da marito/padre, moglie/madre, figli, eccetera.
L'istituzione, intesa come complesso di valori,
regola non solo i rapporti reciproci nel gruppo, ma anche quei rapporti e comportamenti che un insieme di soggetti terzi hanno ed avranno nei confronti di tale gruppo. In tal senso, una istituzione come quella del
matrimonio, definisce da un lato i rapporti fra i coniugi e gli obblighi esistenti fra loro come nascenti dal vincolo istituzionale, dall'altro i rapporti che gli altri soggetti estranei al
matrimonio debbono tenere nei confronti degli sposi ogni qualvolta ne abbiano a che fare.
Tra le istituzioni più importanti vi è
la "proprietà", che può essere pubblica o privata. Queste, considerate in astratto, possiedono sia
aspetti oggettivi che soggettivi: esempi comprendono il
denaro e il
matrimonio.
L'istituzione del denaro [NdQ:
rectius: della moneta] abbraccia molte organizzazioni formali, comprese le
banche, i dipartimenti governativi del tesoro e le borse, che possono essere denominate "istituzioni", così come esperienze soggettive, che guidano la gente nella propria ricerca del benessere economico personale.
Istituzioni potenti sono in grado di attribuire un certo valore ad una valuta cartacea, e ad indurre milioni di individui alla produzione cooperativa e al commercio, per perseguire i fini economici che tale valuta rappresenta. L'esperienza soggettiva del denaro è così penetrante e persuasiva, che gli economisti parlano di "
illusione del denaro" e cercano di liberare da esso i loro studenti, in preparazione all'apprendimento dell'analisi economica.
L'analisi economica identifica comunemente le istituzioni con i "padroni del gioco". Secondo questa visione comune, le istituzioni possono essere considerate come le creatrici ed attuatrici di norme, leggi e regolamenti, e le
creatrici, in effetti, di un gioco in cui gli individui agiscono in modo strategico, ma prevedibile. Le istituzioni ben funzionanti dirigono e contengono questo comportamento auto-interessato, in modi che producono risultati positivi che scaturiscono dalla
cooperazione sociale. Altre istituzioni, come i
feudi, possono essere considerate come risultati negativi di un fallimento nello sviluppare forti istituti di
cooperazione sociale. La
teoria della scelta pubblica, una branca dell'
economia strettamente legata alla
scienza politica, analizza il comportamento delle istituzioni politiche nel compiere le proprie scelte, applicando concetti della teoria dei giochi per identificare le fonti di difetti sistematici. (
NdQ: le asserzioni di quest'ultimo periodo, sono da prendere col beneficio d'inventario: solo una rigorosa analisi storica, non appiattita sulla reinterpretazione delle fonti secondo il criterio selettivo imposto dalle ideologie del presente, consente di ritenere accertate simili conclusioni, della cui pretesa "universalità" è compito delle scienze sociali proprio dubitare, per spingersi ad un costante recupero di dati interdisciplinarmente trattati che consentano di (tentare di) ricostruire la vera fenomenologia di fenomeni diversi e non costanti nel tempo passato]