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Monte Paschi e i soldi per Antonveneta finiti allo Ior
published on 29 novembre 2014byAuthor GiuseppeOddo 0 Comments


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abbattere il costo di sua compteneza nella scalata, mentre l’operazione era ancora in corso. Peraltro la somma pagata dal Monte era di molto superiore alla valutazione di 6,6 miliardi che al momento dell’Opa era stata attribuita ad Antonveneta. Ma chi furono i beneficiari di questi conti? Un monsignore dello Ior, intervistato a viso coperto verso la fine della puntata di Report, racconta la propria versione dei fatti: “Mussari sapeva che era un rischio, doveva accrescere il suo potere, ma per farlo doveva fare un favore alla curia e ad Emilio Botin, banchiere dell’Opus Dei, che doveva liberarsi a tutti i costi di Antonveneta, perché troppo costosa”.

Deceduto nel settembre 2014, Botin era il principale azionista del Santander, anche se aveva già passato alla figlia Ana il testimone del gruppo, ed era nello stesso tempo molto vicino all’Opus Dei, probabilmente un soprannumerario (si chiamano così gli iscritti all’Opera che contraggono matrimonio). Non a caso aveva ingaggiato come plenipotenziario del Santander in Italia Ettore Gotti Tedeschi, un altro soprannumerario dell’Opus, che papa Joseph Ratzinger nominerà presidente dello Ior nel 2009. Gotti aveva a sua volta mosso i primi passi della carriera con il finanziere Gian Mario Roveraro, la cui adesione all’Opera era di pubblico dominio, che sarà brutalmente assassinato nell’estate 2006 da un giovane, Filippo Botteri, con il quale era in strani affari.

Il racconto del prelato apre uno squarcio inquientante sull’operazione Monte dei Paschi-Antonveneta: “Lo Ior venne coinvolto direttamente nell’affare. I dirigenti dello Ior organizzarono degli incontri qui in Vaticano. I convenuti decisero di aprire quattro conti presso lo Ior, intestati ad altrettanti enti religiosi, che corrispondevano ad altrettante persone fisiche, e tra loro c’erano esponenti di Monte Paschi. Questi conti sono serviti a far transitare una parte del denaro dell’operazione, rendendola non tracciabile. Immagino siano diventati la tangente per qualcuno. Una parte di quei soldi sta dentro il Vaticano. Non dimentichi mai che lo Ior ci ha guadagnato. A quegli incontri Giuseppe Mussari veniva con David Rossi, il povero ragazzo scomparso tragicamente, e David Rossi allo Ior conosceva il direttore Cipriani: tra loro parlavano spesso”.

Rossi era il responsabile della comunicazione del gruppo Monte dei Paschi, sul cui suicidio i testimoni intervistati da Mondani, tra cui la moglie e il legale del manager deceduto, avanzano serissimi dubbi. CLICCA QUI http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-7be5750f-d84e-47d0-8a70-80af73f59e34.html


BANCHE, BANCHIERI, FINANZA DEVIATA, OPUS DEI, RELIGIONE
 

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maggio 14, 2017 posted by Mitt Dolcino
L’FBI post Comey attaccherà il mondo della pedofilia globale cambiando la geografia del potere. Pesanti conseguenze in arrivo



Pochi hanno notato come la scorsa settimana ci siano stati arresti in tutto il mondo per un’inchiesta ferma da molto tempo sulle scrivanie dell’FBI: tale inchiesta ha mandato in carcere ben 900 persone nel mondo, su impulso tutto americano (la stampa italiana ha dovutamente taciuto “alla sua maniera” la notizia, relegandola alla coda delle code).

Passo n.1

Chi ha seguito come il sottoscritto le elezioni USA sa benissimo come nelle mail di Hillary Clinton e sopratutto del marito della sua assistente Huma Abedin fossero presenti informazioni esplosive, che andavano ben oltre agli aspetti politici (… ). Addirittura è stata tirata in ballo – notizie tratte dalla dalla stampa anglosassone – una famosa satanista americana, Marina Abramovich, che avrebbe avuto rapporti “strettissimi” con il capo della campagna per le elezioni di Hillary Clinton, John Podestà. E forse con Hillary stessa.



Sta di fatto che l’amministrazione Obama aveva fatto le cose per bene: o l’FBI non riteneva di istruire le indagini o il ministero della giustizia (DOJ) non riteneva di dover procedere con il processo per cui giudizialmente nulla è andato avanti ed anzi Hillary Clinton è ancora libera da qualsiasi – e sottolineo qualsiasi – accusa rilevabile dalle sue email perse e/o appositamemte cancellate o da quelle della sua assistente.

Uno dei tanti murales inquietanti ” a tema” nella capitale belga, dopo il caso Dutroux ( secpndo molti insabbiato*)

Non sto a ripetervi che con Jeff Sessions in veste di Attorney General (AG) al DOJ e con il nuovo direttore dell’FBI le cose si sbloccheranno; penso vedremo cose che voi umani probabilmente non riuscite nemmeno ad immaginare. La velocizzazione parte proprio dall’antipasto di pochi giorni fa, inchiesta sulla pedofilia globale (…).

Il nuovo AG del DOJ non ha mai fatto mistero di voler perseguire reati particolarmente odiosi, anzi incitando proprio negli scorsi giorni lo staff giudiziario a procedere con le indagini in tal senso con una revisione della prassi attuata dall’amministrazione Obama, in senso restrittivo (…).



Passo n.2

Trump visiterà come prima uscita fuori dagli USA Papa Francesco, decisione estremamemte simbolica. Nulla è emerso sui contenuti del colloquio se non i commenti odierni dello stesso Papa di Roma (si, perchè di Papa ce n’è anche Uno – il primo – che sta fuori Roma, ndr). E tali commenti sono stati molti indicativi: pedofilia, Trump, scandalo ONG. Stante il fatto che ormai è certo che siamo all’alba di un forte giro di vite sulla pedofilia e forse anche su certi fenomeni ad esso correlati (non escluderei a priori nemmeno alcune ONG, …), la cosa incuriosisce. Vi lascio dunque l’immagine tratta da Republica.it di questa sera: sono pronto a scommettere che il neo Presidente USA parlerà a Bergoglio proprio degli argomenti citati dal Pontefice.

Passo n.3

Il licenziamento di Comey è avvenuto – secondo chi scrive in modo NON casuale – contemporaneamente alla visita a sorpesa del grande vecchio della politica USA a Trump, quell’Henry Kissinger che, in una famosa intervista all’Atlantic di qualche mese fa non ha fatto mistero di NON volersi schierare contro The Donald in forza di quanto il nuovo Presidente rappresenta e soprattutto rappresenterà in seno alle civiltà occidentali (…). Si, perchè Kissinger ritiene che il fenomeno Trump si ripeterà in futuro a tutte le latitudini. E per questo vuole dare fiducia al nuovo Presidente (Bang!). Sappiate solo che le parole di Kissinger sulla strategia da adottare con la CIna è stata la stesse adottata da Trump con le schermaglie alla North Korea, uno strumento per “allineare” Pechino (…). Certamente in tutto questo Donald J. Trump rischia la vita, non solo politica..

Ora colleghiamo i puntini

Qualcosa di molto grosso sta succedendo, che non conosciamo. Possiamo solo immaginare che molte inchieste si scateneranno nelle prossime settimane e che potranno mettere al tappeto una folta schiera di soggetti apicali. Certamente chi tira le fila verrà “coperto” e forse Kissinger è andato da Trump proprio per garantire da una parte coperture sul suo operato presente e futuro e da dall’altra per limitare i “danni collaterali“. Ossia, Hillary Clinton e tutto quello che Lei rappresenta rischiano di essere letteralmente annientati, in tutti i sensi (non necessariamente con inchieste sulla pedofilia, ben inteso, che per definizione resta un ambito separato da quello politico, sebbene sia praticamente certo che l’inchiesta mandata avanti la scorsa settimana avrà pesanti sviluppi globali).



In generale ritengo che verranno schiantati i sodali dell’obama-clintonismo con inchieste a tappeto che azzereranno la reputazione in modo radicale, definitivo; ovvero a rischiare saranno certamente una parte dei globalisti, ma tutto questo accadrà sempre nel superiore interesse americano.

In questo contesto Matteo Renzi dovrà fare estrema attenzione. Estrema (in senso politico, visto il suo più che dichiarato schieramento con una corrente USA praticamente decaduta, a breve, …, …, …). Le parole di De Bortoli degli scorsi giorni suonano a lutto per le sue infinite ambizioni politiche e personali. Soprattutto per la reiterata rimembranza a mezzo stampa (in queste ore) dei rapporti tra lo stesso De Bortoli e l’avvocato Agnelli, quest’ultimo grande amico e parigrado dello stesso Kissinger nei salotti che davvero contano (…).



Se volete quanto sta accadendo oggi potete anche leggerlo come un riposizionamento globale dei centri di potere che contano (forse potrei dire massoneria progressista), viene da dire gli stessi che nel post 1937 spinsero Roosevelt e gli USA a dichiarare guerra alla Germania nonostante il fiume di denaro speso da Berlino pe evitare che questo accadesse, ossia corrompendo le elites d’oltreoceano a favore della causa tedesca. Ma non prima – 1936/37 – di aver azzerato le ambizioni tedesche di un’alleanza dinastica e quindi imperiale con Londra (oggi c’è stato l’equivalente, il Brexit). Londra conta molto soprattutto dove non si vede, soprattutto con una persona come Elisabetta II a dirigere le danze, letteralmemte intoccabile ed indiscutibile a tutti i livelli (…).

In questo contesto oggi Berlino fa assolutamente parte dei sodali globalisti obama-clintoniani. Inoltre, ormai l’intera classe politica tedesca non fa mistero, dal presidente della Repubblica alle più alte cariche statali, di volersi emancipare dagli USA fin anche delirando sulla volontà di dotarsi dell’arma nucleare, storditi da una sbornia di benessere germanico che invece è solo frutto di un parallelo impoverimento dei paesi euro periferici grazie all’euro. Tradotto: a termine la Germania è più “nemica” degli interessi USA di quello che può essere l’ISIS e l’Iran messi insieme.

Letta in altro modo, se l’euro crolla la Germania sprofonda. E per far crollare il castello EUropeo, con Londra fuori e che soffia sul fuoco armando le sue “consorterie” contro l’asse franco tedesco, tutto sommato basta rivalutare l’euro contro il dollaro. Di fatti – non a caso – lo scozzese Draghi chiuderà col QE a luglio, a tale punto i paesi eurperiferici come l’Italia saranno costretti a chiedere una via di fuga, incapaci di sopportare una rivalutazione della moneta unica (avendo attività ed esportazioni – molto meno che in passato – a basso valore aggiunto in quanto spesso terziste degli stessi tedeschi). Dunque De Bortoli non parla per stesso ma per il sistema che rappresenta. E tutto sommato contro la Germania, da cui gli ultimi tre Primi Ministri italiani – che non hanno fatto l’interesse del proprio paese – ottengono linfa per i loro progetti, sia personali che politici.

Un’ultima parola su Enrico Letta: temo non tornerà più in Italia, vedremo.

Per il resto posso solo dirvi che sarà un’estate caldissima. In tutti i sensi.

MD

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uranio, Uzbekistan, Via della Seta Marittima, Vladimir Putin, Xi Jinping
Guerra mediatica dello Stato Profondo e scia di morti dei Clinton


maggio 17, 2017 Lascia un commento

Alessandro Lattanzio, 17/5/2017
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Nell’indagine per l’omicidio di Seth Rich, ex-staffer del Comitato Nazionale del Partito Democratico degli USA, avvenuto il 10 luglio 2016, si scopriva che Seth Rich avrebbe fornito 44000 email dei democratici (e quindi anche di Hillary Clinton) a WikiLeaks tramite il documentarista Gavin MacFadyen, investigatore e direttore di WikiLeaks statunitense che viveva a Londra, dove morì all’improvviso poco prima delle elezioni negli USA. Gli investigatori dell’FBI avevano trovato 44053 email e 17761 allegati dei capi del DNC dal gennaio 2015 al maggio 2016 e che Rich aveva poi passato a WikiLeaks prima di essere ucciso a Washington DC, a pochi passi da casa. Il 22 luglio, 12 giorni dopo l’assassinio, WikiLeaks pubblicò le email interne del DNC sulla cospirazione per impedire a Bernie Sanders di candidarsi alle presidenziali per conto del partito democratico. Ciò costrinse la presidentessa del DNC, Debbie Wasserman Schultz, a dimettersi. L’investigatore privato Rod Wheeler assunto dalla famiglia di Rich, vede confermate le proprie scoperte. Wheeler, confermando che il portatile di Rich contenesse le prove dei contatti con Wikileaks, afferma “Ho una fonte nel dipartimento di polizia che mi ha guardato dritto negli occhi e ha detto: “Rod, ci è stato detto di abbandonare questo caso e non posso condividere alcuna informazione con te”. Ora, ciò è assai insolito per un’indagine di omicidio, specialmente nel dipartimento di polizia. Il dipartimento di polizia e l’FBI non sono mai stati vicini. Non hanno collaborato affatto. Credo che la risposta sulla sua morte sia nel computer, che credo stia nel dipartimento di polizia o all’FBI. Mi è stato detto ciò da entrambi. La mia indagine a questo punto mostra che ci fu un certo scambio di email tra Seth Rich e WikiLeaks. Credo che la risposta su chi l’abbia assassinato sia nel suo computer, su uno scaffale della polizia di DC o nella sede dell’FBI. La mia indagine mostra che qualcuno del governo, del Comitato nazionale democratico o della squadra di Clinton, blocca l’indagine sull’omicidio. È una sfortuna, l’omicidio di Seth Rich rimane irrisolto per questo“. Wheeler continua, “Ciò che è veramente interessante da quando indago su questo caso, è che ho scoperto parecchie cose, non necessariamente correlate con la morte di Seth, ma legate a una rete di corruzione, un possibile gruppo segreto che organizza la corruzione nel Distretto di Columbia (Washington). Perché ho iniziato a indagare su altri omicidi e morti, chiamate “morti accidentali”, ma potrebbero essere stati omicidi. Quindi questo caso può effettivamente aprire un verminaio su ciò che accade qui a DC“.
La storia che Rich sia stato vittima di una rapina, secondo la polizia, non sta in piedi. I due aggressori presero la videocassetta di una telecamera esterna di un vicino negozio di generi alimentari, spararono per due volte alla schiena di Rich, alle 4:17, ma non presero portafoglio, cellulare, chiavi, portafoglio e la collana da 2000 dollari. Rich fu rinvenuto dalla polizia tre minuti dopo, era cosciente ma morì in ospedale due ore dopo. Il portavoce della famiglia Rich dichiarava, dopo la comparsa della notizie che Rich avesse contatti con WikiLeaks, che “Abbiamo visto l’anno scorso affermazioni non confermate, niente fatti, niente prove, niente e-mail e abbiamo appreso ciò solo quando contattati dalla stampa. Ed anche se domani, una e-mail sarà trovata, non basterà a dimostrare tali contatti, dato che le e-mail possono essere alterate e abbiamo visto gli interessati alle cospirazioni non fermarsi davanti a nulla“. Ma il “portavoce” della famiglia Rich non è altri che il consulente di PR dei democratici Brad Bauman. La prima azione di Bauman quale portavoce della famiglia, fu chiedere che si smettesse d’interrogarsi sulle circostanze oscure dell’omicidio Rich. Infine, nell’agosto 2016, Julian Assange indicava che Rich fosse la fonte delle fughe delle email del DNC, smentendo l’affermazione che la Russia ne fosse responsabile.
57 minuti dopo la notizia sui contatti tra Rich e Wikileaks, il Washington Post, di proprietà di Jeff Bezos, padrone di Amazon e in affari con la CIA spacciava la grottesca storia sul presidente Trump che consegnava informazioni segrete ai russi, allo scopo di suscitare un polverone mediatico e nascondere un indizio sui mandanti di uno dei tanti omicidi che circondano i Clinton e la loro cerchia nel PD.
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L’accusa di pirateria informatica russa contro i server del DNC, nasce da un “Trump Russian Dossier” stilato da un’agenzia di ricerca creata dai democratici, la Fusion GPS, e finanziato dalla fazione di Hillary Clinton. Inoltre, se il direttore dell’FBI Comey da un lato riferiva di interferenze russe nelle elezioni del 2016, violando i server del partito democratico, dall’altro l’FBI ammetteva di non aver mai esaminato i server che sarebbero stati violati dai russi. Anzi, il comitato elettorale di Hillary Clinton e il partito democratico affermano che l’FBI non gli ha mai chiesto di esaminarli, mentre l’FBI dice che invece l’aveva fatto, ma che la richiesta venne rifiutata. Fu una società privata finanziata dai Clinton, la Crowdstrike, che affermò che la Russia avesse violato i server informatici del DNC. Ma ora Crowdstrike si rifiuta di collaborare anche con il Congresso degli Stati Uniti. Comey però affermava che le accuse di Crowdstrike andavano credute, venendo smentito da uno dei massimi esperti mondiali di cyber-sicurezza, Jeffrey Carr, che dichiarò: “I metadati nei documenti fuoriusciti sono forse i più rivelatori: un documento scartato è stato modificato utilizzando impostazioni della lingua russa, da un utente denominato “Feliks Edmundovich”, nome in codice che si riferisce al fondatore della polizia segreta sovietica. Vabbene, alzi la mani chi pensa che un ufficiale del GRU o dell’FSB avrebbe aggiunto il nome di Feliks di Ferro ai metadati di un documento rubato prima di diffonderlo fingendosi un hacker rumeno. Qualcuno aveva chiaramente un pessimo senso dell’umorismo“. Mentre la teoria della pirateria russa svaniva, Comey ed FBI tentarono di arruolare un vero hacker russo, Evgenij Nikulin, ricercato in Russia per aver rubato 3450 dollari con una truffa informatica. Il 5 ottobre 2016, Nikulin fu arrestato nella Repubblica ceca e il 21 ottobre fu accusato da un procuratore generale della California di pirateria contro società statunitensi e il 27 ottobre, lo stesso procuratore lanciò delle nuove accuse, ma secretate a tutti. Con una testimonianza scritta, Evgenij Nikulin dichiarò che dopo l’elezione di Trump, agenti dell’FBI, il 14-15 novembre 2016 e il 7 febbraio 2017, gli “…proposero di dichiarare di aver violato il server email di Hillary Clinton per conto di Donald Trump e su ordine di Vladimir Putin; devi accettare l’estradizione negli Stati Uniti, qui ti toglieranno tutte le accuse e ti daremo appartamento, denaro e la cittadinanza statunitense. Rifiutai, l’interrogatorio finì e l’agente mi disse che sarebbero tornati”. L’avvocato di Nikulin, Martin Sadilek, afferma che le accuse statunitensi contro il suo cliente sono “letteralmente” basate su richieste degli agenti dell’FBI che non hanno però fornito prove a sostegno.
Infine, la storia propagandistica diffusa dai media statunitensi riguardo il presidente Trump che consegnava intelligence sui terroristi islamisti (cioè Gladio-B, ovvero al-Qaida in Siria/Jabhat al-Nusra e al-Qaida in Iraq/Stato islamico) ai russi, un diritto riconosciuto al presidente degli USA, rientra nelle operazioni del “Governo invisibile” o “Stato profondo” contro l’attuale amministrazione. Va anche ricordato che il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, il generale Herbert Raymond McMaster sarebbe la fonte della notizia di Trump che concede informazioni segrete ai russi. McMaster sarebbe collegato a un’associazione formata da ex-spie statunitensi, The XX Committee, il cui capo è l’autore russsofobo John Schindler, che il 15 febbraio 2017 promise di “passare in modalità nucleare e far morire Trump in prigione”.su Telegram (Si apre in una nuova finestra)

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Operation
Trump svela che Stato islamico e CIA sono “partner” contro la Russia


maggio 18, 2017 Lascia un commento

John Helmer, 16 maggio 2017
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Un giornalista del Washington Post ha rivelato che la storia dei computer portatili dello Stato islamico (SIIL), che il presidente Donald Trump ha descritto il 10 maggio al Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov alla Casa Bianca, proveniva dallo SIIL tramite la CIA. Il motivo della fuga contro Trump, seguita da Post e media anglo-statunitensi, fu divulgato sempre dal Post. La CIA e almeno un funzionario del Consiglio di Sicurezza Nazionale, che informò la CIA di ciò che Trump aveva detto, si arrabbiarono col presidente per aver rivelato la collaborazione tra terroristi dello SIIL e loro gestori statunitensi negli attacchi contro obiettivi russi, comprese le compagnie aeree russe. L’articolo dal Washington Post affermava che Trump aveva “rivelato informazioni altamente classificate al Ministro degli Esteri russo Lavrov e all’Ambasciatore Sergej Kisljak, nella riunione alla Casa Bianca della settimana prima, secondo funzionari statunitensi che hanno detto che le divulgazioni di Trump mettevano in pericolo una fonte cruciale dell’intelligence nello Stato islamico“. La fonte, secondo il Post, era “un partner degli statunitensi grazie a un accordo di condivisione delle informazioni considerate così sensibili che i dettagli non sono forniti agli alleati e sono strettamente limitati anche nel governo degli Stati Uniti”, dichiaravano i funzionari. Il partner non aveva concesso agli Stati Uniti l’autorizzazione a condividere il materiale con la Russia, e i funzionari dichiaravano che la decisione di Trump di farlo metteva in pericolo la cooperazione con un alleato che ha accesso alle attività interne allo Stato islamico“. L’articolo non si riferiva al “partner” come Paese, governo o agenzia d’intelligence straniera. Invece vi si riferiva come “partner chiave” affermando che “Trump ha rivelato la città nel territorio dello Stato islamico dove il partner dell’intelligente statunitense ha rilevato la minaccia“. Ciò significa che la posizione geografica in cui il “partner” opera sia nel “territorio” dello SIIL. L’articolo aveva anche rivelato che fu concesso l’accesso alla trascrizione verbale di ciò che Trump aveva detto nell’incontro con Lavrov, definendo la fonte “un funzionario che sa dello scambio“. Uno dei giornalisti che ha scritto la storia apparve in un’intervista pubblicata dal Post dopo l’uscita dell’articolo. È Greg Miller, californiano che ha lavorato per il Los Angeles Times prima di trasferirsi a Washington nel 2010, per “seguire le agenzie d’intelligence e il terrorismo“. Ascoltando attentamente, Miller divulga le sue fonti tra i funzionari del Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSC) e della CIA. Dal minuto 1:52, Miller identifica ciò che ha saputo e come da membri del Consiglio di Sicurezza di Trump, funzionari di alto livello che hanno letto i resoconti. Chiamarono il direttore della CIA e il capo dell’NSA per avvisarli: “Guardate, ciò che è accaduto nell’incontro con i russi vi va detto. Perciò erano in parte allarmati e preoccupati dalle conseguenze. Sono le agenzie, come la CIA, che avrebbero comunicato direttamente o trattato con il partner straniero. Ne sarebbero le più preoccupate“. Miller non nomina i funzionari che hanno letto le trascrizioni Trump-Lavrov del 10 maggio su cosa si sono detti.
Due funzionari direttamente interessati alle operazioni statunitensi contro la Russia in Siria e nel mondo sono Fiona Hill, direttrice per la Russia del NSC, e Gina Haspel, nominata il 2 febbraio vicedirettrice della CIA, ex-capo del terrorismo e delle operazioni clandestine della CIA. Sui collegamenti di Hill con la Russia, leggasi questo. Haspel è un ufficiale della CIA, le cui posizioni ed operazioni rimangono segrete; non vi sono foto di lei. Secondo il Washington Post, “dopo la riunione di Trump, i funzionari della Casa Bianca avviarono misure per contenere i danni, chiamando CIA e NSA“. I funzionari della Casa Bianca, tra cui Trump stesso e il consigliere della sicurezza nazionale generale HR McMaster, hanno contestato tali “danni”. Secondo McMaster, “il presidente e il ministro degli Esteri hanno esaminato le minacce comuni dalle organizzazioni terroristiche, incluse quelle all’aviazione“. Secondo il quotidiano, “il Washington Post trattiene la maggior parte dei dettagli, tra cui il nome della città, i funzionari che hanno avvertito che rivelarli potrebbero compromettere l’importante intelligence“. Il Post aggiungeva senza indicare la fonte: “Per chiunque nel governo, discutere di tali questioni con un avversario sarebbe illegale“. McMaster rispose il giorno dopo: “La premessa di tale articolo è falsa“.
La differenza tra le due versioni, del generale e del giornale, è che il “partner” statunitense è gestito dalla CIA nelle operazioni dello SIIL contro la Russia. La “minaccia comune” a cui McMaster si riferisce, complotto dello Stato islamico contro i viaggiatori statunitensi e russi, è il complotto che i funzionari di NSC e CIA non vogliono rivelare al loro vero avversario, che secondo Miller e le sue fonti tra i funzionari statunitensi non è lo Stato islamico, ma la Russia. Nel video, Miller rivela che la sua fonte nel NSC chiamò prima la CIA e poi lui. Ciò significa che almeno un insider, probabilmente due, nell’ufficio NSC della Casa Bianca e presso la CIA, diedero al Post una storia volta a danneggiare Trump. La ragione, secondo tali fonti vicine alle operazioni terroristiche contro la Russia, è che Trump aveva identificato un legame statunitense con lo Stato islamico, operativo contro obiettivi russi. Che l’amministrazione Obama e la CIA facessero questo non è un segreto. Né, in prospettiva, che Stato islamico e CIA tramino contro l’aviazione russa ed internazionale sia un segreto. Miller rivela anche un tentativo di coprire, e poi denunciare ciò che lui, la direzione del suo giornale e le sue fonti nel governo statunitense credono sia dannoso per il loro collaboratore dello Stato islamico. Tra i minuti 0:55 e 1:02 del video, Miller dice che “il problema è che gli Stati Uniti conoscono queste informazioni per via dell’intelligence proveniente da un partner di un altro Paese“. Non c’è nulla nel testo pubblicato che dica che il “partner” fosse di “un altro Paese”; cioè un governo o un servizio d’intelligence di un altro Paese. Nel video, Miller non menziona più la parola “Paese”.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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