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attualita' maggio 7, 2017 posted by Mitt Dolcino
Come si scrive Impeachment in francese? Se i dati fiscali offshore di Macron come penso sono veri….



Secondo chi scrive – e non ci vado troppo lontano – lo scandalo su Macron è parte di una strategia di medio termine molto sottile (di matrice britannica?) per cui se il futuro Presidente francese (filo-elitario e stra-EUropeo, degno erede di Petain) non cade ora – improbabile – cadrà comunque nei prossimi mesi grazie ad uno stillicidio di documenti pubblicati in rete e dai media mainstream in relazione alla sua supposta e direi realistica se non reale evasione fiscale perpetrata, si noti bene, in un’isola del Commonwealth (Nevis). Vi immaginate una persona poco più che comune quanto potrebbe durare contro un attacco mediatico-reputazionale in grande stile simile a quello che ha dovuto subire Donald Trump durante i primi 100 giorni di presidenza?
Si perché fonti giornalistiche assolutamente “indipendenti” (ma molto ben indirizzate in termini di verità mainstream) come il Corriere della Sera ci spiegano come la diffusione della piece of news sulle supposte innocenti evasioni di Macron nei Caraibi siano da imputare a soggetti NON russi ma direttamente residenti negli USA….



http://www.corriere.it/esteri/presidenziali-francia/notizie/macronleaks-hashtag-diffuso-destra-americana-6fb1543a-3230-11e7-bf87-d76175960c8d.shtml

PS: se pensate che gli obiettivi USA nelle operazioni di destabilizzazione estere non coincidano con un superiore indirizzo – ed interesse – nazionale, non avete capito nulla...


Forse faranno più male la confusione ed il discredito che seguirà di una vittoria oggi di Marine Le Pen, che non può vincere: non so come funziona in caso di impeachment francese – chi prende il potere – ma ritengo che da domani ci sarà un caos istituzionale totale. E sarà caos che toccherà l’EUropa, chiaro no?
Della serie, SE – come è accaduto – i servizi segreti tedeschi hanno in passato esposto l’evasione di mezzo mondo rubando i dati di Mossack Fonseca (con il nulla osta USA di Obama) grazie al figlio di un SS, SECONDO VOI quanti giorni ci impiegheranno/hanno impiegato i servizi segreti di Sua Maestà mettendosi d’impegno [dopo che la Regina buttando fuori il troppo filo tedesco principe FIlippo ha dichiarato guerra all’EU tedesca, ndr] a tirare fuori di tutto e di più sul futuro presidente francese che sembrerebbe aver chiaramente evaso le tasse aprendo un conto in un paese del Commonwealth?
Se Londra decide di sputtanare mezzo mondo con i file segreti mai venuti fuori fino ad ora nei conti offshore presenti negli achivi dei suoi possedimenti offshore non cade solo la Francia… (notasi che Cayman, BVI, Nevis, Bahamas ecc. sono tutti domini inglesi, un impero finanziario offshore che il filo nazista Edoardo VIII andò a fondare alle Bahamas post abdicazione, sulla falsa riga di quanto l’Impero Britannico aveva fatto a partire dalla guerra dell’oppio in Asia, …)
Ecco perchè l’estromissione di FIlippo di Edimburgo è un game changer, sembra strano ma è così. E’ troppo lungo spiegarlo ma credeteci (…).

Dovessi dire quali saranno le conseguenze, a parte un inevitabile scossone agli equilibri EUropei, azzaderei che o ci sarà la fine della lotta al segreto bancario e fiscale a livello globale o ci sarà un very soft Brexit. O entrambe le cose. Che poi sarebbero tutte e due a vantaggio britannico e contro l’EU tedesca.

Se vogliamo pensare ad un leader EUropeo che perderà malamente le elezioni io guarderei alla Germania di Angela Merkel a fine 2017.

Fantomas
 

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IL SEGRETO DI MACRON E DELLA REVANCHE €UROPEA? LA MOSCA COCCHIERA REINVENTA LA RUOTA [/paste:font]


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1. Questo post cercherà di scavare oltre la mera constatazione di sconquassi sociali, arbitrii plateali dell'oligarchia economica, eversione strisciante (ma anche no) dei principi fondamentali della Costituzione, e, soprattutto, della incessante propaganda antidemocratica profusa dalla grancassa mediatica, impegnata a fare il sicario prezzolato della democrazia del lavoro (come in sostanza ci rivelava Gramsci, invitando a boicottare i media, già negli anni '20).
Vorrei introdurre l'argomento muovendo da una sintesi che ci ha proposto Bazaar, relativamente al "come" l'assetto istituzionale del neo-liberismo, incarnato oggi da L€uropa, avrebbe superato lo stato di crisi, dicono addirittura rafforzandosi, almeno oggi nei giorni dell'esaltazione trionfale dell'elezione di Macron:
"La Terza forza - ovvero il gregge moderato - è la stessa forza che doveva rincorrere la Terza via. Qualla che non è il prodotto di alcun Aufhebung.
Più ordoliberismo per tutti.
Il piccolo borghese - notoriamente - è trasversale a qualsiasi rappresentanza politica: è medio, mediano e mediocre. Dopo la Milano da bere, pure modaiolo. Chic e un po' radical.
Ma sta sempre e comunque in mezzo. Alle classi. Alle palle.

(La superiorità morale ed intellettuale del pensiero hegelo-marxiano è sbalorditiva: ogni citazione di Basso è una conferma del lavoro fatto ab origine in questi spazi. Dialettica progressiva contropposta alla logica liberale e funzionalista degli opposti complementari; logica che si rivela come reazione ideologica, coscienziale e, quindi, politica. Chi parla di capitalismo "funzionale", purtroppo, dimentica Hegel e la vera cultura classica, generalmente non appannaggio degli anglosassoni)."

2. Per capire subito meglio la questione, l'attuale fase trionfale dell'oligarchia è fondata, come abbiamo segnalato in varie prospettive, sulla cooperazione degli oppressi con gli oppressori, in base ad una proiezione identificativa degli interessi dei primi in quelli dei secondi; una proiezione che inverte i meccanismi causa/effetto e che è consentita dal condizionamento mediatico tecno-pop.
Volendo trovare una descrizione fenomenologica di questo meccanismo rapportato ai tempi attuali, rammentiamo che Bazaar commenta uno scritto di Lelio Basso, citato da Francesco, sulla "Terza forza" (brano che vale la pena di leggersi integralmente): cioè sulla piccola borghesia e sul suo modo di assumere la propria esistenza all'interno del conflitto sociale innescato dal capitalismo (cioè dalla borghesia titolare effettiva dei mezzi di produzione e del controllo istituzionale), sostanzialmente ignorandolo.

2.1. La logica liberale e funzionalista degli opposti complementari, cioè della conciliabilità di elementi proposti come soluzione ad entrambe le sponde in conflitto, ritenendo che si possa sempre ottenere una combinazione di quelli buoni e l'eliminazione di quelli "radicali" e inconciliabili, viene adottata per vocazione dalla classe media (termine che deriva dal recepimento dell'anglosassone "middle class" che va tradotto come "piccola borghesia", ma risulta meno diminuitivo e, come tale, più politically correct, cioè cosmeticamente accettabile).
E viene adottata credendo che si possa ottenere, da questo sincretismo anticonflittuale, una soluzione non traumatica; cioè che consenta di dare concretezza alla speranza della piccola borghesia di poter condurre una vita tranquilla e felice, risolvendo il problema della "sicurezza sociale", per potersi dedicare al perseguimento di valori "spirituali" e di alti ideali, senza rendersi conto che questi stessi gli sono forniti dalla stessa propaganda mediatica di proprietà della classe dominante, proprio allo scopo di alimentare questa aspirazione illusoria. Illusoria per via delle stesse reali intenzioni e finalità ultime, e implacabilmente perseguite, della oligarchia capitalista (come vedremo nella parte finale del post).

3. Per contro, la dialettica progressiva che consente di interpretare correttamente le dinamiche storico-sociali, senza cioè doversi sorprendere in continuazione del subentrare di un qualche stato di crisi, evidenzia, direi in modo quasi automatico, le falle alla base del ragionamento mediatorio su cui si basa l'illusione statica di conciliabilità non conflittuale delle posizioni di oppressore-aggressore e oppresso-aggredito.
Non è ignorando di essere fra coloro che sono aggrediti che si riesce ad ottenere clemenza; e non è appoggiando, nella sostanza, la parte più forte e che promuove l'aggressione, che ci si può auto-attribuire un legittimo incarico di "mediatore" la cui soluzione compromissoria possa risultare accettabile, se non addirittura vincolante per la parte più forte.
Si tratta della sindrome della "mosca cocchiera", complementare a quella di Dunning-Kruger (anche definibile come "incompetenza livorosa"), nell'indurre le classi medie a credere di aver capito e a proporre una soluzione politico-istituzionale di equilibrio, nei momenti (dice Basso) "di relativa tranquillità e prosperità capitalistica", nonché una soluzione di "tregua" nei momenti di crisi, in cui il capitalismo, che ha provocato la crisi stessa considerandola una fase legittima del proprio sviluppo, scarica sulle classi subalterne i costi della crisi (con altrettanta autoinvestitura di legittimità).
Si evidenzia, tra l'altro, come questa illusoria autoinvestitura ultra vires (cioè in assenza di qualsiasi incarico della classe dominante), funzioni, incredibilmente, anche per poter ancora propinare la stravagante idea che, chiunque sia votato e sia vincente, nell'eurozona, intenda e, soprattutto, sia in grado, di promuovere la revisione dei trattati (invariabilmente andandosi a recare dalla Merkel come primo atto significativo di governo).

4. Questa idea statica del compromesso è dunque intrinsecamente conservatrice: e quindi è alleata dell'aggressore sia nella fase preparatoria che in quella restaurativa, immancabilmente concretizzata nelle "crisi economiche, cioè dell'attacco aperto alla democrazia sostanziale - l'unica possibile e reale, come evidenziava Mortati: essendo quella formale-liberale (qui p.14.1.) solo una concessione nominalistica e transitoria, legata ai diversi momenti di allargamento del suffragio e all'esigenza oligarchica di controllarne gli esiti (appunto attraverso il preorientamento sistematico delle "classi medie" a favore di interessi ad esse estranei).

Ora, il ripetersi di questo meccanismo di cooperazione autolesionista, nel corso della storia della società capitalista, pone il problema del "perché", lo strumento di condizionamento mediatico da parte delle oligarchie funzioni con questa cadenza incredibilmente costante, sia, appunto, in fase di avvio (relativa tranquillità del ciclo economico) che in fase di restaurazione (aperta crisi e "presentazione" del conto, ignorata contro ogni evidenza da parte della classe media che, al più, si colpevolizza come compartecipe della cause della crisi stessa!) dell'assetto oligarchico.
 

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IL SEGRETO DI MACRON E DELLA REVANCHE €UROPEA? LA MOSCA COCCHIERA REINVENTA LA RUOTA
5. Ebbene i fondamenti di questa ripetitività mi pare siano essenzialmente questi.
Il primo è quello della "sfasatura temporale" (qui, p.2) tra effetti dannosi subiti e cooperazione autolesionista:
- il sistema si fonda sulla cooperazione identificativa degli oppressi con gli oppressori: l'identificazione (cioè una "proiezione" in base a cui mi attribuisco qualità e interessi coincidenti con quelli di chi mi opprime) è resa possibile dalla sfasatura (lag temporale) tra gli effetti di tale cooperazione e la condizione transitoria del cooperante, che varia durante le fasi di realizzazione intermedia degli effetti.
L'induzione da parte degli oppressori della proiezione identificativa, sfrutta proprio le variazioni di condizione dei soggetti oppressi, e implica di utilizzarne programmaticamente i tempi di realizzazione. Ed infatti, tale condizione variabile ovviamente peggiora (in termini astratti: decremento di qualità autoattribuibili e perdita degli stessi interessi che avevano giustificato la proiezione identificativa): ma, - strumento saliente della strategia paradossale- il tempo che occorre al compimento del processo viene utilizzato, dagli oppressori, per attribuire la colpa del peggioramento allo Stato.


5.1. Il secondo fondamento è il naturale riflesso dell'assenza di una coscienza di classe, e quindi della predisposizione "esistenziale" ad un visione di mediazione e di tregua tra le parti in conflitto come mezzo di conservazione di un'illusoria "serenità" di vita: l'assenza di memoria storica in chi, non essendo capace di interpretazioni dinamiche della inevitabile realtà ciclica del capitalismo, è propenso a reinventare, con sconcertante cecità, la ruota del compromesso tra le parti in conflitto, credendo, in ogni generazione, di non esservi incluso.
Basso descrive particolarmente bene questo atteggiamento di immemoria storica, materialmente giustificato da recondite aspirazioni alla compartecipazione al potere, che pure avvengono, ma, in realtà, proprio come frutto della costrizione che la lotta della classe lavoratrice impone alla oligarchia capitalista. Si tratta dunque di una "astoricità" indagata da Basso con finezza quasi psicanalitica:

Nell’esercizio di questa funzione il ceto medio, come gli antichi segretari e ministri, tende a farsi un posto per sé, a conquistare un peso sociale proprio, che realizzi quanto più è possibile le sue fondamentali aspirazioni: l’indipendenza e la stabilità di vita. Ma poiché queste aspirazioni appaiono difficilmente conciliabili con il carattere stesso della società capitalistica, spinta all’instabilità dalle sue interne contraddizioni e sviluppantesi verso forme di crescente concentrazione che distruggono o minacciano continuamente ogni margine di indipendenza, il ceto medio è inquietamente proteso nello sforzo di resistere alla pressione degli eventi. E in questo suo sforzo esso si appalesa in ultima analisi, e pur con le sue inquietudini e i suoi … oltre che un fattore di coesione, anche un fattore di stabilizzazione della società borghese, come una specie di cemento che ne unisce e ne rafforza le strutture.
È da questa sua natura e da questa sua funzione che nasce l’esperienza della Terza Forza: si potrebbe anzi dire che la Terza Forza non è altro che la materializzazione estrinseca di questa funzione di coesione, di compromesso e di stabilità, la quale in tempi normali si svolge confusa nel groviglio delle forze sociali diverse e contrastanti, ma nei momenti di crisi, quando la vecchia società appare in procinto di rompersi, si estrinseca e prende corpo per se stessa come una entità nuova in cui s’incarna l’illusione del ruolo politico autonomo spettante ai ceti medi
Nei momenti di crisi, quando i rapporti sociali sono estremamente tesi, quando le vecchie strutture cigolano, quando pare che il vecchio equilibrio stia per rompersi e le tendenze dissolvitrici sembrano prevalere su quelle conservatrici, la Terza Forza nasce… sotto la forma di un incontro fra una grande illusione e una grande frode. La grande illusione è appunto quella dei ceti medi di poter superare le contraddizioni della vecchia società, che hanno provocato la crisi sociale, restando nel quadro della società stessa ma eliminandone semplicemente i “difetti”; la grande frode è quella dei ceti dirigenti che di questa illusione si valgono per impedire l’alleanza del proletariato rivoluzionario con i ceti medi scontenti. Di fronte a una situazione di squilibrio sociale infatti, quale può nascere … da una profonda crisi economica, il proletariato, almeno la parte cosciente del proletariato, reagisce nel senso del superamento della vecchia società e della creazione di un nuovo ordine sociale in cui sia eliminata la ragione delle contraddizioni e delle crisi della società capitalistica, cioè la divisione in classi: in altre parole la classe operaia, di fronte a una situazione obiettivamente rivoluzionaria, reagisce nel senso della edificazione di una nuova società socialista.

Ma i ceti medi non hanno una coscienza di classe; la loro aspirazione, nel seno della società capitalistica, è un’aspirazione alla sicurezza sociale… e la loro reazione a tutto ciò che turba questa sicurezza e questa indipendenza, e cioè praticamente la loro reazione di fronte allo sviluppo delle contraddizioni capitalistiche, non si esprime in coscienza rivoluzionaria, che vuole distruggere la causa delle contraddizioni stesse, ma sotto forma di malcontento perché “le cose non vanno bene” e di una tenace illusione che le cose possano “andar meglio” ma che sia questione soprattutto di avere “idee giuste”…Questo atteggiamento mentale del ceto medio deriva da una valutazione superficiale della realtà.



6. Ma c'è una ragione molto pratica per cui ciò non può durare: l'illusione crolla ma la classe media ne prende atto, invariabilmente, con un rovinoso ritardo (per i propri interessi reali).
La "superficiale astoricità" della visione delle classi medie, oltre che dall'identificazione con gli interessi degli oppressori e dalla nascosta quanto irrealistica aspirazione a divenire come questi stessi per "merito" autonomo (accettando persino che la carte siano truccate ma pensando di farla franca in barba a tutti gli altri nella stessa condizione), nasce dalla ignoranza, tipica di chi è affetto dalla sindrome Dunning-Kruger, del pensiero e delle finalità di azione delle elites.
E ciò pur quando questi elementi di conoscenza siano perfettamente accessibili e spiegabili senza particolari sforzi: ma non, direbbe Bazaar, per i semi-colti che, in definitiva, si autocensurano.


7. Gli stessi media che infarciscono di elementi tecno-pop la proiezione identificativa delle classi medie, si fondano apertamente su poche idee esplicite e continuamente deducibili dalle loro analisi e editoriali espertologici.
L'idea dell'allocazione efficiente delle risorse scarse, da cui l'importanza della "fiducia" nella stessa (pseudo)razionale conservazione del valore attraverso il "circuito monetario" (sembra un concetto complesso ma è tra i più consolidati a guidare il senso comune del cittadino medio nella direzione voluta dalle elites) e l'idea dell'assenza di crisi imputabili ad inefficienze intrinseche al sistema capitalista e tutte imputabili, semmai, a transitori comportamenti irragionevoli del fattore lavoro.


8. Questo il quadro riassuntivo di queste due idee-guida, ridotte all'essenziale ed evidentemente diffuse ma ben idonee a dissimulare ogni "dialettica" conflittuale:
a) "Il "circuito monetario" è già idea di una super-etica che pone la creazione di valore, nello svolgimento di qualsiasi attività socio-economica, (in realtà, ormai, anche del mero atto di"consumo") alla mercé di chi ha accumulato, in precedenza e con qualunque mezzo (senza alcuna esclusione, in termini di, pur mutevole, sua liceità) "oro e terra" e tenderà sempre a farne un uso rafforzativo della sua posizione (di "proprietario" allo stato più puro e tradizionale: cioè esattamente il punto di partenza di Hayek di tutto il resto della sua analisi economica e ordinamentale).

Attraverso l'elargizione della fiducia -che contiene in sé sia il concetto di scarsità di risorse (l'accumulo di oro-terra, per quanto enorme è pur sempre un "dato"), che quello di allocazione "efficiente" delle stesse (il fine conservativo è insito nell'equilibrio micro-economico del singolo affare, che diviene parametro unico dell'equilibrio generale dell'economia)-, decisa dal concedente (la fiducia) - si costruisce in profondità, sul piano etico-sociale, il perno morale (praticamente incontestato) di ogni altro valore concepibile (persino la Chiesa vi si è sempre sottomessa e lo stesso rapporto socio-biologico uomo-donna viene posto su questo piano).

La moneta fiduciaria comunitaria (cioè sovrana) è già in sé una leva scardinante questo modello, introiettato automaticamente da "noi", per via di quel controllo culturale totalitario "di tutti i mezzi" (di comunicazione) che predica Hayek: ed è scardinante sia perché ri-disloca nello Stato la titolarità originaria del potere di concedere la fiducia (cioè di avviare ogni processo creativo di ricchezza senza dover perseguire un equilibrio allocativo intrinsecamente conservativo della "data" distribuzione della ricchezza e del potere connesso),, sia perché inevitabilmente abolisce la legittimazione data dal possesso di "oro e terra" rispetto alla titolarità privata ed esclusiva, del potere di concedere la fiducia.
L'effetto naturale di questa soluzione sovrana, e pubblicistica nella sostanza economica, al problema monetario, è la funzionalizzazione pubblica dell'intermediazione bancaria, come prescriverebbe l'art.47 della nostra Costituzione."


b) Fa sempre bene rammentare che i liberisti di ieri, esattamente come quelli di oggi, credono nella legge di Say e nelle teorie di Ricardo e, poichè ciò che conta, per ESSI, è solo l'offerta (cioè la produzione industriale), che creerebbe di per sè ed inevitabilmente la propria domanda, ritengono un errore l'ipotesi di un "consumo eccessivamente" piccolo, cioè di insufficienza e debolezza della "domanda". Ergo, se non poteva esistere un scarsità di domanda, non potevano esserci, ovviamente, argomenti a favore di un'azione pubblica per aumentare la domanda stessa.
Tolto di mezzo lo Stato come possibile attore di un riequilibrio che, invece, secondo i liberisti, il mercato trova in particolare nella flessibilità verso il basso dei salari - la cui ascesa e successiva rigidità, sempre ingiustificabile, sarebbe l'unica possibile causa di transitorie depressioni economiche -, si finisce direttamente nella proposizione per cui l'azione dello Stato a sostegno della domanda, oltre ad essere inutile, vìola i canoni di una finanza pubblica sana. E, dunque, inevitabilmente, ricalcando fino alla (para)noia gli slogan su cui viene costruito quello che Keynes definisce "l'incubo del contabile", ne deriva che "lo Stato è come una famiglia privata": perciò deve vivere dei "suoi mezzi" (e non "al di sopra") e in "pareggio di bilancio".
Come vedete questo armamentario è, oggi, particolarmente vivo e "lotta insieme ad ESSI", cosa di cui ci accorgiamo leggendo gli editoriali dei giornaloni, ascoltando gli espertoni e "accademici" economisti e i politici di lotta e di governo che si alternano, tutti insieme, a farci questa inevitabile lezzzzzioncina (via slogan pop), che si conclude, inevitabilmente così: "tagliando la spesa pubblica l'Italia tornerà a crescere".

8.1. Il fatto (in parte) nuovo è che l'applicazione autoritaria di questi schemini aveva finora lasciato quasi intatta la Francia, imperversando negli atti di governo italiani: ovviamente in Grecia, Spagna e Portogallo pure, ma lì con una mitigazione che all'Italia non è mai stata consentita, proprio perché l'ital-tacchino era, e rimane, il bersaglio grosso dell'iniziale accordo franco-tedesco alla base dei trattati €uropei. Vedremo se le classi medie francesi subiranno il trattamento-Italia, e in che forme e misura, e se il vantaggio che le oligarchie francesi intendono ritrarre, (a danno principale dell'Italia), sarà sufficiente a contenere lo scontento in dosi digeribili.
Intanto preoccupiamoci del fatto che Macron, piuttosto che infliggerlo tout-court ai francesi, faccia in modo che il prossimo "fate presto!", si verifichi molto più crudamente nella nostra penisola. Basta un accordo con Angelina, subito-subito e, per indovinarne i contenuti, qualche sorrisino condiviso, ai prossimi v€rtici, alle parole del leader italiano pro-tempore.

Pubblicato da Quarantotto a 12:41 4 commenti: Link a questo post
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La nostra ignoranza è la LORO forza. ha condiviso la sua foto.
· 7 h ·


PER NON DIMENTICARE



La nostra ignoranza è la LORO forza.
· 5 febbraio 2013 ·
LA COMMISSIONE TRILATERALE LO AVEVA AVVERTITO:

<<È una delle pochissime volte in cui mio marito mi ha riferito con precisione che cosa gli avevano detto, senza ...svelarmi il nome della persona... Adesso provo a ripeterla come la ricordo: 'Onorevole (detto in altra lingua, naturalmente), lei deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Qui, o lei smette di fare questa cosa, o lei la pagherà cara. Veda lei come la vuole intendere' >>.

Questa dichiarazione fu rilasciata da Eleonora Moro e si riferiva al CRIMINALE Henry Kissiinger.

………………………………………………………………………………………………

"Io non posso dimenticare un discorso che ebbi con Moro poche settimane prima del suo rapimento, discutevamo con Moro delle BR(Brigate Rosse) e delle difficoltà di trovare i covi delle BR, e Moro mi disse: ‘La mia preoccupazione è questa… che io ho per certo la notizia che i servizi segreti sia americani sia israeliani hanno degli infiltrari all’interno delle BR… però non siamo stati avvertiti di questo, perchè se fossimo stati avvertiti, probabilmente, i covi li avremmo trovati’”.

Giovanni Galloni.

Vicesegretario della Democrazia Cristiana e vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).

http://cribb10.wordpress.com/2012/05/17/br-secret-agents/

Aldo Moro voleva ribellarsi al SIXtema:

“Nel 1974 viene emessa in Italia una banconota di stato di 500 lire una banconota coperta dallo stato italiano, senza signoraggio bancario ossia senza riconoscere interessi a nessuno. Ma già Il DPR del 20 giugno 1965 (Saragat) e la legge del 31 marzo 1966 n 171 (governo Moro) e D.M. 17033 del 20-10-1967. Legge che dava attuazione della moneta di stato (500 lire Aretusa dal 1966 al 1975). Dal 1974 al 1975 doppia emissione per la sostituzione). Dal 1974 con il DPR 14 febbraio parte la serie Mercurio, DM 2-aprile -1979 . Quindi la cosa fu ed è possibile…

Moro fece passare insieme a Leone nel 74-76 l'emissione di moneta cartacea a corso legale sottraendo riprendendosi parte della sovranità che la costituzione attribuisce allo stato e non alla banca centrale che è privata.. le famose 500 lire di carta.. con i decreti del presidente della repubblica il D.P.R. 14-2-1974 ed il D.P.R. 5-6-1976”.

Continua:

http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-una-s…

Prima di lui un altro celebre caso analogo, Kennedy:

http://www.disinformazione.it/parentesikennedy.htm

Altro...

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Magaldi: il supermassone Macron è un bambino nato morto
Scritto il 09/5/17 • nella Categoria: idee Condividi


«Se avesse vinto Marine Le Pen, forse il ripensamento sull’Europa sarebbe stato più rapido. Così invece, per scuotersi, bisognerà soffrire la continuazione della stagnazione, per la Francia e per l’Europa. Vale quello che dissi tanti anni fa per Berlusconi: lasciatelo governare, e si capirà che è un cattivo statista». Gioele Magaldi non ha dubbi: Emmanuel Macron riuscirà nella “missione impossibile” di far rimpiangere addirittura Hollande, passato alla storia come il meno stimato di tutti i presidenti francesi: «Macron è il prodotto “surgelato”, preconfezionato e perfetto per non cambiare nulla, cioè per riproporre quella stessa subalternità politica, istituzionale e sostanziale nell’adesione a un certo paradigma economico che hanno avuto Sarkozy e Hollande». Lo strano entusiasmo manifestato anche dal mainstream italiano per il neo-inquilino dell’Eliseo, paragonato a Renzi all’insegna del “nuovo”? Ma no: «Renzi e Macron sono vecchi: sono personaggi vecchi, anche se appaiono giovani grazie ai loro modi pieni di ritmo». E attenzione, non hanno un gran futuro davanti: «Così come Renzi non inganna più nessuno – la sua vittoria nel Pd è un po’ il canto del cigno – così Macron è un bambino nato morto, politicamente».
All’indomani del voto francese, in collegamento con David Gramiccioli di “Colors Radio”, si esprime senza mezzi termini il massone progressista Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni, società a responsabilità illimitata”. Emmanuel Macron, insiste Magaldi, rappresenta «la perfetta continuità rispetto a quello che è stato il mediocre Hollande», ma forse il successore «ha capacità anche minori di Hollande, che era un oscuro burocrate di partito ma almeno aveva una sua “praticaccia”: Macron invece non ha altrettanta esprienza». Già banchiere Rothschild, ha fatto il consulente e poi il ministro proprio di Hollande. In più è il pupillo del supermassone reazionario Jacques Attali. Non a caso, aggiunge Magaldi, lo stesso Macron vanta precise ascendenze massoniche, «nella Ur-Lodge “Fraternitè Verte” dove lo ha portato lo stesso Hollande, e nell’ambigua superloggia “Atlantis Aletheia”, dove hanno convissuto moderati, sedicenti progressisti e reali conservatori; un circuito che fu importante, a suo tempo, nel traghettare la dittatura dei colonnelli in Grecia verso il ritorno alla democrazia».
Il suo mentore Attali? «Un raffinato massone, un intellettuale di spessore», ma che purtroppo «operando sul versante del sedicente centro-sinistra ha compartecipato alla costruzione di quest’Europa matrigna, tecnocratica e oligarchica». Un’operazioni cosmetica, quella che ha portato Macron all’Eliseo. E, nonostante i lodevoli sforzi per rendere più laica la sua piattaforma, Marine Le Pen non poteva vincere: «Con un’avversaria così, impossibilitata a diventare maggioritaria, vincerà sempre l’altro, il candidato della continuità con questa gestione pessima dell’Europa». Magaldi poi sorride, di fronte a «tutta questa empatia sbandierata da Gentiloni e Renzi per Macron», e spiega: «Sarebbe come esultare se in Germania vincesse Schulz sulla Merkel – due che sono come i ladri di Pisa, litigano di giorno ma poi, la notte, vanno a rubare insieme». Stessi programmi, identico paradigma per l’Europa. «Macron riprodurrà quello stile renziano, fatto di velleitari distinguo rispetto all’austerity, apparenti “abbaiamenti” per chiedere lo 0,1% in più di spesa pubblica. E Macron non avrà nemmeno bisogno di abbaiare molto, perché alla Francia è stato sempre concesso tutto: in questa gestione dell’Europa, alla Francia la mancia è sempre stata assicurata, senza che nemmeno la chiedesse».
Completamente da bocciare, quindi, ogni investimento di credito nei confronti di Macron. Se non altro, «il nuovo quinquennio servirà a smascherare definitivamente tutti questi impostori, che prendono sul serio l’idea renziana-macroniana dei piccoli aggiustamenti, riverniciata di gioventù e ottimismo, come se i piccoli aggiustamenti bastassero davvero a correggere il percorso europeo». Per Magaldi, in questa Europa, «il dramma è che al vertice di governi e istituzioni ci sono solo dei pesci lessi, che stanno lì e amministrano un copione scritto da altri, e lo fanno in modo grigio». Che fare? «Più che indignarsi, c’è da rimboccarsi le maniche e costruire coalizioni realmente progressiste, sia in Francia che in Italia che altrove, uscendo da questa ormai insopportabile narrazione “destra, centro, sinistra” che ha perso di senso, mentre ha sempre più senso la divaricazione tra chi vuole conservare l’attuale paradigma politico-economico e chi vuole progredire su un’altra via».
Di una cosa, Magaldi è assolutamente certo: Renzi e Macron «vengono entrambi da una tarda interpretazione della cosiddetta “terza via” enunciata a suo tempo da Anthony Giddens», il sociologo che ispirò Bill Clinton e Tony Blair negli anni ‘90. Ovvero: «L’idea che la sinistra – laburista, democratica, post-socialista – nel nuovo millennio non dovesse proporre paradigmi alternativi a quello del neoliberismo ormai imperante, da Thathcher e Reagan in poi, con tutto il lavorio supermassonico di corredo». Quella sinistra doveva azzerare i diritti, e l’ha fatto: rigore nei bilanci pubblici, svalutazione della sfera pubblica, deregulation senza contrappesi. «Alla sinistra spettava il ruolo di dare una spruzzata di benevolenza sociale e di solidarietà più sbandierata che praticata. Quindi: smantellamento sistematico del welfare system, e una serie di iniziative economico-finanziarie non troppo dissimili da quelle predicate, con più asprezza, dai teorici fanatici del neoliberismo». Questa è stata la “terza via”. «E chi oggi in Italia contesta Renzi da posizioni di “sedicente sinistra”? Massimo D’Alema, che da presidente del Consiglio è stato uno degli interpreti “all’amatriciana” di quella strada. Così è stato Bersani, che oggi si presenta come contestatore. E così è Renzi, a distanza di vent’anni».
«Se avesse vinto Marine Le Pen, forse il ripensamento sull’Europa sarebbe stato più rapido. Così invece, per scuotersi, bisognerà soffrire la continuazione della stagnazione, per la Francia e per l’Europa. Vale quello che dissi tanti anni fa per Berlusconi: lasciatelo governare, e si capirà che è un cattivo statista». Gioele Magaldi non ha dubbi: Emmanuel Macron riuscirà nella “missione impossibile” di far rimpiangere addirittura Hollande, passato alla storia come il meno stimato di tutti i presidenti francesi: «Macron è il prodotto “surgelato”, preconfezionato e perfetto per non cambiare nulla, cioè per riproporre quella stessa subalternità politica, istituzionale e sostanziale nell’adesione a un certo paradigma economico che hanno avuto Sarkozy e Hollande». Lo strano entusiasmo manifestato anche dal mainstream italiano per il neo-inquilino dell’Eliseo, paragonato a Renzi all’insegna del “nuovo”? Ma no: «Renzi e Macron sono vecchi: sono personaggi vecchi, anche se appaiono giovani grazie ai loro modi pieni di ritmo». E attenzione, non hanno un gran futuro davanti: «Così come Renzi non inganna più nessuno – la sua vittoria nel Pd è un po’ il canto del cigno – così Macron è un bambino nato morto, politicamente».

All’indomani del voto francese, in collegamento con David Gramiccioli di “Colors Radio”, si esprime senza mezzi termini il massone progressista Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni, società a responsabilità illimitata”. Emmanuel Macron, insiste Magaldi, rappresenta «la perfetta continuità rispetto a quello che è stato il mediocre Hollande», ma forse il successore «ha capacità anche minori di Hollande, che era un oscuro burocrate di partito ma almeno aveva una sua “praticaccia”: Macron invece non ha altrettanta esprienza». Già banchiere Rothschild, ha fatto il consulente e poi il ministro proprio di Hollande. In più è il pupillo del supermassone reazionario Jacques Attali. Non a caso, aggiunge Magaldi, lo stesso Macron vanta precise ascendenze massoniche, «nella Ur-Lodge “Fraternitè Verte” dove lo ha portato lo stesso Hollande, e nell’ambigua superloggia “Atlantis Aletheia”, dove hanno convissuto moderati, sedicenti progressisti e reali conservatori; un circuito che fu importante, a suo tempo, nel traghettare la dittatura dei colonnelli in Grecia verso il ritorno alla democrazia».

Il suo mentore Attali? «Un raffinato massone, un intellettuale di spessore», ma che purtroppo «operando sul versante del sedicente centro-sinistra ha compartecipato alla costruzione di quest’Europa matrigna, tecnocratica e oligarchica». Un’operazione cosmetica, quella che ha portato Macron all’Eliseo. E, nonostante i lodevoli sforzi per rendere più laica la sua piattaforma, Marine Le Pen non poteva vincere: «Con un’avversaria così, impossibilitata a diventare maggioritaria, vincerà sempre l’altro, il candidato della continuità con questa gestione pessima dell’Europa». Magaldi poi sorride, di fronte a «tutta questa empatia sbandierata da Gentiloni e Renzi per Macron», e spiega: «Sarebbe come esultare se in Germania vincesse Schulz sulla Merkel – due che sono come i ladri di Pisa, litigano di giorno ma poi, la notte, vanno a rubare insieme». Stessi programmi, identico paradigma per l’Europa. «Macron riprodurrà quello stile renziano, fatto di velleitari distinguo rispetto all’austerity, apparenti “abbaiamenti” per chiedere lo 0,1% in più di spesa pubblica. E non avrà nemmeno bisogno di abbaiare molto, perché alla Francia è stato sempre concesso tutto: in questa gestione dell’Europa, alla Francia la mancia è sempre stata assicurata, senza che nemmeno la chiedesse».

Completamente da bocciare, quindi, ogni investimento di credito nei confronti di Macron. Se non altro, «il nuovo quinquennio servirà a smascherare definitivamente tutti questi impostori, che prendono sul serio l’idea renziana-macroniana dei piccoli aggiustamenti, riverniciata di gioventù e ottimismo, come se i piccoli aggiustamenti bastassero davvero a correggere il percorso europeo». Per Magaldi, in questa Europa, «il dramma è che al vertice di governi e istituzioni ci sono solo dei pesci lessi, che stanno lì e amministrano un copione scritto da altri, e lo fanno in modo grigio». Che fare? «Più che indignarsi, c’è da rimboccarsi le maniche e costruire coalizioni realmente progressiste, sia in Francia che in Italia che altrove, uscendo da questa ormai insopportabile narrazione “destra, centro, sinistra” che ha perso di senso, mentre ha sempre più senso la divaricazione tra chi vuole conservare l’attuale paradigma politico-economico e chi vuole progredire su un’altra via».

Di una cosa, Magaldi è assolutamente certo: Renzi e Macron «vengono entrambi da una tarda interpretazione della cosiddetta “terza via” enunciata a suo tempo da Anthony Giddens», il sociologo che ispirò Bill Clinton e Tony Blair negli anni ‘90. Ovvero: «L’idea che la sinistra – laburista, democratica, post-socialista – nel nuovo millennio non dovesse proporre paradigmi alternativi a quello del neoliberismo ormai imperante, da Thathcher e Reagan in poi, con tutto il lavorio supermassonico di corredo». Quella sinistra doveva azzerare i diritti, e l’ha fatto: rigore nei bilanci pubblici, svalutazione della sfera pubblica, deregulation senza contrappesi. «Alla sinistra spettava il ruolo di dare una spruzzata di benevolenza sociale e di solidarietà più sbandierata che praticata. Quindi: smantellamento sistematico del welfare system, e una serie di iniziative economico-finanziarie non troppo dissimili da quelle predicate, con più asprezza, dai teorici fanatici del neoliberismo». Questa è stata la “terza via”. «E chi oggi in Italia contesta Renzi da posizioni di “sedicente sinistra”? Massimo D’Alema, che da presidente del Consiglio è stato uno degli interpreti “all’amatriciana” di quella strada. Così è stato Bersani, che oggi si presenta come contestatore. E così è Renzi, a distanza di vent’anni».

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Malachia Paperoga 3 settimane fa 1 commento
Vogliono sopprimere l’euro: perché molti europei rivogliono la propria moneta
La CNN dedica un articolo al problema europeo della moneta unica. Attraverso le interviste a diversi esperti e cittadini europei – in particolare il nostro Alberto Bagnai, che apre e chiude l’articolo – sono sottolineati i difetti fondamentali alla base dell’unione monetaria: la mancanza di uno stato e di un’identità europei, la grande diversità tra i paesi aderenti, la rigidità di un sistema che impone le stesse ricette a 19 economie in differenti fasi del loro sviluppo. Il peso della moneta unica sull’Europa è così grande che la sua fine sembra inevitabile: sarebbe dovere di intellettuali e politici farsi trovare preparati a questa eventualità e accelerare il processo di smantellamento di uno strumento che, più viene utilizzato, più danneggia le economie che coinvolge.


di Ivana Kottasova, 19 aprile 2017



Sergi Cutillas era entusiasta, quando la Spagna è entrata nell’euro. Ma ora vorrebbe uscirne. “L’eurozona ha fallito. È stata un brutto esperimento,” – dichiara – “una pia illusione”.

L’economista trentaquattrenne vorrebbe che la Spagna uscisse dall’euro. Non è certo il solo: il 25% delle persone che usano la moneta unica vorrebbero abbandonarla, secondo l’ultimo sondaggio dell’Unione Europea.

La più grave minaccia per l’euro si presenta in Francia, dove domenica si voterà per il primo turno delle presidenziali, che vedono candidata Marine Le Pen. La politica di estrema destra, che vuole far uscire la Francia dall’unione monetaria, dovrebbe passare al secondo turno per affrontare un altro candidato il 7 di maggio.

L’euro, la valuta comune a 19 paesi dell’UE, è il simbolo più evidente del lungo esperimento di integrazione economica europea, iniziato alla fine della seconda guerra mondiale.

Ma questo simbolo è ora minacciato da politici di destra e di sinistra che vogliono riportare in circolazione la lira, la dracma, la peseta e il franco francese.

Ecco perché vogliono sopprimere l’euro.

‘L’Europa non è una nazione’

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Per Alberto Bagnai, la vera motivazione per liberarsi della moneta unica è questa: i paesi europei non sono uguali, quindi non dovrebbero usare la stessa moneta.

“Il punto fondamentale è che non si può formare uno stato federale tra cittadini di paesi con un passato culturale così differente” dice il professore universitario italiano. “Senza uno stato europeo, non si può avere una moneta europea”.

Alcuni paesi europei sono più ricchi, altri più poveri, come avviene per gli stati Americani. Ma a differenza degli Stati Uniti, l’eurozona non ha un governo centrale che possa decidere riguardo alla spesa, alla tassazione e alle politiche di bilancio.

“Gli Stati Uniti sono una nazione, possiedono un senso di identità comune” – dice Bagnai.

Questo non avviene in Europa, dove non esiste una prospettiva di unità politica, perché le nazioni più ricche, come la Germania, finirebbero col dover trasferire stabilmente i propri soldi alle nazioni meno fortunate.

“La Germania non vuole che ciò avvenga”, dichiara Bagnai. “Dovremmo smetterla di raccontare favole”.

“Un’illusione ottica”

Queste divisioni profonde non sono sempre state così evidenti.

I tassi di interesse necessari per pagare i creditori in Spagna, Grecia e Italia sono calati dopo la loro entrata nell’euro – convergendo con i tassi della Germania.

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“Gli investitori hanno guardato i tassi nominali e hanno creduto che i greci fossero diventati tedeschi, “ commenta Bagnai – ”si è trattato di una sorta di illusione ottica”.

Poi è arrivata la crisi finanziaria, e le crepe dell’unione monetaria hanno iniziato a venire alla luce.

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In Spagna, i politici non hanno potuto svalutare l’euro per contrastare il collasso della bolla immobiliare e la crisi debitoria.

Al contrario, Madrid è stata costretta a tagliare la spesa e ad attuare un programma di austerità – cosa che ha colpito il livello di vita.

“Il tasso di disoccupazione del 20% che abbiamo oggi in Spagna è una conseguenza diretta dell’euro” dice l’economista Cutillas.

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Cutillas afferma che molte persone in Spagna, un paese che ha vissuto decenni di una violenta dittatura sotto Francisco Franco, sostengono l’euro perché lo associano al progresso, alla modernità e alla pace. Ma questo per l’economista non è abbastanza.

“Non è male poter viaggiare facilmente e avere un mezzo di pagamento comune, ma questi vantaggi non dovrebbero nascondere quello che l’euro sta provocando”, dichiara.

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Una tragedia greca

La Grecia è il miglior esempio della divisione tra i ricchi paesi del nord Europa e le economie più deboli della periferia europea.

Dovendo affrontare una propria crisi debitoria, Atene ha accettato pesanti programmi di austerità in cambio di diversi salvataggi. I salari, le pensioni e le spese governative sono stati drasticamente ridotti.

Fotis Panagiotopoulos, operaio navale presso l’autorità portuale di Atene, ha vissuto l’esperienza sulla propria pelle. Il suo stipendio è stato ridotto del 50% dall’inizio della crisi greca del 2010. Sua moglie non riesce a trovare un lavoro stabile.

“In Grecia stiamo subendo una morte lenta” – dice – “non c’è via d’uscita a meno che non rompiamo questo circolo vizioso del debito”.

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Panagiotopoulos vorrebbe che la Grecia si liberasse dall’euro per ricominciare da capo.

“Vogliamo solo poterci assicurare che noi, e i nostri bambini, possiamo avere un futuro dignitoso” – ha detto – “ con l’euro, non vedo come questo sia possibile”.

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L’”euro-bolla” Irlandese

Vi ricordate della tigre celtica? L’Irlanda ebbe una crescita travolgente nei primi anni dell’euro, con tassi annuali di crescita medi del 6,5% tra il 1999 e il 2007.

Keith Redmond, dentista e politico locale a Dublino, ricorda quegli anni con paura.

“Non era un boom. Era una bolla… un’euro-bolla”.

Redmond sostiene che, non potendo regolare i suoi tassi di interesse, l’Irlanda non è riuscita a raffreddare la bolla. E quando questa è esplosa, ha portato il sistema bancario irlandese sull’orlo del collasso. L’Irlanda è stata costretta a tagliare la spesa.

Ora l’Irlanda ha svoltato e la sua economia è tornata a crescere. Ma, secondo Redmond, l’euro rimane un problema.

“Il problema fondamentale non è stato risolto… potrebbe accadere tutto di nuovo. Il nostro sistema monetario non ha alcuna flessibilità per essere in grado di affrontare uno shock”.

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Il nazionalismo Francese

Vincent Brousseau è un economista francese. Tuttavia secondo lui il problema dell’euro non è economico. Considera piuttosto la moneta comune una minaccia alla sovranità nazionale francese.

“Non è francese” dice, a proposito della moneta unica. “Non importa se è sopravvalutata o sottovalutata… il punto è essere in grado di prendere le nostre decisioni”.

Ha avuto un forte ripensamento. Fino a pochi anni fa Brousseau lavorava per la Banca Centrale Europea.

“Quando ho incominciato, alla BCE, pensavo che ci potesse essere una sola Europa, ero un europeista convinto” – dice.

Ma ha gradualmente cambiato opinione nei 15 anni spesi alla Banca Centrale, che stabiliva un tasso di interesse comune per 19 diversi paesi europei.

“Mi sono reso conto che trasferire sovranità dalla Francia al superstato europeo non è un bene per il Paese” – ha detto Brousseau, che ora coordina la politica economica e monetaria del partito politico UPR.

Cosa ci aspetta

Gli oppositori dell’euro sono in disaccordo su quello che ci aspetta.

Redmond vorrebbe vedere l’unione monetaria divisa in due. L’attuale euro rimarrebbe in uso in Germania, Olanda e altri paesi economicamente forti. Un secondo euro, più debole, verrebbe introdotto per Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna.

Brousseau vorebbe che la Francia abbandonasse completamente l’euro e ritornasse a utilizzare il franco. Non gli piacciono i compromessi proposti dalla candidata di estrema destra Marine Le Pen, che vuole abbandonare l’euro, ma utilizzare una nuova moneta pan-europea in parallelo al franco.

In Italia, Bagnai pensa che la fine dell’euro sia inevitabile.

“Sappiamo che il progetto potrebbe durare ancora un decennio, forse, ma è destinato a fallire. E prima succederà, meglio sarà”.
 

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Euro crisis maggio 10, 2017 posted by Maurizio Gustinicchi
DRAGHI AGLI OLANDESI: “TESORETTO INDIETRO SE USCITE DA EURO? NON USCIRETE MAI DALL’EURO, E’ IRREVERSIBILE”

Ecco che l’Olanda si pone il problema. Ma se uscissimo dall’Euro, i PIGS ci daranno i 100 miliardi di surplus da noi accumulati in Target2?



L’occasionale donanda posta a Draghi nasce in seguito alla sua provocazione verso gli Italiani che in caso di uscita avrebbero dovuto pagare il conto.

La risposta di Supermario e’ stata che i paesi creditori non sarebbero in grado di ottenere indietro i soldi che hanno messo in banca.

Ma la risposta piu’ dura e’ stata: “Lasciate che risponda a voi come ho risposto a domande simili presso il Parlamento europeo.

L’Euro è irrevocabile, e questo è il trattato. Non voglio speculare su ipotesi che non hanno terra nel presente trattato”.

Ops!

Quindi se non tornassimo indietro un solo euro ai paesi del nord europa, loro non potrebbero ne’ uscire ne’ buttarci fuori? Buono a sapersi!

Ad maiora.
 

mototopo

Forumer storico
Dolcino
Il saldoTarget 2 non è un debito per l’Italia nè un credito per la Germania. I franchi svizzeri sono oggi il surrogato del futuro marco tedesco?



Interessante articolo su ofcs.report sul Target2 e sulle conseguenze di una prossima rottiura della moneta unica europea. Come ben spiegato da Fabio Lugano in scorsi interventi su SE, il saldo Target2 non è nè un debito per l’Italia nè un credito per la Germania. Rappresenta semplicemente la traccia del trasferimento di fondi dalla periferia – e dall’Italia nel caso in esame – alla Germania, forse sperando di evitare gli effetti deleteri di una eventuale prossima rottura dell’euro, fatto ormai molto probabile nei prossimi 18-36.

Rispetto a quanto dipinto dai media del nord europa (saldo negativo Target2 uguale debito da pagare per uscire dall’euro) la realtà è molto differente; l’unica considerazione da fare è che solo investendo già oggi in valute che continueranno ad esistere anche dopo l’euro si potrà sperare di ovviare agli effetti (deleteri per i creditori) della fine della moneta unica. E questo varrà a maggior ragione per chi ha grandi crediti da riscuotere.

Va anche evidenziato che probabilmente la gran parte del saldo negativo Target2 dell’Italia deriva da un rimpatrio degli attivi delle aziende straniere con attività in Italia con strumenti ad es. di cash pooling. Ossia, anche le aziende straniere attive in Italia potrebbero rischiare di vedere riconvertita la propria liquidità in lire, anche se depositata in Germania (…), vedasi l’articolo sotto.

Si noti che tutta EUropa sta rimpatriando capitali dai periferici trasferendoli soprattutto in Germania. Questo non dovrebbe stupire, esiste un enorme numero di aziende tedesche esportatrici con attività in tutti i paesi EUropei, oltre a dover considerare l’attuale terrore teutonico per la prossima fine della montea unica con Trump presidente (ossia, sono proprio i tedeschi che stanno rimpatriando quanto più liquidità possibile) . Da qui l’enorme saldo positivo tedesco, circa 800 mld euro a fine Gennaio, record storico.

Buona lettura

MD

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https://ofcs.report/opinioneconomica-la-verita-sul-target2/

Abbiamo tutti ascoltato con estremo interesse le parole di Mario Draghi che, con un’inattesa apertura rispetto alla fattibilità di un’uscita dall’euro, ha comunque ricordato che in caso di rottura della moneta unica – secondo la sua opinione – i paesi uscenti dovrebbero comunque ripagare i propri debiti ossia, forse, ripagare il saldo negativo del Target2.
Visto che l’Italia ha un saldo di circa -365 miliardi di euro significa forse che tale ammontare sarebbe il nostro debito (da ripagare) in caso di Italeave? O, visto che la Germania ha un equivalente credito Target2 di circa 800 miliardi euro (!!!, record storico) rispetto all’intero sistema di pagamenti europeo, significa che in caso di rottura dell’euro il sistema europeo dovrebbe pagare Berlino il suo immenso surplus Target2?

Niente di tutto questo: prima di tutto il Target2 è una convenzione per cui il segno negativo non significa avere un debito ma semplicemente vuole rappresentare una traccia dei flussi di denaro che, ad esempio dai paesi periferici sono stati trasferiti verso quelli “core” (in caso di negatività come quella italiana). Dunque, nel momento in cui un soggetto con un conto corrente a credito in Italia trasferisce denaro ad esempio in una banca della Germania, da una parte determina una diminuzione del saldo nel conto italiano e dall’altra un parallelo incremento di saldo nel conto corrente nella banca tedesca, tutto espresso in euro. Quello che avviene per attuare il bonifico, ossia il determinarsi di un saldo negativo in capo alla banca d’Italia e di uno positivo in capo alla banca centrale tedesca, è solo una convenzione operativa che potrebbe tranquillamente non esistere ma che purtroppo confonde le idee dando vita al tanto chiacchierato saldo Target2 ed alle sue molteplici interpretazioni, spesso di parte.


Alla fine, come ben spiegato dall’ottimo De Grauwe su vox.eu (autorevolissimo sito accademico europeo) e ripreso dal nostro Fabio Lugano, il sunto è che il saldo negativo Target2 non rappresenta un debito per l’Italia ed un equivalente credito per la Germania quale recettore dei fondi trasferiti dall’Italia (i detentori dei saldi nei conti correnti positivi in Germania derivanti dai flussi di denaro provenienti dai paesi periferici, inclusa la loro nazionalità, rappresentano una variabile esogena ed indipendente). In soldoni la conseguenza è che, nel caso di una rottura dell’euro, la Germania non potrebbe permettersi di trasformare tutti i saldi in euro depositati nelle sue banche in nuovi marchi in quanto così facendo perderebbe il controllo della moneta nazionale – che esploderebbe in volume – e dunque farebbe partire prepotentemente l’inflazione tedesca. Ossia, e qui sta il punto, un euro che si rompe e che non esiste più verrebbe accreditato ai beneficiari effettivi in funzione della loro residenza, in lire se la residenza del proprietario è italiano, in fiorini se olandese ecc.
Andrebbe anche considerato che gran parte (anche oltre 100 mld di euro e più, diciamo anche un terzo) di detto saldo negativo Target2 italiano possa essere derivato dal rimpatrio di capitali delle multinazionali tedesche con attività in Italia con gli strumenti del “cash pooling”: di norma anche tali flussi derivanti ad esempio dal rimpatrio del cash delle filiali italiane delle multinazionali tedesche dovrebbero essere convertiti in lire (creando enormi perdite per numerose aziende germaniche attive in Italia).

Food for thoughts

In ogni caso non esiste nessun dubbio: se un soggetto italiano, volendo mettersi al riparo dalla futura riconversione forzata dei depositi bancari, spostasse i soldi in Germania per sfuggire (inutilmente) agli effetti di una rottura della moneta unica farebbe un gravissimo errore a pensare di esserci riuscito, si riprenderà le lire! Anche un soggetto tedesco con attività in Italia (vedi Cash Pooling) correrebbe rischi.
Dunque, l’unico modo per essere sicuri di scampare a detta ridenominazione (in caso di rottura della moneta unica) e dunque evitare di ritrovarsi – ad esempio per un beneficiario/residente italiano – con lire svalutate tra le mani è di convertire i propri saldi attivi di conto corrente in una valuta europea autonoma ossia in franchi svizzeri (moneta di norma correlata con il valore intrinseco del marco tedesco e/o alla valuta rappresentante l’economia germanica), possibilmente trasferendo il proprio cash nella Confederazione Svizzera.

In tale modo, in caso di rottura dell’euro, non ci sarebbero dubbi sulla valuta effettivamente detenuta in conto corrente ad esempio da un residente italiano.

Published by Ofcs.report
 

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attualita' maggio 10, 2017 posted by Mitt Dolcino
Lo stratega Jeff Sessions salva Trump: Comey licenziato e Clapper, Yates presto indagati. Poi sarà il turno di Berlino (assieme a Renzi?)



Mi dicono cose impressionanti dagli States. Che possono essere tradotte nel detto, “Non dire gatto fino a quando non lo hai nel sacco”.

Partiamo dai fatti: la ministro della giustizia ad interim USA nella transizione post giuramento del nuovo Presidente, quella che si rifiutò con motu proprio di attuare un ordine presidenziale, ossia a grande rischio di alto tradimento, è sotto indagine parlamentare per le intercettazioni su Trump durante la campagna presidenziale, un Watergate allargato. Clapper, il coordinatore di tutti i servizi segreti USA, è anch’egli sotto torchio ma da ex militare è più scaltro [e protetto] e sta buttando di fatto tutti i problemi dalla parte di Sally Yates.

Poi ieri la chiusura del cerchio: Comey, l’ormai ex capo dell’FBI, è stato licenziato ieri per non essere più in grado di dirigere il Buerau, In realtà il motivo è che non ha voluto procedere contro M.me Clinton ai tempi delle presidenziali pur avendo innanzi prove schiaccianti. In tutti i sensi (…).

Cosa significa tutto questo? Due cose. La prima, che Trump ha ceduto, sì, ma solo ai propri repubblicani ed ai militari, ottenendo in cambio la pulizia del passato, sia esso Clinton, Obama e tutto l’entourage stra schierato assunto dal primo presidente di colore degli USA (anche la governante della Casa Bianca, di colore anche lei, è stata licenziata). Aprendo la diga….

Secondo. A fronte del cedimento trumpiano su alcuni dossier, cedimento finalizzato alla pulizia delle incrostazioni clinton-obamiane, ora il Presidente ha carta bianca per muoversi di conseguenza, da qui l’indagine parlamentare sul duo Yates-Clapper ed il licenziamento di Comey. Si noti: le indagini federali in USA hanno due elementi imprescindibili, uno è l’accusa (l’FBI) e l’altro è l’approvazione dell’indagine (il Ministro della Giustizia, Jeff Sessions), ne manca uno e non parte nessun procedimento. Ossia, dalla nomina del nuovo capo dell’FBI partiranno le inchieste arenate ad arte, quelle che contano. Manca solo la nomina del nuovo capo dell’FBI che, scommetteteci, sarà iper-repubblicano.

Chi vincerà in tutto questo? Certamente i militari, che sono super partes, ma avranno la loro guerra. Probabilmente vincerà Trump (se non verrà eliminato dalle elites oscure nei prossimi 100 giorni, vedasi oltre) che, viste le ipotetiche malefatte clintoniane, con le indagini che verranno farà scoppiare un terremoto a Capitol Hill. A seguire verranno “regolati” i traditori, soprattutto quelli esterni agli USA che avevano scommesso troppo presto su un Trump normalizzato.



Una chicca, sapete da dove partirà l’offensiva globale trumpiana? Dalla pedofilia. Voi direte, ma che c’entra? Molto, anzi moltissimo. Purtroppo le elites globali evidentemente hanno qualche vizietto inconfessabile – magari anche esoterico, qualcuno – che sembrerebbe passare per l’abuso di minori, vi basti pensare che anche in Italia scompaiono ogni giorno (dati 2016) 5 bambini italiani. Per inciso, quello che nessuno vi dirà – ne sono certo – è che NON è stato Trump a licenziare il capo dell’FBI Comey ma il ministro della giustizia ed il suo vice, Rosenstein (quest’ultimo eletto convoto bipartisan Repubblicani-Democratici).





Nelle scorse settimane, nel quasi silenzio della stampa italica, è partita un’offensiva globale contro la pedofilia, 900 persone in tutto il mondo. Sapete chi ha mandato avanti l’inchiesta? L’FBI, l’inchiesta è partita dagli USA dove il referente centrale è stato condannato a 30 anni, tutto deriva dal famoso Pizzagate basato a Washington molto vicino al Capitolio (questa è una nota per gli addetti ai lavori…). Ovvero, sembrerebbe che proprio i tentennamenti di Comey nel mandare avanti tale inchiesta – e non necessariamente quella su Hillary, che però potrebbe incrociarsi anche con questa – gli sia costato il posto, potendo così Trump giustificare il suo licenziamento.

Aggiungiamo anche che la nuova presidenza sta nominando decine di giudici federali USA, molti dei quali seguaci del fu Antonin Scalia, amato iper conservatore, ed avete capito dove si andrà a parare.

Chi è lo stratega nemico giurato dei pedofili? Jeff Sessions! (esiste un video in rete in cui lui scansa un famosissimo politico USA della scorsa amministrazione che cerca troppo intensamente di avvicinarsi a sua nipote durante una cerimonia se ricordo bene di comunione a cui era stato dovutamente invitato, …). Vedremo.



Insomma, tenetevi forte, con il nuovo capo dell’FBI cambieranno le cose; Trump ha solo dovuto prendere tempo, per attaccare successivamente. Un colpo al cerchio ed uno alla botte. In tale contesto la Germania – il vero stato canaglia come tradimento dell’atlantismo – sarà il prossimo obiettivo americano, il finanziatore occulto di tutte le attività contro Trump e contro gli interessi USA in EUropa, a cui mira a sostituirsi. E Renzi, affiliato al progetto di contenimento trumpiano – vedasi l’incontro con Obama a Milano di ieri – farà parte del repulisti, c’è da scommetterci. Già in un paio di occasioni gli è stato negato l’incontro a Washington con il neo presidente.

E ricordate che in Italia non è ancora successo niente: il capocentro CIA a Roma è ancora lo stesso, ossia l’ambasciatore americano nominato da Obama (incredibilmente non è stato cambiato nel bailamme succedutosi nei primi 100 giorni di Trump, guarda caso tutte le indagini “in canna” da novembre scorso sembrerebbe si siano improvvisamente arenate da circa due mesi, …).

Scommetto che manca poco all’avvicendamento.

Verrebbe da dire che giudici e politici italiani vanno avvisati, poco tempo.

Per chi ha orecchie per intendere.

Fantomas
 

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Magaldi: gli Occhionero bruciati per imporre 007 infedeli?
Scritto il 17/1/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Lo scandalo della cyber-security con l’arresto dei fratelli Occhionero? Fatto scoppiare ad arte, per imporre un nuovo super-controllore gradito a Renzi (e all’ultra-destra massonica cui il leader Pd guarderebbe) ma sgradito agli ambienti della massoneria internazionale progressista. E’ la tesi, dirompente, enunciata dal massone Gioele Magaldi, gran maestro del Grande Oriente Democratico e autore del saggio “Massoni, società a responsabilità illimitata”, pubblicato da Chiarelettere a fine 2014 ma completamente oscurato dai grandi media, nonostante rivelasse – in modo del tutto inedito – i più segreti retroscena del “back office” del potere, consentendo una clamorosa rilettura dell’intera storia del ‘900, inclusa quella italiana, mettendo in luce il ruolo del “convitato di pietra”, la massoneria, nella sua versione apolide, quella delle 36 Ur-Lodges che reggerebbero i grandi giochi mondiali. «Ho più volte offerto di esibire prove concrete, un dossier di 6.000 pagine – protesta Magaldi, ai microfoni di “Colors Radio” – ma nessuno si è finora azzardato a smentirmi». Contro la “congiura del silenzio”, Magaldi ora interviene anche sull’ultimo caso di cronaca, quello dei fratelli Occhionero, indicando una regia interamente massonica dietro alla vicenda. Nomi eccellenti? Mario Draghi, Marco Carrai, Anna Maria Tarantola, Mario Monti. E l’onnipresente, ma invisibile, Michael Ledeen.
«Giulio e Francesca Romana Occhionero hanno agito in piena sintonia e reciproca consapevolezza di quello che ciascuno faceva», dichiara Magaldi ad “Affari Italiani”. I due «sono stati coperti e protetti, per anni, accumulando molti dati sensibili a favore di chi li proteggeva e ispirava». Avrebbero accumulato, per conto terzi, «una mole infinitamente più grande di dati rispetto a quella sinora scoperta dagli investigatori». Per Magaldi, Giulio Occhionero «ambiva a far parte di una specifica Ur-Lodge», una superloggia sovranazionale, la “White Eagle”, «operante principalmente tra Usa, Regno Unito, Malta e il Medio Oriente». Della “White Eagle”, dice ancora Magaldi, fa parte Ledeen, il politologo statunitense la cui storia si è intrecciata più volte con quella italiana, anche sul caso Moro. Un altro studioso di formazione massonica, Gianfranco Carpeoro, nel libro “Dalla massoneria al terrorismo” (Revoluzione-UnoEditori) collega Ledeen anche a Licio Gelli e all’omicidio del leader socialista svedese Olof Palme, attribuendo a Ledeen anche la militanza nel B’nai B’rith, la super-massoneria israeliana controllata dal Mossad. Ma che c’entra, tutto questo, con il caso dei due italiani accusati di cyber-spionaggio?
«Al fratello Occhionero – spiega Magaldi, sempre intervistato da “Affari Italiani” – stava stretta l’appartenenza ad una loggia, la “Paolo Ungari-Nicola Ricciotti Pensiero e Azione” all’Oriente di Roma, che fa parte di una obbedienza ordinaria e nazionale come il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani». Per Magaldi, il Goi sarebbe «una di quelle entità massoniche ormai in stato di declino e di relativa marginalità, rispetto a quei circuiti delle superlogge che ho iniziato a descrivere nel libro “Massoni”», di cui sta per uscire il sequel, intitolato “Globalizzazione e Massoneria”. In realtà, aggiunge Magaldi, Giulio Occhionero e la sorella Francesca Romana «coltivavano l’ambizione di essere ammessi a una specifica superloggia sovranazionale, la “White Eagle”». Per questo, «hanno agito su commissione di personaggi collegati come affiliati o come ‘compagni di strada/aspiranti affiliati’ di questa Ur-Lodge». Chiarisce Magaldi: «La massoneria sempre meno rilevante del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani c’entra poco, con questa intricata vicenda». Lo “spionaggio” ai danni di alcuni dignitari del Goi «era soprattutto un’esigenza personalistica di Giulio Occhionero, qualcosa di irrilevante per i suoi mandanti in ‘super-grembiulino’».
Diverso invece il caso della “sorveglianza” del gran maestro del Goi, Stefano Bisi, che per Magaldi «va ricondotta allo spionaggio sul fratello Mario Draghi (mi dicono avvenuta anche su altre utenze rispetto a quelle sin qui individuate dagli investigatori), di cui Bisi è in qualche modo un servizievole esecutore per questioni massoniche di natura locale». Servizievole esecutore? Magaldi afferma che il ruolo di Bisi risale «ai tempi del ‘groviglio armonioso’ legato al Monte dei Paschi di Siena, allorché Draghi, come governatore di Bankitalia, non vigilò adeguatamente su alcune condotte del management della banca senese». E Bisi, come massone e giornalista (caporedattore e poi vicedirettore del “Corriere di Siena”, testata influente nella città toscana, «aveva le mani in pasta in diverse questioni Mps, ispirando la sua azione di concerto con il fratello Draghi e con la sorella libera muratrice Anna Maria Tarantola, capo della Vigilanza di Bankitalia, la quale, in virtù della sua clamorosa ‘mancata vigilanza’ sulle questioni più scabrose in capo a Mps, fu premiata dal massone Mario Monti con la nomina a presidente Rai nel 2012».
Ma se questi sono piccoli risvolti italiani, continua Magaldi, «la massoneria che invece c’entra molto, con tutto questo affaire del cyber-spionaggio imputato ai fratelli Occhionero, è quella della Ur-Lodge sovranazionale neoaristocratica “White Eagle”». Chi potrebbe essere il committente del cyberspionaggio? «Se dal nome della superloggia sovranazionale coinvolta andiamo nel particolare dei personaggi che hanno fatto da tramite con Giulio e Francesca Romana Occhionero, la questione si fa clamorosa», sostiene Magaldi. Che aggiunge: «Uno dei personaggi che consiglio agli inquirenti di ascoltare con attenzione su questa vicenda è il massone conservatore e reazionario Micheal Ledeen, appunto affiliato di peso alla “White Eagle”». Un altro personaggio che secondo Magaldi «varrebbe la pena sentire come ‘persona informata dei fatti’ è Marco Carrai, wannabe supermassone, con specifica propensione proprio verso la “White Eagle”, come il suo caro amico Matteo Renzi». Nel lessico libero-muratorio, il “wannabe” è colui che chiede di essere accolto, in questo caso in una superloggia internazionale.
Quale potrebbe essere l’obiettivo di questa attività di spionaggio? «Qualcuno, per anni, ha raccolto e utilizzato le informazioni sensibili che i fratelli Occhionero gli hanno passato, coprendone e proteggendone in vario modo le attività», sostiene Magaldi, che svela l’identità delle sue fonti riservate: si tratta di «cari e fraterni amici in capo a importanti strutture di intelligence militare e civile di area euro-atlantica». Queste fonti, continua Magaldi, gli hanno rivelato che «da qualche tempo, Giulio e Francesca Romana Occhionero erano diventati ‘sacrificabili’ per ottenere, cinicamente, attraverso uno scandalo fatto scoppiare ad arte sulla loro vicenda, una ristrutturazione della cybersecurity italiana a livello nazionale». Una ristrutturazione che, «sin qui, non si era potuta realizzare», e che «avrebbe potuto portare al suo vertice una persona gradita a Matteo Renzi, ma sgradita a diversi ambienti massonico-progressisti dell’intelligence italiana e statunitense, con cui quella italiana tradizionalmente collabora in modo privilegiato».
Lo stesso Magaldi ha più volte fatto riferimento alla “speciale protezione” di cui avrebbe goduto il nostro paese, specie negli ultimi anni, in cui l’opinione pubblica europea è stata scossa dai devastanti attentati che hanno colpito la Francia. E nel suo libro, Magaldi sottolinea il ruolo decisivo di un super-massone di altissimo rango, come il sociologo Arthur Schlesinger Jr., collaboratore strategico della Casa Bianca, cui l’autore attribuisce un ruolo-chiave, negli anni ‘60 e ‘70, nel tentativo (riuscito) di sventare i tre diversi colpi di Stato che avrebbero posto fine alla democrazia italiana. Anche per questo, probabilmente, Magaldi invita a non sottovalutare i possibili retroscena del cyber-spionaggio, settore delicatissimo da cui dipende, davvero, la sicurezza nazionale, specie in tempi come questi, gremiti di sanguinosi attentati palesemente “inquinati” da settori deviati dell’intelligence. Attraverso i suoi contatti con i «circuiti liberomuratori progressisti sovranazionali», Gioele Magaldi dichiara di impegnarsi a vigilare «affinché nessuno strumentalizzi questo scandalo per far conferire ad ‘amici degli amici’ incarichi tali da mettere in pericolo proprio quella sicurezza nazionale informatica italiana che si pretenderebbe di voler tutelare».
Lo scandalo della cyber-security con l’arresto dei fratelli Occhionero? Fatto scoppiare ad arte, per imporre un nuovo super-controllore gradito a Renzi (e all’ultra-destra massonica cui il leader Pd guarderebbe) ma sgradito agli ambienti della massoneria internazionale progressista. E’ la tesi, dirompente, enunciata dal massone Gioele Magaldi, gran maestro del Grande Oriente Democratico e autore del saggio “Massoni, società a responsabilità illimitata”, pubblicato da Chiarelettere a fine 2014 ma completamente oscurato dai grandi media, nonostante rivelasse – in modo del tutto inedito – i più segreti retroscena del “back office” del potere, consentendo una clamorosa rilettura dell’intera storia del ‘900, inclusa quella italiana, mettendo in luce il ruolo del “convitato di pietra”, la massoneria, nella sua versione apolide, quella delle 36 Ur-Lodges che reggerebbero i grandi giochi mondiali. «Ho più volte offerto di esibire prove concrete, un dossier di 6.000 pagine – protesta Magaldi, ai microfoni di “Colors Radio” – ma nessuno si è finora azzardato a smentirmi». Contro la “congiura del silenzio”, Magaldi ora interviene anche sull’ultimo caso di cronaca, quello dei fratelli Occhionero, indicando una regia interamente massonica dietro alla vicenda. Nomi eccellenti? Mario Draghi, Marco Carrai, Anna Maria Tarantola, Mario Monti. E l’onnipresente, ma invisibile, Michael Ledeen.

«Giulio e Francesca Romana Occhionero hanno agito in piena sintonia e reciproca consapevolezza di quello che ciascuno faceva», dichiara Magaldi ad “Affari Italiani”. I due «sono stati coperti e protetti, per anni, accumulando molti dati sensibili a favore di chi li proteggeva e ispirava». Avrebbero accumulato, per conto terzi, «una mole infinitamente più grande di dati rispetto a quella sinora scoperta dagli investigatori». Per Magaldi, Giulio Occhionero «ambiva a far parte di una specifica Ur-Lodge», una superloggia sovranazionale, la “White Eagle”, «operante principalmente tra Usa, Regno Unito, Malta e il Medio Oriente». Della “White Eagle”, dice ancora Magaldi, fa parte Ledeen, il politologo statunitense la cui storia si è intrecciata più volte con quella italiana, anche sul caso Moro. Un altro studioso di formazione massonica, Gianfranco Carpeoro, nel libro “Dalla massoneria al terrorismo” (Revoluzione-UnoEditori) collega Ledeen anche a Licio Gelli e all’omicidio del leader socialista svedese Olof Palme, attribuendo a Ledeen anche la militanza nel B’nai B’rith, la super-massoneria israeliana controllata dal Mossad. Ma che c’entra, tutto questo, con il caso dei due italiani accusati di cyber-spionaggio?

«Al fratello Occhionero – spiega Magaldi, sempre intervistato da “Affari Italiani” – stava stretta l’appartenenza ad una loggia, la “Paolo Ungari-Nicola Ricciotti Pensiero e Azione” all’Oriente di Roma, che fa parte di una obbedienza ordinaria e nazionale come il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani». Per Magaldi, il Goi sarebbe «una di quelle entità massoniche ormai in stato di declino e di relativa marginalità, rispetto a quei circuiti delle superlogge che ho iniziato a descrivere nel libro “Massoni”», di cui sta per uscire il sequel, intitolato “Globalizzazione e Massoneria”. In realtà, aggiunge Magaldi, Giulio Occhionero e la sorella Francesca Romana «coltivavano l’ambizione di essere ammessi a una specifica superloggia sovranazionale, la “White Eagle”». Per questo, «hanno agito su commissione di personaggi collegati come affiliati o come ‘compagni di strada/aspiranti affiliati’ di questa Ur-Lodge». Chiarisce Magaldi: «La massoneria sempre meno rilevante del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani c’entra poco, con questa intricata vicenda». Lo “spionaggio” ai danni di alcuni dignitari del Goi «era soprattutto un’esigenza personalistica di Giulio Occhionero, qualcosa di irrilevante per i suoi mandanti in ‘super-grembiulino’».

Diverso invece il caso della “sorveglianza” del gran maestro del Goi, Stefano Bisi, che per Magaldi «va ricondotta allo spionaggio sul fratello Mario Draghi (mi dicono avvenuta anche su altre utenze rispetto a quelle sin qui individuate dagli investigatori), di cui Bisi è in qualche modo un servizievole esecutore per questioni massoniche di natura locale». Servizievole esecutore? Magaldi afferma che il ruolo di Bisi risale «ai tempi del ‘groviglio armonioso’ legato al Monte dei Paschi di Siena, allorché Draghi, come governatore di Bankitalia, non vigilò adeguatamente su alcune condotte del management della banca senese». E Bisi, come massone e giornalista (caporedattore e poi vicedirettore del “Corriere di Siena”, testata influente nella città toscana, «aveva le mani in pasta in diverse questioni Mps, ispirando la sua azione di concerto con il fratello Draghi e con la sorella libera muratrice Anna Maria Tarantola, capo della Vigilanza di Bankitalia, la quale, in virtù della sua clamorosa ‘mancata vigilanza’ sulle questioni più scabrose in capo a Mps, fu premiata dal massone Mario Monti con la nomina a presidente Rai nel 2012».

Ma se questi sono piccoli risvolti italiani, continua Magaldi, «la massoneria che invece c’entra molto, con tutto questo affaire del cyber-spionaggio imputato ai fratelli Occhionero, è quella della Ur-Lodge sovranazionale neoaristocratica “White Eagle”». Chi potrebbe essere il committente del cyberspionaggio? «Se dal nome della superloggia sovranazionale coinvolta andiamo nel particolare dei personaggi che hanno fatto da tramite con Giulio e Francesca Romana Occhionero, la questione si fa clamorosa», sostiene Magaldi. Che aggiunge: «Uno dei personaggi che consiglio agli inquirenti di ascoltare con attenzione su questa vicenda è il massone conservatore e reazionario Micheal Ledeen, appunto affiliato di peso alla “White Eagle”». Un altro personaggio che secondo Magaldi «varrebbe la pena sentire come ‘persona informata dei fatti’ è Marco Carrai, wannabe supermassone, con specifica propensione proprio verso la “White Eagle”, come il suo caro amico Matteo Renzi». Nel lessico libero-muratorio, il “wannabe” è colui che chiede di essere accolto, in questo caso in una superloggia internazionale.

Quale potrebbe essere l’obiettivo di questa attività di spionaggio? «Qualcuno, per anni, ha raccolto e utilizzato le informazioni sensibili che i fratelli Occhionero gli hanno passato, coprendone e proteggendone in vario modo le attività», sostiene Magaldi, che svela l’identità delle sue fonti riservate: si tratta di «cari e fraterni amici in capo a importanti strutture di intelligence militare e civile di area euro-atlantica». Queste fonti, continua Magaldi, gli hanno rivelato che «da qualche tempo, Giulio e Francesca Romana Occhionero erano diventati ‘sacrificabili’ per ottenere, cinicamente, attraverso uno scandalo fatto scoppiare ad arte sulla loro vicenda, una ristrutturazione della cybersecurity italiana a livello nazionale». Una ristrutturazione che, «sin qui, non si era potuta realizzare», e che «avrebbe potuto portare al suo vertice una persona gradita a Matteo Renzi, ma sgradita a diversi ambienti massonico-progressisti dell’intelligence italiana e statunitense, con cui quella italiana tradizionalmente collabora in modo privilegiato».

Lo stesso Magaldi ha più volte fatto riferimento alla “speciale protezione” di cui avrebbe goduto il nostro paese, specie negli ultimi anni, in cui l’opinione pubblica europea è stata scossa dai devastanti attentati “false flag”, targati Isis, che hanno colpito la Francia. E nel suo libro, Magaldi sottolinea il ruolo decisivo di un super-massone di altissimo rango, come il sociologo Arthur Schlesinger Jr., collaboratore strategico della Casa Bianca, cui l’autore attribuisce un ruolo-chiave, negli anni ‘60 e ‘70, nel tentativo (riuscito) di sventare i tre diversi colpi di Stato che avrebbero posto fine alla democrazia italiana. Anche per questo, probabilmente, Magaldi invita a non sottovalutare i possibili retroscena del cyber-spionaggio, settore delicatissimo da cui dipende, davvero, la sicurezza nazionale, specie in tempi come questi, gremiti di sanguinosi attentati palesemente “inquinati” da settori deviati dell’intelligence. Attraverso i suoi contatti con i «circuiti liberomuratori progressisti sovranazionali», Gioele Magaldi dichiara di impegnarsi a vigilare «affinché nessuno strumentalizzi questo scandalo per far conferire ad ‘amici degli amici’ incarichi tali da mettere in pericolo proprio quella sicurezza nazionale informatica italiana che si pretenderebbe di voler tutelare».

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