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Tratto da “La banca, la moneta e l’usura – La Costituzione tradita”, di Bruno Tarquini [*], già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello dell’Aquila (ed. Controcorrente, Napoli 2001)

“Le anomalie di un bilancio […] la Banca d’Italia, nei propri bilanci, iscrive tra le poste passive la moneta che immette in circolazione. Questo ritiene di poter fare in virtù di un mero gioco di parole, che si risolve in definitiva in una presa in giro del popolo, sfruttando in modo truffaldino la formula che ancora si trova scritta sulle banconote (“Lire centomila – pagabili a vista al portatore” – firmato “Il Governatore”) e che, oggi, non avrebbe più alcuna ragione di essere, perché non significa nulla [1].
Infatti si tratta di un’obbligazione che l’istituto bancario si assumeva nel passato (nel tempo, cioè, in cui vigeva la convertibilità del biglietto di banca in oro) di convertire appunto la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea).
Nei tempi attuali, in cui quella convertibilità è stata abolita ed è stato imposto il corso forzoso della moneta cartacea, quella “promessa di pagamento a vista” ha perduto ogni contenuto e non può, quindi, avere alcun valore. Tuttavia la Banca d’Italia ritiene ancora di potersene avvalere, confidando che la mera apparenza, che ancor oggi conservano i biglietti di banca, di cambiali a vista, e quindi formalmente di debito, le possa consentire legittimamente di considerare la moneta immessa in circolazione come una propria passività da iscrivere in bilancio tra le poste passive. Ed è noto come l’aumento artificioso del passivo, in un bilancio societario, determini un illecito annullamento dell’attivo [2].

Quindi l’Istituto di Emissione immette in circolazione banconote che sono non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come false cambiali, che da un lato offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell’azienda, dall’altro costituiscono un “debito inesigibile”, come affermano le stesse autorità monetarie, inventando una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l’assurdità. A parte, infatti, che la inesigibilità non può che riguardare il credito (perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del “debitore inesigibile” si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito.
Una cosa è dire che “il credito” è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la Banca Centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.
Riassumendo, delle due l’una: o la Banca d’Italia non è proprietaria della moneta al momento dell’emissione (come hanno affermato i rappresentanti del governo rispondendo alle interrogazioni parlamentari) ed allora appare del tutto ingiustificato che ne tragga un utile, tanto più che la banca stessa assume di essere debitrice dei simboli monetari emessi, così da iscriverli come posta passiva nel proprio bilancio; oppure la Banca Centrale (contrariamente a quanto dichiarato dai due Sottosegretari di Stato) è proprietaria di quella moneta e con giustificazione (solo apparente) ne ritrae un utile dal suo prestito al sistema economico nazionale, ma allora assume i contorni di un fatto illecito far figurare come poste passive operazioni che sono invece indubbiamente attive.”
 

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economici.itil mondo visto da un'altra angolazione

attualita' settembre 28, 2018 posted by Ingegner Caustico
MANOVRA: QUELLO CHE SARA’ E QUELLO CHE VORREI


Caro ministro Tria, poiché la massima manifestazione dell’attività di un governo è rappresentata dall’emanazione della legge finanziaria, mi sono permesso di fare qualche conto per indicare le possibilità in gioco ed i cosiddetti “margini di manovra”.
Sarebbe desiderabile un importante aumento della spesa pubblica, in modo da immettere moneta nelle tasche dei cittadini incentivando inoltre i consumi, ma non bisogna cadere nel tranello dei “keynesiani da osteria”, quelli che dicono di volere portare il deficit a doppia cifra per un numero imprecisato di anni. Perché? Perché la spesa pubblica è reddito per i cittadini (per questo i liberisti la aborrono), ma questo arricchimento genera maggiori consumi di merci e servizi, ANCHE ESTERI. Questo ha un effetto negativo poiché una maggiore richiesta di beni esteri peggiora la bilancia commerciale in quanto tende a fare aumentare la moneta in uscita a parità di moneta in entrata. Spieghiamoci con un esempio: supponiamo che io abbia un aumento di stipendio e grazie a questa disponibilità io decida di acquistare un’auto giapponese al prezzo di 25.000€. Col mio acquisto un’autovettura entrerà in Italia e parallelamente 25.000€ usciranno dall’Italia per andare in Giappone. A fronte di beni che entrano (importazioni) si ha un pari valore di moneta che esce. E’ intuitivo capire che, in generale, la moneta che esce da uno Stato (dovuta alle importazioni) non può essere costantemente maggiore di quella che entra (dovuta alle esportazioni), ovvero la bilancia commerciale deve essere in attivo o al limite in equilibrio. In questo caso specifico lo Stato si deve realmente comportare come il buon padre di famiglia. Questo non vuole dire che non si può essere in passivo per qualche anno, ma in generale occorre che eventuali passivi siano prima o poi corretti con dei tagli alla spesa pubblica, in modo da impoverire i cittadini e conseguentemente ridurre le importazioni. Tanto maggiore è la bilancia commerciale, più un aumento della spesa pubblica e del Pil sono compatibili con l’equilibrio dei conti con l’estero. Esiste quindi un valore del Pil che non deve essere superato per non incorrere in un aumento esagerato delle importazioni rispetto alle esportazioni. Come siamo messi e quindi quanti margini di manovra ha il governo? Siamo messi bene, infatti dal 2012 la nostra bilancia commerciale è ampiamente in positivo:



bilancia commerciale – Italia

Questo sta a significare che dal 2012 in poi stiamo vivendo al di sotto delle nostre possibilità, cioè lo Stato POTREBBE e DOVREBBE spendere di più! Quanto? Basta applicare la relazione nota come legge di Thirlwall: esaminando la situazione dal 2000 al 2017 si evince che in questi 17 anni l’equilibrio dei conti esteri impone una crescita del Pil nominale non superiore al 46,2% (circa il 2,3% annuo), mentre noi siamo cresciuti solo del 38,5% (circa il 1,9% all’anno).



Questo vuole dire che, come anticipato, lo Stato spende MENO di quanto dovrebbe e quindi abbiamo un reddito inferiore a quanto potremmo permetterci. Si vede bene nel grafico sottostante in cui è riportato in blu (tratteggiato) l’andamento dei Pil compatibile con l’equilibrio dei conti esteri, mentre in rosso il Pil nominale effettivamente realizzato.



Fino al 2008 crescevamo troppo: gli italiani avevano un reddito troppo alto (infatti la linea rossa si trova al di sopra della linea tratteggiata) e quindi importavamo troppo rispetto alle nostre esportazioni, a seguito della crisi economica il nostro reddito è diminuito riportandoci a valori più compatibili col vincolo esterno, infine è intervenuto il senatore Monti ad impoverci ulteriormente (linea rossa al di sotto di quella tratteggiata) facendoci vivere al di sotto della nostre possibilità. Volendo sfruttare totalmente il gap di reddito rispetto al vincolo esterno indicato dalla linea tratteggiata, è possibile calcolare il Pil massimo che ci possiamo permettere nell’anno venturo: potremmo crescere fino al 7,5% in termini nominali (pari a 128,8 miliardi di € in più). Mettiamo dei numeri giusto per rendere l’idea: supponendo un’inflazione del 2,0%, potremmo crescere in termini reali al massimo del 7,5 – 2,0 = 5,5%; ipotizzando invece un’inflazione del 1,5%, potremmo avere al massimo una crescita reale del 7,5 – 1,5 = 6,0%. Potremmo cioè permetterci dei tassi di crescita CINESI! Ma come fare per ottenerli? La risposta è molto semplice: facendo spendere lo Stato! La spesa di qualcuno è SEMPRE il reddito di qualcun altro, pertanto la spesa dello Stato è reddito dei cittadini ed il Pil è proprio la somma dei redditi dei cittadini. Questo fatto è noto da almeno 80 anni dalla teoria economica ed è riscontrabile anche da noi con una precisione impressionante. Mettendo in relazione la spesa pubblica ed il Pil, si vede che sono in relazione lineare: se aumenta la spesa pubblica aumenta il Pil, se diminuisce la spesa pubblica diminuisce il Pil.



Questo grafico ci dice che per ogni euro di spesa pubblica in più, il Pil aumenta di 4,3037 euro in termini nominali e questo si verifica nel 98% dei casi, praticamente sempre, come si evince dalle figure seguenti che sono praticamente identiche:



Poiché il Pil e la spesa pubblica sono fortemente legate, è facile calcolare che, per ottenere tale incremento di Pil (pari a 128,8 miliardi di €), occorre incrementare la spesa pubblica di 128,8/4,3037 = 29,9 miliardi di €. E pensi un po’: se portasse il DISAVANZO PRIMARIO al 5,6% e conseguentemente il rapporto deficit /Pil al 9,2% (non riporto i calcoli in quanto piuttosto complicati), il rapporto debito/Pil resterebbe invariato (alla faccia dei terroristi dello spread!). Ma come è possibile? E’ più semplice di quanto si pensi: se lo Stato fa deficit, ovvero spende più di quanto tassa, i cittadini aumentano il proprio reddito e quindi aumenta il Pil. E’ vero che aumenta anche il debito, ma l’aumento del Pil compensa esattamente l’incremento del debito ed il loro rapporto resta invariato.
Se invece il governo si attesterà su un rapporto deficit/Pil del 2,4%, come dicono le indiscrezioni, applicando il dato agli ultimi rilevamenti annuali disponibili (relativi al 2017), si otterrebbe un incremento del Pil nominale solo dell’1,9% (perfettamente in linea con la media degli anni passati) conseguente ad un aumento della spesa pubblica di circa 7 miliardi e mezzo (per una prima applicazione del reddito di cittadinanza, la modifica della legge Fornero e forse un abbozzo di dual-tax), ma con la necessità, per mantenere invariato il rapporto debito/Pil, di un aumento delle imposte di circa due miliardi. È intuitivo che, se la crescita del Pil nominale fosse superiore all’1,9%, il rapporto debito/Pil tenderebbe a calare.
Ministro Tria, le possibilità ci sono tutte, occorre il coraggio e la volontà di volerle cogliere!

Claudio Barnabè
 

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29 settembre 2018 pubblicato da Fabio Lugano
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IL WALL STREET JOURNAL: COMPRATE TITOLI ITALIANI, ANCHE PER VEDERE IL BLUFF


Il Wall Street Journal è un media espressione della finanzia più dirette e più cinica. Oggi vi è comparso un interessante articolo a firma di Jon Sindreu che…

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analisi e studi 29 settembre 2018 pubblicato da Tancredi
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IL VENERDì DEI MERCATI: il giorno dopo
Le dichiarazioni inerenti al DEF hanno scatenato su Piazza Affari un forte ribasso, chiudendo a -3,72%. A perder maggiormente (c’era da aspettarselo) sono state le “big” del comparto bancario: in…

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analisi e studi 29 settembre 2018 pubblicato da Giuseppe Palma
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Matteo, elimina l’obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati (di P. Becchi e G. Palma)
Prima il limite all’utilizzo del denaro contante, poi il potenziamento degli strumenti di accertamento fiscale, l’inversione dell’onere della prova che è finito a carico del contribuente e ora la fatturazione…

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attualita' 29 settembre 2018 pubblicato da Maurizio Gustinicchi
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BITONCI (LEGA) E LA PACE FISCALE
Come sarà la Pace Fiscale? Ce lo dice Bitonci della Lega. Lo annuncia dalle telecamere di Coffee Break (La7) questa mattina. Le parole pronunciate sono più o meno queste: “Chiude remo…

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attualita' 29 settembre 2018 pubblicato da Mitt Dolcino
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Cosa succederebbe se la manovra in deficit “per fare crescita” dei gialloverdi funzionasse? Sarebbe la caccia a economisti, politici, giornalisti “venduti”?
Una mia rara considerazione sull’Italia. Vorrei sottoporvi una valutazione che facevo ieri telefonicamente con il mio amico avvocato. Giustamente lui, chiedendomi lumi, condensava la storia della manovra del governo gialloverde…

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attualita' 29 settembre 2018 pubblicato da admin
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Intervista a Bannon: Italiani state attenti, l’Europa vi vuole in crisi a vita. (di Vincenzo Garzaroli)
Tutti lo cercano, tutti lo vogliono vedere, ci vogliono parlare, una settimana in Italia e Steve Bannon ha lanciato in grande stile il suo progetto pan europeo “The Movement”, sede…

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EURO: L’ULTIMA BATTAGLIA!
Scritto il 25 settembre 2018 alle 11:15 da icebergfinanza

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In questi giorni abbiamo sentito di tutto e di più sulla manovra finanziaria, giornalisti disperati inventarsi qualsiasi cosa per poter sopravvivere, ma la realtà è un’altra e tra qualche giorno sarà evidenza.

Noi vi suggeriamo di fare molta attenzione alle sorprese che arriveranno, il recente ” ” STRONG BUY ITALY! ” potrebbe diventare realtà a tempo debito.

Ieri il povero Manu è stato costretto a promettere, meno tasse per tutti, richiamando ancora il deficit, proprio loro che da un decennio non rispettano le regoletta idiota della UE…



Questo è un uomo disperato, con il consenso ai minimi storici, è riuscito addirittura a fare peggio del suo pessimo predecessore Hollande, un uomo di gelatina e cosa si inventa, taglio tasse per tutti e chissenefrega dell’Europa e dintorni.

Si certo, c’è sempre qualche furbastro denoantri che sottolinea come il debito pubblico francese e molto inferiore al nostro, ma le dinamiche sono chiare…

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In rapporto al Pil loro stanno meglio?

Ma per favore non diciamo fesserie, vogliamo vedere gli altri indicatori, quelli indicatori che televisione e carta straccia italiana non vi faranno mai vedere?

Primo, non dimentichiamoci che il debito ha raggiunto quei livelli grazie alla distruzione della domanda interna e alla deflazione salariale imposta da Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, in questi anni è grazie a loro che siamo in questa situazione!

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Ma facciamo le cose seriamente, la miserabile crescita francese di questi anni è dovuta in buona parte all’ampio utilizzo del deficit delle partite correnti.



Quindi di cosa parliamo, di cosa parlano analisti, editorialisti ed economisti nostrani venduti all’Europa?

Se non sapete cosa fare fatevi un po di cultura in mezzo ad un mondo di asini…



Ma vediamo cosa è successo ieri all’altro Mario…



La tanto celebrata solidarietà che pare regoli i rapporti tra gli Stati membri dell’Unione Europea assume ogni giorno declinazioni nuove e originali. Alla sua ennesima dimostrazione ha assistito il Governatore della Banca Centrale Mario Draghi, audito al Parlamento Europeo, precisamente dai deputati della Commissione per i problemi economici e monetari, dove è andato in scena un “classico” della dialettica bruxellese: una manifestazione incontrollata di vicinanza di alcuni politici tedeschi al popolo italiano.

Ironia a parte, tutto inizia con la domanda dell’eurodeputato Marcus Pretzell, ex esponente di AfD nonché marito di Frauke Petry, ex leader del partito di estrema destra che ha poi abbandonato per contrasti sulla linea politica: partendo dalla grave situazione di rischio in cui versa il principale istituto tedesco, la Deutsche Bank, e alla “regressione” degli asset di DB e della seconda banca tedesca Commerzabank, Pretzell ha sottolineato come la politica monetaria non convenzionale adottata dalla Bce non abbia aiutato le due banche; e ha insinuato al tempo stesso privilegi per gli istituti italiani da parte di Francoforte: “E quindi – ha chiesto l’europarlamentare – secondo lei non c’è stato qualche squilibrio tra quello che è stato fatto per il suo Paese d’origine e quello che è stato fatto per la Germania?”.

Il bello di questa crisi come durante la Repubblica di Weimar è che i tedeschi sono quotidianamente istruiti sulle colpe altrui, sulle responsabilità altrui, la propaganda interna come prima della seconda guerra mondiale è tutta volta a dare la colpa al nemico.

Peccato che come abbiamo visto la principale colpa della crisi de”euro è delle banche tedesche e francesi, peccato che Mario Draghi ha chiuso e sta tuttora chiudendo due occhi sulla reale situazione patrimoniale/finanziaria delle due principali banche tedesche, Deutsche Bank e Commerzbank, per non parlare delle centinaia di banche zombie dei vari land tedeschi.

(…) Poco prima di Pretzell era infatti già intervenuto un altro europarlamentare di Berlino, Bernd Lucke (anche lui fuoriuscito da AfD) spingendosi persino oltre e arrivando a ipotizzare una sorta di riscatto immediato da prelevare dal sistema dei pagamenti europeo Target 2 un secondo dopo la malaugurata uscita dell’Italia dall’Eurozona.

Il resto lo lascio leggere a Voi, quello che mi interessa evidenziare è che per l’ennesima volta Mario Draghi ha dato prova della sua disonesta intellettuale…

Quanto all’Italia, il Governatore della Bce è tornato sulla frase utilizzata qualche giorno fa: “Ho detto che le parole hanno fatto effettivamente danni, perché le famiglie e le imprese pagano tassi più alti di prima”. In numeri, “20 punti base in più per il credito al consumo, lo stesso per piccole e medie imprese”, mentre circa “64 punti base sulle emissioni obbligazionarie delle grandi imprese”, e al tempo stesso sono state date “garanzie e clausole più esigenti”, mentre “per i mutui processo è più lento”, ha detto Draghi.

Non c’è traccia di un aumento degli spread, per quanto riguarda le emissioni obbligazionarie delle imprese, lasciamo perdere si rilegga l’ultimo report della BIS sulle imprese corporate zombies tenute in vita dalla politica monetaria, rifinanziamenti a tassi ridicoli per tutti, per favore non diciamo fesserie, 50/60 punti base sono fesserie, con i tassi attuali, fesserie!

Vuole alcuni dati egregio signor Draghi? E’ chiaro il concetto che ancora una volta nella storia la colpa della prossima crisi sarà vostra come tutte le altre? E’ forse per questo che sta chiedendo agli Stati di mettere via un cuscinetto di riserve per salvare qualche altra delle vostre banche?



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Emerging Markets Corporate Debt Oustanding

2018: $ 3.900.000.000.000

2008: $ 2.100.000.000.000

Thank you Janet Yellen, Mario Dragi, Haruhiko Kuroda and company. BIS data

Per chi ogni giorni, ogni minuto, ogni istante vede crollare la famigerata linea Maginot, vediamo di fare ordine.

Il fatto che superi 3.263 non significa che la linea è abbattuta, ci vuole molto ma molto di più per farci cambiare idea.

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Ci sono diversi punti importanti da notare nel grafico qui sopra, pubblicato dal nostro Lance Roberts su Real Investment Advice

Negli ultimi 40 anni, ci sono state solo sette (7) altre occasioni in cui i tassi erano in ipercomprato. In ogni caso, è stato un grande momento per comprare obbligazioni e vendere azioni.
C’erano solo due (2) altri periodi in cui i tassi erano estesi al di sopra delle loro medie mobili a lungo termine. Quello che si è verificato tra il 1980-1982 ha dato inizio al declino a lungo termine dei prezzi delle obbligazioni.
La crescita economica ha raggiunto il picco ogni volta che i tassi sono saliti. Ogni volta che i tassi hanno spinto in precedenza le deviazioni 2-standard della loro media mobile a 2 anni – si sono verificate cattive azioni come il Crash del 1974, Crash del 1987, Long-Term Capital Management, Default del debito russo, Contagio asiatico, crisi della New Economy e la crisi finanziaria.

Bene, dovrebbe bastare, Voi continuate a sognare, io sono qui sdraiato in riva al fiume come nel 2007, senza fretta ci mancherebbe, godetevi lo spettacolo!

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Ecco la verità inconfessabile della guerra al Governo: La questione del deficit italiano sta scoperchiando la truffa europea del debito pubblico. (di Francesco Amodeo)




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Il debito pubblico italiano non è cresciuto con il crescere della spesa – come i tecnocrati europei sostenuti dai disinformatori mediatici vorrebbero farci credere – bensì con il crescere degli interessi sul debito.

L’avanzo primario (differenza tra tutte le spese e tutte le entrate di uno Stato) che l’Italia ha realizzato negli ultimi 20 anni ci rende uno dei paesi che più ha risparmiato in Europa. Ma quel segno resta positivo fino a quando non si conteggiano gli interessi sul debito pubblico.

Dall’1982 al 2008 abbiamo pagato di interessi una cifra vicina ai 2000 miliardi di euro. In pratica il debito pubblico italiano si è formato quasi completamente a causa degli interessi sul debito stesso. Questo è folle ma nessuno potrà smentirlo.

Per questo motivo, quello che dovrebbe monopolizzare l’attenzione mediatica, quello che dovrebbe essere posto sotto esame dai tecnocrati europei, quello che dovrebbe essere oggetto di dibattiti quotidiani, quello che dovrebbe coinvolgere l’opinione pubblica è che invece, stranamente, tutti tendono a nascondere è la risposta a queste semplici domande: Cosa ha fatto realmente impennare così vertiginosamente il debito pubblico a partire dal 1982 ? Cosa rende quell’impennata inarrestabile anche durante i periodi in cui abbiamo adottato le politiche di maggiore austerity ? Cosa genera una spirale di interessi di fatto inestinguibili e totalmente svincolati dalle voci di spesa di uno Stato anche difronte ad un virtuoso avanzo primario (più entrate che uscite).

Qui casca l’asino. Il Cartello finanziario (potentati bancari, tecnocrazie europee; membri di organizzazioni della finanza speculativa) che punta il dito contro il debito dell’Italia, è lo stesso che ha causato l’impennata del debito in Italia. Il Cartello finanziario che finge di voler ridurre il debito italiano è l’unico che ci guadagna dal debito italiano.

Un recente studio dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, infatti, ha confermato quello che ogni evidenza aveva ormai mostrato da circa 20 anni e cioè che la causa principale dell’impennata del debito pubblico è stata la divisione del Ministero del Tesoro dalla Banca d’Italia del 1981. Nel 1980 il rapporto debito/pil era al 58% poi raddoppierà in soli 10 anni. Se oggi ci dicono che è stato il “Whatever it takes” (la decisione di acquistare titoli di Stato) della Bce di Draghi a far scendere i tassi e lo spread, ci dovrebbero spiegare allora perché quel “Whatever it takes” lo vietarono alla Banca d’Italia dal 1981 in poi. Anzi sarebbe più preciso dire che gli intimarono di non farlo più, anche se avrebbe potuto. Ed infatti, la Banca d’Italia, con quel divorzio, non acquistò mai più i titoli del Tesoro rimasti invenduti lasciando il paese in balia dei mercati finanziari e delle banche che trovarono conveniente fare cartello per costringerci a pagare interessi sempre maggiori per collocare i nostri titoli.

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Questa scelta, presa arbitrariamente da sole due persone (Ministro del Tesoro e Governatore della Banca d’Italia) mediante una semplice comunicazione interna che bypassava ogni iter democratico, indispensabile per una questione che avrebbe influenzato negativamente la vita di 60 milioni di persone fece schizzare il debito pubblico e per farlo, fu condita con un’ulteriore ciliegina sulla torta con la scelta di un sistema truffaldino e fuori da ogni logica per gestire le cosiddette aste marginali dei Btp. La modalità scelta, infatti, è talmente incredibile e banale che per spiegarla basta un semplice esempio: Supponiamo che lo Stato metta a disposizione 10 miliardi di Btp. Arrivano i primi investitori che sono disposti ad acquistare 5 miliardi ad un rendimento dell’1%. Poi arrivano i secondi investitori disposti ad acquistare altri 4 miliardi di titoli chiedendo in cambio un rendimento del 2%. Poi arriva l’ultimo investitore disposto a sottoscrivere l’ultimo miliardo di titoli ma solamente a fronte di un rendimento del 4%. Questo ultimo investitore chiede interessi più degli altri ma siccome hanno tutti fatto cartello per ottenere il massimo degli interessi, non si trova sul mercato nessuno disposto a comprarlo per meno. A quel punto sapete cosa accade ? Accade che lo Stato deve offrire quel 4% di interesse su tutti e 10 miliardi di titoli emessi all’asta, compresi quelli dei primi investitori che erano disposti a ricevere interessi molto minori. E noi che pensavamo che il debito pubblico schizzasse a causa di qualche ripetuto episodio di corruzione. A questo bisogna aggiungere che i titoli di Stato(Btp) nelle aste vengono venduti solo ad operatori specialisti (non a tutti). E indovinate chi sono questi operatori che possono partecipare alle aste dei titoli di Stato ? Speculatori internazionali del calibro di Goldman Sachs che, guarda caso, sono spesso gli stessi che innescano le crisi sui mercati e dai quali provengono politici come Prodi, Draghi, Monti che hanno reso possibili queste folli politiche monetarie ed economiche. In pratica il nostro debito pubblico,invece, di essere venduto direttamente agli italiani, per diventare la ricchezza di cittadini e aziende, viene rivolto a banche speculative straniere o italiane con azionisti stranieri. Ed è così che finiamo nella mani del Cartello finanziario internazionale dandogli la facoltà di mettere bocca su ogni scelta politica, economica o sociale, pena la vendita massiccia di quei titoli e il rischio default del paese.

Perché non abbiamo banche pubbliche che acquistano titoli di Stato italiani quando il paese è in difficoltà ? Nessuno si pone questa domanda tra quelli preoccupatissimi per il debito pubblico ? Meglio mostrare la punta del dito o quella luna rischierebbe di eclissare completamente gli interessi del Cartello finanziario. Così il problema dei media e dei tecnocrati europei resta quello zero virgola di deficit e non quei miliardi di euro di debito che potrebbero essere spazzati via se solo ci fosse la volontà politica di farlo. Basterebbe una missiva, se volessimo usare lo stesso sistema con il quale ci hanno ingabbiato in questa spirale. Bisognerebbe anche chiedersi perché tutti elogiano i benefici del quantitative easing se a farlo è la Banca Centrale Europea omettendo di dire che la BCE non ha fatto altro che quello che una banca nazionale in un paese sovrano potrebbe fare ogni qual volta ce ne fosse bisogno ? Ma allora perché la BCE diventa prestatrice di ultima istanza solo in alcuni casi eccezionali ? Perché è mossa dalla paura che salti l’euro e si rompa il giocattolo nelle mani della finanza speculativa. Ecco perché basta una frase contro l’euro di un membro del Governo per incidere addirittura sull’andamento dello spread come vorrebbero farci credere. Perché quel differenziale viene usato semplicemente come un guinzaglio con i chiodi. Serve per non lasciare margini di movimento a chi vorrebbe uscire dalle catene imposte del debito. La BCE odia dover fare la prestatrice di ultima istanza, altrimenti sarebbe nata per fare quello che fanno tutte le banche centrali del mondo: garantire i debiti. E la frase di Draghi sarebbe stata: Whatever it takes. For ever. Ma il Cartello finanziario che ha nella BCE il suo quartier generale ha dimostrato di aver indotto l’Italia a fare le scelte che abbiamo elencato per vincolarla ad una spirale crescente di debito pubblico e soprattutto per rendere quel debito inestinguibile in modo che il debitore non smetta mai di pagare interessi alti sui suoi titoli di Stato alle organizzazioni finanziarie e ai potentati bancari del Cartello stesso e sempre meno ai risparmiatori italiani. Ed è questo perverso meccanismo che va invertito immediatamente.

Se l’ipotesi di ritornare sovrani, cioè padroni, vi sembra un miraggio troppo lontano, basterebbe nell’immediato che avessimo la possibilità di finanziarci dalla Banca Centrale allo stesso tasso con cui si finanziano le banche speculative alle quali noi siamo poi costretti a rivolgerci. Si risparmierebbero decine e decine di miliardi all’anno ed il debito immediatamente crollerebbe. Questo perché non ce lo dicono quelli attenti allo zero virgola di deficit ? Allo stesso tempo bisognerebbe mettere in campo una serie di politiche e di strumenti per fare in modo di riportare i titoli di debito nelle mani degli italiani in modo che esso torni ad essere un “debito” per lo Stato ma una ricchezza per i cittadini di quello Stato.

Questo per quanto riguarda le cause primarie del debito pubblico. Quelle che nessuno ci racconta. Quelle che effettivamente causano il debito e lo rendono una trappola per gli Stati.

Se poi volessimo focalizzare l’attenzione anche noi su altre cause minori che determinano l’aumento del deficit, per rispondere tono su tono a quelli sensibili agli zero virgola di deficit, allora sarebbe giusto raccontare la verità completa, ossia che se il Quantitative Easing di Draghi ha fatto abbassare lo spread e quindi i tassi di interesse, andrebbe anche detto, invece di nasconderlo a tutti che il Tesoro si era “tutelato” in passato contro l’innalzamento previsto di quei tassi con dei costosi derivati tossici. Quindi, se da una parte abbiamo guadagnato con l’abbassamento dei tassi di interesse, dall’altra ci abbiamo rimesso con i derivati. L’Italia è l’unico Paese in Europa che ha un impatto così negativo sui derivati di Stato. Oggi questi contratti pesano come macigni sul nostro deficit. Quel deficit che oggi sembra sia sotto la lente di tutti eppure nessuno ci dice che nel 2016, per esempio, i derivati l’hanno aumentato di 4,2 miliardi, pari allo 0,3% del Pil.

Pensate che anche questo sia stato un errore involontario ? Come il divorzio tra Ministero e Banca d’Italia; come le modalità di asta dei BTP. Come il cambio lira/euro. Come il pareggio di bilancio in Costituzione. Tutti errori o tutte azioni mirate ? Perché il sospetto viene dato che proviamo a scrivere su un pezzo di carta il nome degli autori di queste scelte che hanno portato al completo svuotamento delle sovranità nazionali in favore, esclusivamente, degli interessi della finanza speculativa ci accorgiamo che provengo proprio tutti dalle stesse organizzazioni del Cartello finanziario e dai potentati bancari che lo costituiscono. Di esempi ce ne sarebbero tanti ma ho già citato il fatto che dalla Goldman Sachs – che è una delle principali banche a cui è permesso partecipare all’asta dei nostri titoli e che spesso li rivende massicciamente per influenzare lo spread – provengono tra gli altri Romano Prodi, Mario Draghi, Mario Monti che si sono resi responsabili di molte di queste scelte che hanno penalizzato il paese e favorito le speculazioni.

Per concludere torniamo alla situazione attuale e al famoso 2,4% di deficit che i media italiani ed i tecnocrati europei vogliono far passare come una manovra folle.

In realtà tutti i governi italiani dal 2012, come dimostrano i dati ufficiali, hanno sempre promesso un rapporto deficit/pil inferiore al 2,4% ma poi si sono spinti sempre vicini al 3% andando ben oltre le promesse fatte e ben oltre il 2,4% attualmente dichiarato dal Governo Conte. La prima finanziaria di Padoan nel 2015 era al 2,6% del rapporto defici/pil, eppure nessuno gridava alla catastrofe. Renzi promise addirittura di tenerlo al 2,9%. La situazione europea è ben peggiore, soprattutto quella della “virtuosa” Francia. Ma perché allora tecnocrati europei e media hanno cominciato una tale opera di terrorismo mediatico legata a quella scelta del Governo ?

Molto semplice. Il problema è che per la prima volta il Governo non userà quel disavanzo per ricapitalizzare istituti di credito di altri paesi in crisi salvando gli interessi di Francia e Germania; non userà quel disavanzo per creare Bond per salvare le banche degli amici del Cartello; non userà quel disavanzo per il MES o per rimborsare in anticipo derivati tossici.

Allora Juncker ha ragione, se i paesi europei entrano nell’ottica che i soldi vadano spesi per gli interessi dei popoli ed in linea con i principi democratici sanciti dalla nostra originale Costituzione e non di quella da loro artatamente modificata, allora è davvero arrivata la fine dell’euro.

Ma soprattutto, stanno venendo a galla i meccanismi che hanno portato alla truffa del debito pubblico. Ecco perché al Cartello finanziario europeo è cominciata a tremare la terra sotto i piedi. Abbiamo dato un motivo in più a Juncker per barcollare.

Approfondimenti nel libro/inchiesta La Matrix Europea

Francesco Amodeo : La Matrix Europea | eBay



 

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Forumer storico
C'è da ridere a leggere in prima pagina di i.o il pezzo di timpone il debito esplose x divorzio ministero banca Italia con la letterina fra ciampi e andreatta cioè con il tradimento del paese e nn per qiello che lei afferma .si aggiorni ..o il sito potrebbe essere diventato proeuro
 
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iulius

Forumer storico
Moltissime cose quì scritte sono vere, in primis che questo tipo di UE è una
truffa ai ns. danni. Quello che infastidisce:
1) La simpatia per la Repubblica Sociale Italiana;
2) La più che sensazione che questo 3d sia un veicolo di trasmissione di
idee e messaggi di terzi e non di idee proprie.
 

snapo

the greater the truth, the greater the libel
un saluto e un plauso a moto che indomito continua nella sua opera di divulgazione della verità.

bravo:up:
 

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