Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo (5 lettori)

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Nn e' un cazxiatone ci mancherebbe leggendo i pezzi citati ti saresti accorto che nn e' vietato la creazione di euro virtuali
 

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Nanalisi economica del diritto.






























mercoledì 9 agosto 2017
L'INESISTENTE DIRITTO ALL'EMIGRAZIONE TRA TOTALITARISMO LIBERISTA E MAFIE ANARCO-CAPITALISTE [/paste:font]


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1. Approfitto del dibattito seguito al precedente post per accoppiare i più recenti commenti, postati in sequenza, di Bazaar e Arturo.
L'argomento di cui muovono, sviluppandone differenti aspetti (collegati), inerisce alla intrinseca natura di quella colossale operazione verticistica, di imposizione del globalismo neo-liberista, che corrisponde all'immigrazione senza limiti dall'Africa, in nome di un "diritto all'emigrazione" che non solo è giuridicamente inesistente - al di fuori di enunciazioni politiche e mediatiche che sono sostanzialmente propaganda per interessi molto privati-, ma che è anzi contrario al diritto internazionale generale. Almeno de iure condito, fino a che questi giganteschi interessi privati riusciranno, com'è già accaduto con l'unione politica e monetaria €uropea, ad affermarsi in una qualche forma di tratttato internazionale liberoscambista (contro il "protezionismo operaio", come avrebbe auspicato Einaudi all'inizio del '900, poco prima di teorizzare l'esaltazione del fascismo come ripristino dell'ordine del mercato, v.p.3,, e, successivamente, "l'abolizione delle frontiere economiche tra Stato e Stato").

2. Questa contrarietà al diritto internazionale generale, in particolare, si riallaccia allo ius cogens sancito dall'art.23 della "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo", che come abbiamo visto (qui p.6), ricalca sostanzialmente l'art.4 della nostra Costituzione, estendendo a tutti gli Stati aderenti alle Nazioni Unite un obbligo di perseguire politiche di piena occupazione, in altrettanto piena indipendenza sovrana da influenze antisociali di forze interne e, peggio ancora, esterne, cioè da parte di poteri antisociali e anti-tutela del lavoro, costituiti da forze economiche private estere o, ormai sempre di più, da organizzazioni economiche create dal diritto internazionale (attuatrici degli obiettivi di quelle private).

3. Se in nome di questo inesistente e inconfigurabile "diritto all'emigrazione", che poi null'altro è che un paradossale diritto...allo sradicamento umano e alla sofferenza, "necessitato" dalle condizioni di miseria e disordine di interi continenti, che le grandi organizzazioni economiche si preoccupano di perpetuare, si arriva a formulare un "dovere di accoglienza" incondizionato a carico dei paesi di destinazione, il cerchio si chiude.
Non solo viene così deturpato il senso del diritto internazionale inderogabile della Dichiarazione universale, ma si calpesta anche il nucleo più essenziale dei principi della nostra Costituzione (artt.1 e 4), attribuendo a questa devastazione sociale ed economica persino una veste giuridica, cioè di regola (teoricamente) volta a perseguire la giustizia (v.p.1): come diceva Basso (qui, p.3) ancora una volta "un'apparenza ideale" va a "coprire la brutale politica del capitalismo imperialista" onde farla accettare "a molta gente in buona fede".

4. Il commento di Bazaar contiene una schematizzazione dell'ideologia deforme (dilagante nel nostro tempo, ma che risale probabilmente agli albori dell'età del Ferro) che può portare a queste conseguenze aberranti senza che né noi, come cittadini delle comunità di destinazione assoggettate, né gli emigranti, si sia mai potuta esprimere una "libera volontà, esente da errori e raggiri":

"In realtà considero "cancro" il pensiero elitista, in quanto antiumano (e antiestetico) per definizione.
Cancerogeno, nella modernità, è l'impersonale capitalismo liberale.

L'elitismo è un pensiero tumorale da sempre nella Storia, in quanto è promosso da persone psichiatricamente malate che non riescono ad accettare che è la Struttura ad essere pericolosamente deformata e, non casualmente, a permettere certi smodati privilegi; non sicuramente questi privilegi nascono massivamente da una qualche virtù genetica-spirituale-mitologica-religiosa-morale o da tutta quella sequela di cazzate che si sono prodotte nella sovrastruttura falsocoscienziale dei dominanti; forse già dagli albori dell'Età del ferro.

Non darei così per scontato che la razionalità di fare i propri interessi materiali, o gli interessi del più forte", sia così "razionale". Lo definirei più... non so: animalesco, bestiale. In qualche modo disumano. Non sicuramente di prodotto di quell'intelligenza che contraddistingue l'essere umano nell'ecosistema e che lo fa "pricipe della noosfera".

Il liberalismo attuale è la forma più avanzata di totalitarismo mai espressa nella storia, facendo proprio sia il liberalismo imperialista anglosassone, sia quello neomedievale e teocratico della scuola austriaca, sia il modernismo reazionario tipico del nazismo.
Tutto strutturato demograficamente insieme al più feroce malthusianesimo e cosmetizzato in modo (geograficamente) globalista e (religiosamente) universalista nella più beceramente razzista e classista sussidiarietà di stampo cattolico-romano; riverniciata, poi, di moralismo modernista à la Soros (o à la Francesco...), tutto gay pride, aborti, eutanasia e distintivo. (Distintivo con la M di Malthus).

Che poi siano le classi medie - "oscillanti", come definiva la "piccola borghesia" Lenin - a dover acquisire coscienza, bè, lo darei per assodato. Un struttura rigidamente gerarchica non può non essere costruita da una "falange di utili idioti" o parassiti in malafede.

Credo che il contributo più "curioso" che potrei dare ora in questa discussione e riflessione, è che si potrebbe considerare il lavoratore del settore ICT il moderno proletario. (L'operaio del 2000, come lo definiva un mio carissimo amico).
Le eccezioni di pensiero cosciente nella borghesia semicolta credo dovrebbero indirizzare i propri sforzi verso questo ceto di subalterni che mi par essere l'unico con caratteristiche "rivoluzionarie".
(Questo Casaleggio pare lo avesse intuito: solo che era infarcito di liberalismo reazionario british-style fin sopra le orecchie... svolgendo quindi egregiamente la sua funzione di raccoglitore e sterminatore del dissenso)."

5. Il commento di Arturo si riallaccia sempre alle inevitabili applicazioni di questo stesso pensiero, che, nel caso del traffico di esseri umani, si erano evidenziate, nel post, col parallelismo rispetto al traffico di stupefacenti che, notoriamente, alimenta i profitti delle varie "mafie"; sicché, non ci sarebbe motivo di dubitare che anche la "tratta" di esseri umani sia svolta da queste stesse, o del tutto simili, organizzazioni criminali, nelle varie diramazioni territoriali in cui si sviluppa:
"Sapete che alcuni anarco-liberisti han fatto l'elogio della mafia?

Leggere per credere:
"Organized crime is essentially anarcho-capitalist, a productive industry struggling to govern itself; apart from attempts to monopolize and injure competitors, it is productive and non-aggressive."
Firmato, Murray Rothbard.

E giustappunto ecco spuntare la difesa anarco-liberista delle ONG. Sempre più surreale".

Pubblicato da Quarantotto a 16:40
n t
 

mototopo

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posted by Mitt Dolcino
Il saldoTarget 2 non è un debito per l’Italia nè un credito per la Germania. I franchi svizzeri sono oggi il surrogato del futuro marco tedesco?



Interessante articolo su ofcs.report sul Target2 e sulle conseguenze di una prossima rottiura della moneta unica europea. Come ben spiegato da Fabio Lugano in scorsi interventi su SE, il saldo Target2 non è nè un debito per l’Italia nè un credito per la Germania. Rappresenta semplicemente la traccia del trasferimento di fondi dalla periferia – e dall’Italia nel caso in esame – alla Germania, forse sperando di evitare gli effetti deleteri di una eventuale prossima rottura dell’euro, fatto ormai molto probabile nei prossimi 18-36.

Rispetto a quanto dipinto dai media del nord europa (saldo negativo Target2 uguale debito da pagare per uscire dall’euro) la realtà è molto differente; l’unica considerazione da fare è che solo investendo già oggi in valute che continueranno ad esistere anche dopo l’euro si potrà sperare di ovviare agli effetti (deleteri per i creditori) della fine della moneta unica. E questo varrà a maggior ragione per chi ha grandi crediti da riscuotere.

Va anche evidenziato che probabilmente la gran parte del saldo negativo Target2 dell’Italia deriva da un rimpatrio degli attivi delle aziende straniere con attività in Italia con strumenti ad es. di cash pooling. Ossia, anche le aziende straniere attive in Italia potrebbero rischiare di vedere riconvertita la propria liquidità in lire, anche se depositata in Germania (…), vedasi l’articolo sotto.

Si noti che tutta EUropa sta rimpatriando capitali dai periferici trasferendoli soprattutto in Germania. Questo non dovrebbe stupire, esiste un enorme numero di aziende tedesche esportatrici con attività in tutti i paesi EUropei, oltre a dover considerare l’attuale terrore teutonico per la prossima fine della montea unica con Trump presidente (ossia, sono proprio i tedeschi che stanno rimpatriando quanto più liquidità possibile) . Da qui l’enorme saldo positivo tedesco, circa 800 mld euro a fine Gennaio, record storico.

Buona lettura

MD

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https://ofcs.report/opinioneconomica-la-verita-sul-target2/

Abbiamo tutti ascoltato con estremo interesse le parole di Mario Draghi che, con un’inattesa apertura rispetto alla fattibilità di un’uscita dall’euro, ha comunque ricordato che in caso di rottura della moneta unica – secondo la sua opinione – i paesi uscenti dovrebbero comunque ripagare i propri debiti ossia, forse, ripagare il saldo negativo del Target2.
Visto che l’Italia ha un saldo di circa -365 miliardi di euro significa forse che tale ammontare sarebbe il nostro debito (da ripagare) in caso di Italeave? O, visto che la Germania ha un equivalente credito Target2 di circa 800 miliardi euro (!!!, record storico) rispetto all’intero sistema di pagamenti europeo, significa che in caso di rottura dell’euro il sistema europeo dovrebbe pagare Berlino il suo immenso surplus Target2?

Niente di tutto questo: prima di tutto il Target2 è una convenzione per cui il segno negativo non significa avere un debito ma semplicemente vuole rappresentare una traccia dei flussi di denaro che, ad esempio dai paesi periferici sono stati trasferiti verso quelli “core” (in caso di negatività come quella italiana). Dunque, nel momento in cui un soggetto con un conto corrente a credito in Italia trasferisce denaro ad esempio in una banca della Germania, da una parte determina una diminuzione del saldo nel conto italiano e dall’altra un parallelo incremento di saldo nel conto corrente nella banca tedesca, tutto espresso in euro. Quello che avviene per attuare il bonifico, ossia il determinarsi di un saldo negativo in capo alla banca d’Italia e di uno positivo in capo alla banca centrale tedesca, è solo una convenzione operativa che potrebbe tranquillamente non esistere ma che purtroppo confonde le idee dando vita al tanto chiacchierato saldo Target2 ed alle sue molteplici interpretazioni, spesso di parte.


Alla fine, come ben spiegato dall’ottimo De Grauwe su vox.eu (autorevolissimo sito accademico europeo) e ripreso dal nostro Fabio Lugano, il sunto è che il saldo negativo Target2 non rappresenta un debito per l’Italia ed un equivalente credito per la Germania quale recettore dei fondi trasferiti dall’Italia (i detentori dei saldi nei conti correnti positivi in Germania derivanti dai flussi di denaro provenienti dai paesi periferici, inclusa la loro nazionalità, rappresentano una variabile esogena ed indipendente). In soldoni la conseguenza è che, nel caso di una rottura dell’euro, la Germania non potrebbe permettersi di trasformare tutti i saldi in euro depositati nelle sue banche in nuovi marchi in quanto così facendo perderebbe il controllo della moneta nazionale – che esploderebbe in volume – e dunque farebbe partire prepotentemente l’inflazione tedesca. Ossia, e qui sta il punto, un euro che si rompe e che non esiste più verrebbe accreditato ai beneficiari effettivi in funzione della loro residenza, in lire se la residenza del proprietario è italiano, in fiorini se olandese ecc.
Andrebbe anche considerato che gran parte (anche oltre 100 mld di euro e più, diciamo anche un terzo) di detto saldo negativo Target2 italiano possa essere derivato dal rimpatrio di capitali delle multinazionali tedesche con attività in Italia con gli strumenti del “cash pooling”: di norma anche tali flussi derivanti ad esempio dal rimpatrio del cash delle filiali italiane delle multinazionali tedesche dovrebbero essere convertiti in lire (creando enormi perdite per numerose aziende germaniche attive in Italia).

Food for thoughts

In ogni caso non esiste nessun dubbio: se un soggetto italiano, volendo mettersi al riparo dalla futura riconversione forzata dei depositi bancari, spostasse i soldi in Germania per sfuggire (inutilmente) agli effetti di una rottura della moneta unica farebbe un gravissimo errore a pensare di esserci riuscito, si riprenderà le lire! Anche un soggetto tedesco con attività in Italia (vedi Cash Pooling) correrebbe rischi.
Dunque, l’unico modo per essere sicuri di scampare a detta ridenominazione (in caso di rottura della moneta unica) e dunque evitare di ritrovarsi – ad esempio per un beneficiario/residente italiano – con lire svalutate tra le mani è di convertire i propri saldi attivi di conto corrente in una valuta europea autonoma ossia in franchi svizzeri (moneta di norma correlata con il valore intrinseco del marco tedesco e/o alla valuta rappresentante l’economia germanica), possibilmente trasferendo il proprio cash nella Confederazione Svizzera.

In tale modo, in caso di rottura dell’euro, non ci sarebbero dubbi sulla valuta effettivamente detenuta in conto corrente ad esempio da un residente italiano.

Published by Ofcs.report
 

mototopo

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AMERICA: IL RITORNO DEL DOLLARO FALCO!
Scritto il 7 agosto 2017 alle 11:30 da icebergfinanza

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Credetemi Amici, non esiste al mondo ambiente come quello finanziario, dove l’ignoranza regna sovrana, un mondo nel quale ci si muove esclusivamente in branco, in gregge, senza riflettere senza sapere cosa in realtà fare.

E’ bastato un dato “taroccato” migliore del previsto per invertire in maniera sensibile il cross euro dollaro e aumentare le scommesse su un rialzo dei tassi a settembre.

Per carità, bene così, perché le solite illusioni dei mercati ci permettono di osservare come avevamo annunciato venerdì,. importante svolta nell’andamento di breve termine del dollaro, che si è rafforzato contro tutte le valute, soprattutto per quanto riguarda l’euro. Per quanto riguarda il resto, non importa se invece di luglio si è scelto agosto per la prossima piccola tempesta perfetta in un bicchiere d’acqua è in atto un rimbalzo dell’Araba Fenice morta e i mercati americani dovranno fare buon gioco a cattiva sorte.

C’è troppo ansia nell’attendere l’inevitabile correzione, anche un bambino capirebbe che sui mercati finanziari il gioco continua ad essere truccato, soprattutto in America, ma anche in Italia, un indice sostenuto, solo ed esclusivamente dall’illusione dei piani di investimento individuali.

C’è tanta brava gente la fuori che campa suggerendovi quotidianamente che non c’è alternativa all’equity, sai ci sono le banche centrali, sai il mercato obbligazionario è il bolla e via dicendo. Non vi ricorda nulla quello che accade alla metà del 2015, quando noi suggerivamo di fare molto attenzione e loro continuavano a prospettare cieli blu infiniti.

Serve un pò di analisi comportamentale, gli eccessi hanno bisogno di illusioni collettive, prima di ritrovare la loro vera dimensione e questa è un’illusione collettiva e noi come sempre supportati dalla storia e dall’analisi empirica non abbiamo alcuna fretta.

Il nostro John Hussman della Hussman Funds vi spiega molto bene per quale motivo questo è uno dei più importanti eccessi della storia dei mercati finanziari…



La maggior parte degli analisti ha una mentalità che prefigura una “correzione” massima del 15%, in modo tale che, non importa quanto i prezzi elevati siano, il rischio massimo probabile è solo del 15% (e ciò sarebbe considerato un pessimo risultato). In realtà, però, non è questo il modo in cui funziona …(…) Con il tempo i rapporti prezzo / ricavi tornano in linea. Attualmente, ciò richiederebbe un crollo di circa l’ 83% nelle azioni tecnologiche (ricorda il massacro della tecnologia del 1969-70). (…) Se capisci i valori e la storia del mercato, sai che non stiamo scherzando. “

Anche se riesce difficile crederlo, quello che vi abbiamo prospettato nell’ultimo nostro manoscritto per alcuni indici mondiali è simile, ma ovviamente per gli ottimisti interessati, questo è solo un bluff.

A mio parere prosegue Hussman, (sostenuto da un secolo di cicli di mercato attraverso la storia) gli investitori stanno sottovalutando enormemente le prospettive di perdite di mercato al termine di questo ciclo, sovrastimando la disponibilità di titoli o settori “sicuri” che potrebbero evitare danni. Attualmente stimiamo le perdite medie di circa -63% per l’indice S & P 500 al completamento del ciclo di mercato corrente. Non esiste un singolo decile di azioni per le quali ci aspettiamo perdite di mercato inferiori a circa -54% e si stima che i decili più performanti potrebbero perdere circa -67% al -69% del loro mercato capitalizzazione.

O si certo sai Bellezza, le banche centrali hanno tutto sotto controllo, non accadrà mai nulla, i mercati non potranno che continuare a salire all’infinito, ti racconta il tuo consulente di fiducia che vive di bolle…



Le banche centrali non possiedono conoscenze nascoste e misteriose che sono in qualche modo oscure ai mortali. Se c’è qualche cosa che si potrebbe chiedere, è se alcuni governatori del FOMC abbiano mai esaminato con cura tutti i dati storici, dato che molte delle loro proposizioni possono essere confutate nella maniera più elementare.Una cosa dovrebbe essere chiara: i responsabili politici non sono diventati “più intelligenti”. Quello che sono diventati, ad ogni ciclo di bolle alimentate, sono diventati solo più sconsiderati e arroganti nella loro volontà di estendere le condizioni finanziarie speculative incoraggiando la ricerca del rendimento, comprimendo i futuri investimenti futuri Il tutto amplifica le conseguenze distruttive che inevitabilmente provocano e, ironicamente, usano le stesse conseguenze per giustificare nuovi interventi.

Resta evidente che l’economia americana concluderà l’anno con la peggiore crescita degli ultimi anni ben sotto il 2 %, visto che la Fed di New York e il suo modellino partono da una previsione di crescita per il secondo trimestre di appena il 2 % in un trimestre che negli ultimi anni aveva sempre visto una crescita oltre il 3 %.

Nowcast – FEDERAL RESERVE BANK of NEW YORK
Aug 04, 2017: New York Fed Staff Nowcast

  • The New York Fed Staff Nowcast stands at 2.0% for 2017:Q3.
  • News from this week’s data releases had a small positive impact on the nowcast.
  • Positive news from the ISM manufacturing report and from labor market data was only partly offset by negative news from consumption and construction data.
Il rimbalzo del dollar index intorno a quota 92 prefigura un’inversione di breve che potrebbe raggiungere livelli sensibili, non resta che attendere, come sempre di inflazione nemmeno l’ombra. La linea maginot infranta nelle ultime settimane di luglio della quale abbiamo parlato nell’ultimo manoscritto resta l’obiettivo minimo di questo rimbalzo.

Washington, 17:55 – 04 agosto 2017 (AGV NEWS)

A luglio sono stati creati 209 mila posti di lavoro negli Stati Uniti; il tasso di disoccupazione è rimasto pressoché uguale (al 4,3%) a quello del mese precedente. Lo ha reso noto l’Ufficio delle statistiche del lavoro. La maggior parte dei posti di lavoro sono nati nei servizi alimentari, nei servizi professionali e nel settore sanitario.

Circa 7 milioni di persone sono rimaste disoccupate, divise uniformemente al 4 per cento tra gli uomini e le donne mentre il tasso di disoccupazione per i più giovani si è fermato al 13,2 per cento. Il tasso di disoccupazione generale è in costante diminuzione da metà del 2015 ma non è cambiato molto negli ultimi mesi, ha sottolineato l’Ufficio delle statistiche del lavoro.

Per quanto riguarda i salari…

Particolarmente importante per gli investitori e gli osservatori della politica della Federal Reserve, perché fornisce indicazioni sull’andamento dell’inflazione, è il dato sui salari orari: dopo essere saliti dello 0,15% a giugno su base mensile, a luglio sono balzati dello 0,34% contro attese per un +0,3%. Ciò potrebbe convincere la Fed ad effettuare una terza stretta entro la fine del 2017, come ha più volte indicato.

I numeri di giugno sono stati rivisti al rialzo a 231.000 mentre quelli di maggio sono stati rivisti in ribasso a quota 145.000 portando a un incremento netto complessivo di 2.000 unità.

La partecipazione alla forza lavoro è salita dal 62,8 al 62,9%, ma rimane vicina al minimo dall’ottobre 1977, pari a 62,4%.

Come detto, in rialzo i salari orari: l’incremento è stato di 9 centesimi a 26,36 dollari rispetto al mese precedente, mentre su base annuale sono saliti del 2,5 per cento (un passo modesto osservato ormai da un anno a questa parte). La durata della settimana media di lavoro è rimasta a 34,5 ore, livello attorno a cui si attesta da vari mesi.

Includendo anche i milioni di americani che si accontentano di un lavoro part-time o che sono scoraggiati, il tasso disoccupazione è rimasto all’8,6%. Il dato era sceso al 7,9% durante l’espansione economica terminata alla fine del 2007. (America24)

Attenzione perché ora arriva il bello, devo ammettere che mi sono quasi commosso, visto che lo hanno riportato sul Sole 24Ore…

Proprio la composizione della nuova occupazione – con la significativa presenza di impieghi “poveri” – aiuta forse a spiegare uno dei persistenti talloni d’Achille del lavoro e dell’economia, evidente anche a luglio: la debolezza salariale, che tiene l’inflazione sotto la desiderata e salutare soglia del 2 per cento. I salari orari sono aumentati dello lo 0,3% a 26,36 dollari, il miglior andamento da ottobre. Ma non abbastanza da schiodare i compensi dal passo annuale del 2,5%, anemico rispetto al 3,5%-4% tipico di simili fasi di espansione. Allo stesso tempo la bassa partecipazione alla forza lavoro è migliorata solo marginalmente, al 62,9% dal 62,8%, e il tasso allargato di disoccupazione e sotto-occupazione, lo U-6, è rimasto invariato all’8,6% rispetto al 7,9% della scorsa espansione.Usa vicini alla piena occupazione

Io aggiungo solo due grafici che parlano più di mille parole! Il primo è questo…

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… il secondo è questo …

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Fermiamoci qui e facciamo un piccola riflessione, anche se ormai sono solo quattro chiacchiere tra amici, mentre il mondo festeggia il nulla!

Nell’indagine svolta intervistando le famiglie, se una persona dichiara che ha lavorato un’ora alla settimana è considerato impiegato, occupato, chiaro il concetto, ti intervistano ma nessuno verifica. Ripeto se lavori un’ora alla settimana hai un lavoro e non ti devi lamentare. Inoltre se fai tre lavori a part-time che complessivamente superano un numero di ore, sei considerato assunto a tempo pieno.

A luglio le assunzioni sono state esclusivamente a tempo determinato, contratti a part-time, uno o due mesi e nulla più, barman e camerieri ovunque 393.000 posti di lavoro a part-time e 54.000 posti fissi in meno.

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In America ma non solo, se non hai lavoro e non lo cerchi, non sei considerato disoccupato ma semplicemente non fai parte della forza lavoro.

Vuoi vedere i dati? Eccoli…

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Orario settimanale lavorato è rimasto invariato. I salari sono aumentati di ZERO virgola ZEROCINQUE centesimi, un aumento strepitoso, roba da far esplodere l’inflazione ovunque.

Chiaro il concetto o ci mettiamo tutti a scommettere sul rialzo dei tassi a settembre a urlare come Greenspan che c’è una bolla sui bond ?

A proposito, un compagno di viaggio mi ha chiesto di documentare tutte le affermazioni di Greenspan sulle bolle dei bond e dei mercati in genere, visto che è famoso per aver dichiarato l'”esuberanza irrazionale dei mercati ” ben quattro o cinque anni prima che scoppiasse la bolla della new economy…



Più questa gente parla e più, mentre le cicale cantano e si divertono, è giunto il momento di fare come le formichine, per prepararsi per il lungo inverno che verrà.

Per il resto la verità è figlia del tempo e noi non abbiamo alcuna fretta, lo suggerisce la storia.
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mototopo

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Le Istituzioni riflettono la società o esse "conformano" la società e ne inducono la struttura? In democrazia, la risposta dovrebbe essere la prima. Ma c’è sempre l'ombra della seconda...il "potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.































sabato 19 agosto 2017
L'OVETTO DEL QE CONTRARIO AI TRATTATI NON SCALDA LA GERMANIA QUANTO LA GALLINA DELLA NUOVA GOVERNANCE L€UROPEA. [/paste:font]


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1. Mi asterrò dal commentare l'ennesima "eco della non guerra con l'Islam" per il semplice fatto che, in questo come in ogni altro argomento nell'agenda de L€uropa, in questa estate apparentemente movimentata (anche se meno di quella precedente, come ben sanno ormai i terremotati e gli adoratori di Ventotene), si intravede una forte stabilità.
L€uropa si trascina nei suoi riti abusati, che includono la trita litania delle frasi standard altisonanti, di circostanza, sul sangue per le strade (frasi divenute ormai "patrimonio comune" di una certa vuota ipocrisia, di cui si devono accorgere persino gli €uro-cantori mainstream), l'invocazione di ulteriori riforme strutturali (sempre per allineare il costo del lavoro PIGS all'andamento tedesco e mai viceversa), la presa d'atto del problema della dilagante povertà, assunto come un fenomeno casuale e inevitabile, un po' come le "migrazioni", da risolvere allargando la platea degli aventi diritto al reddito di inclusione "fino a 485 euro al mese" (ma solo nella migliore delle ipotesi), nonché la necessità di ulteriori misure sul lato dell'offerta per abbattere il costo del lavoro.

2. In un crescendo che, a quanto è dato oggettivamente di constatare, non ha precedenti nella pur rimarchevole storia dei media italiani, si invoca il mantenimento di questa stabilità decantando la ripresa e la crescita, sempre, ovviamente, con uno sfacciato cherry picking dei dati (specialmente occupazionali, come sappiamo).
E si sacralizza, come non mai, la stabilità, la continuità con ogni mezzo, anche il più (in apparenza) stravagante, attraverso questo inusitato sforzo mediatico-propagandistico, che risulta direttamente proporzionale alla perdita di consenso (per di più, quella "ufficiale") che si vuol occultare in vista delle prossime elezioni (specialmente quelle politiche, passando per quelle siciliane).

3. In questo scenario (di stracca stabilità senza senso) rientra perfettamente pure la notizia della rimessione alla Corte €uropea, da parte della corte costituzionale tedesca, della questione di legittimità, secondo i trattati, del quantitative easing intrapreso dalla BCE. Intrapreso ormai da oltre due anni e presumibilmente da portare fin oltre il terzo, e forse, taperizzato e distillato, anche oltre il quarto, in coincidenza con lo scadere del mandato di Draghi che, però interverrà a €uroriforme presumibilmente già realizzate; qui, pp. 5-8.
Ho visto vari commenti, talora tra l'allarmista e il millennarista, al riguardo.
Ma vorrei "rassicurare" un po' tutti: da questa iniziativa non scaturirà nulla di effettivamente rilevante, salvo il subentrare di un'imprevista (a rigor di...illogica) nuova crisi finanziaria globale.

4. Anzitutto, a favore della prosecuzione del QE giocano i tempi di decisione della Corte €uropea: lo abbiamo già visto nel caso della precedente rimessione, sempre ex Corte tedesca, della questione dell'OMT.
Tra il momento della rimessione e quello della effettiva decisione, sono passati all'incirca 16 mesi.
E, in quel precedente, peraltro, non era in gioco alcuna attuale azione operativa della banca centrale: l'OMT è rimasto e rimarrà sulla carta, specie dopo le condizioni imposte dalla linkata sentenza CGUE. Perciò, la sentenza della Corte €uropea non rischiava di mettere a repentaglio alcun programma effettivo di sopravvivenza dell'eurozona. Si poteva permettere, la CGUE, di decidere relativamente presto.
In questo caso, c'è da dubitare che la Corte si affretti (anche solo moderatamente) a decidere, ben potendo, diciamo alla soglia della scadenza di un paio d'anni da oggi, uscirsene persino con un'interpello alla Corte tedesca per sondarne il permanere dell'interesse alla decisione, appunto in concomitanza con un ben possibile avvenuto esaurimento del programma di acquisti della BCE. E questa tecnica di "interpello" può essere utilizzata per qualsiasi lasso di tempo, anche inferiore, in cui, comunque, vada ad esaurirsi il QE stesso.

5. Ma al di là di questo aspetto tecnico-processuale (relativo alla c.d. sopravvenuta carenza di interesse alla decisione, e quindi alla prospettiva di un "non liquet" della CGUE), neppure una decisione di merito a loro sfavorevole avrebbe effetto per i tedeschi: questi, infatti, come abbiamo visto nel caso OMT - e come risulta conforme alla dottrina "Lissabon", già preventivamente enunciata dalla Corte di Kalrsruhe (qui pp.2-3)- possono sempre contare su un'autonoma dichiarazione di contrarietà alla LORO Costituzione del QE stesso e tirarsene fuori a livello di singolo Stato. E, se la Corte tedesca ha ripetuto lo schema di rimessione già seguito nel caso OMT, - non ho rinvenuto una versione tradotta dell'ordinanza- ciò potrebbe in teoria avvenire prima e a prescindere da qualsiasi decisione della CGUE.
Il tirarsi fuori dal QE uti singuli, tra l'altro, è esattamente l'obiettivo che Reuters, e il Financial Times, attribuiscono alla Germania in caso di sentenza L€uropea di accoglimento delle loro tesi: ma in ciò errano sul piano tecnico-processuale.

5.1. Se infatti la sentenza della Corte L€uropea ritenesse che il QE violasse un qualche divieto di aiuto economico-monetario agli Stati in difficoltà finanziaria dell'eurozona, il programma dovrebbe essere interrotto per tutti, non solo per la Germania.
Non a caso, riporta sempre Reuters, uno dei principali promotori del ricorso alla corte costituzionale tedesca, "il partito populista di destra AfD", lamenta che la presa di posizione della Corte di Karlsruhe sia troppo timida e arrivi troppo tardi, non potendo, come abbiamo visto, sortire quegli effetti immediati che per buona parte della classe dirigente tedesca andavano ottenuti in vista delle elezioni.
I vari generi di "falchi" tedeschi, infatti, ammaniscono ai propri elettori che dal QE deriverebbero oneri per i mitologici "contribuenti tedeschi"; in realtà i primi tedeschi colpiti sono i loro virtuosi risparmiatori, che si vedono attribuiti interessi negativi o comunque prossimi allo zero, proprio a seguito della sovradomanda di bund tedeschi (ormai praticamente, proprio per questo, difficilmente eleggibili nel programma), bund che, invece, scarseggiano, dato l'andamento dei conti pubblici della Germania i quali, complice il gigantesco surplus estero (e come vuole l'interdipendenza dei saldi settoriali,) risultano in attivo negli ultimi tre anni, con un corrispondente calo del rapporto debito/PIL.
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E sempre dimenticando, però, che gli stessi contribuenti tedeschi, nella fase della crisi del debito pubblico susseguitasi alla grande crisi finanziaria del 2008, hanno ottenuto, in forza dei meccanismi degli spread e dell'afflusso di capitali sui loro bund, un risparmiuccio di oltre 100 miliardi di interessi.

6. Insomma, la questione potrebbe essere complicata, specialmente se la CGUE dovesse (in remota ipotesi) velocemente scendere nel "merito": in particolare se stabilisse che il QE non viola tanto il divieto di acquisto diretto di titoli pubblici, art.123 TFUE (fuori questione), quanto che violi il divieto di accesso privilegiato, di uno Stato dell'eurozona, alle istituzioni finanziarie UE (art.124), ovvero il divieto di responsabilità dell'Unione, o di uno Stato, per il debito contratto da un altro Stato dell'eurozona, (art.125; v. qui, p.8).
E la complicazione consiste nel fatto che l'abbassamento dei rendimenti dei titoli di Stato (in tutta l'eurozona "investita" dal QE), - peraltro in termini esattamente inversi a quelli prospettati nel caso dell'OMT, in cui i rendimenti sarebbero calati solo per lo Stato "aiutato" in modo mirato dalla BCE (i tedeschi non sono mai contenti e vedono contribuenti danneggiati per tutto e per l'opposto di tutto)-, costringe la Germania a non sapere come finanziare il proprio sistema previdenziale e a rifluire sull'investimento in titoli pubblici di altri paesi: ma anche questi rendimenti, proprio per via degli acquisti, tendono a deprimersi e, quindi, ci sarebbe il rischio di dover aumentare la spesa pubblica (e appunto le tasse per i contribuenti) per garantire almeno le pensioni pubbliche, o per integrare il reddito da pensione privata dei previdenti risparmiatori tedeschi, rimasti con un mercato di investimento in cui gli spread permangono ma non bastano a garantire i rendimenti attesi.

7. Ma i tedeschi sanno pure di aver già lanciato, con un'entusiastica adesione da parte delle forse politiche L€uropeiste italiane, quelle famose riforme dei trattati che includono l'istituzionalizzazione della trojka a regime e il sistema di rating dei titoli pubblici detenuti dalle banche (qui, p.10): sicché il problema di finanziamento del sistema previdenziale tedesco per mezzo degli interessi (riaumentati in termini reali) pagati con le tasche dei contribuenti degli altri paesi dell'eurozona, specialmente italiani, risulta in una prospettiva già ben avviata (qui, pp.6-8).

L'effetto che deriverebbe da un'arresto del QE con una sentenza della Corte €uropea, dunque, è minore e meno stabile di quello ottenibile con le riforme ormai in gestazione anche nella versione più "informale" predicata da Schauble, v. qui p.15 (che infatti ha minimizzato il problema del QE e la portata della rimessione alla CGUE da parte della Corte costituzionale tedesca): cioè attraverso un accordo intergovernativo che, da subito, e senza attendere la lunga procedura di modifica dei trattati, consenta la trasformazione dell'ESM in un fondo monetario L€uropeo, dedito in tempi brevi a imporre condizionalità e a far prestiti da cui i tedeschi ricaverebbero lucrosi rendimenti. Com'è accaduto in Grecia, ma su scala enormemente amplificata.

8. Insomma, la rimessione alla CGUE della questione QE, appare una escogitazione in chiave elettorale e non molto di più: se la Corte costituzionale tedesca avesse voluto immediatamente portare fuori la Germania dal QE, avrebbe potuto farlo pronunciandosi direttamente e senza alcuna rimessione, rifacendosi alla dottrina Lissabon che consente il sindacato costituzionale di qualsiasi misura proveniente da L€uropa, e dichiarando costituzionalmente illegittimo il coinvolgimento tedesco, quantomeno sulla base del, più volte affermato, controlimite omnibus del mancato coinvolgimento del parlamento tedesco nella decisione della BCE relativa al QE stesso (infarcendo il tutto di un qualche ulteriore richiamo alla protezione dei rendimenti dei propri risparmiatori...e contribuenti).

9. Ma avrebbe assunto una posizione politicamente non conveniente: anzitutto per quanto riguarda le prospettive di un ritorno degli spread (atteso e ben caldeggiato per un dopo QE che comunque arriverà) e dell'afflusso di acquisti nel rifugio dei bund tedeschi (anche a rendimenti negativi, come si sa), e quindi nella prospettiva di un vantaggio competitivo non trascurabile rispetto ai partners L€uropei, costretti a un'austerità distruttiva e disperata che li porrà in condizione di non nuocere come concorrenti industriali.
Ma la mossa del "tirarsi fuori" ex abrupto, sarebbe sconveniente anche in vista di un'istituzionalizzazione del sistema trojka (formalizzato o meno che sia all'interno dei trattati): comunque, la Germania può incassare un quadro di vantaggi molto più ampio del mero "abbattimento" del QE per via giurisdizionale.
Perchè inimicarsi le opinioni pubbliche (mediatiche) degli altri paesi dell'eurozona, sempre cedevoli e ben disposte di fronte a qualsiasi "riforma" etichettata come "più €uropa", quando può abilmente estendere a tutti i partners le condizionalità e la percezione degli interessi sui prestiti di "salvataggio" che ad esse si legano?

10. Perché poi compromettere, sollevando sul QE una questione "di principio" ormai di retroguardia e quasi superata dagli eventi, l'inclusione nel sistema di rating dei titoli pubblici dell'eurozona, - ottenuto sia come naturale corollario "condizionale" degli interventi di tale fondo monetario €uropeo, ovvero direttamente istituzionalizzato nella nuova governance dei trattati (le due cose non si escludono: sono semplicemente realizzabili in tempi diversi e successivi)- , e quindi l'ampia possibilità di lucrare sui rendimenti dei titoli pubblici altrui all'interno dell'eurozona?
Tutte queste escogitazioni di "pace & fratellanza L€uropea" sono ormai in rampa di lancio.
E con l'aiuto decisivo dei nostri L€uropeisti faranno persino passare tutto questo come "solidarietà".
L€uropea naturalmente...

Pubblicato da Quarantotto a 16:16
 

mototopo

Forumer storico
"potere" tende a perpetuarsi, forzando le regole che, nello Stato "democratico di diritto" ne disciplinano la legittimazione. Ultimamente, poi, la seconda si profila piuttosto...ingombrante, nella sintesi "lo vuole l'Europa". Ma non solo. Per capire il fenomeno, useremo la analisi economica del diritto.






























venerdì 4 agosto 2017
ORDINE PUBBLICO ECONOMICO...DEI MERCATI E DIRITTI DEI SINGOLI - 3 [/paste:font]

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Questo post finale dell'articolo di Francesco Maimone riguardante l'imposizione dell'ordine pubblico economico €uropeo, tira le somme di un discorso che, se approfondito quel tanto che l'evidenza dei principi costituzionali, nonché di diritto internazionale, inderogabili, ci pone di fronte agli occhi (solo a volerlo vedere), lascerebbe un cittadino (ri-divenuto) consapevole letteralmente sbalordito. E terrorizzato sul suo futuro...

Perché, vedete, ESSI non hanno limiti né riconoscono "vincoli" a se stessi: il processo che hanno innescato, tramite il diritto internazionale privatizzato, materializzatosi nei trattati istitutivi di "organizzazioni economiche", è teso alla conquista di un dominio politico incondizionato, svincolato dalle sovranità territoriali democratiche, e che non prevede alcuna mediazione o punto di arrivo: neppure nella instaurazione della schiavitù mondializzata del lavoro e nel ripristino di un mondo neo-feudale basato su "status" del tutto corrispondenti a quelli dell'ancien regime.
Una volta realizzato il presupposto dell'istituzionalizzazione internazionalizzata del potere "dei mercati", cioè dei pochi controllori delle relative dinamiche rese norme supreme, basta occultare schiavitù, e status irreversibilmente gerarchizzati, sotto opportune etichette cosmetiche.
Perciò, parlare di "libertà" e di "diritti civili" è un'assoluta finzione, laddove il potere economico sia oligarchico, sovranazionale e concentrato. Come sempre accade dove il capitalismo sia "sfrenato", lo Stato nazionale sia svuotato della possibilità di dettare i "diritti sociali" (cioè alla liberazione dal bisogno economico più abbrutente) e perciò sia impedito il suo intervento a tutela della dignità della maggioranza dei più deboli, negandosi ogni mobilità sociale. E tutto questo, inevitabilmente, sostenuto in nome del "merito" derivante dalla nascita e dall'asservimento opportunistico ai potenti, senza scrupoli solidaristici.
I "diritti civili" risultano infatti situazioni in cui la schiacciante maggioranza degli ex-cittadini è (ora) destinato a non trovarsi mai
(in posizione attiva): per materiale impossibilità di divenire titolari dei beni che caratterizzano tali diritti (oggetto dell'ipocrita e anzi beffarda enunciazione della "eguaglianza formale").

Che libertà "personale", di movimento, domicilio, espressione del pensiero, "identità sessuale", potrà più vantare un essere umano ridotto a "risorsa" e "consumatore" e dunque a mero strumento del calcolo economico imposto da un "ordine superiore", che lo può illimitatamente impoverire in nome di un bene supremo incontestabile?
E che senso ha parlare di diritti dell'individuo nell'ambito di un'istituzione "mondiale" la cui ristretta classe governante si auto-legittima in base alla crescente concentrazione di enormi ricchezze e che si afferma contro ogni partecipazione della "risorsa-consumatore" al potere di autodeterminazione comunitaria dell'organizzazione sociale?
Rimarranno soltanto, e ciò diviene sempre più evidente, dei "beneficia", transitoriamente concedibili secondo il capriccio e la convenienza dei "mercati" e, come tali, liberamente revocabili in qualsiasi momento e misura, in nome di questa stessa convenienza.

Il mio consiglio è di approfittare del periodo feriale - e della rarefazione della pubblicazione di ulteriori post- per leggere non solo il complesso dell'articolo, ma tutti i preziosi links (e note) inseritivi da Francesco: questi rinvii a fonti del blog così pregnanti compongono in effetti una sorta di guida, aggiornata, di orientamento sui temi più importanti trattati da orizzonte48.



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La grande sostituzione ad effetti n€o-colonizzanti
11.4.
La “operazione” illustrata da Rescigno nella Seconda Parte (qui, p.11.3), finalizzata alla frantumazione progressiva della sovranità democratica, da sostituire con l’avvento di un governo sovranazionale dei mercati gestito da élites, non poteva quindi che passare per la disattivazione sistematica delle norme che disciplinano l’intervento pubblico in economia (artt. 36-47 Cost.), secondo il noto adagio hayekiano per cui “Il controllo economico non è il semplice controllo di un settore della vita umana che possa essere separato dal resto; è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia il controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere alimentati, quali valori vadano stimati […] in breve, ciò che gli uomini debbano credere e ciò per cui debbano affannarsi”.

11.5. In effetti, vale la pena ricordarlo, è quanto si è progressivamente verificato a livello europeo per mezzo del rodato metodo Juncker-Amato (forzando illecitamente l’interpretazione dell’art. 11 Cost.) solo che si provi a scomporre in modo analitico il disegno contenutistico della inesistente “costituzione economica europea” nei suoi tre contesti essenziali (e strettamente interconnessi) sostanziantisi in generale nel “vincolo esterno”, ossia:
a) mercato unico e libera concorrenza, fondato sul principio “dell’economia sociale di mercato”, che ha sottratto sovranità economica;
b) mon€ta unica, ispirata alla dottrina delle banche centrali indipendenti e fondata sul principio deflazionistico della “stabilità dei prezzi”, che ha traslato a livello sovranazionale la sovranità monetaria;
c) politiche di bilancio (invariabilmente in pareggio), che si fondano sul principio di stabilità finanziaria e di “crescita economica” all’insegna della sotto-occupazione, trainate all’uopo dalle infinite riforme strutturali.

11.6. Cio è stato possibile grazie al fondamentale ed indisturbato contributo della Corte di Giustizia, guardiana del mercato, la quale - ma mano che il meraviglioso “sogno europeo” andava cosmeticamente implementando i propri fini con l’utilizzo di spot propagandistici veicolati orwellianamente dalla grancassa mediatica (promozione della “pace” e difesa dei “valori comuni” dell'Unione Europea, solidarietà, costruzione di uno “spazio di libertà, sicurezza e giustizia”, tutela dei “diritti fondamentali” contenuti nella citata Carta di Nizza) – ha pensato bene, da ultimo, di completare l’opera comunitarizzando” in via definitiva la nozione di ordine pubblico.

11.4 E così, se nelle sentenze richiamate ai paragrafi 10.1 e 10.2 (nel precedente post di questa serie) la nozione di ordine pubblico era ancora quella nazionale, ed erano le norme comunitarie a riconoscerlo, ammettendo (pseudo) eccezioni-limitazioni all'applicazione delle regole dei Trattati, dalla fine degli anni ’90 il meccanismo si inverte: è il principio ormai completamente sdoganato di “o.p. comunitario” ad essere riconosciuto da quello nazionale, sul presupposto di una avvenuta e continua armonizzazione e integrazione dei princìpi nazionali nell'ordinamento europeo in vista del mitico federalismo. Ciò è quanto emerge in modo paradigmatico dalla sentenza della CGE 1 giugno 1999, causa 126/97, Eco Swiss c. Benetton [32].

11.5. Ciò che interessa registrare, ai fini della presente disamina, è l’aberrante approdo sotteso ad un siffatto modello di “sciamanesimo giuridico”, ovvero:
la creazione ex nihilo e per via giurisprudenziale del concetto improprio di “o.p. comunitario(che in realtà, come detto, è un mero riflesso di norme liberoscambiste) riferito ad un ordinamento derivato e settoriale (con scopi esclusivamente economici) di cui se ne assume con arbitrio la valenza costituzionale, e che finisce - senza che ne sussistano i presupposti teorici sopra evidenziati - per obliterare quello di “o.p. nazionale, il solo fondato invece sulla sovranità costituzionale degli Stati.

12. Per tornare all’incidenza deleteria che un simile “triplo salto giuridico” continua ad avere sui diritti fondamentali sociali degli italiani, non si può che essere d’accordo con U.G. RESCIGNO il quale in proposito afferma che:
… se teniamo presenti ad un tempo le ambiguità e le molte e divergenti implicazioni della espressione “costituzione economica” … e il rango sovraordinato che viene attribuito alla costituzione economica europea, è facile capire come questa confusa nozione, PRIVA DI FONDAMENTO NORMATIVO ESPRESSO, costituisca… il VEICOLO CONCETTUALE attraverso cui diffondere e rendere ovvia la tesi secondo cui: vi sono regole fondamentali in economia; tali regole sono quelle proprie del mercato e della libera concorrenza; i legislatori dei singoli Stati europei sono obbligati ad obbedire a tali regole; le eventuali leggi incompatibili con esse sono incostituzionali (e dunque in Italia vanno disapplicate dai giudici, secondo l’insegnamento della sentenza n. 170/1984 della Corte Costituzionale.
La Costituzione italiana in tal modo imporrebbe uno specifico modello economico e, suprema ironia, un modello non solo non suo, perché inoculato da un altro ordinamento, ma addirittura contrario a molte delle sue disposizioni fondamentali
[33].


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