PER CAPIRE CHI VI COMANDA, BASTA SCOPRIRE CHI NON VI E' PERMESSO CRITICARE (2 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
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Giusto per rimarcare che in giugno non si prende l'influenza.

Lo scorso anno - oggi - 244 positivi.

Con 4.900.000 persone vaccinate, siamo a 102 positivi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Che bella la scienza “Indipendente”, ma non dai soldi.


Sebbene la grande maggioranza degli studi sull’Ivermectin abbia indicato una vera promessa,
uno studio particolare condotto su un piccolo campione in Colombia
ha ricevuto un’attenzione dei media senza precedenti quando i risultati dello studio
hanno indicato un impatto trascurabile del medicamento.


Ciò che non è stato divulgato dai media è il fatto che lo studio avesse il finanziamento da parte di quasi tutta Big Pharma.



Durante lo studio, alcune delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo
hanno donato denaro per questa sperimentazione, e questo fatto
dovrebbe essere analizzato con grande attenzione.

Presentiamo bene il caso.


Il 4 marzo 2021, è apparso un articolo su JAMA intitolato

“Effetto dell’ivermectina sul tempo per la risoluzione dei sintomi tra gli adulti con COVID lieve”.

Ha concluso:

“I risultati non supportano l’uso dell’ivermectina per il trattamento di COVID-19 lieve,
sebbene possano essere necessari studi più ampi per comprendere gli effetti dell’ivermectina su altri esiti clinicamente rilevanti”.


Dr. Eduardo Lopez-Medina et al. di Cali, Colombia,
ha randomizzato 400 pazienti lievemente malati, di età media di 37 anni, a ivermectina 0,3 mg/kg o placebo.

Il tempo alla risoluzione per i pazienti trattati con ivermectina è stato di 10 giorni
e per i pazienti con placebo di 12 giorni, il che non era statisticamente significativo.


Pochi però hanno letto lo studio sino alla fine cioè sino alla sezione “Conflitti di interesse”.

Divulgazione circa i conflitti di interesse:

il Dr. López-Medina ha riferito di aver ricevuto sovvenzioni da Sanofi Pasteur, GlaxoSmithKline e Janssen,

nonché compensi personali da Sanofi Pasteur durante la conduzione dello studio.

Il Dr. Oñate ha riferito di aver ricevuto sovvenzioni da Janssen e compensi personali

da Merck Sharp & Dohme e Gilead al di fuori del lavoro presentato.

Il Dr. Torres ha riferito di aver ricevuto supporto non finanziario da Tecnoquímicas

non correlato a questo progetto durante lo svolgimento dello studio.

Non sono state segnalate altre segnalazioni.




Praticamente il Gotha di Big Pharma ha finanziato un piccolo studio,
che poi però ha avuto rilevanza mondiale e che smontava l’efficacia dell’Invermectin.


Che bello essere indipendenti dal denaro nella ricerca, non è vero?



Era necessario un così grande assembramento di sponsor farmaceutici per un singolo studio secondario,
guarda caso uno dei pochi che ha smentito l’efficacia del farmaco?

Ed il JAMA, che ha pubblicato lo studio, non ha avuto qualche “Lieve sospetto” di influenza da parte delle industrie farmaceutiche?

Poi, sulla base di questo studio, la Merck ha sentito il dovere di fare un comunicato stampa specifico
contro l’uso dell’Ivermectin il che suona per lo meno curioso.


Perchè un’industria farmaceutica sente il bisogno di criticare un prodotto non suo?



Per curiosità potete leggere questo meta studio indonesiano,

basato sul metodo scientifico e su una base molto più ampia,

che va in direzione opposta rispetto a quello colombiano.


Però la Merck si è dimenticata di citarlo….

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Val

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Ieri abbiamo letto il surreale sondaggio de La Stampa, che dava il PD come primo partito.

In realtà il giochetto ha funzionato perché il Centrodestra ha due partiti
che, in questo momento, sono sentiti molto simili come dimensioni,
per cui il sondaggista ha cercato di raggiungere due obiettivi:

  • spaccare il Cdx,
  • mostrare che il PD, partito che ultimamente non ne azzecca una, è il realtà il leader, quando alla fine non ha neppure il 20% dei voti.

In assenza di vere occasioni di voto
i numeri dei sondaggi possono dire un po’ quello che vogliono,
ed è indubbio il tentativo da parte della comunicazione mainstream
di manipolare da un lato FdI per farlo diventare l’ennesimo goalkeeper,
il “Portiere” del sistema,
in un momento in cui il M5s non può più reggere questo ruolo,
dall’altro la difficoltà di essere in un governo che non è esattamente quello che gli elettori della Lega si aspettavano.


Comunque, dato che alla fine un sondaggio vale l’altro,
abbiamo chiesto cosa ne pensassero i lettori e follower sui social di Scenari Economici.



Un campione assolutamente non significativo, siamo realistici, ma consistente
(siamo oltre 17 mila membri del gruppo Telegram e 18 mila follower in Twitter).

Abbiamo voluto quindi anche saggiare le differenze di sentire dei due social.

La domanda era semplice:

Chi è, secondo voi, il primo partito in Italia?


Le risposte possibili erano 4 : Lega, FdI, PD, e M5s.



I risultati a questa mattina erano i seguenti:


TELEGRAM


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931 i voti nel momento dello strap, che poi sono diventati 937 mentre scriviamo, senza cambiale le percentuali


TWITTER


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1548 voti su Twitter. Il sondaggio sarà votabile per il resto della mattinata.


Interessante, per fare un’analisi social, la dicotomia fra i due social:

appare evidente una certa differenza nella base di chi ci segue.

Il numero di voti superiore su Twitter è sicuramente facilitata da una più semplice condivisione,
o dal fatto che il canale Telegram è sempre più passivo rispetto a TW, nonostante la possibilità di commentare i post.


Sicuramente, per chi ci segue, il PD NON è il primo partito.


Del resto ha senso parlare di “Primo” quando secondi e terzi sono all’interno del margine di errore del sondaggio stesso
ed appartengono alla stessa area politica, anzi sono alleati praticamente ovunque?


La “Stampa” (mio nonno, buonanima, la chiamava “La Busarda” ed era un lettore de “La gazzetta del Popolo”)

ha fatto un’operazione politica spacciandola per giornalismo.


Noi, almeno, abbiamo solo fatto un piccolo divertissement per i nostri, amati, follower.
 

Val

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Ahiahiahiahi


Dopo il nuovo caos AstraZeneca, la soluzione sarà fare il richiamo con un altro siero?


Per Arnon Shahar, responsabile della campagna di immunizzazione di Israele,
il Paese che sia pur grazie anche alle ridotte dimensioni geografiche e di platea dei vaccinati
ha rappresentato il modello-guida nel mondo nella lotta al coronavirus, la risposta è assolutamente negativa.


"Mixare i vaccini è una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate
- spiega l'esperto al Quotidiano nazionale -. Sarebbe ragionevole solo se ci fosse un'impennata di casi,
non ci fossero abbastanza dosi per proteggere i cittadini e non ci fosse altra scelta.

Non ci sono studi sufficienti sulla cosiddetta 'eterovaccinazione'.

Per ora è meglio eseguire il richiamo con lo stesso siero".

Anche per coloro ai quali è stata inoculata una prima dose di AstraZeneca,
e nonostante le inquietudini per i possibili effetti collaterali come l'insorgere di trombosi
nei soggetti più a rischio come giovani donne e under 60 anni in genere.


Insomma, una netta bocciatura delle decisioni prese da Cts e Roberto Speranza
dopo la morte di Camilla Canepa in seguito alla prima dose di AZ.


Secondo Shahar, l'atteggiamento degli Stati e delle autorità sanitarie deve essere improntato a "pragmatismo e buon senso".

"In Israele - spiega - abbiamo avuto poche persone che sono arrivata dall'Inghilterra o anche dall'Italia
e che avevano già ricevuto una prima dose di Moderna o AstraZeneca.
Il richiamo è stato eseguito con Pfizer, l'unico siero che usiamo qui. Non abbiamo visto effetti collaterali.
Ci sono alcuni studi, secondo cui mixare i vaccini potrebbe causare una risposta immunitaria più efficace.
Ma non sono definitivi. Finché la situazione non sarà chiara, è meglio continuare a iniettare sempre lo stesso siero".


Riguardo ai 60 casi di miocarditi riconducibili al vaccino Pfizer, tutti su soggetti maschi tra i 16 e i 29 anni,
secondo Shahar è "una risposta molto rara e nella maggior parte dei casi, queste persone hanno avuto effetti lievi.
Nulla di paragonabile a una forma severa di Covid".


Peraltro, sottolinea, è impossibile sottoporsi a esami specialistici per mettersi al sicuro prima del vaccino,

perché "non c'è un test di screening che ti possa indicare il rischio di effetti collaterali.

Non abbiamo nemmeno consigliato di controllare se si è allergici al Peg,

uno dei composti che si trova nel vaccino Pfizer.

Chi ha avuto reazioni è stato immediatamente assistito, come da protocollo".




Sui vaccini ai bambini è categorico:

"Ai più piccoli abbiamo raccomandato il siero solo se pensano di andare all'estero questa estate,

se hanno condizioni patologiche per cui sarebbe meglio vaccinarsi

o se vivono con persone immunodepresse"
.


Contrario anche all'allungamento dei tempi per la seconda dose:

"Ti può andare bene, come è successo all'Inghilterra, ma è una lotteria".
 

Val

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Affaritaliani effettua un ampio sondaggio che riporta le cose, più o meno ,
alla situazione in cui erano la scorsa settimana.

La Lega di Matteo Salvini è nettamente il primo partito italiano con il 22,4% dei consensi.

Il test è stato fatto per Affaritaliani.it da Roberto Baldassari – direttore generale di Lab2101 e professore all’università La Sapienza di Roma.

Dopo dati contraddittori abbiamo

Lega al 22,4,

PD al 19,4 e

FdI al 18,2,

M5s al 15,9% e

Forza Italia al 7,1%.


Ecco i dati comprensivi dei partiti minori


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Sondaggio freschissimo, metodo CATI CAWI, dal 12 al 14, quindi proprio recente recente.


Mi sa che a Torino han cercato di fare un regalo molto grosso al PD, forse un po’ troppo.
 

Val

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Ed eccoci al sondaggio del lunedì proposto da Enrico Mentana al suo TgLa7 e realizzato da Swg.

Sondaggio attesissimo, dopo il terremoto suscitato dalla rilevazione di Nando Pagnoncelli,
che con il suo Ipsos dava il Pd come primo partito, tallonato da Fratelli d'Italia
e la Lega di Matteo Salvini addirittura in terza posizione e vittima di un duplice sorpasso.

Sondaggio per il quale Salvini ha anche attaccato Pagnoncelli,
ricordando come "lavora per il Pd" e, insomma, sollevando qualche dubbio sulla bontà della rilevazione.


Si diceva, il sondaggio di Mentana. Bene, dalla rilevazione arriva una secca smentita a Ipsos e Pangoncelli.

La Lega, infatti, si conferma primo partito, seppur in calo dello 0,5%, con il 20,9% dei consensi.

Dunque, se si votasse oggi, anche per Swg i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni sarebbero seconda forza con il 20,4% e in ascesa di 0,3 punti percentuali.

Quindi il Pd, terzo, insomma altro che prima forza a livello nazionale.
Il partito guidato da Enrico Letta viene dato al 19% tondo tondo, in calo di 0,2 punti percentuali.

Quindi il M5s, in lieve risalita al 16,2%, con una crescita di 0,3 punti percentuali.

Poi Forza Italia, in calo dello 0,1% al 6,8 per cento.


E ancora, Azione stabile al 3,4%,
quindi Sinistra Italiana in calo dello 0,3% al 2,3 per cento.
E via dicendo con MdP-Articolo 1, in crescita di 0,2 punti percentuali e al 2,3 per cento.
Si allunga dunque il vantaggio della formazione di Roberto Speranza rispetto a Italia Viva di Matteo Renzi, che segue al 2% e in calo dello 0,1 per cento.
Dato al 2% anche +Europa,
poi i Verdi all'1,9%,
Coraggio Italia all'1,2%
mentre le altre liste, complessivamente, raggiungerebbero l',16 per cento.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ciascuno di noi nasce in un luogo circoscritto, limitato, talvolta chiuso.

Nel crescere ci si rende conto che il mondo non si conclude con i parenti
ma che vi sono gli altri, la città e non esiste soltanto quella.

Molte città insieme danno un Paese, uno Stato, una Nazione
che a loro volta sono accostati da altre Nazioni e l’insieme di suscita un Continente.

Ma di Continenti ne esistono parecchi, vicini o separati dal mare e tutti formano il Mondo, vasto.

Con miliardi di persone esiste quell’individuo che all’inizio
riteneva la realtà conclusa nel cerchio della sua minima entità familiare e che invece lo pone nel mondo, anzi nell’Universo.


Questa catena di passaggi, inevitabile, è sempre esistita.

Pare che oggi si voglia interrompere, si rende l’individuo un soggetto immediatamente universale,
passando dalla minima identità alla massima senza gli anelli successivi, un individuo-mondo.

Questa è la globalizzazione nel suo connotato sostanziale:
eliminare i passaggi con i quali chi si rendeva soggetto del mondo attraversava punti intermedi,
la città, la regione, il Paese, la Nazione, il Continente e infine il Mondo.

Se questi passaggi non avvengono – e si perviene direttamente alla globalità – l’individuo non c’è, non ha i passaggi nutritivi.

Gli argini appunto dell’individualità, una “sua” lingua, una “sua” tradizione, alimentare, culturale, religiosa, storica.


Se l’individuo raggiunge immediatamente la coscienza globale non si arricchisce dei passaggi intermedi.

È cittadino del mondo ma non è un individuo.


Ma io sono soggetto in quanto ho una mia specificità:

la mia lingua,

una mia religione,

una mia cultura alimentare,

la storia del mio Paese,

l’arte.

Posso ancorarmi ad altre civiltà,
ma se pretendo di perdere ogni connotazione ritenuta limitante io non sono più un io.

Vi è una tragica insanabilità dell’individualità con la globalità.


L’individuo sceglie, argina, rifiuta e accoglie, stabilisce criteri di valutazione,
la globalità pone tutto e tutti su di un piano piatto, non consente barriere, frontiere, specificità.

Per la globalizzazione sono inconcepibili sia la Nazione sia l’individuo come soggetto della soggettività.


Il rischio sconsiderato di questa globalizzazione

sta non soltanto nel sopprimere Storia e Nazioni

ma nel soffocare gli individui e la soggettività,

rendendo l’individuo oggetto globalizzato:

non il mondo in me, ma il mondo senza me.



Prendere coscienza del mondo non significa che l’individuo deve identificarsi e aprirsi totalmente al mondo
senza avere una sua possibilità di scelta, di rifiuto, di preferenza.

Se amo il mare siciliano, gli aranceti, i limoneti, le verdi scure foglie di tali alberi, non sono globalista? Certo, non lo sono.

E perché dovrei porre sullo stesso piano tutti i mari, gli alimenti, gli orientamenti sessuali?


Questo è lo scopo estremo, rabbioso, micidiale della globalizzazione:

sradicare le identità e stabilire un uomo senza connotazioni

adattato a ricevere ogni merce in ogni luogo.

Uomo globale per merce globale

e non deve sussistere rifiuto quindi nessuna tradizione, nessun passato vincolante.


Lo svuotamento e il ricevere tutto, essendo vuoti.


Un popolo mondiale che viene distrutto del suo passato,

e una volta reso senza identità pronto a ricevere ogni suggestione,
indifeso al di là dei localismi che lo delimiterebbero.


Ma purtroppo nel rendersi ricettivo di tutto e di tutto, l’individuo diviene nessuno.


Nel voler essere globale
il soggetto sacrifica la sua soggettività, che resta il capolavoro della natura.

Un mondo globalizzato perderebbe le differenze,
sarebbe come parlarsi allo specchio ma io ho bisogno dell’altro da me non di un me stesso allo specchio.


Io voglio restare locale,
siciliano,
romano,
italiano,
non cinese,
non indiano.

Mi interessano, certo, ma voglio amare la Sicilia, Roma, l’Italia: non sono globale pur volendo conoscere il Globo.


Sento di scegliere, non intendo perdere me stesso per farmi globale.


Voglio restare “un” individuo che ama quel che sente di amare

e non ama quel che non sente di amare.


Non accoglierò tutto e tutti.


Sono un individuo,

non uno scarico di fiume che raccoglie ogni detrito

e sfocia nel gran mare nel quale la fogna trascina il cadavere.



Questa mescolanza indifferenziata non l’accetto.


Sono italiano. Mi basta. E, certo, essere umano. Ma come individuo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Povero bidet .....


ieri le solite gaffe di Biden sono andate un po’ oltre,
mettendo in dubbio le sue vere capacità cognitive e mostrando un invecchiamento avanzato a 78 anni.

L’anno scorso, durante la campagna elettorale, una serie di bizzarri e discutibili momenti di “preoccupazione”
– tutti ripresi in video – sono stati liquidati dai media mainstream come cospirazioni pro-Trump.


Durante la conferenza stampa di domenica a conclusione del vertice del G7 in Cornovaglia, in Inghilterra,
Biden si è imbattuto in un discorso in cui ha confuso la Siria per la Libia tre volte in meno di 90 secondi.

Non un buon segno.



Biden confuses Syria-Libya three times. He also appears to boast that Russia's inability to "provid[e] for the basic economic needs of people" in Syria is a point of US leverage. I assume he means the US sanctions that, like Biden, US media won't mention. pic.twitter.com/j0ui5K10ht
— Aaron Maté (@aaronjmate) June 13, 2021




Inoltre ha parlato “Dell’incapacità della Russia di garantire i bisogni economici basilari alla gente”,
dimenticandosi che questa è l’arma principale degli USA e che se qualcosa manca ai siriani è soprattutto a causa degli USA.


Comunque tutto il discorso è stato al limite dell’incomprensibile.


“Possiamo lavorare insieme alla Russia, per esempio in Libia.
Dovremmo aprire il varco per poter passare, fornire assistenza alimentare ed economica… voglio dire,
assistenza vitale a una popolazione che è davvero in difficoltà, ” ha detto, pur intendendo chiaramente dire la Siria..



Un pessimo spettacolo che mette in dubbio la capacità del presidente di reggere lo stress della presidenza.


Jake Sullivan confirmed that Biden confused Syria and Libya three times in less than 90 seconds. Just be honest and watch this clip and decide for yourself.https://t.co/6fombKNtTh https://t.co/2GvGXfLojv
— Glenn Greenwald (@ggreenwald) June 14, 2021







Potremmo avere il dubbio se, come qualche pentastellato, lui non sapesse che Libia e Siria sono due entità diverse.

Però è più probabile che la stanchezza lo abbia confuso.


Che brutta situazione per gli Stati Uniti d’America.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La scorsa settimana il congresso cinese ha approvato una “Legge anti sanzioni”
creata ad hoc per controbattere alle sanzioni occidentali nei confronti di Pechino.


Con questa norma qualsiasi azienda che venga ad adempiere a sanzioni imposte da un altro paese
può subire una pensate punizione, praticamente a discrezione, da parte di Pechino.

Quindi, se, ad esempio, gli Stati Uniti vietano l’esportazione di determinati prodotti nella Repubblica popolare
e un’azienda interrompe le sue esportazioni, deve aspettarsi un’azione legale in Cina.

Se però questa azienda non adempie a queste sanzioni ed ha la sede in un paese occidentale rischia di essere pesantemente sanzionata dagli USA.

Si tratta del premio per un mondo che si muove in modo sempre più bilaterale,
per cui se sei da una parte, economicamente, non puoi essere dall’altra.


Chi ha investito di più in Cina negli ultimi anni?

Le aziende tedesche, che in questa guerra rischiano, come nota la Welt,

di fare la proverbiale fine del vaso di coccio fra quelli di ferro
.


“Tutte le attività all’estero sono in conflitto con gli interessi economici e politici della Cina”,
afferma Wolfgang Niedermark della direzione della Federazione delle industrie tedesche (BDI) WELT.

Era bello pensare di essere i più furbi al mondo e giocare tenendo i piedi in due scarpe,
ma ogni sogno viene terminare e ora le aziende tedesche, ma anche tutte quelle europee
che hanno pesantemente investito in Cina pensando di approfittarsi di quel mercato,
devono ricredersi e di dover scegliere se abbandonare il mercato di origine o quello orientale.


Per ora a Bruxelles e a Berlino si cullano sulla speranza che questa norma rimanga solo sulla carta,
ma è evidente che si sbagliano: gli interessi delle aziende occidentali interessano nulla al PCC,
che anzi potrebbe ingrassare funzionari e aziende nazionali con cessioni forzate di asset europei.

Sarà molto divertente vedere cosa ne dicono ora i cultori della “Global Supply chain”;
quelli che dieci anni fa dicevano che bisognava andare a produrre ovunque,
purché in quel momento vi fosse un vantaggio competitivo.


Ora questo rischia di diventare il maggior boomerang al mondo.
 

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