Paul Jenkins (1 Viewer)

Cris70

... a prescindere
Continuiamo ad allenare gli occhi con un altro capolavoro anni '50.
Anche questa tela vista dal vivo è bellissima ed emozionante.

Iguana, 1956

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Cris70

... a prescindere
Ancora un paio di opere fine anni '50.

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L'ultima invece è del 1960 e potrete notare come i colori iniziano a diventare più tenui e la composizione meno invasiva nell'intero spazio della tela.
Queste due peculiarità saranno quelle che poi Jenkins indagherà per tutto il decennio del '60 e più in generale per il resto della carriera.

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Ultima modifica:

Loryred

Forumer storico
Premetto che è un autore che conosco poco ma non mi prende e trovo piuttosto ripetitivo, ma devo ancora dedicarmi con un pò di attenzione alla pittura astratta e sono sempre e comunque pronta a cambiare idea...

L'aspetto che mi colpisce è l'effetto "volute di fumo" colorate o scie impalpabili presente in tutti i suoi lavori, soprattutto recenti. Noto che progressivamente ha abbandonato il nero svuotando il quadro, reso molto meno materico e più evanescente. Magari non c'entra affatto ma mi viene da contrapporre alla sua tavolozza da "uccello del paradiso" Soulages, quasi il suo opposto, che arriva ad un nero quasi totale che si "inghiotte" tutto.
 

Cris70

... a prescindere
Guarda che differenza tra quelle anni '50 e questa di vent'anni dopo.
Qui quelle 'scie impalpabili" come le hai definite tu sono evidenti. Così come è evidente che c'è poco di ripetitivo.
Comunque sia le opere di Jenkins, così come per tanti altri artisti, devono essere viste dal vivo. In foto non rendono per nulla e quegli effetti che hai notato sono ancora più evidenti.

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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Da altro 3d

Baleng...

Pensi veramente che guardando la produzione di un artista si possa evincere che la materia ha avuto il sopravvento sullo spirito :mmmm:

Torniamo un attimo a Jenkins (ti aspetto di lì) quale sarebbe la tua analisi?
Nuda e cruda guardando solo le opere che ho postato
Son curioso.
Quella del pendolo tra materia e spirito è solo una delle angolazioni da cui guardare all'arte. Ce ne sono molte altre ...
Guardo le opere che hai postato e mi fingo totalmente ... ignorante dei dati reali. In tal modo vedrei, per restare a materia/spirito, una volontà di mantenere il senso di meraviglia limitando al massimo l'intervento umano. Per tale motivo, più che di spiritualità o materia, viene da pensare alla "vegetalità", nel senso che lo spirituale percepibile mi appare al tempo stesso come sub-umano. Esso dunque viene accolto, ma non dotato di individualità. E', come vedi, un caso particolare. Potrei accostarlo, differenze a parte, al grande Karl Blossfeldt, del quale mi stupisco tu non abbia mai parlato/scritto.

Detto in altri termini, potrei valutare che i pittori di là citati (Stael, Soutine ...) si sono immobilizzati dentro la materia, Jenkins si è immobilizzato (nel senso di rinuncia ad intervenire) fuori della materia. Pertanto potrei definirlo mistico, ma non so ...
 

Cris70

... a prescindere
Da altro 3d


Quella del pendolo tra materia e spirito è solo una delle angolazioni da cui guardare all'arte. Ce ne sono molte altre ...
Guardo le opere che hai postato e mi fingo totalmente ... ignorante dei dati reali. In tal modo vedrei, per restare a materia/spirito, una volontà di mantenere il senso di meraviglia limitando al massimo l'intervento umano. Per tale motivo, più che di spiritualità o materia, viene da pensare alla "vegetalità", nel senso che lo spirituale percepibile mi appare al tempo stesso come sub-umano. Esso dunque viene accolto, ma non dotato di individualità. E', come vedi, un caso particolare. Potrei accostarlo, differenze a parte, al grande Karl Blossfeldt, del quale mi stupisco tu non abbia mai parlato/scritto.

Detto in altri termini, potrei valutare che i pittori di là citati (Stael, Soutine ...) si sono immobilizzati dentro la materia, Jenkins si è immobilizzato (nel senso di rinuncia ad intervenire) fuori della materia. Pertanto potrei definirlo mistico, ma non so ...

ti ringrazio per questo tuo illuminante intervento :bow:
e ... non ti stupire della mia ignoranza :no: è la forza che più mi spinge a continuare a studiare
 

Loryred

Forumer storico
Da altro 3d

Detto in altri termini, potrei valutare che i pittori di là citati (Stael, Soutine ...) si sono immobilizzati dentro la materia, Jenkins si è immobilizzato (nel senso di rinuncia ad intervenire) fuori della materia. Pertanto potrei definirlo mistico, ma non so ...

Non so se c'entra ma vedendo l'evoluzione nel tempo questo aspetto si rileva anche nel "gesto pittorico" sembra ridurre la presenza della materia rendendo in un certo senso "reale e fisica" l'astrazione, quadri più bianchi e vuoti, molto meno materici e più luminosi e impalpabili, una sorta di "depurazione" o catarsi della pittura.
Tranquilli... non mi sono fumata nulla.. :D
 

Cris70

... a prescindere
il "misticismo" di Jenkins visto da Baleng nelle tele postate, e l'evoluzione alla ricerca di leggerezza e pace interiore citata da Lory, è di fatto qualcosa realmente accaduto
(i miei complimenti ad entrambi)
e mi aiuta ad introdurre un pò di storia del ns Artista.

Tutti sappiamo che Jenkins frequentava la scuola che fu definita dell'Action Painting o Espressionismo Astratto, alla quale peraltro apparteneva anche il citato William Congdon poi comunque allontanatosi come anche il Paul Jenkins.
Nello specifico, Jenkins nel 1952 quando Harold Rosenberg dava un nome a questa nuova scuola di pittori newyorkesi, era fisicamente li e ne faceva timidamente parte almeno all'inizio. Nello stesso anno Martha Jackson apre la sua, poi divenuta famosa, galleria d'arte e lei stessa segue questa scia di novità esponendo questi artisti e tra di essi anche Jenkins. Ci furono delle collettive insieme ed è tutto documentato. Peraltro la Jackson lavorò con Jenkins fino alla chiusura della galleria per la sua prematura scomparsa mi pare nel 1969, esponendolo con Pollock ed altri, ed è anche il motivo per il quale le tele che sono transitate da li, come una delle mie, hanno anche un valore economico aggiunto (chiamasi in gergo "medaglia") non trascurabile.

Tornando all'allontanamento di Jenkins dai suoi amici e coetanei artisti che stavano godendo di un successo unico e in parte meritato (ma questo è un altro argomento),
lui di fatto si guarda intorno per cercare altrove quello che negli USA non poteva esserci per evidenti mancanze storico-culturali. Non saprei se definirlo "misticismo" o altro, ma certamente fu qualcosa di spirituale che lo spinse prima a cercare ispirazione in Europa per poi giungere infine in Giappone alla corte appena formata da Jiro Yoshihara e chiamata Gruppo Gutai.

Mi fermo qui perchè entro nel campo di Arte2011, che essendo profondo conoscitore del Gutai meglio di chiunque può mettere in relazione Jenkins con artisti come lo stesso Yoshihara, Shimamoto o Shiraga per citare solo i principali fondatori.

Mi preme però solo aggiungere che la sostanziale differenza del Gruppo Gutai con Pollock (per semplificare), non era nel tipo di azione e pittura, anch'essa caratterizzata dalla presenza fisica dell’artista che interagisce con la materia, ma la volontà di cogliere e trasmettere alla tela un atto creativo e concettuale/filosofico che allontanava l'opera dal solo atto creativo. Per quanto lo stesso atto creativo fosse nel Gutai una componente importante e fondamentale vista come una forza naturale e umana che si impadroniva dei materiali e li lavorava con fisicità e presenza.

Insomma Jenkins non si accoda all'Espressionismo Astratto per scelta, l'amicizia e la frequentazione dei principali autori e degli stessi galleristi lo testimonia.
Per quanto certamente questa scelta non abbia pagato in termini economici, a me pare chiaro che cerca qualcosa di diverso e di altro, qualcosa che non può trovare in una madre patria che ha una spiritualità ed una sensibilità filosofica che può risalite al massimo ai nativi americani.
Inizia così lunghi rapporti epistolari e viene in Europa per poi proseguite in Giappone le sue ricerche che molto lo avvicinano ai concetti che Baleng ha visto nelle sue tele.
Ricerche, badate bene, che non si fermarono mai fino a creare un'importante biblioteca che mi pare stata ceduta a qualche univiersità americana come lascito.

Baleng ci hai visto nuovamente lungo.
A volte mi spaventi :brr:
 

arte2011

Nuovo forumer
Jenkins infatti ebbe nei primi anni 60 stretti rapporti con Yoshihara e con Gutai in particolare.
Esistono diversi quadri dedicati a Yoshihara da Jenkins e viceversa.
Egli essendo un amico di molt artisti Gutai li frequentò e fece anche alcune mostre insieme a loro.
La stessa cosa vale per Georges Mathieu che espose in Giappone in quegli stessi anni.
 

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