non ti piace? lo leggo poco , anch'io preferisco per pigrizia i twitter e la radio, seguo molto radio zero con Zucconianalisi e pigi battista nella stessa frase? ti piace il non-sense?
Una delle cose che mi perplimono di più è che, se si cerca di mantenere un po' di pietà e di calma, allora ti danno del "buonista".
Quindi, per non essere un buonista, devi fare lo sciacallo o la scimmia urlatrice?
Era il discorso di G. Prezzolini, eleviamo il dibattito dai!!Dovremmo riflettere un attimo e giungere alla conclusione che alcune cose non possono essere per tutti: lo dice la Logica stessa.
Quindi: basta con il suffragio universale, per prima cosa: per quale assurda ragione il voto di un hater "leone da tastiera" deve valere quanto quello di un Umanista (o di un Matematico) che non passa la giornata sui social network?
Selvaggia Lucarelli sulla vicenda di Macerata
Non mi piace quasi mai.
Oggi, sì
C’è una figura, nella brutta storia della morte di Pamela morta a 18 anni per ragioni poco chiare e “vendicata” dal fascistoide Luca Traini a colpi di pistola scaricati contro i “negri cattivi”, su cui tutti si sono soffermati poco.
La figura di un uomo bianco di mezza età, un meccanico, un maceratese come tanti, di quelli con una vita normale, nessun tatuaggio nazista sulla fronte, nessun precedente inquietante. Uno con un’utilitaria bianca e abitudini banali. Uno a cui nessuno ha sparato, che nessuno ha insultato su facebook, perché sono i negri quelli cattivi. Sui giornali, ieri, veniva descritto come un uomo con un peso sul cuore, uno che non si dà pace. Perché lui, il bianco buono, la sera in cui Pamela è scappata dalla comunità per tornare a bucarsi dopo tre mesi, è l’ultimo bianco buono ad averla vista viva. E anche l’ultimo che avrebbe potuto darle una mano, solo che l’ha scaricata alla stazione e dopo un po’ Pamela era a pezzi in una valigia. Non si dà pace, il pover’uomo. Pensa a lei. “E’ tutto così atroce, dice.”.
Il procuratore capo di Macerata aveva pure provato a coprirlo, a raccontare una storia diversa, perché non sia mai che l’uomo bianco non ne esca come la parte buona della vicenda o, al massimo, come il vendicatore pazzo che però in fondo in fondo ha sparato perché voleva vendicare una ragazzina di 18 anni, mica perché era un fascistoide.
Forse però è il caso di riavvolgere il nastro.
Di pensare un attimo al cuore buono di questo concittadino che il 29 gennaio era sulla strada per Corridonia per andare a trovare la sorella che abita lì. Succede che mentre è in auto intravede sul ciglio della strada la sagoma di Pamela. La ragazzina cammina da sola trascinandosi dietro il trolley con le sue poche cose portate via di fretta dalla comunità. Lui accosta e la carica sulla sua utilitaria. Del resto, se un uomo buono bianco vede una ragazzina per strada in difficoltà, le dà una mano. La ragazzina ha 18 anni. E’ bella e anche molto fragile, scopre lui. E’ in fuga da chi voleva salvarla dalla droga e ha un desiderio disperato di tornare a bucarsi. Per fortuna non ha i soldi per farlo. Per fortuna è sulla macchina dell’uomo bianco che può riconsegnarla alla madre o alla comunità o farle una lavata di testa o dirle che la droga fa male e insomma, quelle cose che un uomo di mezza età prova a dire a una ragazzina che si sta autodistruggendo.
E invece qui la storia fa una bella virata e diventa altro. Quello che i giornali non dicono con brutalità, che non dicono a caratteri cubitali e non lo dicono nel momento storico in cui un tentativo di bacio diventa abuso fisico e psicologico oltre che una buona ragione per gogne pubbliche e licenziamenti. Diventa una storia in cui l’uomo buono bianco decide che se la ragazzina fragile vuole i 50 euro per una dose da spararsi in vena, deve fare una cosa semplice: farsi scopare. Inutile edulcorare. Lo ripeto perché voglio che entri bene in testa a chi legge: farsi scopare. Tanto è debole, è disperata, è abbrutita dalla voglia di drogarsi. E’ sola. La ragazzina, figuriamoci, accetta. Se a 18 anni non hai paura di un ago che si conficca nelle vene, figuriamoci di un estraneo che ti entra dentro. Così lui la porta in un garage. Dentro al garage c’è un materasso squallido su cui poterla usare per quella mezz’ora di sesso al misero prezzo di una dose. Un affare, tutto sommato, per una diciottenne così bella. Finito tutto, la ricarica in macchina, il gentiluomo bianco, e la porta dove lei voleva. In stazione, dai pusher di fiducia. Quelli negri, quelli cattivi. Mica come lui che non vende droga, ma al massimo, in cambio di sesso, ti dà i soldi per comprartela.
La fine di Pamela (sebbene le cause della morte non siano ancora accertate) e quello che la sua morte si è portata dietro, tra sparatorie folli e dibattiti deliranti, è cosa nota. “Credete forse che non pensi a Pamela? Non bestemmiate, per favore.”, dice ora l’uomo bianco inseguito dai cronisti. Già. Come se il problema, qui, fosse solo il tragico epilogo. Come se oggi, una Pamela ancora viva, ai giardinetti, fosse mai potuta essere la sua assoluzione. Fai bene a non trovare pace, uomo bianco. Perché non hai avuto pietà e umanità. Perché ti sei approfittato della miseria, dell’abisso, della giovinezza. E mentre nell’epoca dei processi sommari agli uomini sul patibolo ci finiscono i nomi noti che piacciono ai giornali, quelli che “è abuso psicologico perché lui è il regista e lei l’aspirante attrice”, tu rischi pure di sfangartela. Su di te, leggo articoli tutto sommato edulcorati. Invece no, non devi passarla liscia. Potevi fare molte cose quel pomeriggio e hai fatto la più schifosa. Hai abusato di una ragazzina drogata marcia, l’hai consegnata a chi le vendeva morte e ora piagnucoli perché tu ci pensi a lei, poverina, come facciamo a insinuare il contrario?
Sì, io insinuo il contrario. Potevi pensarci quel pomeriggio, a Pamela. Potevi darle un passaggio e illuderla, per una manciata di minuti, che la vita, anche quando l’effetto dell’eroina svanisce, fosse il sorriso gentile di uno sconosciuto. Sarebbe morta lo stesso, forse, ma senza l’odore della miseria umana, del maschio rapace appiccicato addosso.
Che schifo certi uomini di merda
Sono d'accordo fino a un certo punto.
Diamo la colpa all'ultimo uomo? E a tutti/e quelli/e che non hanno fatto niente prima?
Vi faccio un esempio "estremo", per spiegarmi.
Siamo abituati a sopportare (cristianamente?) la visione di flotte di auto in doppia fila. Qualcuno/a di noi (non io), parcheggia anche lui/lei in doppia fila. E vediamo donne, uomini, ragazze e ragazzi che aprono la portiera senza guardare.
E nessuno/a fa niente.
Ogni tanto càpita che uno/a di questi/e, che apre la portiera, colpisce un/una ciclista, che cade, viene investito/a, e muore (o rimane paralizzato/a a vita).
E' tutta e solo colpa dell'ultimo/a automobilista, o è la banalità del male cui ormai siamo abituati?
Ci vuole molta più intolleranza verso le cose sbagliate, piccole e grandi, secondo me.
Selvaggia Lucarelli sulla vicenda di Macerata
Non mi piace quasi mai.
Oggi, sì
C’è una figura, nella brutta storia della morte di Pamela morta a 18 anni per ragioni poco chiare e “vendicata” dal fascistoide Luca Traini a colpi di pistola scaricati contro i “negri cattivi”, su cui tutti si sono soffermati poco.
La figura di un uomo bianco di mezza età, un meccanico, un maceratese come tanti, di quelli con una vita normale, nessun tatuaggio nazista sulla fronte, nessun precedente inquietante. Uno con un’utilitaria bianca e abitudini banali. Uno a cui nessuno ha sparato, che nessuno ha insultato su facebook, perché sono i negri quelli cattivi. Sui giornali, ieri, veniva descritto come un uomo con un peso sul cuore, uno che non si dà pace. Perché lui, il bianco buono, la sera in cui Pamela è scappata dalla comunità per tornare a bucarsi dopo tre mesi, è l’ultimo bianco buono ad averla vista viva. E anche l’ultimo che avrebbe potuto darle una mano, solo che l’ha scaricata alla stazione e dopo un po’ Pamela era a pezzi in una valigia. Non si dà pace, il pover’uomo. Pensa a lei. “E’ tutto così atroce, dice.”.
Il procuratore capo di Macerata aveva pure provato a coprirlo, a raccontare una storia diversa, perché non sia mai che l’uomo bianco non ne esca come la parte buona della vicenda o, al massimo, come il vendicatore pazzo che però in fondo in fondo ha sparato perché voleva vendicare una ragazzina di 18 anni, mica perché era un fascistoide.
Forse però è il caso di riavvolgere il nastro.
Di pensare un attimo al cuore buono di questo concittadino che il 29 gennaio era sulla strada per Corridonia per andare a trovare la sorella che abita lì. Succede che mentre è in auto intravede sul ciglio della strada la sagoma di Pamela. La ragazzina cammina da sola trascinandosi dietro il trolley con le sue poche cose portate via di fretta dalla comunità. Lui accosta e la carica sulla sua utilitaria. Del resto, se un uomo buono bianco vede una ragazzina per strada in difficoltà, le dà una mano. La ragazzina ha 18 anni. E’ bella e anche molto fragile, scopre lui. E’ in fuga da chi voleva salvarla dalla droga e ha un desiderio disperato di tornare a bucarsi. Per fortuna non ha i soldi per farlo. Per fortuna è sulla macchina dell’uomo bianco che può riconsegnarla alla madre o alla comunità o farle una lavata di testa o dirle che la droga fa male e insomma, quelle cose che un uomo di mezza età prova a dire a una ragazzina che si sta autodistruggendo.
E invece qui la storia fa una bella virata e diventa altro. Quello che i giornali non dicono con brutalità, che non dicono a caratteri cubitali e non lo dicono nel momento storico in cui un tentativo di bacio diventa abuso fisico e psicologico oltre che una buona ragione per gogne pubbliche e licenziamenti. Diventa una storia in cui l’uomo buono bianco decide che se la ragazzina fragile vuole i 50 euro per una dose da spararsi in vena, deve fare una cosa semplice: farsi scopare. Inutile edulcorare. Lo ripeto perché voglio che entri bene in testa a chi legge: farsi scopare. Tanto è debole, è disperata, è abbrutita dalla voglia di drogarsi. E’ sola. La ragazzina, figuriamoci, accetta. Se a 18 anni non hai paura di un ago che si conficca nelle vene, figuriamoci di un estraneo che ti entra dentro. Così lui la porta in un garage. Dentro al garage c’è un materasso squallido su cui poterla usare per quella mezz’ora di sesso al misero prezzo di una dose. Un affare, tutto sommato, per una diciottenne così bella. Finito tutto, la ricarica in macchina, il gentiluomo bianco, e la porta dove lei voleva. In stazione, dai pusher di fiducia. Quelli negri, quelli cattivi. Mica come lui che non vende droga, ma al massimo, in cambio di sesso, ti dà i soldi per comprartela.
La fine di Pamela (sebbene le cause della morte non siano ancora accertate) e quello che la sua morte si è portata dietro, tra sparatorie folli e dibattiti deliranti, è cosa nota. “Credete forse che non pensi a Pamela? Non bestemmiate, per favore.”, dice ora l’uomo bianco inseguito dai cronisti. Già. Come se il problema, qui, fosse solo il tragico epilogo. Come se oggi, una Pamela ancora viva, ai giardinetti, fosse mai potuta essere la sua assoluzione. Fai bene a non trovare pace, uomo bianco. Perché non hai avuto pietà e umanità. Perché ti sei approfittato della miseria, dell’abisso, della giovinezza. E mentre nell’epoca dei processi sommari agli uomini sul patibolo ci finiscono i nomi noti che piacciono ai giornali, quelli che “è abuso psicologico perché lui è il regista e lei l’aspirante attrice”, tu rischi pure di sfangartela. Su di te, leggo articoli tutto sommato edulcorati. Invece no, non devi passarla liscia. Potevi fare molte cose quel pomeriggio e hai fatto la più schifosa. Hai abusato di una ragazzina drogata marcia, l’hai consegnata a chi le vendeva morte e ora piagnucoli perché tu ci pensi a lei, poverina, come facciamo a insinuare il contrario?
Sì, io insinuo il contrario. Potevi pensarci quel pomeriggio, a Pamela. Potevi darle un passaggio e illuderla, per una manciata di minuti, che la vita, anche quando l’effetto dell’eroina svanisce, fosse il sorriso gentile di uno sconosciuto. Sarebbe morta lo stesso, forse, ma senza l’odore della miseria umana, del maschio rapace appiccicato addosso.
Che schifo certi uomini di merda