PANNOLINI E POLITICI DOVREBBERO ESSERE CAMBIATI REGOLARMENTE E PER LO STESSO MOTIVO. (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
Ma in ogni caso avranno sempre lo stesso epilogo :wall:
Buona settimana a tutti :)
Si continua con il trekking in Pakistan :)

k2
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Chogolisa
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Gruppo Chogolisa
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Val

Torniamo alla LIRA
Moto Guzzi compie 100 anni



È un cancello rosso di metallo.

Nasconde alla vista un mondo quasi magico, frutto di cento anni di intuizioni,
passione, competizioni, innovazione tecnologica, stile, abnegazione e capacità di stare al passo coi tempi senza abbandonare le proprie origini.


Si trova a Mandello del Lario, sponda orientale del lago di Como, in via Parodi 63 e si fregia dell’immagine di un’enorme aquila.

È l’ingresso carraio dello stabilimento Moto Guzzi, marchio che oggi compie cent’anni di storia
e come pochi altri al mondo è in grado di mantenere intatto il proprio fascino.

Luogo per molti versi fuori dal tempo eppure, culla di idee moderne e dirompenti dove ancora oggi si producono
– e dove a lungo si produrranno – tutte le Moto Guzzi previste a listino.

Capacità di innovazione, coraggio nel riuscire ad anticipare i tempi, spirito competitivo,
amore per il prodotto e attenzione meticolosa alla qualità delle produzioni sono i talenti che Moto Guzzi
ha saputo unire negli anni ad un rapporto unico con il suo territorio.

Dal 1921 a oggi, ogni Moto Guzzi è nata nello stabilimento di Mandello,
proprio lì dove la storia ebbe inizio esattamente un secolo fa.

E tutto ciò continuerà anche nel suo secondo secolo di storia.

Un’eccellenza tutta italiana che ha fatto la storia del nostro Paese senza mai invecchiare
e che continua a muovere la passione più autentica di migliaia di guzzisti in tutto il mondo».

Già, perché se è vero che Guzzi è 100% orgoglio italiano,
è altrettanto indubitabile che il marchio dell’aquila abbia una forza straordinaria anche dall’altra parte del pianeta.

Provate a chiedere a un americano o a un australiano cosa pensa delle moto di Mandello...


Una leggenda nata a Genova un secolo fa grazie alla visione di tre uomini compagni d’armi durante la Prima Guerra.

Proprio lì Carlo Guzzi e Giorgio Parodi fondarono nel 1921 la Società Anonima Moto Guzzi alla quale,
in ricordo dell’amico aviatore Giovanni Ravelli, fu associato il logo dell’aquila ad ali spiegate.


Da lì in poi una storia di successi, tanto sportivi quanto commerciali, che è arrivata ad oggi senza soluzione di continuità.

Dalla prima moto uscita dai cancelli di Mandello, la Normale, alle attuali edizioni del centenario,
le Moto Guzzi hanno saputo attraversare epoche creando attorno a sé un’aura molto particolare,
fatta di modelli che a volte segnavano la via utilizzando la leva tecnologica,
mentre altre interpretavano le esigenze della clientela potenziale diventando un fenomeno di costume.

Moto Guzzi compie 100 anni


Quale appassionato di moto non è rimasto a bocca aperta di fronte alla Otto Cilindri?

Figlia del genio di Giulio Cesare Carcano, un siluro (anche da vedere) capace, nel 1955, di arrivare a 285 all’ora.

Il suo albero motore – si dice – costava come venti ciclomotori dell’epoca.

E che dire della V7 che oggi, a 56 anni dalla sua prima apparizione, è ancora il modello Guzzi più venduto?

Anche lei nacque da un’intuizione di Carcano che, leggenda narra,
concepì l’innovativo motore bicilindrico longitudinale per equipaggiare una versione sportiva della Fiat 500.


Moto Guzzi compie 100 anni



Ma Guzzi è anche stata la moto dei 14 Titoli Mondiali, dei record di velocità,
il marchio entrato nell’immaginario collettivo perché utilizzato dalle Forze dell’Ordine,
dall’Esercito, dalla Polizia californiana, tedesca e di molte città d’Europa,
oltre che dal corpo di guardia del re di Giordania e dai mitici Corazzieri, scorta del Presidente della Repubblica.

Ma non si può tralasciare il ruolo che hanno avuto certi indimenticabili modelli come Airone 250
e Galletto nel processo di motorizzazione di massa del nostro Paese negli Anni 50.


E poi c’è l’attitudine ai grandi viaggi, a partire dal 1928 quando Giuseppe Guzzi, fratello del fondatore,
raggiunse il Circolo polare artico in sella alla GT 500 Norge.


Uno spirito che senza dubbio animerà – se possibile – i partecipanti alle

Giornate Mondiali Moto Guzzi del 9-12 settembre prossimo, momento culmine delle celebrazioni di un compleanno davvero speciale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Demenziale, non ci sono altre parole.
8 ragazzini che giocavano a pallone. OTTO

Alla fine sul campo gestito dalla società sportiva Bellaria Cappuccini, di Pontedera (Pisa), sono arrivati i carabinieri.

I militari dell’Arma, intervenuti dopo alcune segnalazioni, hanno posto fine alla partitella in corso
ricordando a tutti i ragazzini che in questo periodo non si possono praticare sport di contatto e che le regole anti Covid vanno rispettate.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahahahahah


Bel risultato! Condonare – verbo sdoganato da Mario Draghi in conferenza stampa –

le cartelle fiscali sotto i 5mila euro e fino al 2010


In pratica, ne restano fuori tre su quattro, come spiega “Il Sole 24 Ore” di domenica,
di quelle che incombono minacciosamente sulla testa di tutti gli italiani – onesti solo nelle chiacchiere da bar –

e per di più si tratta di quelle che nella maggior parte dei casi sono già cadute in prescrizione visto che risalgono a 11 anni orsono.


Questo condono – che era e che è necessario ed urgente – non si farà in pratica neanche stavolta.



E il misero risultato spuntato serve solo per fare urlare “onestà, onestà” ai soliti disonesti intellettualmente
dentro e fuori dalla politica e dalle redazioni dei giornali che li fiancheggiano.


Infatti, se gioire per un condono di una cartella già prescritta è da dementi,

lo è ancora di più l’indignarsi per la stessa cartella.



E quindi, Draghi o non Draghi, l’Italia si ritrova di nuovo sospesa a galleggiare nei propri compromessi.

Né carne né pesce. “Ni come ni deja comer”, né mangia né lascia mangiare gli altri.

Come “el perro del hortelano”, il cane dell’ortolano.


Continuiamo così e la ripresa la vedremo nel 2030.


.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Riflettendo sul primo anniversario del Covid-19 ci è tornata in mente una famosa frase di Lenin:

Ci sono decenni in cui non accade nulla e ci sono settimane in cui accadono decenni”.

Quello che è successo in poche settimane è che, quasi tutti sul pianeta,
hanno sperimentato improvvisamente e all’unisono non solo una sorprendente perdita di libertà
ma anche una perdita di tutto ciò che fa funzionare una civiltà.


Civiltà è il fatto stesso di unirsi e socializzare: se ne perde subito l’essenza dividendosi e vivendo in isolamento.


È universalmente noto che le autorità utilizzano le crisi per imporre “poteri di emergenza”
che poi di regola, diventando permanenti, eliminano le libertà civili e economiche.


La grande sciagura del Coronavirus sta nell’aver creato il precedente,
secondo cui tali libertà saranno esercitabili con il permesso dei governi e quindi revocabili in ogni momento.


La cosa sorprendente è che centinaia di milioni di persone hanno accettato che la società sia stata trasformata in un campo di prigionia,

non diverso da quello che esisteva dietro il muro di Berlino prima che cadesse.



Tuttavia, l’impatto della pandemia è stato catastrofico non solo per l’azione dei governi ma anche per il modo in cui è stato vissuto.

Infatti, è il modo in cui la comunità reagisce a una catastrofe a determinarne l’eredità nel lungo termine.


L’influenza di Hong Kong uccise quattro volte il numero di persone rispetto al Covid ma,

invece dell’apocalisse, ne derivò il Festival internazionale dei concerti, noto come Woodstock.



l governi non sarebbero riusciti a sfruttare deliberatamente la pandemia per ottenere vantaggi politici,
perché non sarebbe stato possibile manipolare persone che vivevano nella stabilità e nel benessere.

Ma quando un disastro di tal genere si verifica nel bel mezzo di una crisi economica e finanziaria,
il controllo sulla popolazione è una conseguenza immediata.


Una volta che la legge marziale medica è in atto, a causa del panico, tutta la società è paralizzata.

L’elemento chiave per ottenere questo risultato risiede nella capacità dei governi di instillare paura, divisione e sfiducia
tra le persone stesse così tanto da metteregli uni contro gli altri, per assicurarne l’obbedienza.

Ciò porta alla servitù volontaria che è vitale per il sistema di governo,
al fine di spostare l’equilibrio del potere nella società civile verso un sistema più autoritario.


Pertanto, l’obiettivo del controllo della popolazione non ha nulla a che fare con la salute pubblica
ma con la necessità di trasferire tutto il potere allo Stato,
affinché il dissenso e la disobbedienza a nuovi mandati totalitari siano repressi.



Il Coronavirus ha così fornito il pretesto immediato e la copertura perfetta all’establishment
per manipolare le masse e farle accettare l’idea di un governance globale, a cui tutti i leader occidentali hanno già aderito.


Un problema globale come una pandemia, dicono, si risolve solo con una soluzione globale.

Ma i leader di orientamento globalista sono anche completamente convinti che,
unendo il mondo intero sotto un unico sistema planetario, ottenendo il controllo di tutti e di tutto,
potrebbero stabilire una sorta di utopia socialista rispettosa dell’ambiente dove la guerra e la povertà verrebbero sradicate.

A tal fine, è necessario accelerare il collasso globale per rifare il mondo.

Questo obiettivo non è segreto, è quello dell’Agenda 2030,

il programma globale che prevede la costruzione di una nuova struttura monetaria,

economica e sociale per istituire, in sostituzione del sistema attuale,

un nuovo ordine mondiale basato su nuove regole tecnocratiche.



Tali regole sono già state codificate nelle politiche di rilancio dei vari Paesi
ma la persona media non ne ha ancora contezza, perché non si dà la pena o non ha tempo di documentarsi.

Ma ci si metta bene in testa che,
si tratti di pandemia,
cambiamento climatico,
distruzione e ristrutturazione economica,
digitalizzazione,
nuovo regime monetario
o sviluppo sostenibile,
tutto è legato insieme in questa grande agenda di controllo e coercizione.


Pertanto, il cittadino medio che crede che una volta mandato ad effetto il piano vaccinale si ritorni alla normalità, si sbaglia di grosso.


Qualsiasi discorso sui vaccini rivendicati come salvatori è solo un’esca per gli illusi,
perché ha lo scopo di ottenere, come per le maschere, sottomissione con la promessa di maggior libertà.

Ci saranno altre versioni di blocchi, poiché questo colpo di stato pandemico
richiede l’abitudine all’obbedienza incondizionata della popolazione, per prepararla alla transizione al nuovo ordine economico- politico.


Intanto, onde evitare di diventare zombi cerebralmente morti di un futuro apparato statale tecnocratico, chiediamoci, al modo di Lenin, che fare?



È tempo di agire in prima persona.
Come ha detto qualcuno, “sii il cambiamento che vuoi vedere”.

A difesa delle libertà civili basterebbe seguire pochi principi.

Innanzitutto, rifiutare la falsa narrativa secondo cui i blocchi danno valore alle vite umane rispetto a tutti gli altri diritti.

Il diritto al lavoro,
ai mezzi di sussistenza per se stessi e la famiglia
e il dovere di rifornire di beni e servizi la comunità,
è lo scopo della vita sociale.

Imporre la chiusura della società civile, per sentirsi al sicuro, è contro l’interesse collettivo.


Rifiutare di essere fantocci dello Stato e cominciare a ribaltare questo devastante complotto contro l’umanità.

Indossare la maschera significa tirannia, toglierla significa libertà.

Se tutti lo facessero, lo Stato sarebbe più cauto nell’emettere mandati dispotici, per timore della disobbedienza di massa.


Le maschere permanenti e l’allontanamento sociale non servono alla salute pubblica ma a prevenire rivolte e disordini civili.


Opporsi al fatto aberrante che il settore pubblico percepisca reddito durante le crisi

mentre il settore privato, che mantiene quello pubblico, sia impedito a percepirlo.


Non cedere con compiacenza bovina ai passaporti vaccinali
,
che introdurranno una nuova burocrazia investita di poteri a fini intimidatori e con una sola missione:
spiare e denunciare qualsiasi mancata adesione alle regole del Governo.


Con o senza vaccino (che non serviranno a nulla) la vita normale scomparirà e ci si ritroverà in una prigione virtuale.

La sorveglianza burocratica sarà così invasiva da eliminare ogni privacy, dentro e fuori casa.


Si ricordi che è in arrivo un’epidemia parallela di misure autoritarie e repressive e la libertà non sarà mai raggiunta con l’obbedienza.



Chi ama la libertà e non vuol finire schiavo, dovrebbe almeno cominciare da questi principi.

La posta in gioco non è mai stata così alta.


“Chi accetta passivamente il male ne è coinvolto tanto quanto chi aiuta a perpetrarlo.
Chi accetta il male senza protestare contro di esso sta davvero collaborando con esso”

(Martin Luther King).
 

Val

Torniamo alla LIRA
Questa la verità che nessuno dice..........il vaccinato può trasmettere il virus
e si riallaccia a quanto scritto sopra.

Ci vorranno diversi mesi prima che la copertura sia sufficiente per innescare l'agognata immunità di gregge,
e fino ad allora dovremo continuare a convivere con le restrizioni anti contagio che ormai conosciamo bene.

Anche chi si è sottoposto al vaccino, tuttavia,
dovrà continuare a indossare mascherine e a mantenere il distanziamento sociale,
perché il vaccino non rappresenta uno "scudo" assoluto contro la diffusione del patogeno.


“Credo che la percezione comune sia quella per cui, una volta che si sarà ricevuto il vaccino,
le persone si riterranno al sicuro e finalmente potranno smettere di indossare le mascherine,
di mantenere distanze interpersonali e quant’altro. La realtà non sarà però questa
– avverte Debra Goff, specialista in Malattia Infettive presso l’Ohio State University Wexner Medical Center – .
Il vaccino sarà il primo passo per aiutarci a tornare alla vita pre-Covid, ma non sarà la fine di tutto”.

Attraverso la rivista Business Insider, Debra Goff ha indicato quali saranno, almeno inizialmente,
le attività che si potranno o meno svolgere dopo la vaccinazione.

Si potrà iniziare a fare programmi per il futuro

“Una volta ricevuto il vaccino, le persone potranno avere più fiducia” dice l’esperta.

Questo significa che potranno pianificare una breve vacanza,
quando gli esperti statunitensi prevedono di tornare in parte alla vita pre-Covid.

“Sarà però difficile pensare a un evento al chiuso senza indossare la mascherina,
qualcosa che dipenderà da quanto le persone saranno attente nelle prime fasi di vaccinazione
e da quante persone saranno disposte a vaccinarsi e potranno farlo”.

Non si potrà smettere di indossare la mascherina

“Non sappiamo ancora se il vaccino proteggerà dalle forme asintomatiche della malattia e dalla diffusione silenziosa del virus”.


Per ora, i risultati delle sperimentazioni cliniche hanno infatti indicato che i vaccini di Pfizer e Moderna
sono efficaci nel proteggere le persone dalle forme gravi di Covid.


“Pertanto, per il bene di tutti, si dovrà continuare a indossare la mascherina e mantenere il distanziamento interpersonale”.



“Le persone che saranno vaccinate potranno prendersi cura di amici e familiari con la malattia”.
Si potrà quindi “portare loro da mangiare o da bere, controllare la temperatura o persino tenergli compagnia,
dal momento che ci sarà una possibilità minima di contrarre la malattia,
in particolare se si continuerà a indossare la mascherina e si lavano frequentemente le mani, come fanno gli operatori sanitari”.


Non si potrà riprendere la vita sociale


Gli incontri con gli estranei rimarrebbero invece un’attività rischiosa perché
“anche se si è vaccinati, si potrebbe trasmettere il virus alle persone che non lo sono”.


Una volta che una buona fetta della popolazione avrà ricevuto le dosi di vaccino necessarie per raggiungere la piena efficacia,
ci si potrà iniziare a rilassare, evitando, ad esempio, di preoccuparsi su chi si incontra e chi potrebbe essere stato esposto al virus.

“Alla fine, smetteremo anche di indossare le mascherine” tuttavia Goff
ritiene che le protezioni della vie respiratorie potranno essere in futuro comunque utilizzate
dalle persone immunocompromesse oppure suscettibili alle malattie virali perché ormai socialmente accettabili.


In base alle evidenze scientifiche a disposizione,

è realistico parlare di un’immunità per un periodo di sei o al massimo nove mesi.
 

vetro

valgo zero ma non sono scemo
Riflettendo sul primo anniversario del Covid-19 ci è tornata in mente una famosa frase di Lenin:

Ci sono decenni in cui non accade nulla e ci sono settimane in cui accadono decenni”.

Quello che è successo in poche settimane è che, quasi tutti sul pianeta,
hanno sperimentato improvvisamente e all’unisono non solo una sorprendente perdita di libertà
ma anche una perdita di tutto ciò che fa funzionare una civiltà.


Civiltà è il fatto stesso di unirsi e socializzare: se ne perde subito l’essenza dividendosi e vivendo in isolamento.


È universalmente noto che le autorità utilizzano le crisi per imporre “poteri di emergenza”
che poi di regola, diventando permanenti, eliminano le libertà civili e economiche.


La grande sciagura del Coronavirus sta nell’aver creato il precedente,
secondo cui tali libertà saranno esercitabili con il permesso dei governi e quindi revocabili in ogni momento.


La cosa sorprendente è che centinaia di milioni di persone hanno accettato che la società sia stata trasformata in un campo di prigionia,

non diverso da quello che esisteva dietro il muro di Berlino prima che cadesse.



Tuttavia, l’impatto della pandemia è stato catastrofico non solo per l’azione dei governi ma anche per il modo in cui è stato vissuto.

Infatti, è il modo in cui la comunità reagisce a una catastrofe a determinarne l’eredità nel lungo termine.


L’influenza di Hong Kong uccise quattro volte il numero di persone rispetto al Covid ma,

invece dell’apocalisse, ne derivò il Festival internazionale dei concerti, noto come Woodstock.



l governi non sarebbero riusciti a sfruttare deliberatamente la pandemia per ottenere vantaggi politici,
perché non sarebbe stato possibile manipolare persone che vivevano nella stabilità e nel benessere.

Ma quando un disastro di tal genere si verifica nel bel mezzo di una crisi economica e finanziaria,
il controllo sulla popolazione è una conseguenza immediata.


Una volta che la legge marziale medica è in atto, a causa del panico, tutta la società è paralizzata.

L’elemento chiave per ottenere questo risultato risiede nella capacità dei governi di instillare paura, divisione e sfiducia
tra le persone stesse così tanto da metteregli uni contro gli altri, per assicurarne l’obbedienza.

Ciò porta alla servitù volontaria che è vitale per il sistema di governo,
al fine di spostare l’equilibrio del potere nella società civile verso un sistema più autoritario.


Pertanto, l’obiettivo del controllo della popolazione non ha nulla a che fare con la salute pubblica
ma con la necessità di trasferire tutto il potere allo Stato,
affinché il dissenso e la disobbedienza a nuovi mandati totalitari siano repressi.



Il Coronavirus ha così fornito il pretesto immediato e la copertura perfetta all’establishment
per manipolare le masse e farle accettare l’idea di un governance globale, a cui tutti i leader occidentali hanno già aderito.


Un problema globale come una pandemia, dicono, si risolve solo con una soluzione globale.

Ma i leader di orientamento globalista sono anche completamente convinti che,
unendo il mondo intero sotto un unico sistema planetario, ottenendo il controllo di tutti e di tutto,
potrebbero stabilire una sorta di utopia socialista rispettosa dell’ambiente dove la guerra e la povertà verrebbero sradicate.

A tal fine, è necessario accelerare il collasso globale per rifare il mondo.

Questo obiettivo non è segreto, è quello dell’Agenda 2030,

il programma globale che prevede la costruzione di una nuova struttura monetaria,

economica e sociale per istituire, in sostituzione del sistema attuale,

un nuovo ordine mondiale basato su nuove regole tecnocratiche.



Tali regole sono già state codificate nelle politiche di rilancio dei vari Paesi
ma la persona media non ne ha ancora contezza, perché non si dà la pena o non ha tempo di documentarsi.

Ma ci si metta bene in testa che,
si tratti di pandemia,
cambiamento climatico,
distruzione e ristrutturazione economica,
digitalizzazione,
nuovo regime monetario
o sviluppo sostenibile,
tutto è legato insieme in questa grande agenda di controllo e coercizione.


Pertanto, il cittadino medio che crede che una volta mandato ad effetto il piano vaccinale si ritorni alla normalità, si sbaglia di grosso.


Qualsiasi discorso sui vaccini rivendicati come salvatori è solo un’esca per gli illusi,
perché ha lo scopo di ottenere, come per le maschere, sottomissione con la promessa di maggior libertà.

Ci saranno altre versioni di blocchi, poiché questo colpo di stato pandemico
richiede l’abitudine all’obbedienza incondizionata della popolazione, per prepararla alla transizione al nuovo ordine economico- politico.


Intanto, onde evitare di diventare zombi cerebralmente morti di un futuro apparato statale tecnocratico, chiediamoci, al modo di Lenin, che fare?



È tempo di agire in prima persona.
Come ha detto qualcuno, “sii il cambiamento che vuoi vedere”.

A difesa delle libertà civili basterebbe seguire pochi principi.

Innanzitutto, rifiutare la falsa narrativa secondo cui i blocchi danno valore alle vite umane rispetto a tutti gli altri diritti.

Il diritto al lavoro,
ai mezzi di sussistenza per se stessi e la famiglia
e il dovere di rifornire di beni e servizi la comunità,
è lo scopo della vita sociale.

Imporre la chiusura della società civile, per sentirsi al sicuro, è contro l’interesse collettivo.


Rifiutare di essere fantocci dello Stato e cominciare a ribaltare questo devastante complotto contro l’umanità.

Indossare la maschera significa tirannia, toglierla significa libertà.

Se tutti lo facessero, lo Stato sarebbe più cauto nell’emettere mandati dispotici, per timore della disobbedienza di massa.


Le maschere permanenti e l’allontanamento sociale non servono alla salute pubblica ma a prevenire rivolte e disordini civili.


Opporsi al fatto aberrante che il settore pubblico percepisca reddito durante le crisi

mentre il settore privato, che mantiene quello pubblico, sia impedito a percepirlo.


Non cedere con compiacenza bovina ai passaporti vaccinali
,
che introdurranno una nuova burocrazia investita di poteri a fini intimidatori e con una sola missione:
spiare e denunciare qualsiasi mancata adesione alle regole del Governo.


Con o senza vaccino (che non serviranno a nulla) la vita normale scomparirà e ci si ritroverà in una prigione virtuale.

La sorveglianza burocratica sarà così invasiva da eliminare ogni privacy, dentro e fuori casa.


Si ricordi che è in arrivo un’epidemia parallela di misure autoritarie e repressive e la libertà non sarà mai raggiunta con l’obbedienza.



Chi ama la libertà e non vuol finire schiavo, dovrebbe almeno cominciare da questi principi.

La posta in gioco non è mai stata così alta.


“Chi accetta passivamente il male ne è coinvolto tanto quanto chi aiuta a perpetrarlo.
Chi accetta il male senza protestare contro di esso sta davvero collaborando con esso”

(Martin Luther King).

Se tutti lo facessero, lo Stato sarebbe più cauto nell’emettere mandati dispotici, per timore della disobbedienza di massa.


se tutti fossero armati come in usa..........non avrebbero mai imposto così tantre chiusure, questo è il problema, LORO sono armati noi no
 

Val

Torniamo alla LIRA
“Questo è un anno in cui i soldi si danno e non si chiedono!”.

E' con questa frase ad effetto che il neo presidente del Consiglio Mario Draghi
(“SuperMario”, per alcuni) ha risposto, durante la sua prima formale Conferenza Stampa,
ad una delle domande poste dai giornalisti sul tema del preoccupante aumento del nostro Debito Pubblico.

Efficace quanto sconcertante questa sua chiosa rimasta del resto sospesa
in quanto nessun giornalista ha poi ritenuto di rispondergli con quest'altrettanto semplice e possibile domanda:

“ma il prossimo anno ed in futuro varrà la stessa cosa? “..

e, ad integrazione :

“non si dovrà poi farvi fronte con politiche <<lacrime e sangue>> per farlo rientrare a quote più sostenibili?”.


Questo avrebbe suggerito il tradizionale approccio secondo i dogmi del cosiddetto

“pensiero unico neoliberista “ di cui comunque Draghi è e rimane, fino a prova contraria,

uno degli esponenti più autorevoli, al di là di certe sue “dottrinalmente non convenzionali ”

ed apprezzate operazioni “salva Euro” a base di Quantitative Easing (QE) e quant'altro.



E allora, ben più modestamente e in un quadro di una immaginaria quanto impossibile interlocuzione con lui,
gli porrei io questa ineludibile domanda :

Ma come mai ciò che fino a ieri era considerato un vero e proprio tabù

a cui subordinare ogni “Politica di Bilancio”(e soprattutto di Spesa Sociale e connesse Entrate Fiscali)

e cioè la “Sostenibilità del Debito Pubblico, oggi non vale più?


Ma allora vuol forse dire che quello che era fatto passare

dalle teorie neoliberiste dominanti come un “Totem” inderogabile,

non era poi così tanto inderogabile ?


E che la “derogabilità” dalla “Teoria della Stabilità Monetaria” può, anzi deve,

essere legata a fattori configurabili come particolarmente rilevanti nella vita dei Popoli?


Come dire che prima che “i conti -ragionieristici- in ordine” debbano valere le situazioni concrete umane !



Fattori quali emergenze pandemiche, come queste che stiamo vivendo,
ma anche situazioni di particolare gravità non imputabili alla volontà dei Popoli,
che comportino gravissime ricadute in particolare sui più svantaggiati di essi.


E Lei conosce ad esempio la possibilità prevista del Diritto Internazionale
di impugnare le quote dei cosiddetti Debiti Sovrani “iniqui”, “immorali”, “odiosi” e “incolpevoli”?

E allora, un esperto economista come lei, come tanti altri “Maghi” di “Scuola economica tradizionale”
(quella ancora imperante nonostante i vari fallimenti che abbiamo tutti sotto gli occhi),
perché non si pone e pone a tutti un problema “centrale” e cioè quello del possibile condono parziale del Debito,
almeno per la quota prodotta dagli effetti nefasti di questa pandemia ?

Non le sarà di certo sfuggito che proprio questa proposta è stata pubblicamente avanzata
da un grande quantità di suoi autorevoli “colleghi di cui indico qui alcuni link:

L'appello. «La Bce cancelli i debiti degli Stati»
Dopo-Covid e possibile ruolo della Bce. Questi debiti da rimettere
La proposta. Cancellare parte del debito in Europa non è più un tabù
La proposta. Appello in Francia: cancelliamo parte del debito con la Bce

E poi Lei saprà di certo che tutto ciò sarebbe possibile esercitando a fondo il primato della “Politica”,
quella con la P maiscola, ispirata da sincera volontà di privilegiare gli aspetti umani a quelli della fredda e a volte inumana “quadratura dei conti.”

E sa pure che se ci fosse la volontà politica (viste peraltro le condizioni di grande difficoltà registrate in tutti gli Stati e non solo europei)
la strada “tecnica” si troverebbe di certo !

Basterebbe far prevalere il vero “spirito sociale” dei Padri Fondatori di questa Europa
che, avendolo smarrito e offuscato con logiche quasi esclusivamente finanziarie e di mercato,
sta tentando di ritrovarlo con strade nuove e di effettiva integrazione, non solo economica.

Come pure dovrebbe sapere che ben 48 sono i casi di cancellazione parziale del debito accaduti nel Ventesimo secolo
che riguardano Paesi ad alto reddito tra le due guerre e Paesi poveri o emergenti dopo la seconda guerra mondiale.

E allora, cosa aspetta ad utilizzare tutto il suo prestigio personale,
costruito meritoriamente anche per gli importanti ruoli apicali rivestiti,
per quantomeno proporre concretamente simili soluzioni?

E' o non è anche considerato un “umanista” al punto di essere stato recentemente chiamato,
da un indiscutibile paladino di Giustizia come il nostro profetico Papa Francesco, a far parte dell'Accademia delle Scienze Sociali vaticane?


Del resto se si limitasse a rispondere con quella frase sopra riportata,

qualche malintenzionato potrebbe pure pensare che dopo il “lassismo del Debito” e passata la pandemia,

si ritorni poi a quel “lacrime e sangue” che non caso l'aveva visto co-protagonista

(sperando nel frattempo in un intercorso suo ravvedimento operoso) all'inizio della sua prestigiosa presidenza alla BCE.



E per completare il quadro mi permetta, in questo mio visionario incontro con Lei,
di invitarla a promuovere azioni “politiche” e normative che perlomeno mitighino la facilità con cui le aziende multinazionali,
ma non solo, possono ora impunemente delocalizzare, dal nostro martoriato Paese
alla faccia di posti di lavoro e relative gravissime ripercussioni sociali.


Vediamo cosa sarete in grado di fare per salvare i posti di lavoro anche delle nostre industrie

(dalle piccole alle grandi che chiudono e delocalizzano) senza provare ad incidere sui dogmi di un'ideologia

che in nome di un profitto sempre maggiore sacrifica persone e famiglie.


E non mi riferisco di certo alle piccole realtà imprenditoriali, quasi a conduzione famigliare,

che fanno di tutto per stare in piedi in un mercato asimmetrico dove non solo i più meritevoli sopravvivono,

come si vorrebbe lasciar intendere.


La libera concorrenza, come Lei ben sa, è un'altra di quelle fantomatiche “regole”

(le “Streghe”) che reggono solo nelle dimostrazioni accademiche.


Auguri!
 

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