Orrore: la Germania ci ordina "manodopera a basso costo" (1 Viewer)

Kronos

Forumer storico
La Merkel è un cadavere tenuto in vita con trucco e parrucco. L'errore della Germania è stato troppo grosso. Perdono sempre nelle finali mondiali, il loro limite è evidente. :D
La civiltà occidentale è nata ad Atene, dovrebbero ricordarselo i crucchi barbari. Quando i sofisti "predicavano" all'ombra del Partenone, i crucchi non erano che orde selvagge e divise. Non esiste la grande Germania, non esisteva per Hitler, non esiste per la Merkel, non esisterà mai.;)
 

Kronos

Forumer storico
Si salvi chi può

Finanza, si salvi chi può - Panorama

Negli anni Ottanta la massa finanziaria internazionale era più o meno di 500 miliardi di dollari. Oggi è salita oltre i 70 trilioni di dollari.

La crisi sembra addirittura «peggiore di quella del 1992» e «potrebbe costringere l’Italia a una richiesta di salvataggio all’Unione Europea entro i prossimi sei mesi». «Per l’Italia il tempo è una risorsa molto scarsa. Cinque anni in recessione significano che l’economia si avvia verso il peggio con la cassa integrazione passata a più di 1 miliardo di ore contro i 185 milioni di ore del 2007». Tutto potrebbe precipitare, sostengono gli analisti della Mediobanca securities, in presenza di una nuova impennata dei rendimenti dei titoli di stato (cosa che sta accadendo dopo l’annuncio della Fed). Per superarla occorrerebbe una manovra da 75 miliardi con un prelievo una tantum sul 10 per cento degli italiani più ricchi (43 miliardi di euro), con l’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie e con il recupero dei capitali esportati all’estero (almeno 20 miliardi).
«La politica del wait and see», dell’aspetta e spera, sottolinea Guglielmi «è dannosa». Anche perché sono in arrivo tempeste di fuoco difficilmente domabili: «La potenziale bancarotta dell’Argentina, il probabile fallimento della Slovenia, il rischio ricorrente dell’appoggio parlamentare per il governo di Enrico Letta e lo sblocco delle misure di allentamento monetario della Fed»
 

Kronos

Forumer storico
La Grande Germania, un mito inesistente.:D

Unione Bancaria, a passi spediti verso l'ignoto

Ernesto Gallo e Giovanni Biava




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Oggi torna Davide Serafin (Yes, political! | Riprendiamoci la Politica), con un contributo su banche, unione bancaria europea e i loro non pochi problemi...grazie a Davide!

La scorsa settimana, Credit Suisse ha emesso il proprio giudizio di rating sulla banca d'affari tedesca Deutsche Bank. Il giudizio è più che lusinghiero: è stato elevato da “Neutral" ad "Outperform"; il nuovo target di prezzo è stato innalzato da €35 a €37. Era il 10 Luglio. Il giorno dopo, Bloomberg è uscito con una notizia bomba, una notizia che avrebbe potuto influenzare quel giudizio, avrebbe potuto far precipitare il titolo in borsa e causare un vero e proprio terremoto ai vertici della banca e forse anche del governo tedesco.
Lo scoop è però rimasto allo stadio larvale, una mina inesplosa. Deutsche Bank “avrebbe erogato diversi miliardi di dollari di prestiti alle banche dal 2008 senza indicarne a bilancio l'effettiva natura e dunque i rischi connessi” (Il Sole 24 Ore, 11 luglio 2013). Si tratta di prestiti interbancari, prestiti a dir poco rischiosi che incidono per circa il 20% del totale degli attivi del gruppo, che sono pari a oltre 2mila miliardi di euro. Una parte di questi prestiti, circa 2,5 miliardi sono stati consegnati al Monte dei Paschi di Siena. Quindi si tratta di un credito (quasi) inesigibile. Ma esso non figura nel bilancio della banca tedesca. Né esso né gli altri prestiti: una montagna nascosta sotto il tappeto per un totale di 395 miliardi di euro. Detto ciò, qualcuno ricorderà che Deutsche Bank non è del tutto scevra da responsabilità nel caso MPS. Le operazioni strutturare Alexandra e Santorini furono condotte anche con il supporto di Deutsche Bank. Giusto ieri l'altro, Fondazione Mps si è costituita parte civile nel procedimento contro gli ex vertici della banca, contro Nomura e quindi contro la Deutsche. Un bel guazzabuglio, non c'è che dire.
Questo pentolone maleodorante che è il sistema bancario non smette di partorire i suoi scandali quotidiani. In questo contesto, la politica ha rinunciato da tempo ad agire in termini di urgenza, come sarebbe opportuno ed efficace, ed ha posticipato nel futuro tutti gli interventi di riduzione della marcescente bolla finanziaria. Lo scorso 27 Giugno, il Consiglio Ecofin ha messo a punto le norme quadro che permetteranno di gestire in maniera ordinata i futuri fallimenti bancari. E' stato messo tutto nero su bianco in un Memorandum (il cosiddetto MEMO/13/601) di Michel Barnier, Commissario per il Mercato interno e i servizi.
L'accordo è imperniato su due misure principali: la prima, la più delicata e controversa, riguarda il cosiddetto "bail-in", ovvero la partecipazione di azionisti e creditori al fallimento; la seconda, la possibilità per le banche in crisi di ricevere l'affiancamento di un nuovo strumento definito Meccanismo Unico di Risoluzione.
Il bail-in è di fatto un divieto di soccorso pubblico (cosiddetto bail-out). Il fallimento bancario non potrà più incidere sui conti pubblici. Non saranno più i contribuenti a pagare ma saranno, nell'ordine: azionisti, obbligazioni e, dulcis in fundo, i depositanti. Il ricorso al Meccanismo sarà di fatto conseguenza dei superpoteri di sorveglianza della BCE. Così si è espresso Barnier: “Questo meccanismo integrerà i poteri già conferiti alla Banca centrale europea di supervisione delle banche negli Stati membri che partecipano all'Unione bancaria, a partire da tutti quelli della zona Euro. Il Meccanismo Unico di Risoluzione integrerà gli aspetti critici del processo decisionale e di finanziamento in modo che, nonostante un maggiore controllo di vigilanza da parte della BCE, un eventuale fallimento di una banca può essere gestito in modo più efficiente e meno dirompente. La Commissione presenterà una proposta in tal senso nelle prossime settimane”. Proposta che è arrivata proprio la scorsa settimana, il 10 Luglio, senza il necessario clamore.
A completemento del meccanismo di vigilanza unico (IP/12/953), il MUR viene costituito con l'obiettivo di minimizzare i costi del fallimenti per i contribuenti e per i conti pubblici. Di fatto, il MUR dovrà agire come una sorta di curatore fallimentare delle banche. Secondo la Commissione Europea, il MUR dovrebbe funzionare nel seguente modo:
1. in qualità di organismo incaricato della vigilanza, la BCE individuerebbe le banche della zona euro, o quelle stabilite in uno Stato membro che partecipa all’Unione bancaria, che versano in gravi difficoltà finanziarie e per le quali è necessaria una misura di risoluzione della crisi.
2. Un Comitato unico di risoluzione delle crisi composto da rappresentanti della BCE, della Commissione europea e delle autorità nazionali pertinenti (cioè quelle del paese in cui si trovano la sede centrale e le succursali e/o le filiazioni della banca) preparerebbe la risoluzione della crisi della banca. Il Comitato avrebbe ampi poteri preparatori e sarebbe responsabile delle decisioni fondamentali sulle modalità di risoluzione. Le autorità nazionali di risoluzione delle crisi sarebbero strettamente associate al processo.
3. In base alla raccomandazione del Comitato unico di risoluzione delle crisi, la Commissione deciderebbe se e quando avviare la risoluzione della crisi di una banca. Per motivi giuridici, la decisione definitiva non potrebbe essere presa dal Comitato.
4. In base alla proposta del Comitato unico di risoluzione delle crisi, le autorità nazionali di risoluzione delle crisi dovrebbero dare esecuzione alle decisioni del Comitato.
5. Il Comitato unico di risoluzione delle crisi sovraintenderebbe alla risoluzione delle crisi, monitorando l’esecuzione delle sue decisioni da parte delle autorità nazionali preposte. Nel caso in cui un'autorità nazionale non si conformi alla sua decisione, il Comitato potrebbe applicare direttamente provvedimenti esecutivi alle banche in difficoltà.
6. Sarebbe creato un Fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie, posto sotto il controllo del Meccanismo unico di risoluzione delle crisi, che ne sosterrebbe le decisioni e garantirebbe la disponibilità di finanziamenti a medio termine durante la ristrutturazione della banca. Il Fondo sarebbe alimentato da contributi del settore bancario, mettendo insieme i fondi nazionali di risoluzione delle crisi bancarie degli Stati membri della zona euro e degli Stati membri che partecipano all’Unione bancaria istituiti dal progetto di direttiva relativa al risanamento e alla risoluzione delle crisi nel settore bancario.
In definitiva, la Bce diventa soggetto plenipotenziario da cui scaturisce l'azione di salvataggio (o di liquidazione, a seconda dei punti di vista). Gli Stati nazionali sono coinvolti non per il tramite dei governi, ma semplicemente attraverso generiche autorità competenti, che potrebbero essere funzionari del Tesoro oppure funzionari della locale Banca nazionale. La Commissione Europea assolve alla funzione esecutiva mentre il Comitato ad hoc (composto da BCE, Commissione e referenti nazionali, versione riveduta e corretta della Troika) definisce le azioni necessarie e ne monitora lo stato di applicazione.
I governi sono messi alla porta. Il ricorso al bail-in implica il divieto di emissione di debito sovrano ai fini del salvataggio delle banche e non è immediatamente una misura rischosa per i piccoli e medi correntisti: infatti i depositi con giacenza inferiore a Euro 100.000 godranno di una indennità e di una protezione assoluta dai rischi rappresentati dal bail-in. La ragione di questa protezione è ovvia: chi avrebbe più fiducia nelle banche?
Il dibattito a livello comunitario è quanto mai sottotraccia. Il caso Deutsche Bank ha sollevato qualche dubbio sulla reale tenuta del sistema bancario tedesco. Nel recente passato, il governo di Angela Merkel era già ricorso nel 2009 ad un bail-out per il crack della Commerzbank della bellezza di 18,2 miliardi di euro. Commerzbank ancor oggi naviga in cattive acque: la quota azionaria ha perso il 98% del suo valore dal massimo raggiunto nel 2007. Qualche ora fa, il nome della banca tedesca è nuovamente tornato alla ribalta per la vendita di un portafoglio da 5 miliardi di euro di prestiti immobiliari britannici alla banca Usa Wells Fargo e al fondo di private equity Lone Star (Reuters). L'operazione, ha comunicato la banca, migliora il profilo di rischio e riduce il suo portafoglio di prestiti cosiddetti non-performning di 1,2 miliardi di euro, ma non ha impatti significativi sul Core Tier 1 (ovvero la componente primaria del capitale di una banca, composto dal capitale azionario, da obbligazioni perpetue non richiamabili prima di dieci anni e da riserve di bilancio al netto delle imposte).
I tempi per l'entrata in vigore del Meccanismo Unico di risoluzione (affiancato dal Meccanismo unico di vigilanza bancaria, ovvero dei superpoteri della BCE) non sono immediati: solo in autunno dovrebbe essere raggiunto un accordo definitivo sulla direttiva relativa al risanamento e alla risoluzione delle crisi nel settore bancario. Dopodiché i governi nazionali dovranno attuare la Direttiva mediante rispettivi provvedimenti di riallineamento alla nuova disciplina europea, e in questa fase i tempi possono dilatarsi a dismisura, tanto da poter pregiudicare la formazione della medesima Unione Bancaria. Tanto più che il governo tedesco ha subito sollevato obiezioni circa lo strapotere del binomio BCE-Commissione. Secondo il Wall Street Journal, il Meccanismo Unico di Risoluzione rischia di mandare in fallimento l'intera Area Euro. Il Meccanismo di Vigilanza dovrà sorvegliare circa seimila banche in tutta l'Area Euro, un'opera gargantuesca.
La Germania contesta anche l'introduzione del Fondo Unico, strumento che assorbe in toto i fondi nazionali e opera indipendentemente dai governi. La Germania vuole sostituire il Fondo Unico con il ESM, che invece tiene sotto scacco avendone 'occupato' il board e che può controllare altresì con il filtro decisionale operato dal Bundestag. In che modo pesa il disordine dei conti delle banche tedesche in questa politica di ostruzione? La Germania punta a far slittare l'approvazione della Direttiva che istituisce il MUR. I lavori sulla Vigilanza Bancaria dovrebbero riprendere il 14 Settembre, ma il clima elettorale in Germania avrà l'effetto di posticipare ulteriormente le decisioni rendendo plausibile il rischio che al 31 Dicembre la BCE avrà poteri di vigilanza senza strumenti decisionali e di raccordo con le istituzioni europee e i governi nazionali. Il prossimo governo tedesco, molto probabilmente guidato di nuovo da Angela Merkel, sarà stretto fra la scarsa salute del sistema finanziario e l'impellenza di una effettiva sorveglianza bancaria europea.



Leggi il resto: Unione Bancaria, a passi spediti verso l'ignoto | Giovine Europa now
 

big_boom

Forumer storico
la Germania vende da fare schifo in asia (nel senso che vende fin troppo bene malgrado dei prodotti alla pari rispetto la qualita' giapponese ma con prezzo doppio!!)

sapete anche l'Italia potrebbe fare numeri da capogiro in asia ma non succede! perche?
secondo me troppi idioti in italia a gestire aziende e purtroppo anche lo stato :-o


butto li due suggerimenti per gli incompetenti:
- nel settore auto manca un SUV ferrari e maserati (si possono fabbricare in italia), per le piccole cilindrate mancano accordi di delocalizzazione per superare le barriere doganali (montaggio motore e telaio fatto in loco)
- alimentari? puntare per vino in Cina, corea; sud asia birra; pomodoro ..
- meccanica e elettronica c'e' alta richiesta ma manca informazione sui prodotti di qualita' manca un sito tipo aliexpress per l'europa
- scuole? possibile che in asia ci sono solo quelle inglesi e qualche tedesca e francese?
- ...
 

tontolina

Forumer storico
DETROIT HYPO REAL ESTATE: IL RITORNO DEGLI IDIOTI DI DUSSELDORF!



Scritto il 22 luglio 2013 alle 12:42 da icebergfinanza



Chi non ricorda una delle pietre miliari degli ultimi anni scritte da Icebergfinanza, ovvero DATEMI UNA LEVA E…VI DISTRUGGERO’ IL MONDO unico e primo blogin Italia da aver mostrato in tempi non certo sospetti la fragilità e responsabilità delle banche tedesche in questa crisi europea…
Quello che le loro banche hanno fatto con i soldi dei tedeschi tra il 2003 e il 2008 non sarebbe mai stato possibile farlo in Germania, perché non c’era nessuno ad abboccare e prendere a prestito tutti questi soldi come facevano in California o in Grecia. Hanno perso ingenti somme dal 2003 in tutto ciò che hanno fatto fuori dalla Germania.(…) non erano bravi a farlo come quelli di New York, che avevano inventato tutti questi strumenti finanziari complicatissimi e facevano questo gioco da almeno trent’anni “. E’ stato come mettersi improvvisamente a giocare a poker grosse somme con dei giocatori professionisti. Il risultato era prevedibile alla fine.
Ma ascoltate ora perchè viene il bello di tutto ciò che sta accadendo…

(…) un punto di vista sulla crisi del debito europeo e la crisi greca, è che si tratti di un tentativo elaborato dal governo tedesco per conto delle sue banche per ottenere indietro i loro soldi senza richiamare l’attenzione su ciò che stanno facendo.
Il governo tedesco dà i soldi al fondo di salvataggio dell’Unione europea in modo che possa dare i soldi al governo irlandese in modo che il governo irlandese può dare indietro denaro alle banche irlandesi e greche così le banche irlandesi possono rimborsare i loro prestiti alle banche tedesche.
“Stanno giocando a biliardo”, dice Enderlein. “Il modo più semplice per farlo sarebbe quello di dare i soldi tedeschi alle banche tedesche e lasciare che le banche irlandesi o greche fallissero.”
(…) Commerzbank è stata la prima banca privata che il governo tedesco ha dovuto salvare durante la crisi finanziaria, con una iniezione di $ 25 miliardi (…)
Quando Morgan Stanley ha progettato alcuni estremamente complicati credit-default swap, tutti costruiti perchè fallissero, cioè in modo che i trader di Morgan Stanley potessero scommettere contro di loro, i principali acquirenti erano tedeschi.


Quando quelli di Goldman Sachs hanno aiutato John Paulson, fund manager di fondi hedge a costruire dei bonds contro poi scommettere andando short, dei bonds che Paulson sperava e contava andassero in default, il compratore dall’altro lato era una banca tedesca chiamata IKB.



IKB, insieme ad un altro idiota famoso al tavolo da poker di Wall Street chiamato WestLB, ha sede a Düsseldorf, è per questo che, quando si chiede ad uno astuto Wall Street trader di obbligazioni e derivati esotici chi stava comprando tutto questa spazzatura (” *** ” in inglese di Wall Street) durante il boom, in genere si dice semplicemente “Degli stupidi tedeschi di Düsseldorf”.


(…) Erano ancora li a comprare quando il mercato si è schiantato. “Entro la metà del 2007 ogni azienda di Wall Street, non solo Goldman Sachs, si rese conto che il mercato subprime stava crollando, e ha cercato freneticamente di uscire dalle loro posizioni.
Gli acquirenti rimasti, gli ultimi in tutto il mondo, diverse persone a Wall Street mi hanno detto, sono stati questi tedeschi volontariamente ignari di quello che c’era sotto a questi derivati. L’unica cosa che ha fatto smettere a IKB di perdere anche più di $ 15 miliardi sui mutui subprime statunitensi è che il mercato cessato di funzionare.


Nessuna sorpresa per noi sia ben chiaro, ma all’improvviso…Germany’s Hypo RE Bad Bank Holds $200M In Detroit Debt e ancora …European Banks Brace for Losses on Detroit.

La tedesca Hypo Real Estate Holding, nazionalizzana nel pieno dell’ultima crisi finanziaria, è tra i creditori non protetti di Detroit. La bad bank dell’istituto chiamata FMS Wertmanagement e messa a punto come parte del suo salvataggio conta circa 200 milioni di dollari di bond ‘made in Detroit’. Lo ha confermato un portavoce del gruppo. Non è chiaro come Hypo si sia ritrovata in portafoglio tali titoli a debito. Non è chiaro quali altre banche europee siano esposte a Detroit.

La tedesca Commerzbank ha asset legati alle finanze pubbliche americane per 4,5 miliardi di euro. Come riferisce Dow Jones, la banca si è trincerata dietro un no comment in merito all’esposizione a Detroit.


Altri gruppi tra cui la francese Societe Generale e l’inglese Lloyds Banking hanno dichiarato di non avere a bilancio obbligazioni di Detroit. Secondo un gestore sentito dall’agenzia stampa, negli Stati Uniti non manca chi vuole comprare debito non garantito dalle banche europee. L’idea è che queste ultime si vogliano liberare di tali asset per pochi centesimi per ogni dollaro investito. Ma quegli asset potrebbero riprendere valore se il Chapter 9 darà i risultati sperati. (America 24 )


Quello che affascina più di tutto è che il sindaco di Detroit ha dichiarato al Wall Street Journal che almeno altre 100 città americane sono nella stessa situazione, probabilmente siamo tra i primi, siamo la città più grande, ma non sarà assolutamente l’ultima.
Interessante qui sotto la dinamica in corso in alcune principali città americane, città fantasma…
Buona Consapevolezza e mi raccomando non ditelo in giro, non vorrei mai che sembri l’ennesimo gomblottoooooo.
I tedeschi sanno fare la voce grossa solo contro i deficienti eurpei ... perchè non lo fanno con gli americani ma subiscono e basta?


La Germania rifiuta di dare sollievo alla Grecia mentre il debito va fuori controllo

Schauble in visita blindata ad Atene resta inflessibile sulle politiche fallimentari dell'austerità




http://www.investireoggi.it/economi...a-grecia-mentre-il-debito-va-fuori-controllo/


Fuori la Germania dall'europa... i Krukki sono stupidi e i nostri politici più stupidi di loro a seguirne i consigli e le ricette economiche!
 

Kronos

Forumer storico
I tedeschi sanno fare la voce grossa solo contro i deficienti eurpei ... perchè non lo fanno con gli americani ma subiscono e basta?


QUOTE]


Obama-Merkel. Freddezza reciproca e strategie divergenti

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Il clima resta amichevole, ma la freddezza lo rende sempre più irriconoscibile, ogni anno che passa. Quando il capo della Casa Bianca ha affermato che «per l’eurozona non c’è una soluzione unica», ha trovato in Merkel orecchie fredde, quasi ostili: quel giardino di casa è tedesco, non americano. Il pretesto per la loro svolta a 180 gradi, i leader tedeschi lo usano sfacciati: l’America comunque guarda più verso l’Asia, affermano.
È con la Cina che Volkswagen, Siemens, i responsabili di Istruzione e ricerca scientifica firmano le intese più importanti a raffica. La conclusione del settimanale di Amburgo (Sueddeutsche Zeitung, ndr.) non lascia dubbi: «I tempi in cui Usa e Germania si sentivano legati da una comunità di destino e sorpassavano piccoli disaccordi appartengono ormai al passato».”
Qualche mese fa, nell’ambito di questa analisi, avevamo ricordato:
“...la Germania ha radicalmente riconsiderato il proprio posizionamento strategico, avvicinandosi ai nuovi centri di gravità del pianeta – i BRICS – che stanno trasferendo l’asse della crescita mondiale dall’Atlantico all’Oceano Indiano e al Pacifico, aprendo prospettive nuove e profondamente rivoluzionarie per l’intero continente europeo.
Qualora la Germania si cimentasse seriamente nel tentativo di trainare l’Europa sul solco tracciato da Berlino, potrebbe ipoteticamente prendere forma uno dei pericoli contro cui Zbigniew Brzezinski ha ostinatamente messo in guardia gli Stati Uniti.
«Per dirla in una terminologia che richiama l’età più brutale degli antichi imperi – scrive Brzezinski – , i tre grandi imperativi della geostrategia imperiale statunitense sono impedire la collusione e mantenere la dipendenza della sicurezza tra i vassalli, tenere i tributari deboli e protetti, e impedire ai barbari di unirsi». Una “unione dei barbari” che potrebbe comportare significative “discontinuità” negli scenari futuri.”
Ora, in questo quadro molto attuale, che si proietta anche sullo scenario cooperativo con i partners europei che gli USA vorrebbero mantenere rispetto alla crisi in Medio-oriente, (dove rischia fortemente di acuirsi una riedizione della contrapposizione con la Russia), le mosse geopolitiche della Germania si sommano ad un atteggiamento conflittuale del suo sistema bancario con le autorità finanziarie USA.
La cosa è aggravata dal fatto che, dell’istituto principale protagonista di questa frizione ormai esasperata, cioè la “solita” Deutschebank, lo Stato federale è ormai un azionista non di secondo piano (nell’ambito di una sostanziale compartecipazione su Deutsche-Postbank, operazione che ha dato vita all’acquisizione statale della partecipazione).
Così come, anche a seguito del noto salvataggio di Hypo Real Estate, lo Stato tedesco è il crescente azionista di sistema dell’intero sistema bancario (v. Commerzbank, KFW, equivalente alla nostra Cassa Depositi e Prestiti, e centinaia di altri istituti bancari di livello locale).
La conflittualità, ormai chiaramente intrecciata, tra USA-Germania-membri UEM(specie PIGS) non è estranea a questo ruolo dello Stato federale, interessato alla copertura delle relative “colossali” magagne di bilancio, e conferma come il terreno finanziario sia quello dove oggi si esplicano i conflitti tra “aree economiche”, pur sempre nazionali, anche se dissimulate, nel caso dell’UEM, sotto le vesti dell’ipocrita sogno internazionalista europeo.
Le “torsioni” geopolitiche tedesche sono quindi l’altra faccia della medaglia dello scontro bancario mondiale: la Germania “esporta” l’instabilità finanziaria mediante una condotta bancaria spregiudicata e spesso poco accorta, ma finchè si rimane in UEM, la fa pagare ai partners commerciali, su cui esercita ormai una ferrea “presa” (col “tallone”), ma poi negli USA il discorso cambia e si assomma alla strategia del Drang Nach Ost commercial-finanziaria.
Ed è qui, col suo eloquente significato di contrapposizione accelerata praticamente su... tutto, che si colloca la questione Fed-Deutschebank, su cui ci dà lumi l’analisi diFlavio.
Prendiamo spunto dai due commenti di Paolo Giusti e Matteo Di Felice per porci due ottimi quesiti in chiave “frattalica”.
Paolo si chiede: c’è già stata, a livello globale, una Casablanca come nella Seconda Guerra Mondiale?
Marco invece sottolinea: oh, Deutsche Bank è “orribilmente sottocapitalizzata” ?
Cercheremo di essere veloci, chiari e concisi e tenteremo di saldare insieme le due cose. Perdonate le sbrigatività ma, di questi tempi, alle volte essa sembra essere davvero tutto.
Prima di tutto partiamo dall’interessante articolo di Mauro Bottarelli, che utilizza la fonte Zerohedge per inquadrare bene come e dove “stiamo andando”.
Il suo ottimo articolo dà un quadro generale della situazione che si sta delineando nell’attuale contesto economico mondiale, soprattutto nella parte finale dove si dice chiaro e tondo una cosa: come durante il primo dopoguerra, dove sussidiando la macchina bellica nazista diede il via all’escalation che portò al secondo conflitto mondiale, anche al giorno d’oggi il modello finanziario tedesco è messo sotto accusa, per la sua spregiudicatezza e per l’idiosincrasia recondita a qualsivoglia forma di controllo, siaparte dell’amministrazione americana che, soprattutto, dagli organi di controllo federali statunitensi: v. Deutsche Bank's Lonely Fight With the Fed - NYTimes.com.
Perché? Cosa c’è dietro questa amicizia di facciata, dimostrata all’ultimo G8 nonostante le frecciatine di Obama alla Merkel sulla fine dell’austerità, che sotto le ceneri nasconde invece un crescente nervosismo fra la classe dirigente americana e la cancelleria tedesca?
Il soggetto della nostra discussione è, come già accaduto, Deutsche Bank. Dobbiamo quindi aver ben presente cosa abbiamo già riportato su questo blog in merito a tale argomento e come essa si muova nel contesto europeo e mondiale. Sappiamo bene d’essere di fronte ad un colosso finanziario globale. Ma, per illustrare al meglio la situazione paradossale in cui ci troviamo, cerchiamo di partire dal principio.
Tutto, o quasi, ha inizio all’indomani del collasso della Lehman Brothers del 2008.
Negli USA il debito privato esplode dopo decenni di redditi in caduta libera, cioè un frutto liberista che oggi essi stessi trovano sempre più avvelenato, i mutuatari subprime non riescono più a far fronte alle rate dei loro mutui, le banche si ritrovano con crediti inesigibili e case invendibili, il sistema finanziario americano (e non) collassa.
La FED si vede costretta ad intervenire e mette sul piatto tutte le risorse disponibili per evitare il peggio, cercando di salvare tutti, o quasi, gli istituti più importanti, nazionali e stranieri. Diviene quello che potremmo definire “the global lender of last resort”.
Come avviene ciò?
La Federale Reserve (Fed) seleziona quattordici banche centrali straniere e garantisce lorolinee di swap in dollari con lo scopo di fornire liquidità (in dollari) alle banche con controllate sotto giurisdizione estera (statunitense), inoltre presta soldi direttamentealle filiali americane delle banche europee facenti parte della Federal Reserve System per garantire loro tutta la liquidità necessaria ad evitare il peggio.
La BCE riceve fondi nella misura dell’80% elargito alle 14 BC estere selezionate dalla FEDmentre le banche inglesi e tedesche assorbono rispettivamente il 27% ed il 24% dei fondi prestati alle sussidiarie straniere.
Perché la FED ha agito in tal modo? Per preservare l’integrità finanziaria statunitense (e globale) all’indomani del collasso Lehman “salvando” le banche estere su cui le banche americane stesse erano più esposte (cfr. pag. 14 primo .pdf). La Fed ha concesso prestiti di ultima istanza alle banche straniere poichè hanno sperimentato gravi carenze di fondi in dollari dopo che i mercati interbancari a breve termine si erano di fatto congelatinell’ottobre 2008.
Queste carenze di dollari sono state una conseguenza diretta della crescita esplosiva delle attività bancarie transfrontaliere dopo il 1999.
Le banche estere, in particolare modo quelle europee, hanno cominciato ad accumulare grandi quantità di attività denominate in dollari, tra cui titoli garantiti da ipoteca (MBS), tramite il sistema bancario “ombra”, raggiungendo il picco di oltre 10.000 miliardi dollari poco prima della crisi, un importo pari al totale degli attivi del settore bancario commerciale degli Stati Uniti.
Le banche estere finanziavano i loro subprime assets, tutti di lungo periodo, con sul breve via swap, sul mercato monetario o acquistando valu
ta nazionale americana. Nell’ottobre 2008, con l’interbancario congelato, non avevano di fatto più fondi per poter rinnovare le loro posizioni.
E’ qui che la Fed ha agito da prestatore di ultima istanza globale, garantendo attraverso le linee di swap dollari alle banche centrali selezionate, girati poi agli istituti richiedenti, oppure garantendo accesso diretto ai prestiti alle sussidiarie straniere operanti sul suolo americano secondo quanto affermato nel Federal Reserve Act del 1913, secondo cui la FED ha la responsabilità di impostare la politica monetaria e garantire la stabilità dei mercati finanziari.
Parliamo di una cifra vicina ai 30mila miliardi di dollari di cui le banche straniere (e loro controllate) furono le maggiori beneficiarie.
Diamo un po’ di numeri: 77,5 i miliardi sul totale dei 110,5 totali prestati al picco delle richieste nell’ottobre 2008 agli istituti “stranieri”; 290 e 287 i miliardi, con acquisto di MBS, elargiti rispettivamente a Deutsche Bank e Credit Suisse; il picco di debiti, come paese, nei confronti della FED da parte di UK e Germania, rispettivamente di 355 e 325 miliardi di dollari. Non male!
A tali cifre aggiungiamo l’oramai tristemente famoso affare Taunus Corp.,controllata americana della Deutsche Bank, che a fronte di assets pari a 396 miliardi di dollari aveva un patrimonio netto passivo di 1400 miliardi (cioè le sue passività erano maggiori delle sue attività), salvata con ben 66 miliardi di dollari dalla FEDNY nel 2008.
Oltre a ciò aggiungiamoci pure gli 11,8 miliardi per il salvataggio della AIG, che direttamente ha beneficiato sia la Deutsche Bank che la Taunus. Leggendo quanto affermano Simon Johnson e Mark Jarsulic sul blog del New York Times la questione diventa più chiara:
“Gran parte delle sue (della Taunus Corp.) passività, all’incirca 294mld di dollari, consisteva in indebitamento a breve in dollari… attraverso depositi non assicurati, repo, ecc… Non è chiaro di quanto aiuto la controllante (Deutsche Bank ndr.) avrebbe dovuto o voluto fornire alla sottocapitalizzata Taunus. Ma il governo degli Stati Uniti non ha scelto di scoprirlo, perché il fallimento accompagnato da vendite forzate di centinaia di miliardi di dollari in attività denominate in dollari avrebbe potuto produrre un altro scivolone in stile Lehman… la Federal Reserve è intervenuta per sostituire i creditori a breve termine che hanno scelto di mollare Taunus. L’Indebitamento della Taunus - attraverso la finestra di sconto, la Term Auction Facility, la Primary Dealer Credit Facility, la Term SecuritiesLending Facility, Single-Tranche Open Market Operations – raggiunse i 66 miliardi dollari nel mese di ottobre 2008. La Federal Reserve ha anche iniziato enormi currency swap con la Banca centrale europea, rendendo possibile per la Deutsche Bank scambiareeuro per dollari e soddisfare le esigenze di finanziamento in dollari di Taunus ... Deutsche Bank (e indirettamente Taunus) è stata fortemente favorita dalla decisione da parte della Fed e del Tesoro di attuare il salvataggio del gigante assicurativo AIG per cui Deutsche Bank ha ricevuto 11,8 miliardi dollari (quali pagamenti relativi ai CDS AIG e a prestiti che altrimenti non sarebbero stati saldati). Taunus ha ricevuto questo aiuto da parte delgoverno degli Stati Uniti perché il suo fallimento avrebbe intensificato una situazionefinanziaria già caotica… la Federal Reserve sapeva che, una volta passata la tempesta, le attività del Taunus sarebbero state sufficienti a ripagare i suoi creditori.
Ma i dati contabili dicevano ben altro, e non è stato possibile per la Fed o chiunque altro poter stimare i valori fondamentali delle attività situate nelle 180 e più filiali Taunus. Taunus ha ottenutoil sostegno del governo Stati Uniti perché era semplicemente troppo grande e troppointrecciata con il sistema finanziario americano per poter fallire.”.
Detto in parole povere, la FED ha praticamente salvato la Taunus Corp., la Deutsche Bank e la Germania stessa. Pazzia? Vogliamo dare uno sguardo all’esposizione sui derivati della DB o ai suoi “fondamentali” ? Praticamente la DB sembra avere i tratti “somatici” di una dead bank walking. Vogliamo immaginare cosa succerebbe se passasse una nuova legislazione che ricalcasse ed implementasse il Glass Steagall Act entrato in vigore negli anni ’30 ed abolito dall’amministrazione Clinton? Possiamo dire che DB si troverebbe tutto a un tratto fallita? Non siamo molto lontani dalla realtà.
Eppure, nonostante tutto ciò ed i grossi rischi corsi in passato, lontano dai nostri sguardi,Deutsche Bank non ha perso la sua voglia di business, dimenticandosi alla grande dei “piccoli” problemi causati a livello globale (News Archive: Top News from May 21, 2013 - Bloomberg deutsche-bank-seeks-to-avoid-law-suits-with-board-changes. html). Lasciando da parte i presunti scandali di sessismo, dalle parti di Francoforte ci sono problemi con:
- “amici” di vecchia data che reclamano soldi InvestireOggi - La guida agli investimenti finanziari e di Borsa. bloomberg.com/news/2013-04-22/deutsche-bank-margin-call-on-vik-turns-into-2-5-billion-dispute.html;
- ex- dipendenti gole profonde InvestireOggi - La guida agli investimenti finanziari e di Borsa .com/rubrica-4/business/il-buco-del-crucco-ora-che-la-sec-di-obama-ha-messo-sotto-inchiesta-47807.htm;
- cause intentate dall’amministrazione metropolitana di L.A. per l’acquisto di oltre 2.200 case lasciate poi andare in rovina nei bassifondi della città InvestireOggi - La guida agli investimenti finanziari e di Borsa. bloomberg.com/news/2013-06-18/deutsche-bank-settles-los-angeles-slumlord-lawsuit.htm;
- Le autorità di regolamentazione bancaria americana: Deutsche Bank e altre banche estere con importanti controllate negli Stati Uniti sono sotto la lente della FED, che tenta di costringerle a soddisfare gli standard di capitale locali causando, a detta loro,maggior propensione al fallimento.La Fed richiede infatti che tali banche stabiliscanodelle holding intermedie a capo delle loro filiali statunitensi, come indicato dal Dodd-Frank Act del 2010.
Alla pari delle banche degli Stati Uniti, tali holding dovrebbero soddisfare gli standard di capitale e sottostare agli stress test a cui verrebbero sottoposte. La regola entrerebbe in vigore 1 luglio 2015 e, viste le esposizioni e le scarne capitalizzazioni degli istituti tedeschi, danno il mal di testa a DB e soci, visto che per la sola Taunus mancherebbero ben 12 miliardi di euro;
- la rabbia degli azionisti a cui è stato chiesto di partecipare ad un aumento di capitale di 2,8 miliardi tre mesi dopo che l’attuale amministratore delegato Anshu Jain aveva detto che tale operazione non era nel loro interesse: InvestireOggi - La guida agli investimenti finanziari e di Borsa. com/news/2013-05-23/jain-halts-speech-as-deutsche-bank-protestors-vent-anger.html;
- i problemi per soddisfare i parametri di Basilea III Deutsche Bank Cut by JPMorgan on Concern Over Capital - Bloomberg e la relativa sottocapitalizzazione.
Bottarelli al termine del suo articolo si chiede quali siano le cause di questo attacco a Deutsche Bank e, di conseguenza, al sistema finanziario tedesco. Difficile capirlo. Ma i fatti parlano chiaro. Vista l’abnorme esposizione di Deutsche Bank e delle sue controllate, gli Stati Uniti stanno chiedendo una massiccia ricapitalizzazione e controlli sugli operati delle banche. Un po’ come accade in UE dove si vorrebbe l’Unione bancaria che è vista dalla BuBa di Weidmann come fumo negli occhi. Dare il via a tali controlli significherebbe aprire il vaso di pandora delle omissioni dell’istituto di Francoforteproprio mentre i tedeschi impongono manovre lacrime e sangue per rientrare dai loro crediti al consumo sparsi in tutta Europa.
Gli Usa hanno praticamente salvato le terga della Germania all’indomani dello scoppio del bubbone Lehman, ed ora pretendono, a ragione o torto non sta a noi dirlo, di poter in qualche modo avere voce in capitolo anche nelle questioni dell’Eurozona.
Se non altro assistiamo a una pressione USA anti-austerity, che non passa certo, come da certi commentatori italiani si vorrebbe indurre, per la richiesta all'Italia di riforme strutturali che involgano, in questa fase, drastici tagli della spesa pubblica (si invocano 73 miliardi di tagli, senza sapere bene quale sia l'attendibilità del calcolo effettuato dall'Istat rispetto alla variazione comparata dei costi e senza sapere bene quali siano i volumi del bilancio statale su cui operare la comparazione: ma sul punto torneremo prossimamente). Gli USA, col fiscal cliff, stanno sperimentando senza obre di dubbio, da parte loro, quali siano gli effetti di tagli alla spesa come più "violenta" misura PRO-ciclica e non vogliono certo contrraddirsi chiedendo a noi di peggiorare le cose (a parte la fattibilità contabile-finanziaria della misura e la sua dimensione in base a criteri tecnicamente corretti).
Che lo vogliamo ammettere o no, gli studi citati, fra cui anche Bibow (v.introduzione) indicano una cosa chiara: la crisi viene si dal settore finanziario, ma a spingere sull’acceleratore dopo la Dot.Com Bubble del 2000 (e qui un succoso risvolto reso noto da Richard Koo di Nomura: RICHARD KOO: The Entire Crisis In Europe Started With A Big ECB Bailout Of Germany - Business Insider, traetene voi le conseguenze), preludio dell’attuale recessione in corso, sono state le banche europee e le loro controllate in terra statunitense.
Ora, le suicide politiche di austerità stanno tagliando l’erba della ripresa sotto i piedidell’amministrazione Obama, mentre in ambito finanziario le frizioni molto ampie all’interno del contesto delle regolamentazioni bruciano le relazioni fra SEC-FED e BuBa. La deindustrializzazione in atto in UEM e la contemporanea frenata della Cina, allontananosia la speranza di una ripresa globale sia il miraggio di una possibile ripresa degli scambi proficua tra Eurozona e Stati Uniti.
Il messaggio sembra essere chiaro: ragazzi, il tempo è agli sgoccioli, vi abbiamo già salvato le chiappe una volta, non ci sembra il caso che vi rimettiate nei guai. E’ da capire ora fino a quando la Germania avrà il coraggio di giocare col fuoco e quale sarà:
a) la nuova Casablanca
b) chi sarà il ventre molle da colpire.
La Germania ha, nei fatti, un conto in sospeso con gli USA ma le politiche di austerità e la riottosità ai controlli finanziari sembrano essere il modo migliore per tentare di non onorarlo.
Di certo il “gioco” della Germania, che mira ad accentuare la propria veste di global player, spostandosi a Oriente per allacciare rapporti privilegiati con Cina e Russia, con ciò mirando a svincolare l’intero sistema commerciale mondiale dall’influenzamento del dollaro, e tirandosi indietro rispetto agli interventi strategici USA nelle varie aree del mondo (giunti probabilmente agli sgoccioli, vista la crescente autonomia energetica che l’America sta raggiungendo), è qualcosa di più di un “moral hazard” finanziario.

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INVESTITOR23

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I tedeschi sanno fare la voce grossa solo contro i deficienti eurpei ... perchè non lo fanno con gli americani ma subiscono e basta?


La Germania rifiuta di dare sollievo alla Grecia mentre il debito va fuori controllo

Schauble in visita blindata ad Atene resta inflessibile sulle politiche fallimentari dell'austerità




La Germania rifiuta di dare sollievo alla Grecia mentre il debito va fuori controllo - Economia - Investireoggi.it


Fuori la Germania dall'europa... i Krukki sono stupidi e i nostri politici più stupidi di loro a seguirne i consigli e le ricette economiche!
Andiamo fuori da quest'euro e questa Europa e' la prima mossa
 

tontolina

Forumer storico
GRILLI E CICALE …UN’ESTATE INDIMENTICABILE!

Scritto il 24 luglio 2013 alle 07:21 da icebergfinanza
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Come spesso sottolineato la verità è figlia del tempo e negli ultimi anni pur nello scetticismo generale Icebergfinanza ha sempre tenuto fede alle sue analisi e ricerche che dimostravano, senza per questo nascondere le nostre responsabilità politiche, come il conflitto di interesse della Germania in questa depressione europea era palese a partire dalle sue banche per arrivare allo specchietto per le allodole dell’occupazione, nascoste tra i numeri che abbiamo cercato di svelare insieme.
All’improvviso in una mattina di piena estate chi si rivede, meglio tardi che mai…
ROMA – Luigi Zingales: le “cicale” sono le banche tedesche. Per superare la crisi economica è necessaria un’Europa più integrata, più unita. Un passo decisivo verso una maggiore integrazione è l’Unione bancaria, con la Bce nel ruolo di controllore e unico supervisore. E’ giusto e condiviso il principio, non è facile introdurre, per contro, regole comuni su come trattare i casi di una banca insolvente: chi paga eventuali ristrutturazioni o salvataggi?
Sulla proposta della Commissione (fallimento ordinato) non sono d’accordo i tedeschi: temono che le “cicale” del sud Europa, quelle dei conti pubblici truccati e delle banche sovraesposte a rischio insolvenza, siano alla ricerca del’ennesimo stratagemma per scaricare su di loro, le virtuose “formiche”, i costi dei rischi assunti senza coperture adeguate.
E’ propaganda questa, secondo l’economista Luigi Zingales. Ne scrive sul Sole 24 Ore di domenica 21 luglio. E’ propaganda, spiega, che confonde gli stessi contribuenti tedeschi: il sistema bancario tedesco è il più sovvenzionato d’Europa (cioè anche coi soldi dei contribuenti europei) e mina la concorrenza comunitaria per gli ingenti e ripetuti aiuti di Stato. Per dire (ed è anche per questo che ci vuole l’unione bancaria), in quasi tutti gli altri settori industriali e commerciali gli aiuti di Stato meritano sanzioni e interdizioni (nel 2008 lo Stato tedesco ha salvato numerose Landesbanken dopo la crisi dei mutui subprime in America). Mettiamoci anche la maggiore garanzia implicita di solidità che per se stessa la Germania conferisce a una sua banca (a prescindere dai fondamentali economici):

Il risultato è che per le banche tedesche il costo della provvista è molto più basso e la redditività – a parità di altri fattori – molto più alta. Nella misura in cui questo minor costo si traduce in sconti per i clienti, anche le aziende tedesche godranno di un costo del capitale inferiore, ottenendo un vantaggio iniquo rispetto ai loro concorrenti europei. Un modo per evitare questa distorsione sarebbe creare un meccanismo per salvare tutte le banche con soldi europei. Ma un approccio di questo tipo, oltre a pesare soprattutto sui contribuenti tedeschi, creerebbe anche incentivi perversi nell’intero sistema bancario europeo, ingigantendo l’instabilità.
Se penso che uno sconosciuto qualunque come il sottoscritto è stato in grado con pazienza e perseveranza di dimostrare in questi anni, tutto quello che solo adesso certi professori con tanto di CV provano a spiegare viene da sorridere. Piccole soddisfazioni che lasciano il tempo che trovano soprattutto se qualcuno ha cercato di impedirti di condividere queste informazioni ad un pubblico più vasto.
Nel 2008, quando si scoprì che le Landesbanken erano imbottite di mutui subprime americani, il governo di Berlino intervenne a salvarle con uno stanziamento di 500 miliardi di euro a spese dei contribuenti. Nel 2010, quando le banche tedesche erano molto esposte – per qualcosa come 535 miliardi di euro – verso i titoli di Stato di Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna, i contribuenti europei e la Bce diedero una mano a riportare a casa buona parte di quel denaro. La minaccia più seria per i contribuenti tedeschi non è la dissipatezza del sud Europa, ma le banche teutoniche. Da questo punto di vista l’unione bancaria non è un complotto per caricare sulle spalle dei tedeschi le perdite delle banche del Sud Europa che dichiarano bancarotta, ma un meccanismo per costringere tutte le banche (comprese quelle teutoniche) a farsi carico dei propri errori, riducendo l’onere per i contribuenti di ogni Paese. È tempo che gli elettori tedeschi capiscano che le cicale più grandi stanno nel centro delle loro città.



Luigi Zingales: le “cicale” sono le banche tedesche
È tempo che gli elettori tedeschi capiscano che le cicale più grandi stanno nel centro delle loro città… chi l’avrebbe mai detto, ma mi raccomando tenetevele per Voi queste cose, come il post precedente, non aiutateci a diffondere consapevolezza, potrebbe urtare la sensibilità di qualche anima candida!
Un altro fuoriclasse della strambata nostrana è il buon Grillo, che nelle ultime settimane deve aver cambiato consulenti economici e soprattutto finanziari visto le lodi in un’intervista ad un quotidiano tedesco dove esaltava la riforma del mercato del lavoro alla Schröder, una stramabata evidente in “Il diavolo veste Merkel” …
“(…) La Germania ha finanziato riforme strutturali che nel decennio successivo le hanno dato un vantaggio competitivo grazie ad un’inflazione minore dei partner europei e ad un basso costo del lavoro ottenuto grazie alla forza lavoro della Germania dell’Est (…) “
” Il credito della Germania verso l’Europa è il lato oscuro della medaglia del debito di Italia e Spagna. Invece di prestare ai PIGS il Nord Europa preferisce prestare alla BCE che a sua volta fornisce liquidità ai PIGS. Con tale sistema, chiamato “Target 2″, la Germania ha accumulato 600 miliardi di euro di crediti verso la periferia dell’Europa via BCE. La tutela di tali crediti è l’unico criterio che la guida. Non importa che i 600 miliardi siano stati costituiti da parte della Germania violando gli stessi accordi europei che oggi essa impone agli altri. Infatti sforando ampiamente il 3% di deficit nel 2003 la Germania ha finanziato riforme strutturali che nel decennio successivo le hanno dato un vantaggio competitivo grazie ad un’inflazione minore dei partner europei e ad un basso costo del lavoro ottenuto grazie alla forza lavoro della Germania dell’Est. Ciò si è tradotto in vantaggi di prezzo e nel boom delle esportazioni verso l’Europa..
Sarebbe bastato imporre il pareggio della bilancia commerciale invece del pareggio di bilancio per avere una storia completamente diversa che avrebbe tarpato le ali alle politiche mercantiliste del Nord Europa. La politica italiana prona al volere della Germania ha permesso che la tutela del nostro debito privato e pubblico detenuto dall’estero (in buona parte generato dal meccanismo perverso dell’Euro e dello SME) diventasse la priorità. La politica italiana di Monti+PDL+PD ha venduto l’anima al diavolo teutonico in cambio della propria sopravvivenza a spese della collettività su cui ha riversato austerità e deflazione.
Se non sarà l’Italia a reagire lo farà per lei il mercato con il suo linguaggio universale, ci sarà un prossimo rialzo degli interessi richiesti fino a rendere insostenibile il nostro debito.Blog di Beppe Grillo
Buon proseguimento di estate tra grilli e cicale, la verità è figlia del tempo!
Ora una pausa per lavare i pannolini sporchi di Silvio e poi… Machiavelli ha qualche altra sorpresa per Voi.
Nel frattempo … punto mio libera tutti è il grido di chi, col suo punto, libera e fa rientrare in gioco tutti ecco cosa ha elaborato il buon Machiavelli, raggiungendo tutti coloro che sostengono e vorranno liberamente sostenere Icebergfinanza e il nostro viaggio.
 

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