ORO - PETROLIO - DOLLARO - EURO - YUAN (1 Viewer)

tontolina

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l'imprevisto

Il petrolio sarà prezzato non più in dollari, ma in oro.

Il petrolio è INDISPENSABILE, e fino ad ora lo si poteva ottenere solo pagando in dollari Americani. Questa cosa sta finendo e la fine di questo modello sarà il fatto più epico e monumentale della storia dell’umanità.


 
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il motivo principale sono le SANZIONI europee volte dagli USA contro la Russia
che ha scatenato l'inflazione europea al 12%...
diventeremo poveri
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Qual è la sua opinione sull’attuale debolezza o forza del dollaro USA, dell’euro, della sterlina britannica, dell’oro e dell’argento?

MH: Il dollaro rimarrà richiesto, grazie al suo successo nel rendere l’Eurozona dipendente da esso. La sterlina britannica ha pochi mezzi di sostegno e pochi motivi per gli stranieri di investire in essa. L’euro è una valuta satellite minore rispetto al dollaro.

Senza un dollaro o un’altra valuta in cui detenere le loro riserve monetarie, i governi continueranno ad aumentare la percentuale detenuta in oro, perché questo non ha passività del governo ad esso collegate, quindi i funzionari statunitensi non possono semplicemente prenderlo, come hanno fatto con Le riserve estere della Russia. Non ci si può fidare che i paesi della zona euro non seguano gli ordini degli Stati Uniti per impossessarsi delle riserve dei paesi stranieri, quindi saranno evitati.

Man mano che il tasso di cambio dell’euro diminuisce rispetto al dollaro, gli investimenti esteri diminuiranno, perché gli investitori non vorranno investire in (1) un mercato in contrazione e (2) società che guadagnano euro nazionali che valgono sempre meno dollari o altra valuta forte per le sedi centrali.

Naturalmente, l’oro dovrà essere tenuto a casa, in modo che non possa essere semplicemente preso, come la Banca d’Inghilterra ha preso l’oro del Venezuela e lo ha dato al procuratore di destra degli Stati Uniti.

La Germania farebbe bene ad accelerare il trasporto aereo della propria fornitura di oro dai caveau della Federal Reserve Bank di New York City.

La NATO continua a sostenere di essere un’alleanza difensiva. Ma la Russia non ha alcun desiderio di invadere l’Europa. L’Europa si sta già autodistruggendo. Questa è la punizione che l’Europa riceverà dall’Eurasia. I suoi leader hanno fatto la loro scelta: essere un satellite degli Stati Uniti.
 
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tontolina

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E qui, attenzione. Perché quest’ultima predizione è clamorosamente concordante con la dinamica appena enunciata dall’economista di Credit Suisse, Zoltan Pozsar, il cosiddetto guru del mercato repo.
E cosa ci dice quest’ultimo?
Che la Russia ha in mano un asso. Non militare. Bensì, geo-finanziario.
Apparentemente enorme e contro cui nessuna mossa di contrasto appare efficace.
L’annuncio da parte di Vladimir Putin del lancio ufficiale del petrogold, ovvero l’avvento di un nuovo regime aureo per le valutazioni del greggio. Un gold standard del barile, insomma.
La conseguenza? Immediata e totalmente differente da quella che si possa pensare.
Le grandi banche sovra-esposte all’oro di carta dei futures rischiano una crisi di liquidità immediata e sistemica: una colossale margin call aurea.
Quella mossa del Cremlino, infatti, farebbe esplodere il valore intrinseco dei lingotti ben oltre lo status di bene rifugio come sottolineato nella predizione di Saxo Bank, poiché lo tramuterebbe in strumento di regolamentazione commerciale.
Un cosiddetto settlement medium.
A quel punto, tutte le dinamiche salterebbero.
Oltre a quelle legate direttamente al mercato dei derivati, infatti, verrebbero meno quelle di intermediazione finanziaria sulle materie prime, poiché apparentemente queste ultime diventerebbero soggetti primari.
E, soprattutto, cavallo di Troia per bypassare il dollaro come moneta benchmark, persino in assenza di una valuta comune dei Brics come nelle intenzioni della Cina, dell’India e della Russia.
Meglio dirlo subito: un’ipotesi potenzialmente letale per gli Stati Uniti intesi come sistema di potere.
Quindi, totalmente inaccettabile. E da boicottare con ogni mezzo. Lecito e illecito.

un Risiko colossale che potrebbe davvero operare da grande reset. E il fatto che – chi per questioni legate sia al fallimento delle strategie contro l’inflazione, chi per dinamiche geopolitiche – le aspettative di rialzo record delle quotazioni dell’oro vedono più di un soggetto finanziario concorde già nel breve termine, deve far pensare. Non fosse altro rispetto agli acquisti record di oro fisico da parte di alcune Banche centrali negli ultimi anni. Quali? Cina, India, Russia e Turchia.

L’asse del mondo sta spostandosi a Est, tanto sottotraccia quanto inesorabilmente. E non sarà certo un raffazzonato cap tutto politico a intralciare piani di questo livello. Anzi. Paradossalmente rischia di accelerarne l’attuazione. E amplificarne l’impatto.

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tontolina

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Dagli Usa al Qatar, lo scenario sul gas che inguaia l’Italia
Sarebbe fin troppo facile fare ironia sui toni apocalittici di certi discorsi, mentre sullo sfondo scorrono le immagini della tempesta polare che sta flagellando da giorni Buffalo e il Wyoming. Stato, quest’ultimo, dove le temperature hanno toccato il record di -57 gradi. Difficile andare da quelle partii a parlare di surriscaldamento globale. Quantomeno, se si ha la pretesa di tornare a casa incolumi. Ma, appunto, trattasi di facile ironia.
C’è invece un lato decisamente più interessante e serio nell’emergenza che sta colpendo parte degli States e ce lo mostra questo grafico: a causa del congelamento delle strutture, la produzione di gas LNG statunitense è crollata di 10 miliardi di piedi cubi da un giorno all’altro.
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Stessa sorte toccata a 1,5 milioni di barile di capacità di raffinazione petrolifera giornaliera nella costa del Golfo, dove le strutture di TotalEnergies, Motiva Enterprises e Marathon Petroleum vicino a Houston sono state bloccate dal gelo.
Nemmeno a dirlo, prezzi incorporati in aumento sul breve termine.
Ma non basta.
Questo è il comunicato stampa con cui Freeport, azienda leader nell’esportazione di LNG, già 48 ore prima che la tempesta polare colpisse gli Usa, rimandava per la quarta volta la riapertura in piena operatività del suo hub texano, dopo l’incidente dello scorso giugno. Da metà dicembre alla seconda metà di gennaio 2023.
Insomma, attenzione ai conti che stiamo facendo. E alla guerra sotterranea e parallela che si sta sviluppando nuovamente attorno al gas, poiché tutta incentrata sulla tecnica dell’imboscata.
Ottusi come siamo, noi europei siamo certi che l’accordo sul price cap e il conseguente e pavloviano calo delle valutazioni alla Borsa di Amsterdam rappresentino l’ipoteca su un futuro di serena indipendenza energetica dalla Russia.
Balle.
Non a caso, proprio Mosca ha scelto di rilanciare adesso, di fatto aprendo all’ipotesi di riattivare da subito e al 100% i flussi del proprio gas via Polonia verso l’Europa, la cosiddetta tratta Yamal-Europe.
Disperazione da perdita di domanda?
Se lo pensate, state cadendo con tutte le scarpe nella trappola russa.
La quale, a differenza dell’Ue, il mercato energetico lo conosce molto bene. Non fosse altro perché garantisce le casse dello Stato. Ed è perfettamente al corrente anche di quanto sta accadendo Oltreoceano.
In più, Mosca prende decisamente più in considerazione di quanto non stia facendo Bruxelles la minaccia ritorsiva del Qatar rispetto alle proprie forniture di gas verso il Vecchio Continente.
 

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Dalla Germania suona il “Finis Europae”

Quella che i media insistono a chiamare sistematicamente “la guerra di aggressione di Putin”, per Guérot e Ritz è “una guerra per procura americana preparata da tempo” le cui radici risalgono ai primi anni ’90. E lo dimostrano citando ampiamente libri, saggi e dichiarazioni di politologi e strateghi statunitensi: Zbigniew Brzeziński, George Friedman, Robert Kagan, Charles Krauthammer e Paul Wolfowitz.

Quest’ultimo era l’Assistente Segretario alla Difesa sotto George W. Bush e e stabilì in questi termini la strategia americana, anzi la dottrina strategica:
“impedire a qualsiasi potenza di dominare una regione le cui risorse, sotto il suo controllo consolidato, sarebbero state sufficienti per creare un potere globale”.
Si può essere più chiari?
Chiunque tenti di creare un potere paragonabile a quello degli Stati Uniti è considerato un nemico.

Il punto è che mentre gli Stati Uniti, dopo il 1989 della caduta dell’URSS, riconobbero immediatamente l’Europa come potenziale concorrente e quindi nemico,
gli europei hanno continuato a pensare in termini della cosiddetta comunità di valori occidentale.

La strategia di Washington di separare l’Europa dalle risorse russe per mezzo di un cordone sanitario è passata inosservata nella cultura politica europeista.

L’Ucraina dipenderà totalmente dagli Stati Uniti

Ulrike Guérot / Hauke Ritz: Endgame Europe. >>

finis-europae

“la guerra di aggressione di Putin” appare più come un attacco difensivo per sfuggire all’abbraccio della NATO. Il risultato è un’Ucraina gravemente devastata dalla guerra e fortemente indebitata, politicamente totalmente dipendente dagli Stati Uniti.
Gli autori si chiedono:
“L’Europa può volere un tale vassallo nel suo seno?”
Dovrà volerlo, le piaccia o no.
Quando il gioco si fa davvero duro tra Usa e Germania, gli americani mettono sul tavolo il materiale dei servizi segreti ed è “o assecondi o tocca a te”.
Non è una ipotesi, è già avvenuto: nel 2013

gli Stati Uniti come custodi del santo Graal dei “valori occidentali” non lo sono più, ora sono “una devastazione da punto di vista sociale e culturalmente esauriti”.
In generale, la realtà in Occidente è caratterizzata da wokeness, divieto di parlare, cancel culture, metodi di censura, cancellazione di account, sorveglianza digitale e biometrica, giornalismo di stato e guerra psicologica contro la propria popolazione”.
 
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