mariougo
Forumer storico
copio qui,
separatamente le prospettive di novembre,
12mesidioltre USD100 al barile
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separatamente le prospettive di novembre,
Le prospettive per la crescita economica della Svizzera sono
peggiorate negli ultimi mesi. I dati disponibili relativi al primo
semestre e gli attuali indicatori relativi al resto dell’anno fanno
pensare che il PIL svizzero nel 2014 crescerà leggermente sotto
il potenziale – noi prevediamo una crescita potenziale di quasi il
2%. Rispetto ad alcune grandi economie nazionali
nell’Eurozona, la crescita prevista dell’1.5% è senz’altro accettabile.
Per la Germania prevediamo lo stesso tasso di crescita,
ma Francia e Italia sono ben lontane dal superare le loro debolezze
di crescita. I deficit strutturali e finanziari sono troppo
elevati. I forti interventi della BCE con sempre nuove misure
hanno raggiunto l’obiettivo di mantenere bassi i tassi per le imprese
e anche gli stati. Ma con l’andamento economico attualmente
senza slancio e un’inflazione continuamente in calo, la
crescita nominale rimane più bassa rispetto all’interesse debitori
da utilizzare per i titoli di stato. La quota del debito in percentuale
della produzione dovrebbe quindi aumentare ulteriormente
a fronte di persistenti deficit di bilancio in molti stati
membri.
Più positive sono invece le previsioni negli Stati Uniti, dove il
mercato del lavoro mostra miglioramenti con una forte ripresa
della crescita economica. Perfino i prossimi aumenti dei tassi
non vengono più percepiti così minacciosi sui mercati finanziari,
come accadeva solo poco tempo fa. La dinamica economica
negli Stati Uniti sembra sufficientemente forte per poter tollerare
un aumento del livello dei tassi. Le indicazioni dalla Cina
sono disomogenee – l’indebolimento della crescita avviene attualmente
in modo regolare. La nostra attenzione è rivolta al
fattore di rischio mercato immobiliare Per l’economia svizzera, soprattutto la situazione nell’Eurozona
– che non mostra un ulteriore crollo, ma che non promette
neppure una rapida ripresa – rappresenta un modello poco ottimistico.
Non si prevede tuttavia un forte crollo della crescita.
Da un lato l’importante quota delle esportazioni svizzere è molto
diversificata a livello globale, anche se la domanda
dell’Eurozona rappresenta quasi la metà delle esportazioni.
Dall’altro lato, tuttavia, anche la domanda interna rimane molto
solida, supportata dalla crescita della popolazione a fronte di
una quota costante della disoccupazione che rimane invariata
al 3.2% da maggio 2013. Attualmente, però, anche per quanto
riguarda il consumo privato si riscontra un leggero indebolimento
della dinamica.
Nel 2014 non è stato più possibile ottenere i tassi di crescita
dell’esercizio precedente, talvolta molto superiori al 2.0%
(yoy). La crescita dei consumi si è dimezzata a quasi l’1%. Una
tendenza leggermente negativa è evidenziata anche dai tassi di
crescita nel settore edilizio, sebbene anche qui i tassi siano ancora
nettamente in terreno positivo.
Nel 2° trimestre 2014, il raffreddamento dell’economia svizzera
è stato meno forte di quanto comunicato dalla SECO in una
prima pubblicazione. Dopo una revisione e grazie l’utilizzo di
un diverso metodo di calcolo, è risultata una crescita dello
0.2% (1.4% yoy) rispetto al trimestre precedente, invece della
stagnazione comunicata inizialmente. Ma anche con il suddetto
valore rivisto, il rallentamento della crescita è ben visibile. I
valori attuali degli indici dei responsabili degli acquisti in Europa
e in Svizzera non fanno prevedere alcuna accelerazione neppure
per l’inizio dell’ultimo trimestre. In Svizzera, con un valore
superiore a 50, l’indice complessivo per settembre mostra una
lieve espansione (si veda la figura). La componente della produzione
è chiaramente in terreno positivo. Il portafoglio ordini si
attesta però leggermente sotto il livello di espansione già per la
seconda volta consecutiva e non fa prevedere alcun rapido aumento
della produzione.
Nel complesso, ostacolata dall’Eurozona e favorita dalle regioni
economicamente più dinamiche e con una solida economia interna,
anche se deve affrontare tendenze alla saturazione, la
Svizzera rimane sempre in pista. Tuttavia, i rischi rimangono alti
a causa della mutevole situazione nell’Eurozona e delle numerose
tensioni geopolitiche e sociali in quasi tutti i continentiCongiuntura: il settore immobiliare in Cina frena la crescita
In Cina si registra da oltre un anno un rallentamento del dinamismo sul
mercato immobiliare. Il calo dei prezzi delle abitazioni e degli inizi dei
lavori di costruzione nonché delle vendite di nuove costruzioni è dovuto
soprattutto all’eccessiva offerta strutturale e non a interventi statali
per raffreddare il mercato come negli anni precedenti. Poiché la percentuale
degli investimenti nell’edilizia residenziale sull’economia globale
è ancora alta nel confronto internazionale, gli effetti frenanti sul
PIL sono corrispondentemente forti. Per la prima volta da molti anni, a
ottobre le restrizioni per l’acquisto di immobili sono state rese meno
severe. Ciò riduce il rischio di un brusca frenata, ma l’entità dell’offerta
eccessiva indica tuttavia anche per il 2015 un andamento deboleInflazione: le aspettative negli Stati Uniti e nell’UME rimangono
invariate
Come mostrano le aspettative inflazionistiche a lungo termine, attualmente
gli attori del mercato mettono in dubbio soprattutto la credibilità
della Banca centrale giapponese. Nonostante l’enorme aumento
della massa monetaria, le aspettative inflazionistiche sono molto al di
sotto dell’obiettivo del 2%. Anche un incremento degli acquisti di
obbligazioni non dovrebbe quasi cambiare in modo duraturo questa
situazione. Nell’Eurozona, le aspettative inflazionistiche sono in calo,
ma si muovono ancora vicino al livello previsto del 2%. Nel complesso,
le aspettative sono quindi ancora invariate. Supportata dalla sensibile
svalutazione dell’euro, questa situazione dovrebbe rimanere così
anche nei prossimi mesi. Il leggero calo negli Stati Uniti dipende soprattutto
dalla forza dell’USD e non preoccupaIl ribasso del prezzo del petrolio si avvicina alla fine
Dalla metà di giugno di quest’anno, il prezzo del petrolio è diminuito
nettamente. A settembre, per la prima volta dalla primavera 2012, il
future a 1 mese per il tipo Brent determinante per l’Europa ha nuovamente
sfondato al ribasso il livello di USD 100 al barile. Il calo dei prezzi
si può attribuire principalmente a due motivi: da un lato, a causa della
dinamica economia statunitense e dell’approssimarsi del previsto
primo aumento dei tassi statunitensi la forte rivalutazione del biglietto
verde fa alzare il prezzo del petrolio al di fuori dell’area del dollaro.
Dall’altro lato, il peggioramento della situazione congiunturale nelle
grandi aree economiche e il rallentamento della dinamica di crescita in
Cina hanno un effetto frenante sulla domanda globale di petrolio, il
che da molto tempo mantiene l’eccessiva offerta presente. Una situazione
che all’interno dell’OPEC causa un notevole disagio e per il prossimo
anno aumenta sensibilmente la probabilità di una riduzione del
volume di estrazione target, tanto più che con 30 milioni di barili al giorno
il cartello ha lasciato invariata la quantità estratta a un livello costantemente
elevato. In passato, la riduzione dell’obiettivo di produzione
si è dimostrato un valido strumento per far salire il prezzo del petrolio.
Anche se l’effetto prezzi a causa della ridotta dipendenza degli Stati
Uniti dal petrolio estero non dovrebbe più essere così forte, una
scarsità dell’offerta dovuta a una riduzione della quantità estratta dovrebbe
comunque determinare una distensione nel prezzo del Brent.
Continuiamo quindi a ritenere ben supportata la nostra previsione a12mesidioltre USD100 al barile
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