OPEN ARMS: l'unico responsabile è Salvini? (1 Viewer)

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Open Arms, Danilo Toninelli peggio di Giuda: vi ricordate quando, con Matteo Salvini...
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Ecco chi ha sequestrato i migranti Open Arms: è il comandante Creus
20 Aprile 2021 - 17:00
Macché Salvini: il capitano li tenne in mare 14 giorni rifiutando sia la Spagna che Malta
Avatar di Gian Micalessin Gian Micalessin

Se al Tribunale di Palermo i fatti venissero prima della politica i giudici dovrebbero prosciogliere Matteo Salvini e rinviare a giudizio per sequestro di persona Marc Reig Creus, comandante della nave Open Arms. Il vero rapitore di migranti in quel caso non fu Salvini ma lui.

Fu lui, d'intesa con la Ong spagnola di Oscar Camps, a trasformare 147 migranti in uno strumento politico per colpire le politiche anti-sbarchi del capo della Lega. E fu lui a pretendere di tenerli in mare dal primo al 20 agosto rifiutandosi ripetutamente di far rotta su Malta o sulla Spagna. Per comprendere le responsabilità di Creus basta la cronistoria della mini-odissea della Open Arms.

Dal 1 agosto, quando imbarca il primo carico di migranti davanti alle coste libiche, fino al 20 - quando il giudice Luigi Patronaggio ne ordina il sequestro, Creus resta sempre davanti alle coste italiane rifiutando sia l'offerta di approdare a Malta, sia quella di raggiungere un porto spagnolo. Una scelta in linea con le rivendicazioni politiche di una Ong che non si limita a recuperare i migranti in mare, ma ne difende il diritto a violare i confini dell'Italia, ventre molle dell'Europa, e a raggiungere gli altri paesi Ue. La pretesa di sbarcare solo e soltanto in Italia è, nell'ottica di Creus e della Ong, indispensabile per smuovere i media, attivare i magistrati sensibili alla causa dell'accoglienza e dividere un esecutivo gialloverde ormai traballante. Proprio per questo il comandante rifiuta di far rotta come, proposto da Madrid, sui porti spagnoli di Algeciras o di Mahon, sull'isola di Minorca. Due porti che potrebbe raggiungere in soli 5 giorni, un quarto del tempo trascorso intorno a Lampedusa e alla Sicilia.


Anche perché in base al diritto marittimo internazionale (sempre ignorato se di mezzo ci sono i migranti e l'Italia) una nave è territorialmente parte dello Stato di cui batte bandiera. Dunque, in base al trattato di Dublino, l'accoglienza e l'assistenza dei migranti della Open Arms non competevano all'Italia, ma a Madrid. Altrettanto sconcertanti sono i perché con cui il comandante spiega il rifiuto di far rotta su Malta. «Perché - sostiene Creus - era un porto piccolo e aveva autorizzato lo sbarco solo per trenta persone... Il resto delle persone che avevamo a bordo non poteva comprendere perché solo in 30 potessero scendere... Perciò abbiamo detto: o tutti o nessuno».
Mentre Creus fa carte false per arrogarsi il diritto a entrare in un porto italiano Salvini resta, invece, dalla parte della legalità.
La cronistoria parla chiaro. Il 2 agosto, quando viene rifiutata la prima richiesta di un «porto sicuro» l'allora ministro degli Interni agisce al riparo di quel «decreto sicurezza bis», approvato dal governo giallo-verde due mesi prima.
E con Salvini stanno i ministri pentastellati Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta firmatari, fin dal 2 agosto, del divieto d'ingresso. Un divieto che resta pienamente legittimo fino al 14 agosto quando il Tar del Lazio accoglie un ricorso della Ong spagnola. E qui sta il punto.

Per ben 14 dei 20 giorni della vicenda Open Arms gli unici e soli responsabili della permanenza in mare dei migranti sono il comandante Creus e i capi della Ong. Salvini resta dunque teoricamente imputabile solo per i sei giorni successivi. Ma si tratta di un periodo limitato e confuso in cui il premier Giuseppe Conte, i ministri Toninelli e Trenta e il resto dei Cinque Stelle scelgono di rinnegare la linea precedente non per una resipiscenza umanitaria, ma al solo scopo di isolare un alleato trasformatosi in avversario. Il tutto mentre Creus e la Open Arms ringraziano e scaricano a Lampedusa un carico di migranti usato per venti e passa giorni alla stregua di una potente e dirompente arma politica.
 

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Open Arms, processo da 15 settembre: difesa Salvini cita Conte, Lamorgese e Di Maio
06 settembre 2021 | 12.51

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Salvini e l'avvocata Bongiorno

I legali hanno depositato la lista, anche la procura ha citato diversi politici: L'ex premier Giuseppe Conte, ma anche l'attuale ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. E ancora, gli ex ministri Danilo Toninelli, Giovanni Tria ed Enzo Moavero.
Sono soltanto alcuni dei 31 nomi che, come apprende l'Adnkronos, a partire dal prossimo 15 settembre, saranno chiamati, se ammessi, dalla difesa del leader della Lega Matteo Salvini nel processo Open Arms sul banco dei testimoni davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Palermo.


L'ex ministro dell'Interno Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per avere tenuto fermi per giorni sulla nave Open Arms 147 migranti salvati nell'agosto del 2019 nel Canale di Sicilia.
Un'accusa che il suo legale, l'avvocata Giulia Bongiorno, ha sempre respinto. "L'Italia non è mai stata competente secondo il diritto internazionale per l'indicazione del Pos in quanto, anche a voler escludere la possibilità di una competenza libica, lo Stato responsabile per il rilascio del Pos era la Spagna, quale Stato di bandiera della nave Open arms, e, limitatamente al terzo episodio, Malta", ha sempre sostenuto la difesa.
Tra i 31 testi citati ci sono politici, ex politici, ambasciatori, burocrati, prefetti e persino il comandante dell Open Arms Marc Reig Creus, che è anche parte civile. Tra i politici spiccano ancora i nomi dell'ex sottosegretario all'Interno Stefano Candiani, dell'attuale sottosegretario Nicola Molteni, dell'ex grillino Stefano Lucidi e oggi leghista che, come apprende l'Adnkronos, "dimostrerà che tutti al governo volevano seguire la linea di Salvini ministro dell'Interno", una "linea condivisa", insomma, e che, addirittura "l'ex ministro alle Infrastrutture Toninelli avrebbe voluto scavalcare Salvini".
Tra i testi anche l'ex segretaria generale del Ministero degli Esteri e oggi a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza italiano dal governo Draghi, Elisabetta Belloni. Oppure l'ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell'Italia all'Unione Europea, che ha già testimoniato nell'udienza preliminare per la vicenda Gregoretti a Catania, in cui per Salvini, però, a differenza del caso Open Arms il gup ha deciso il non luogo a procedere. Secondo la difesa di Salvini questi temi di prova dovrebbero dimostrare "cosa è avvenuto a Catania" con il caso Gregoretti, ma anche "nella politica europea sulla redistribuzione dei migranti" perché secondo i legali di Salvini "Conte e Moavero stavano cercando la redistribuzione dei migranti a bordo, dunque non era una attesa finalizzata al sequestro di persona ma alla redistribuzione degli stessi".
Nella lunga lista testi, su cui si dovrà esprimere il Tribunale, anche rappresentanti dell'Unione europea, come il Commissario europeo che dovrà spiegare quali fossero le iniziative assunte dall'Ue in quel periodo. E ancora l'ex premier maltese Joseph Muscat oltre al vicepresidente del Consiglio di presidenza in Libia, "che riferirà degli accordi tra le autorità italiane e libiche". Tra i temi di prova della difesa, quello di "provare le violazioni dell'imbarcazione della ong Open Arms", ma anche "di mostrare che i migranti furono sempre assistiti", di "provare che non c'era competenza dell'Italia e che si stava aspettando la redistribuzione dei migranti".
Anche la Procura di Palermo, come apprende l'Adnkronos, ha quasi finito la lista dei testi. Ci sono diversi politici del tempo, poiché durante l'udienza preliminare la difesa aveva depositato i verbali della loro deposizione all'udienza di Catania. Tra questi, con ogni probabilità. il ministro Luigi DI Maio e la ministra Lamorgese. L'accusa è rappresentata dal Procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunta Marzia Sabella, con un pool di pm. Saranno sentiti anche diversi funzionari del Ministero dell'Internoi.
Tra i 31 testimoni chiamati dalla difesa Salvini, come risulta all'Adnkronos, ci sono anche coloro che hanno fatto anche le informative in quel periodo dell'estate 2019 e che parteciparono alle operazioni. Secondo i legali il tema è capire se la Open Arms era veramente "in difficoltà" o se si stava "facendo una operazione di immigrazione clandestina". La difesa tenterà a dimostrare che il provvedimento di divieto emesso dal Governo e dal ministro di allora Salvini era "giustificato". Citato anche l'ex capo di gabinetto di Salvini, l'attuale Prefetto di Roma Matteo Piantedosi. O il questore di Agrigento Maria Rosa Iraci, così come i medici che riferirono delle condizioni dei migranti sulla Open Arms.
O, ancora, alcuni funzionari dell'Avvocatura dello Stato. La difesa proverà a dimostrare e individuare "le varie violazioni fatte da Open Arms". Perché ci sarebbero "una serie di prove da cui si vede che non c'erano pericoli ma accordi". Chiamati sul banco dei testimoni, come apprende l'Adnkronos, anche il dirigente della Squadra mobile di Agrigento Giovanni Minardi. Che dovrà raccontare "dove sono andati a finire i migranti" e che alcuni "erano indagati". E del "pericolo di infiltrazioni di cellule terroristiche". E, ancora, Vanessa Franzier, l'Ambasciatrice della Repubblica di Malta, perché "anche Malta aveva individuato delle violazioni della nave".
Sul banco dei testimoni anche il comandante della nave Marc Reig Creus, che è pure parte civile, e la capo missione Ana Isabel Montes che spiegheranno, secondo la difesa, perché "seguirono certe rotte" ma anche cosa c'era sul diario di bordo. Nel corso dell'udienza preliminare l'avvocata Giulia Bongiorno, durante la discussione, aveva più volte sottolineato che "il divieto di ingresso di Open Arms in acque italiane" sarebbe stato all'epoca firmato dai ministri "Salvini, Toninelli e Trenta. Ma qui è presente solo Salvini". Mentre lo stesso Salvini, nella lunga memoria aveva sottolineato: "Da un attento esame dei fatti accaduti non può ritenersi sussistere nessuna violazione di norme penali in quanto la condotta che mi viene contestata è insussistente". "La condotta" che "mi viene contestata non è che un'automatica conseguenze delle scelte politiche effettuate dall'intera compagine governativa nel perseguimento dell'interesse pubblico a un corretto controllo e a una corretta gestione dei flussi migratori, nonché a una piena tutela dell'ordine pubblico e, più in generale, un doveroso atteggiamento di salvaguardia delle prerogative costituzionali dello Stato italiano sulla scorta delle relazioni internazionali e del diritto internazionale in condizione di parità con gli altri Stati'', diceva ancora Salvini.
I 147 migranti, tra cui numerosi minori non accompagnati, che nell'agosto del 2019 furono soccorsi dalla nave della ong spagnola Open Arms, in attesa di ottenere un porto di sbarco, rifiutato dal Viminale guidato in quel momento da Matteo Salvini, "vennero costretti forzatamente a rimanere a bordo per sei giorni, dal 14 agosto sino all’esecuzione del sequestro preventivo, in data 20 agosto". Ecco perché, secondo i giudici del Tribunale dei ministri di Palermo, il leader della Lega, accusato di sequestro di persone, dissero che il leader della Lega deve andare a processo. Giorni molto convulsi, quelli di metà agosto del 2019, con un fitto scambio di lettere tra Salvini e il premier Giuseppe Conte, con una decisione del Tar, con decreti sul divieto di ingresso nei porti italiani e persino una ispezione sanitaria a bordo. Secondo i magistrati di Palermo "la protrazione della permanenza a bordo dei migranti sulla Open Arms, per le precarie condizioni, sanitarie, psico-fisiche e logistiche, in cui essi versavano ha certamente compresso in modo rilevante e, dunque, giuridicamente 'apprezzabile' la loro libertà di movimento". "La privazione di libertà personale dei soggetti a bordo della Open Arms ha dunque assunto carattere di illegittimità, non solo in quanto inflitta in violazione di precise norme di rango primario, ma altresì in quanto non era consentita né imposta da alcuna ragione giuridicamente rilevante", questo il motivo per il quale Salvini, per i magistrati del Tribunale di Palermo, va processato.
"Il reato di sequestro di persona" contestato dal Tribunale dei ministri di Palermo, "risulta aggravato dal fatto che la condotta è stata commessa da parte di pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni" scrivevano le tre giudici nella richiesta di autorizzazione a procedere al Senato. E i pm nel corso dell'udienza preliminare all'Ucciardone sottolinearono ancora che: "Gli obblighi di diritto internazionale che gravano sullo Stato italiano, dal punto di vista normativo, fanno ritenere che sussisteva l'obbligo di salvataggio da parte del comandante della nave e della cooperazione dello Stato italiano. Un provvedimento negativo di accesso avrebbe determinato una violazione alla Convenzione di Ginevra e della convenzione sui rifugiati". "Vi è la violazione della Legge Zampa che prevede in ogni caso il diritto dei minori non accompagnati di essere accolti in strutture idonee ai minori di età vietandone in modo assoluto il respingimento e l'espulsione", disse in aula il pm Geri Ferrara, che nel frattempo ha lasciato la Procura per diventare rappresentante della Procura Europea, anche se come apprende l'Adnkronos, continuerà ad occuparsi del processo Salvini, seppure da applicato. Il suo posto, da pm titolare, è stato preso da Giorgia Righi.

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