oggi tocca alla Grecia... domani all'Italia (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Grecia. Incrementate del 43% le morti alla nascita.

Giuseppe Sandro Mela.

«EU-mandated spending cuts in the Greek healthcare system has brought the country decades back into time, with the new-born death rate jumping by 43% since the beginning of the crisis, according to Jorgo Chatzimarkakis, a liberal MEP from the German FDP party.
The austerity policies, ordered by Greece’s Troika of international creditors, have worsened the socio-economic situation in Greece to a level not seen since the Second World War, Chatzimarkakis said.
The new-born death rate rose by 43% since austerity measures were implemented, he underlined.».

«PS there is no doubt about the hazardous impact of the austerity cuts in the health sector and KTG has much too often reported about it. But I must note that I have no idea where Mr Chatzimarkakis got the data on new-born deaths rate…».

Notizia da prendersi con le molle, quindi, in carenza di fonti e metodologia seguita per il rilievo.
Una cosa però dovrebbe essere enfatizzata.
Quando una nazione è portata al dissesto da una classe politica e dirigenziale scotennata, fatti del genere non dovrebbe suscitare poi troppo stupore.
Quando non ci sono più mezzi, si è costretti a tagliare anche cose che prima sarebbero state considerate indispensabili.
Ecco perché gli statalisti dovrebbero essere fermati sul nascere.
Ecco perché i sostenitori del disavanzo cronico dovrebbero essere messi in condizione di non nuocere a sé ed agli altri.
Dopo, quando la frittata è stata fatta, si è obbligati a mangiarsela.

KeepTalkingGreece. 2014-03-11. Health cuts see new-born deaths jump 43% in Greece.
EU-mandated spending cuts in the Greek healthcare system has brought the country decades back into time, with the new-born death rate jumping by 43% since the beginning of the crisis, according to Jorgo Chatzimarkakis, a liberal MEP from the German FDP party.
The austerity policies, ordered by Greece’s Troika of international creditors, have worsened the socio-economic situation in Greece to a level not seen since the Second World War, Chatzimarkakis said.
The new-born death rate rose by 43% since austerity measures were implemented, he underlined.
Speaking at the European Parliament in Brussels on Wednesday (5 March) Chatzimarkakis, who is of Greek descent, said that what the EU allows the Troika to do in Greece goes against fundamental human rights.
“There are a lot of legal studies that tell us that the legal security of human rights, basic civil rights, are not given anymore. Mrs Merkel and Mr Barroso present to us another Greece, and not the real Greece,” the MEP said.
He added that the austerity policy was unlikely to change at the moment because the European People’s Party (EPP) was trailing behind the Socialists in the Parliament election polls.
“That possibly explains why austerity has to go on from the perspective of the politicians, but it’s not understandable given the dramatic facts,” Chatzimarkakis stated.
Next week in Strasbourg, the Parliament will vote on two reports, regarding the troika policy. One report has looked at the economic issues, and the other one is on the societal aspects.
In an recent report published by one of the leading medical journals, The Lancet, academics from the universities of Oxford and Cambridge and the London School of Hygiene and Tropical Medicine said that the Greek government was wrong when it claimed that public spending cuts have not damaged health.
Breaking hearts
Alexander Kentikelenis, a sociologist at King’s College, added that Greece had cut its health budget to 6% of GDP, meaning that it was now lower than any member state that had joined since 2004.
Since the crisis, the country has cut health programmes for vulnerable groups, for example drug use prevention programmes, which has caused a rise in HIV infections. Furthermore, the cuts have created long waiting lists, huge staff work loads and a rising number of uninsured people.
Greece is now also relying on volunteer doctors from human rights groups to work ad hoc, Kentikelenis said.
Kostas Nikolarakis from the Panhellenic Medical Committee in Greece said that hospitals did not function properly anymore, with the biggest problems seen in the largest Greek cities.
“Europe’s heart beats in Brussels. 3,000 kilometres away though, the heart of the Greek citizens is breaking,” Nikolarakis said. “We didn’t come here to ask for mercy, but to show that this is not just a problem of health, but a humanitarian and social problem and this is how it should be looked at. We want a social Europe for the people.”
Chatzimarkakis said that he wanted to take the issue of the Greek healthcare problems to the Ombudsman and the Council of Europe as fundamental rights are no longer protected in a member state of the EU.
PS there is no doubt about the hazardous impact of the austerity cuts in the health sector and KTG has much too often reported about it. But I must note that I have no idea where Mr Chatzimarkakis got the data on new-born deaths rate…
 

tontolina

Forumer storico
E per finire dall'Europa mandarono il sicario imponendolo come ministro dell'economia.
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tontolina

Forumer storico
Grecia: L’eurogruppo vuole buttare le famiglie greche per strada

Pubblicato in TROIKA&LOBBY da L'Euroscettico il 12 novembre, 2015


La pantomima greca non è terminata, ed il terzo bail out di 86 miliardi non è ancora partito. Il presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, ha messo in luce i principali problemi ancora presenti nelle trattative con Atene ed ancora non ha liberato la prima tranche di due miliardi, necessaria per le esauste casse di Atene.

Ricordiamo che la Grecia, con un rapporto debito/pil che sfiora il 180%, , dovrebbe anche riuscire ad ottenre un avanzo primario del 3,5% innalzare età pensionabile, tagliare spese sociali, innalzare le tasse etc etc, Tutte cose risultanti dall’accordo del 12 luglio, quello firmato d Tsipras e rifiutato da Varoufakis.
Pare che comunque tutto questo non sia sufficiente e che l’Eurogruppo di aspetti molto di più. Come notato da Francesco Di Palo su “Il fatto” e da tutti i giornali greci ora il problema sono gli aiuti che il governo greco vorrebbe dare alle famiglie greche che non riescono a pagare i propri debiti, soprattutto mutui ipotecari.

La crisi greca ha portato i NPL, Non Perfoming Loans, debiti in sofferenza , all’incredibile valore del 34,3% del totale. Per fare un esempio l’Italia ha il 17,3% di NPL (e sono già tantissimi), la Danimarca il 4,5%, gli USA il 2%, per cui si tratta di un valore comparabile con nazioni in guerra come la Siria o l’Iraq.
Questi debiti sono debiti delle famiglie, della gente comune, che rischia di perdere la casa. il governo desiderava aiutare queste famiglie in difficoltà, lasciando più tempo (26 giorni) a chi era in ritardo con le rate per rientrare e quindi rateizzando l’eventuale debito scaduto e sofferente in 100 rate. Purtroppo queste condizioni di favore, che salverebbero il 50% delle famiglie, non va bene all’Eurogruppo ed agli altri creditori, che sarebbero disposti a misure in grado di aiutare solo il 20% dei debitori morosi. Ora queste cifre a noi paiono numeri, ma si tratta di famiglie, di persone, di gente vera che rischia di trovarsi in mezzo ad una strada, ma questo non interessa Bruxelles. Tra l’altro la rateizzazione delle sofferenze sarebbe una misura anche economicamente intelligente: quali potrebbero essere gli effetti di un mercato immobiliare improvvisamente invaso dalle vendite all’incanto, se non la caduta verticale dei valori, la distruzione della ricchezza e la festa degli sciacalli e degli speculatori.
Non si tratta di misure economiche di particolare raffinatezza, ma solo di un poco di buon senso e di umanità, ma parliamo dell’Eurogruppo, un’assise diretta, come sappiamo, da un perito agrario olandese, per cui non c’è da aspettarsi nè flessibilità, nè umanità, nè particolare acume economico . Se i greci vorranno ottenere questi soldi per ricapitalizzare le loro banche, dovranno pagarli con sangue e sofferenze.
Leggi dalla fonte originale Scenarieconomici.it
 

tontolina

Forumer storico
Il piano della Germania per manipolare la Grecia anche dopo la fine del salvataggio
Marco Ciotola
28 Aprile 2018 - 18:00


In vista dell’imminente scadenza del terzo piano d’assistenza per la Grecia, la Germania fa notare come una riduzione del debito significherebbe meno soldi indietro ai loro contribuenti, e preme per una linea dura.
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I ministri delle finanze dell’Eurozona sono alle prese con un’altra importante scadenza sul tema Grecia.

Il Paese UE con il debito più alto di sempre si sta preparando a uscire dal suo programma di salvataggio dopo otto anni di iniezioni di liquidità; una tutela economica senza precedenti, per un’economia che ha subito la peggior depressione di qualsiasi nazione nei tempi recenti. La data cruciale in cui scadrà il terzo programma di salvataggio della Grecia è fissata al 20 agosto.

Bruxelles ha già reso noti i rischi per i governi dell’Eurozona nel “lasciar andare”la Grecia. Con la scadenza del salvataggio imminente, simili dilemmi sono stati al centro dei pensieri dei ministri delle finanze anche in occasione dell’incontro a Sofia dell’Eurogruppo.

Il fulcro del problema può essere riassunto in questi termini: avendo tenuto Atene stretta al guinzaglio dal 2010, come si può essere certi che la Grecia continui a ripagare gli oltre 200 miliardi di euro di debito nel corso dei prossimi sei decenni?

Per il Fondo Monetario Internazionale, la risposta è una generosa dose di riduzione del debito per aiutare la Grecia a mantenere un solido equilibrio finanziario, e assicurare che i creditori non si mostrino irrigiditi quando arriverà la prossima crisi. I governi dell’Eurozona, guidati dalla Germania, sono riluttanti: più sollievo dal debito significa meno soldi indietro per i loro contribuenti.

Si stanno diffondendo pareri differenti sul modo in cui i creditori dovrebbero gestire gli accordi di restituzione una volta terminato il periodo di salvataggio. Al momento è in discussione un meccanismo di riduzione del debito definito “dinamico”, ovvero progettato per collegare i rimborsi alle prestazioni economiche del Paese: in tempi difficili le cifre da restituire sono minori; nei periodi di «boom», i greci restituiscono cifre maggiori.

Berlino e i suoi alleati del nord - ancora segnati dallo spavento arrivato dalla vittoria di Syriza alle elezioni del 2015 - vogliono che ogni accordo venga rispettato in maniera rigorosa. Il nuovo ministro delle finanze tedesco, Olaf Scholz, insiste sul fatto che il parlamento federale tedesco - il Bundestag - stabilisca ogni anno una riduzione del debito. I falchi vogliono anche una clausola di rottura efficace, che arresterebbe lo sgravio se Atene non riuscisse a rispettare le condizioni post-programma e gli obiettivi di bilancio.
A opporsi sono la Francia e il Fondo monetario internazionale, che vogliono un sistema automatico che non offra spazio di discrezione politica a Berlino
. Sostengono infatti che questo sia il modo migliore per assicurare agli investitori che l’UE è determinata nell’aiutare la Grecia.

Nessuna decisione concreta è stata presa dai ministri delle finanze a Sofia questo venerdì, ma le due squadre in campo dovranno presto affrontare un compromesso. Giugno è la scadenza per finalizzare i termini dell’uscita del salvataggio, e il FMI ha bisogno che gli europei si accordino entro maggio se intende aderire formalmente al programma greco.

In ballo c’è la questione di come vincolare i governi futuri affinché le prossime generazioni ricordino le promesse dell’attuale regime.
L’euro è sceso ai minimi di tre mesi contro il dollaro, dopo che Mario Draghi, capo della BCE, ha evidenziato come l’economia dell’Eurozona abbia perso terreno negli ultimi mesi. Giovedì Draghi ha ammesso che c’è stata “una perdita di slancio piuttosto ampia, che riguarda tutte le nazioni e tutti i settori”.

Circostanza che si è rivelata sufficiente a far sì che i trader vendessero la moneta unica, malgrado alle parole di Draghi non abbia fatto seguito nessuna modifica della politica monetaria del mese.
Il piano della Germania per manipolare la Grecia anche dopo la fine del salvataggio
 

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