oggi tocca alla Grecia... domani all'Italia (1 Viewer)

tontolina

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in germania lavorano meno ore ma lavorano tutti!
che è? sono komunisti?

da GERMANIA: LE BUGIE DI NONNA MERKEL!icebergfinanza | icebergfinanza

nel conteggio della disoccupazione non compaiono svariate “categorie” di persone come i disoccupati di età maggiore a 58 anni (ca. 360.000), quanti e quante lavorano meno di 15 ore a settimana, i lavoratori sociali saltuari, chi frequenta corsi di formazione (in attesa di rioccupazione), chi si avvale di agenzie del lavoro private (ca. 143.000) e non viene riportato nella statistica dell’agenzia del lavoro pubblica (Bundesagentur für Arbeit) e altri e altre, il che porterebbe il totale dei disoccupati a 3,8 milioni di unità, come si evince dal resoconto di dicembre 2011 dell’agenzia del lavoro. Anche a esaminare la cifra degli occupati si scopre che l’aumento è dovuto all’incremento senza precedenti del lavoro a tempo parziale e in affitto: come rivela un interessante articolo della Taz, quotidiano autorevole di Berlino (Le bugie dei tedeschi, 3 gennaio), in realtà a lavorare sono sì più persone, ma in media per meno ore (57,7 miliardi nel 2000 contro i 57,43 del 2010).

Si scopre così secondo l’Ufficio statistico (Statistische Bundesamt) che 8,4 milioni di persone sono “sottooccupate”, cioè vorrebbero lavorare di più (probabilmente per guadagnare di più), una tendenza che si registra in modo preoccupante anche tra quanti lavorano a tempo pieno (2,1 milioni). Circa 1,2 milioni di persone è la cifra stimata della cosiddetta “riserva silenziosa”, cioè di disoccupati non registrati presso l’agenzia del lavoro.



A inficiare l’ottimismo della situazione del mercato del lavoro contribuiscono i circa 1,7 milioni di lavoratori che devono farsi integrare la misera busta paga con un sussidio statale.

Secondo la Taz, non è vero che è stata creata nuova occupazione: .......
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Per esempio con la liberalizzazione del lavoro in affitto, con i cosiddetti mini-jobs, minilavori per un massimo di 400 euro al mese e di 15 ore a settimana, a costo contributivo e fiscale zero per imprese e lavoratori, promossi ufficialmente dall’agenzia pubblica per il lavoro, che ne loda i vantaggi sul suo sito. La riforma introdusse inoltre nel 2005 anche l’obbligo per i disoccupati a espletare lavori a 1 euro l’ora pena la decurtazione del sussidio. L’agenzia del lavoro si rese così intermediaria per lo sfruttamento di manodopera da parte di imprese private o enti locali. Questi sono solo alcuni esempi del processo di riduzione del lavoro a merce a infimi costi, ....
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La Germania è il paese, secondo il recente studio dell’OCSE, in cui, tra quelli più industrializzati, è cresciuta di più la forbice tra ricchi e poveri. E di tutto questo si vantano Merkel con il suo governo,


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A proposito di riforme, pare che l’innalzamento dell’età pensionabile (a 67 anni a partire gradualmente dall’1 gennaio), così caldeggiata da Merkel e non in ultimo da BCE e dall’amabile commissario Ue Rehn, nel paese-scuola non funzioni eccessivamente bene. Già, perché quasi la metà dei lavoratori vanno in pensione prima dei 65 anni, età obbligatoria per il ritiro dal lavoro fino all’anno scorso (47,5 %), mentre nel 2005 erano pari al 41,2 e nel 2000 soltanto il 14,5. Questo comporta una decurtazione della pensione mediamente di 113 euro rispetto a chi è andato in pensione a 65 anni. Per fare un esempio, una persona in pensione a partire da quell’età, con 45 anni di contributi, a salario medio tra tutti gli assicurati, percepisce 1.236 Euro. L’innalzamento a 67 anni, non ha come esito che un’ulteriore decurtazione della pensione, dato che, si prevede, saranno ancora più persone ad anticipare il ritiro dal lavoro o a esserne espulse.
Tanto più che anche in Germania i lavoratori più anziani che rimangono senza lavoro hanno difficoltà di reinserimento. Le più penalizzate, tanto per cambiare, sono le donne: solo il 3,7 percento di chi ha 64 anni,

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tontolina

Forumer storico
Grecia fuori dall'euro? "Meglio"

Lo ha detto al WEF di Davos Gref, presidente della banca russa Sberbank
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German Gref, presidente di Sberbank: sarebbe nell'interesse di tutti, anche di Atene. (foto Keystone)


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DAVOS - L'uscita della Grecia dall'euro sarebbe la strada più razionale per tagliare l'elevato debito ellenico ed uscire dalla crisi. È quanto ha affermato oggi a Davos, in margine al World Economic Forum, German Gref, presidente della principale banca russa, Sberbank. «In questo caso vale il proverbio russo che dice: una fine terribile è meglio di un orrore senza fine», ha osservato il banchiere. Per Gref l'abbandono della moneta unica permetterebbe ad Atene di aumentare la crescita e la competitività svalutando la valuta nazionale.
«Forse - ha concluso - bisognerebbe parlare non solo della Grecia, ma anche di altri paesi periferici della zona euro le cui economie non sono competitive. Non capisco come possano tornare ad essere competitive con debiti talmente alti e l'euro così forte».


CdT.ch - Grecia fuori dall'euro? "Meglio"
 

tontolina

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La ricchezza degli italiani è stata stimata da un recente studio all’800% del PIL

La ricchezza degli italiani è stata stimata da un recente studio pari all’800% del PIL. Una cifra abnorme che sembra gonfiata.

ITALIA: Sommersi dal debito, inquietati dal deleveraging, impoveriti da stipendi e salari inadeguati.


Scritto il 27 gennaio 2012 alle 09:20 da Dream Theater


Quale futuro per il consumatore italiano? Come possiamo venirne fuori? Mai come oggi è fondamentale focalizzarci sulla crescita economica, da cui far ripartire la ruota dell’economia.

L’Italia è un paese fondamentalmente ricco. L’italiano medio ha qualche risparmio da parte, una casa di proprietà. Insomma, è messo molto meglio di tanti altri cittadini europei. Questo anche grazie alla politica “spendacciona” degli ultimi decenni che ha creato valore alla media dei cittadini, affogando dall’altra parte il paese dal debito.
Con questo non sto difendendo la vecchia politica. Tutt’altro. Occorre però dire che la matematica non è un opinione. Se la gente si è messa qualcosa da parte è anche perché il paese ha dato molto, forse troppo e il debito pubblico andava a compensare questa ricchezza.
I tempi però stanno cambiando.
E’ giunta l’era del deleveraging. In Italia il deleveraging deve essere essenzialmente sul debito pubblico. In altri paesi invece, il deleveraging dovrà essere sul debito privato. E sempre di debito si parla.
La ricchezza degli italiani è stata stimata da un recente studio pari all’800% del PIL. Una cifra abnorme. Che però pian piano ci stiamo erodendo. E soprattutto sono le classi più deboli, quello che insomma hanno già meno da parte rispetto ad altri, che a causa della crisi si stanno erodendo quel piccolo tesoretto che permetteva loro di andare avanti.
Ma c’è di peggio.
Su tutti i giornali di oggi si parla solo di una cosa: la perdita del potere d’acquisto degli stipendi medi. Segno indiscutibile della perdita di potere del consumatore medio, che diventa così sempre più povero.povero.
MILANO – Divario retribuzioni-prezzi ai massimi da 17 anni e stipendi ai minimi degli ultimi 12. Lo rileva l’Istat nei dati dicembre . A dicembre la forbice tra l’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,4%) e il livello d’inflazione (+3,3%), su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,9 punti percentuali: si tratta del divario più alto dall’agosto del 1995. Le retribuzioni contrattuali orarie a dicembre restano ferme su novembre mentre aumentano dell’1,4% su base annua, dice ancora l’Istat aggiungendo che il valore tendenziale è il più basso dal marzo del 1999. (Corsera)
ROMA: Frenano i salari, crescono i prezzi, e l’Italia sembra essere tornata a metà degli anni ’90, agli albori della seconda repubblica, quando l’euro non era ancora moneta e si spendevano le lire. La crescita dei salari – rivela infatti l’Istat – ha toccato i livelli più bassi da dodici anni e il divario con il costo della vita si è allargato sempre di più, portando il Paese indietro di ben sedici anni. (La Stampa)
Nel 2011 l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è cresciuto dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Lo rende noto l’Istat. A dicembre l’indice ha registrato una variazione nulla rispetto a novembre e un incremento dell’1,4% rispetto a dicembre 2010.
Con riferimento ai principali macrosettori, rileva Istat, a dicembre leretribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale del 2% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che a dicembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e attività dei vigili del fuoco (per entrambi +3,1%). (il Sole24ore)
E potrei continuare per ore. Ma il messaggio è chiaro. L’italiano si sta impoverendo sempre di più, e la conseguenza diretta del deterioramento dei guadagni e del rincaro del costo della vita è la perdita del potere d’acquisto, ed è proprio per questa strada che avanza la povertà.

Ma non è solo l’ISTAT a certificare questi dati. Altrettanto ha fatto la Banca d’Italia. Quindi sono dati che definirei molto certi. E se chiedo a voi, lettori, credo che confermerete.

La crisi ha frenato la produzione, l’economia e indirettamente ha portato a un raffreddamento dell’attività contrattuale che ha impedito molti rinnovi, congelando le buste paga in un momento in cui l’inflazione ha ripreso a galoppare, spinta dal rincaro del prodotti energetici e dell’incremento della pressione fiscale (NOTA BENE, parliamo quindi di un’inflazione NON core).
Dai consumatori arrivano commenti preoccupati: secondo l’Osservatorio di Federconsumatori, per una famiglia media monoreddito che percepisce 1.500 euro al mese il calo del potere di acquisto è pari a 342 euro l’anno. Sulla stessa linea il Codacons, che lamenta come «i salari non siano stati salvaguardati dai rincari». Ai dati dell’Istat reagiscono anche i sindacati, con il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che per far ripartire le buste paga propone «un patto sociale per la crescita, il lavoro e l’equità». In allarme anche l’Ugl: per il segretario generale Giovanni Centrella «L’Italia senza ceto medio non ce la può fare». (La Stampa)
Tutto drammaticamente vero.
Crisi, rallentamento economico. A cui però va a sommarsi il clima di austerity e di deleveraging di cui parlavo prima.

Un deleveraging che sarebbe teoricamente inopportuno in un momento di crisi, ma che ci è imposto dall’Unione Europea.


Se poi aggiungiamo che il deleveraging dovrà essere devastante per l’Italia (5% di recupero del ratio Debito pubblico/PIL all’anno per 20 anni, al fine di riportare la percentuale al livello target del 60%) capite perché l’Italia punta tutto su un’alleggerimento di questi obblighi. Altrimenti, molto semplicemente saremo soffocati.
Soffocati da deleveraging, crisi e crollo del potere d’acquisto e stipendi sempre più bassi. Un circolo vizioso che rischia di diventare devastante, senza via d’uscita.
Eccovi il grafico che spiega rapidamente il crollo delle retribuzioni orarie. E’ dal 1995 che il divario tra stipendi ed aumento prezzi non diventava così grande.
Alla fine di dicembre 2011 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 68,6% degli occupati dipendenti e al 63,1% del monte retributivo osservato.
Nel mese di dicembre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie registra una variazione nulla rispetto al mese precedente e un incremento dell’1,4% rispetto a dicembre 2010. Nella media del 2011 la retribuzione è cresciuta dell’1,8% rispetto all’anno precedente.
Con riferimento ai principali macrosettori, a dicembre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale del 2,0% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.
I settori che a dicembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: gomma, plastica e lavorazioni minerali non metalliferi e attività dei vigili del fuoco (per entrambi +3,1%). Per tutti i comparti della pubblica amministrazione, a eccezione dei vigili del fuoco, come pure per quello del credito e assicurazione si registrano, invece, variazioni nulle.
Nel mese di dicembre, per l’insieme dei contratti monitorati dall’indagine, non è stato ratificato alcun accordo.
Alla fine di dicembre la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 31,4% nel totale dell’economia e del 10,7% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 24,9 mesi nel totale e di 27,6 mesi nell’insieme dei settori privati. (ISTAT)
La domanda è solo una. Tenuto conto che la crescita, ora ancor di più, è la vera grande priorità, ma riusciremo mai a venirne fuori?



 

tontolina

Forumer storico
Debito aggregato e deleveraging: la verità sulla salute degli Stati

Scritto il 23 gennaio 2012 alle 10:30 da Dream Theater


Il debito diminuisce? Siamo solo all’Inizio, anzi… Intanto però ci sono stati che collassano nel debito che vengono considerati più sani dell’Italia.

Recentemente è uscito un report di McKinsey che mette a nudo in modo evidente la situazione sia del debito aggregato delle varie nazioni e sia lo stato del deleveraging.
Tanto per cominciare, ricordiamo che il debito aggregato è dato dalla somma del debito pubblico più il debito privato. Insomma, si illustra a quanto ammonta il debito complessivo presente in una nazione.
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Debito aggregato: la verità sullo stato di salute degli stati


Bene, il grafico qui sopra credo non necessiti nemmeno di grossi commenti. Il Giappone ha un debito aggregato spaventoso, in tutte le sue partite: debito pubblico, debito delle banche, debito corporate non bancario, debito privato.
E che dire della Gran Bretagna? Medaglia d’argento ma per poco. Ma con un debito bancario stellare. Ecco chi comanda in Gran Bretagna, ora ne avete le prove… E il debito privato inglese non ha pari, se non nella lontana Australia, un ottimo paese sotto mille aspetti ma con un debito privato che preoccupa non poco.
E mentre che ci siamo, vi pubblico anche alcuni dati di paesi non così importanti dal punto di vista economico ma che sono sotto l’occhio del ciclone.
Parliamo di debito aggregato dei PIIGS.
Debito aggregato PIIGS


Ora vi è sufficientemente CHIARO di chi avere paura in Eurozona?
E l’Italia? Mi viene da sorridere…
Quinta posizione tra le nazioni che contano, con davanti la Francia (ops, Monsieur Sarkozy, je suis desolé!) e molto più avanti la Spagna di cui ho già parlato nel week end. Curioso vedere che Madrid ha un’esposizione del debito finanziario (banche) identica alla nostra ma… guardate il corporate e i privati… Con la recessione che c’è, la disoccupazione, la crisi immobiliare è una vera FOLLIA che il mercato consideri la Spagna più solida dell’Italia!!!
Ci sono poi altri aspetti da analizzare, che potrete voi stessi approfondire nei commenti.
Che dite, amici inglesi, tutto bene?
E sempre in ambito di debito, lo stesso report ci illustra con questo grafico una cosa di cui abbiamo già parlato ma che necessitava di conferme. Che ora abbiamo.
Se si pensava che il mondo fosse in fase di deleveraging (ovvero abbattimento del debito) beh, possiamo dire che non solo siamo degli illusi, ma che siamo a malapena all’inizio.
Deleveraging: affogati dal debito ancora per molto, molto tempo


Anzi, come vedete in stati come Francia, Spagna e Giappone la situazione è addirittura peggiorata! Meglio invece negli USA e in Australia, come anche in Corea del Sud.
Morale: questi grafici devono servire per capire realmente come è la situazione. Il debito è sempre debito, e qualcuno a Francoforte spesso se ne dimentica. E qualche ragionamento di favore per l’Italia sarebbe non solo logico ma necessario. A meno che il mondo continui a prenderci come un paese che possa diventare “terra di conquista” a seguito dello spolpamento di tutte le sue risorse (economiche e mentali).
E se invece, a livello globale, qualcuno osa ancora dire che l’Italia affoga nel debito, magari mandategli questo post. Se poi questa persona è un inglese, allora mandatelo a scuola.
 

tontolina

Forumer storico
GRECIA: ACCORDO RAGGIUNTO … NELLA FARSA GRECA!


Scritto il 8 febbraio 2012 alle 10:45 da icebergfinanza
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Mentre il Der Spiegel spara a zero sulla farsa greca ed europea sostenuta quotidianamente dai media controllati dalle lobby bancarie e politiche sostenendo che commissariamento o altro le ultime richieste della Germania dimostrano quanto assurde sono diventate le trattative sulla situazione greca… è ora di finirla con questa tragicommedia…
” It’s Time To End the Greek Rescue Farce Whether it be an escrow account or a budget
commissioner, the latest demands by Germany show just how absurd negotiations
over Greece’s future have become. It is high time to bring an end to this tragicomedy.”
… in Grecia si incominciano a bruciare bandiere tedesche…
(ASCA) – Roma, 7 feb – Hanno bruciato una bandiera tedesca, trascinato il Paese
nella morsa di un nuovo sciopero generale. I greci tornano in piazza per
protestare contro le nuove misure di austerity che il governo di Atene studiera’ nei prossimi giorni. Perche’, secondo indiscrezioni, sarebbe gia’ stato raggiunto l’accordo con i rappresentanti della troika (Fmi, Ue e Bce), al fine di ottenere un altro piano di aiuti internazionali. E per Atene l’intesa si tradurrebbe in una nuova ondata di licenziamenti. Secondo una prima stima circa 15mila dipendenti pubblici perderanno il lavoro entro il 2015; i salari minimi subiranno un forte abbassamento e nuove misure di rigore richieste dall’Europa verrano introdotte dal premier ad interim Lucas Papademos per scongiurare il default.
Ieri abbiamo scoperto che il fallimento della Grecia in fondo non è un problema anche se in molti non sono d’accordo. ( …ma quanti sono tra portavoce, presidenti, vicepresidenti, consiglieri, commissari che parassitano sull’illusione europea a nostre spese con stipendi allegramente distributi, quanto costa in realtà questa imponente macchina di burocrati …)
Il presidente della Commissione Ue Barroso ha ribadito che nessuno vuole la Grecia fuori dall’Euro anche perché l’addio di Atene alla moneta unica costerebbe più che il suo salvataggio. «Vogliamo che la Grecia resti nell’Euro» ha affermato il portavoce della Commissione europea Olivier Bailly, e parla di «uno scenario speculativo e poco probabile ma che purtroppo esiste». Categorico il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani: «l’addio di Atene è un periodo ipotetico dell’irrealtà». Però nei corridoi dei palazzi di Bruxelles non si fa che parlare di default. Ha fatto scalpore una dichiarazione del commissario europeo, Neelie Kroes, secondo cui l’eurozona può sopravvivere a un addio di Atene all’Euro. «Quando un paese membro lascia non significa che allora l’intero edificio crollerà». Intanto il termine ultimativo del 13 febbraio si avvicina sempre di più.(Il Tempo )
Come scrive il Corriere della Sera si tratta in fondo solo di …
“Cinque persone chiuse in una stanza a discutere, per cinque ore: alla fine uno dice «nessun accordo», e un altro «c’è un accordo sui punti base, ci rivediamo domani». Nella tragicommedia della crisi greca succede anche questo: i partiti della maggioranza che sorregge il governo hanno respinto in via di principio le richieste dei creditori-finanziatori internazionali che per concedere 130 miliardi di nuovi aiuti esigono nuove misure di austerità, tagli delle tredicesime e quattordicesime e riduzione dei salari del settore privato” La promessa-ultimatum del ministro dell’economia Evangelos Venizelos e anche della Ue – «chiuderemo entro domenica notte il negoziato sul debito» – non è stata rispettata: e se non è un totale nulla di fatto, pochissimo ci manca. (…) Al 13 febbraio è stato fissato l’ultimo termine tecnico per evitare la bancarotta, che scatterebbe il 20 marzo alla scadenza di 14,5 miliardi di titoli di Stato. Le richieste obiettivamente dure giunte da oltre frontiera hanno provocato una valanga di «no». I sindacati di Atene parlano di «ricetta mortale» dell’austerità perché propizierebbe sempre di più la ecessione” (Corriere della sera, p. 9)
Secondo il Wall Street Journal, sembra che la Banca centrale europea abbia fatto delle concessioni importanti a proposito del suo portafoglio di titoli greci, ovvero sembra che abbia accettato di scambiare i titoli che ha acquistato in questi anni e mesi sul secondario ad un prezzo nominale inferiore a quello di costo, ovvero è disposta a scambiare titoli greci con le obbligazioni emesse dal famigerato fondo europeo di stabilità finanziaria in maniera che poi la stessa Grecia prima o poi accetti di rimborsare lo stesso fondo EFSF al prezzo con il quale la BCE ha acquistato i titoli.
Fantastico no l’EFSF emetterà bond sotto la pari, ad un prezzo inferiore al loro valore nominale che restituirà alla scadenza per 11 miliardi di euro e indovinate chi metterà la differenza per coprire le perdite del EFSF senza contare che invece le singole banche centrali non parteciperanno all’accordo.
La socializzazione delle perdite continua perchè di tutti questi soldi i greci non vedranno un centesimo serviranno tutti a foraggiare banche tedesche e francesi fallite.
In attesa di volare in America il professor Monti diffonde ottimismo sulla moneta europea e sussurra che oggi un fallimento greco sarebbe meno pericoloso per il nostro Paese…
- L’Italia è stata a lungo al centro del mirino per la crisi, ma attraverso le riforme di questo governo “tecnico” è riuscita a rialzarsi e oggi è «molto meno esposta al rischio di un default della Grecia, rispetto a pochi mesi fa – assicura il premier – Se il default fosse avvenuto prima, le conseguenze per l’Italia sarebbero state estremamente serie». Se, ora, l’esposizione non è più così pessima, Monti ricorda che «i sacrifici necessari che gli italiani devono fare non sono un’imposizione di Bruxelles, della Germania o dell’Unione Europea, ma piuttosto un passo necessario da compiere su suggerimento dell’Europa e nel loro stesso interesse. Nell’interesse nostro e delle future generazioni di italiani». (Corriere della Sera )
Oggi vi verrà raccontato che alla fine ha prevalso il buon senso che la Grecia è salva e che in fondo è stato tutto un brutto sogno…in attesa della Realtà, nascosta dietro l’angolo della storia.
Chi fosse interessato all’analisi ANNO 2012: ESPLOSIONE DEL DEBITO! che fa il punto sui rischi e stelle polari del 2012 può richiederla con una libera donazione cliccando sul banner in cima al blog o QUI
Icebergfinanza partecipa al ” ENEL BLOGGER AWARD 2012 ” Se qualcuno di Voi trova un attimo di tempo ed è disponibile a sostenerci , questo è l’indirizzo per votare Semplicemente grazie! Enel | Enel Blogger Award 2012
 

Sen

ευαiσθητος
Quoto tutto, purtroppo non vedo all'orizzonte soluzioni che non comportino forti problemi sociali.
 

tontolina

Forumer storico
ma siamo sicuri che l'unione monetaria valga questi sacrifici?

La grecia può restare nell'Europa unita ma uscire dall'euro

o meglio mantenere l'euro e introdurre uba moneta locale solo per la Grecia


[ame=http://www.youtube.com/watch?v=qmgjygTOcN0&feature=BFa&list=ULWDS3XXK8dCM&lf=mfu_in_order]Atene: sciopero e scontri anti-austerity - YouTube[/ame]
 

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