Il braccio di ferro tra Fondazione e governo – La questione giuridica era delicatissima perché il centro di ricerca torinese, che ha come mission promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero politico liberale, ritiene che le misure del governo abbiano compresso diritti e libertà di rango costituzionale e che quindi quei verbali con i pareri degli scienziati debbano essere noti. La onlus aveva presentato la richiesta fatta alla Protezione civile, ma con due comunicazioni, del 4 e del 13 maggio, la risposta è stata negativa. Quindi il 26 maggio è stato presentato il ricorso al Tribunale amministrativo che ha accolto le ragioni della Fondazione. Contro il verdetto del Tar (22 luglio) il governo ha presentato ricorso (28 luglio) opponendo di fatto il segreto perché si tratta di atti amministrativi e perché devono essere tutelati “la sicurezza pubblica” e “l’ordine pubblico”. Il confronto fino a ieri pendeva davanti ai giudici del Consiglio di Stato che il 10 settembre avrebbe deciso se i verbali dovevano essere pubblici oppure no.
Cronaca
Verbali del comitato scientifico pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi, ecco cosa c’è scritto negli atti che erano segreti
Nel verbale del 7 marzo gli scienziati individuano nella Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti, le zone dove applicare le misure di contenimento del virus "più rigorose" rispetto al resto d'Italia. Il governo però due giorni dopo decide che quelle misure devono essere applicate in tutta Italia: ed è il lockdown
di Martina Milone e Giovanna Trinchella | 6 Agosto 2020
Dalle raccomandazioni sull
‘istituzione delle zone rosse (compresa tutta la Lombardia) al
divieto di abbracci, dal suggerimento di chiudere le scuole alle indicazioni alla sospensione di tutti gli
eventi pubblici. Sono online i cinque verbali del comitato tecnico scientifico richiamati nei decreti del presidente del Consiglio
Giuseppe Conte su cui era stato posto il segreto. Nel verbale del 7 marzo gli scienziati individuano nella Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti, le zone dove applicare le misure di contenimento del virus “più rigorose” rispetto al resto d’Italia.
Il governo però due giorni dopo decide che quelle misure devono essere applicate in tutta Italia: ed è il lockdown.
In quell’occasione il premier disse che il bene da tutelare era la salute e che i sacrifici erano necessari.
I documenti sono stati pubblicati dalla Fondazione Einaudi che aveva chiesto l’accesso ai documenti ad aprile.
Accesso negato che ha scatenato una battaglia legale finita davanti ai giudici del Consiglio di Stato.
Ieri anche il Copasir aveva chiesto i verbali e a questo punto Palazzo Chigi ha dato il via libera e i verbali sono stati consegnati alla onlus.
“Per noi è importante sottolineare l’approccio non partigiano alla questione. Si trattava di una
battaglia di trasparenza e non giudichiamo nel merito le scelte. C’è stata – dice l’avvocato
Rocco Todero che ha seguito tutto l’iter legale –
la più grande limitazione delle libertà individuali durante un lungo periodo ed è giusto che i cittadini sappiano quali erano le ragioni scientifiche, oggettive ed epidemiologiche alla base”. L’onlus aveva chiesto, il 14 e il 18 aprile, l’accesso ai documenti degli scienziati che sono stati richiamati in tutti i
Dpcm emanati per la gestione dell’emergenza sanitaria, compreso il lockdown. Questi verbali, datati 28 febbraio, 1 marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020, vengono citati nelle premesse dei decreti del presidente del Consiglio, e il loro contenuto era sconosciuto fino alle 12 di oggi. Si tratta di circa 200 pagine.
Il verbale del 28 febbraio – I primi due verbali sono brevi e non riportano la dicitura riservato. Nel primo quello del 28 febbraio i
l team di scienziati reputava “complessa” la situazione epidemiologica in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, a differenza di
Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Piemonte dove non si erano verificati casi “con modalità di trasmissione non note”. Per queste ultime quindi la raccomandazione era quella di adottare l’ordinanza tipo del
ministero della Salute. “Le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano, invece, una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus – si legge nel verbale – tale da richiedere la prosecuzione di tutte le
misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste come segue: sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo o religioso, anche se svolti in luoghi chiusi, ma aperti al pubblico (es:
grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose). Si propone che tale misura sia prorogata sino all’8 marzo 2020″. Tra le misure, anche la “sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati e “il divieto di trasferta organizzata dei tifosi residenti nelle tre regioni per la partecipazione ad eventi e competizioni sportive che si svolgono nelle restanti regioni”. È in questo verbale che compare la conferma di “tutte le misure previste per la cosiddetta ‘zona rossa’, ovvero per gli
undici comuni di Lombardia e Veneto dove si stava maggiormente diffondendo la pandemia da coronavirus.
Gli undici comuni, indicati dal dpcm del 23 febbraio precedente, erano Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini in Lombardia e Vò Euganeo in Veneto.[Bergamo? niente?]
Il verbale del 1 marzo e il divieto degli abbracci – Nel verbale successivo è arrivata la raccomandazione che più ha colpito all’inizio l’immaginario collettivo con la “la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell’emergenza, debba evitare, nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci”. Il 9 marzo, poi, il premier avrebbe a
nnunciato il lockdown. Nel verbale c’è il riferimento alle strutture private: “L’utilizzo delle
strutture private accreditate dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da Covid 19″. Erano i giorni in cui gli ospedali ricevevano malati, anche già gravissimi, e
stavano esaurendo i posti nelle terapie intensive.
Il verbale del 7 marzo, le zone gialle e le scuole – Dalla sospensione degli eventi sportivi, alla chiusura delle palestre, fino alla sospensione dell’attività scolastica. All’interno del verbale del 7 marzo tutte le misure indicate dal Comitato tecnico scientifico vengono seguite dalla Presidenza del consiglio dei ministri che poche ore dopo emana il decreto dà il via, di fatto, al lockdown.
Sono ore concitate, di riunioni e tavoli di confronto. La bozza del decreto viene prima divulgata, poi il governo Conte fa una conferenza stampa notturna per annunciarlo. Tra i suggerimenti dei tecnici e quanto deciso dall’esecutivo c’è solo una discrepanza. Mentre da una parte il comitato propone di attuare tutte le misure di contenimento fino al 3 aprile, compresa la chiusura degli Istituti scolastici su tutto il territorio nazionale, l’esecutivo decide di fermare
l’attività didattica fino al 15 marzo.
Fanno eccezione la Lombardia e 14 province considerate “zone rosse” e quindi più a rischio, dove invece l’attività didattica è da subito sospesa fino al 3 aprile. Si vocifera già da subito di un possibile prolungamento della chiusura, ma la decisione definitiva viene presa il giorno dopo, con un successivo dpcm, quello del 9 marzo che estende le misure previste per le “zone rosse” a tutto il territorio nazionale. In quel verbale viene proposto “di rivedere la distinzione tra cosiddette ‘zone rosse’ (gli undici comuni della Lombardia e del Veneto già isolati dal 1 marzo, ndr) e ‘zone gialle'” da istituire in “Emila Romagna, Lombardia e Veneto, nonché le province di Pesaro Urbino e Savona”.
Gli esperti condividono “di definire due ‘livelli’ di misure di contenimento da applicarsi l’uno, nei territori in cui si è osservata ad oggi
maggiore diffusione del virus; l’altro, sull’intero territorio nazionale”. Le zone dove effettuare un
contenimento più rigido, sono
l’intera Regione Lombardia e le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti.
L’8 marzo Conte firma il decreto, che il 9 diventata esecutivo per tutta Italia.[quindi CONTE non ha seguito il consiglio degli esperti ma ha fatto di testa sua..insomma lo dobbiamo ringraziare per la brutta recessione]