OBBLIGHI E VACCINI: il Tar del Lazio "ordina" le carte al CTS (1 Viewer)

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OBBLIGHI E VACCINI: il Tar del Lazio "ordina" le carte al CTS

Programmato per il giorno 01/07/20, 21:00

Mercoledì in Salute (01.07.20)

Il Tar del Lazio batte un colpo ed ha ordinato oggi, al Comitato Tecnico Scientifico, di produrre il parere che avrebbe avallato la scelta di Nicola Zingaretti di obbligare al vaccino antinfluenzale, dal 15 settembre.
Un primo passo per chiedere di mettere tutte le carte sul tavolo.
Infatti, nell'ordinanza del 17 aprile, il Presidente Nicola Zingaretti ha ordinato un trattamento sanitario obbligatorio per tutti gli operatori sanitari e gli ultrasessantacinquenni, sentito per le "vie brevi" il CTS, ma nulla era stato allegato agli atti.
Per chiarire meglio gli aspetti legali e le questioni scientifiche di questa vicenda, che ha visto il Movimento Roosevelt costituirsi ad adiuvandum della causa degli operatori sanitari di AMPAS, questa sera appuntamento alle ore 21.
Ospiti della serata:
l'avvocato Vanni Oddino e la dottoressa Loretta Bolgan, che si soffermerà sui rischi del vaccino antinfluenzale per gli anziani.
Ne parleremo con: Vanni Oddino - avvocato, legale MR Loretta Bolkan - biologa, consulente scientifico in ambito tossicologico e farmaceutico
Nino Laudani - medico, Segretario del Dipartimento Salute del MR
Conduce: Monica Soldano - giornalista e responsabile Sostegno Legale MR
Regia Tecnica: Marco Ludovico - Sostegno legale MR


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@221

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Secondo questo articolo il vaccino potrebbe essere reso obbligatorio in modo coatto con la forza. Poi guardando il video qui sopra (altro che fascismo, il fascismo a questi gli fa un baffo) fare 2+2 viene spontaneo...

 
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tontolina

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Regione Lazio-Salute mentale: Marco Moiso intervista Elena Canali
Categoria: Salute Pubblicato: Mercoledì, 12 Febbraio 2020 12:15 Postato da Comunicazioni Movimento Roosevelt
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REGIONE LAZIO- SALUTE MENTALE: POLITICHE DI SINISTRA O DI DESTRA ?


L’Assessore alle Politiche Sociali Alessio D’Amato ha indetto una Conferenza per la Salute Mentale nella data in cui ricorre l’apertura della 1° REMS femminile nel Lazio (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza).
Le associazioni di famigliari e di volontariato ritengono che ci sia poco da festeggiare, quando, nelle ultime legislature, con la giustificazione del “rientro” conseguente al commissariamento, e, quindi, con il blocco del tourn over, si è ridotto il personale a – 70% di quanto indicato nel Progetto Obiettivo regionale e nazionale, svuotando i servizi territoriali fino a raggiungere liste d’attesa di 1 anno (Ostia) per le prime visite. Inoltre, sempre con la motivazione del “risparmio”, sono stati accorpati i servizi, ridotti gli orari di apertura, e, a volte, addirittura smantellati, creando enormi disagi all’utenza già immersa in drammi famigliari.
Questo avviene, mentre, parallelamente, si consente l’apertura di centri diurni e posti letto in strutture private, in regime privato, cioè a pagamento, quindi, se hai i soldi ti curi, altrimenti sei in lista d’attesa.
Infatti, le strutture private, cioè le ex cliniche, oggi riconvertite in Strutture Residenziali, hanno l’occupazione al 100% con lunghe liste d’attesa, che si eludono, però, se si hanno le risorse economiche per accedere privatamente.
Per sollecitare l’attuale Assessore a operare scelte politiche diverse nei riguardi della salute mentale, visto lo stato di abbandono dei pazienti e delle famiglie, scriviamo la lettera che segue:

Lettera aperta all'Assessore D'Amato (PDF)



 

tontolina

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News dal Dipartimento Salute
Il programma del Dipartimento Salute MR
Categoria: SalutePubblicato: Mercoledì, 06 Maggio 2020 14:11 Postato da Comunicazioni Movimento Roosevelt
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Il programma del Dipartimento per la Salute
MR 92d57


Le nostre priorità
  • Mettere il Paziente al centro del Sistema Sanitario Nazionale eliminando le interferenze del sistema dei partiti.
  • Introdurre il concetto di Soddisfazione del Cliente tipico dei processi di produzione dei servizi.
  • Riqualificare il personale introducendo corsi di formazione annuali.

Il programma del Dipartimento per la Salute.
Preambolo

L’articolo 32 della nostra Costituzione a proposito del diritto alla salute dice chiaramente che la tutela della salute è un diritto fondamentale dell’individuo.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
In realtà anche gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione fanno riferimento, sia pur indirettamente, al diritto alla salute in quanto diritto inviolabile dell’uomo tutelato dallo specifico compito della Repubblica di rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini.
Ovviamente nella realizzazione del dettato costituzionale lo Stato deve anche tenere conto della regolarità dei conti pubblici come espresso nell’articolo 81 della Costituzione.
Purtroppo, specialmente negli ultimi anni, la regolarità dei conti pubblici sembra prevalere sul diritto fondamentale alla salute mettendo in pericolo l’effettiva tutela della salute dei cittadini.
A complicare le cose però è intervenuto l’articolo 117 che introduce il concetto di competenza concorrente tra Stato e Regione. Pertanto, pur restando inalterato l’obiettivo della tutela della salute in maniera uniforme su tutto il territorio, almeno per quanto riguarda le prestazioni considerate essenziali che vengono comprese nei LEA, le regioni diventano le concrete erogatrici dei servizi ai cittadini.
È quasi ovvio quindi il moltiplicarsi di differenti livelli di servizio collegati all’efficienza dell’utilizzo delle risorse messe a disposizione dallo Stato.
L’offerta e la qualità di prestazioni quindi, dipenderà dalle diverse normative regionali e dalla qualità del sistema amministrativo / sanitario che gestisce le risorse. Tutto questo ha prodotto e continua a produrre disomogeneità diffusa su tutto il territorio nazionale vanificando le “buone intenzioni” dell’articolo 32.
La continua pressione sul budget sanitario nazionale avvenuta costantemente negli ultimi anni non ha fatto altro che aggravare la situazione rendendo ancora più arduo l’obiettivo di garantire il diritto fondamentale dei cittadini alla salute. I principali indicatori della salute nazionale cominciano a mostrare i segni e le conseguenze della cattiva gestione delle risorse e la loro continua riduzione.
Inoltre, dal punto di vista dei cittadini, si è vista aumentare sempre più la richiesta di compartecipazione alla spesa sanitaria con “ticket” sempre crescenti che spesso sono causa di rinuncia alle cure mediche.
Il sistema sanitario italiano che è stato considerato a livello internazionale uno dei più avanzati e garantista rischia di diventare sempre più iniquo e incapace di far fronte al dettato costituzionale in maniera piena e soddisfacente.
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tontolina

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Il braccio di ferro tra Fondazione e governo – La questione giuridica era delicatissima perché il centro di ricerca torinese, che ha come mission promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero politico liberale, ritiene che le misure del governo abbiano compresso diritti e libertà di rango costituzionale e che quindi quei verbali con i pareri degli scienziati debbano essere noti. La onlus aveva presentato la richiesta fatta alla Protezione civile, ma con due comunicazioni, del 4 e del 13 maggio, la risposta è stata negativa. Quindi il 26 maggio è stato presentato il ricorso al Tribunale amministrativo che ha accolto le ragioni della Fondazione. Contro il verdetto del Tar (22 luglio) il governo ha presentato ricorso (28 luglio) opponendo di fatto il segreto perché si tratta di atti amministrativi e perché devono essere tutelati “la sicurezza pubblica” e “l’ordine pubblico”. Il confronto fino a ieri pendeva davanti ai giudici del Consiglio di Stato che il 10 settembre avrebbe deciso se i verbali dovevano essere pubblici oppure no.



Cronaca
Verbali del comitato scientifico pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi, ecco cosa c’è scritto negli atti che erano segreti
Verbali del comitato scientifico pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi, ecco cosa c’è scritto negli atti che erano segreti

Nel verbale del 7 marzo gli scienziati individuano nella Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti, le zone dove applicare le misure di contenimento del virus "più rigorose" rispetto al resto d'Italia. Il governo però due giorni dopo decide che quelle misure devono essere applicate in tutta Italia: ed è il lockdown

di Martina Milone e Giovanna Trinchella | 6 Agosto 2020


Dalle raccomandazioni sull‘istituzione delle zone rosse (compresa tutta la Lombardia) al divieto di abbracci, dal suggerimento di chiudere le scuole alle indicazioni alla sospensione di tutti gli eventi pubblici. Sono online i cinque verbali del comitato tecnico scientifico richiamati nei decreti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte su cui era stato posto il segreto. Nel verbale del 7 marzo gli scienziati individuano nella Lombardia e nelle province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti, le zone dove applicare le misure di contenimento del virus “più rigorose” rispetto al resto d’Italia.
Il governo però due giorni dopo decide che quelle misure devono essere applicate in tutta Italia: ed è il lockdown.
In quell’occasione il premier disse che il bene da tutelare era la salute e che i sacrifici erano necessari.


I documenti sono stati pubblicati dalla Fondazione Einaudi che aveva chiesto l’accesso ai documenti ad aprile.
Accesso negato che ha scatenato una battaglia legale finita davanti ai giudici del Consiglio di Stato.
Ieri anche il Copasir aveva chiesto i verbali e a questo punto Palazzo Chigi ha dato il via libera e i verbali sono stati consegnati alla onlus.

“Per noi è importante sottolineare l’approccio non partigiano alla questione. Si trattava di una battaglia di trasparenza e non giudichiamo nel merito le scelte. C’è stata – dice l’avvocato Rocco Todero che ha seguito tutto l’iter legale – la più grande limitazione delle libertà individuali durante un lungo periodo ed è giusto che i cittadini sappiano quali erano le ragioni scientifiche, oggettive ed epidemiologiche alla base”. L’onlus aveva chiesto, il 14 e il 18 aprile, l’accesso ai documenti degli scienziati che sono stati richiamati in tutti i Dpcm emanati per la gestione dell’emergenza sanitaria, compreso il lockdown. Questi verbali, datati 28 febbraio, 1 marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020, vengono citati nelle premesse dei decreti del presidente del Consiglio, e il loro contenuto era sconosciuto fino alle 12 di oggi. Si tratta di circa 200 pagine.


Il verbale del 28 febbraio – I primi due verbali sono brevi e non riportano la dicitura riservato. Nel primo quello del 28 febbraio il team di scienziati reputava “complessa” la situazione epidemiologica in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, a differenza di Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Piemonte dove non si erano verificati casi “con modalità di trasmissione non note”. Per queste ultime quindi la raccomandazione era quella di adottare l’ordinanza tipo del ministero della Salute. “Le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano, invece, una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus – si legge nel verbale – tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste come segue: sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo o religioso, anche se svolti in luoghi chiusi, ma aperti al pubblico (es: grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose). Si propone che tale misura sia prorogata sino all’8 marzo 2020″. Tra le misure, anche la “sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati e “il divieto di trasferta organizzata dei tifosi residenti nelle tre regioni per la partecipazione ad eventi e competizioni sportive che si svolgono nelle restanti regioni”. È in questo verbale che compare la conferma di “tutte le misure previste per la cosiddetta ‘zona rossa’, ovvero per gli undici comuni di Lombardia e Veneto dove si stava maggiormente diffondendo la pandemia da coronavirus. Gli undici comuni, indicati dal dpcm del 23 febbraio precedente, erano Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini in Lombardia e Vò Euganeo in Veneto.[Bergamo? niente?]

Il verbale del 1 marzo e il divieto degli abbracci –
Nel verbale successivo è arrivata la raccomandazione che più ha colpito all’inizio l’immaginario collettivo con la “la raccomandazione generale che la popolazione, per tutta la durata dell’emergenza, debba evitare, nei rapporti interpersonali, strette di mano e abbracci”. Il 9 marzo, poi, il premier avrebbe annunciato il lockdown. Nel verbale c’è il riferimento alle strutture private: “L’utilizzo delle strutture private accreditate dovrà essere valutato prioritariamente per ridurre la pressione sulle strutture pubbliche mediante trasferimento e presa in carico di pazienti non affetti da Covid 19″. Erano i giorni in cui gli ospedali ricevevano malati, anche già gravissimi, e stavano esaurendo i posti nelle terapie intensive.

Il verbale del 7 marzo, le zone gialle e le scuole – Dalla sospensione degli eventi sportivi, alla chiusura delle palestre, fino alla sospensione dell’attività scolastica. All’interno del verbale del 7 marzo tutte le misure indicate dal Comitato tecnico scientifico vengono seguite dalla Presidenza del consiglio dei ministri che poche ore dopo emana il decreto dà il via, di fatto, al lockdown. Sono ore concitate, di riunioni e tavoli di confronto. La bozza del decreto viene prima divulgata, poi il governo Conte fa una conferenza stampa notturna per annunciarlo. Tra i suggerimenti dei tecnici e quanto deciso dall’esecutivo c’è solo una discrepanza. Mentre da una parte il comitato propone di attuare tutte le misure di contenimento fino al 3 aprile, compresa la chiusura degli Istituti scolastici su tutto il territorio nazionale, l’esecutivo decide di fermare l’attività didattica fino al 15 marzo. Fanno eccezione la Lombardia e 14 province considerate “zone rosse” e quindi più a rischio, dove invece l’attività didattica è da subito sospesa fino al 3 aprile. Si vocifera già da subito di un possibile prolungamento della chiusura, ma la decisione definitiva viene presa il giorno dopo, con un successivo dpcm, quello del 9 marzo che estende le misure previste per le “zone rosse” a tutto il territorio nazionale. In quel verbale viene proposto “di rivedere la distinzione tra cosiddette ‘zone rosse’ (gli undici comuni della Lombardia e del Veneto già isolati dal 1 marzo, ndr) e ‘zone gialle'” da istituire in “Emila Romagna, Lombardia e Veneto, nonché le province di Pesaro Urbino e Savona”. Gli esperti condividono “di definire due ‘livelli’ di misure di contenimento da applicarsi l’uno, nei territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus; l’altro, sull’intero territorio nazionale”. Le zone dove effettuare un contenimento più rigido, sono l’intera Regione Lombardia e le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti. L’8 marzo Conte firma il decreto, che il 9 diventata esecutivo per tutta Italia.[quindi CONTE non ha seguito il consiglio degli esperti ma ha fatto di testa sua..insomma lo dobbiamo ringraziare per la brutta recessione]
 

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