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Venezuela venderà oro per pagare i debiti
Mirco Galbusera
Aggiornato il 21 Dicembre 2015, ore 10:07
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Si intensifica la crisi finanziaria del Venezuela. PDVSA a rischio bancarotta: si cerca una soluzione per far risalire il prezzo del petrolio
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Nessun paese produttore di petrolio è felice di vedere le quotazioni del greggio a 35 dollari al barile. Men che meno quelli che basano più del 90% del loro budget sull’esportazione di oro nero, come l’Iran, l’Angola, la Nigeria e il Venezuela. Proprio il Venezuela si trova in questo momento in una profonda crisi finanziaria, attanagliata fra un’iperinflazione interna e una crisi politica che potrebbe presto o tardi condurre il paese alla bancarotta. Come noto, le recenti elezioni legislative hanno messo in discussione la politica del presidente Nicolas Maduro, nata in continuità con quella di Chavez nel 2013. Ma Maduro non ha lo stesso carisma di Chavez di coinvolgimento delle masse e il risultato è stato quello che l’assemblea nazionale è ora finita per due terzi in mano all’opposizione che vorrebbe destituire il presidente e andare a elezioni prima del 2019. Sul fronte economico e finanziario, invece, il petrolio a 35 dollari al barile sta mettendo in ginocchio il Venezuela, le cui riserve presso la banca centrale sono scese al minimo storico di 14 miliardi di dollari.
Venezuela rimborserà bond a febbraio vendendo oro al FMI
Per il 2016 il Venezuela si appresta a tagliare nuovamente il budget in relazione al crollo delle quotazioni del greggio su cui il paese basa circa il 95% delle proprie entrate. Entrate che, naturalmente caleranno ulteriormente per effetto del basso prezzo del petrolio e che rischiano di compromettere anche i pagamenti sul debito estero, di cui circa 65 miliardi di dollari contratti dallo Stato e dall’azienda energetica statale PDVSA attraverso l’emissione di bond. Finora il Venezuela ha sempre onorato puntualmente il pagamento degli interessi e il rimborso delle obbligazioni, ma qualcosa potrebbe cominciare ad andare storto se le quotazioni del greggio non tornassero a crescere. Vi è più che l’Opec, contrariamente ad ogni pronostico, ha deciso di aumentare di 1,5 milioni di barili al giorno la produzione di petrolio, peggiorando ulteriormente la situazione. Gli analisti di Barclay sostengono, addirittura, che il Venezuela potrebbe andare in default già a febbraio sul rimborso di un bond da 1,5 miliardi di dollari, anche se vi sono molti indizi che lasciano intendere il contrario. La quotazione del bond Venezuela 5,75% (USP97475AF73) è a 92 e il governo è in trattativa col Fondo Monetario Internazionale per un prestito da 1,3 miliardi di dollari dietro la vendita di oro. Dopo di che il Venezuela non avrà più debiti in scadenza fino al 2018. In ogni caso il default sarebbe solo rimandato – secondo la maggior parte degli analisti – al terzo trimestre 2016 quando andrà a scadenza un bond emesso da Petroleos de Venezuela per 1 miliardo di dollari.
PDVSA a rischio default nel terzo trimestre 2016
Il problema si sta, infatti, focalizzando sulla controllata statale PDVSA che, invece, ha circa 10 miliardi di debiti in scadenza fra il 2016 e 2017. Già lo scorso anno Maduro aveva annunciato che una rinegoziazione volontaria delle scadenze brevidi 5-6 anni era necessaria, ma poi il ribasso delle quotazioni sembra aver reso impraticabile questa operazione. Il bond PDVSA 5,125% (XS0460546798) da 1 miliardo di dollari con scadenza ottobre 2016 rende infatti il 70%. Cosa farà il Venezuela per evitare il peggio? Difficile che venga trovata una soluzione a breve, ma la cessione della controllata Citgo - secondo gli analisti di Société Génerale – sarebbe l’unica soluzione per evitare il crac. E che la preoccupazione sia ormai palpabile è data dal fatto che una delegazione guidata dal presidente di PDVSA Eulogio Del Pino e dal ministro degli esteri Delcy Rodriguez è riunita da giorni a Caracas con i rappresentanti dell’OPEC al fine di stabilire nuove linee d’intervento per stabilizzare i prezzi del petrolio. Del Pino ha parlato di scenario catastrofico se il prezzo del petrolio dovesse continuare a scendere. E non era riferito solo al suo paese. Nel frattempo, gli analisti di S.A.M Camfim, in collaborazione con gli esperti di Bank Audi Saradar suggerisconono di vendere le obbligazioni a breve e posizionarsi su quelle lunghe....................
cominciano ad usare la tattica della paura per poi acquistarle a prezzi da sconto,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,