Obbligazioni MPS (8 lettori)

pietro17elettra

Nonno pensionato
Derivati Mps, Fondazione Montepaschi ritira costituzione parte civile in appello 02/12/2021 13:00 - RSF

MILANO, 2 dicembre (Reuters) - Si è aperto oggi con l'elenco di oltre 1.400 parti civili davanti alla Seconda Corte d'Appello di Milano il processo di secondo grado Mps (BMPS.MI) su alcune operazioni in derivati che secondo l'accusa sarebbero servite a nascondere perdite della banca senese.



In primo grado, l'8 novembre 2019, il Tribunale di Milano aveva condannato 13 ex manager di Banca Mps, Deutsche Bank (DBK.EQ) e Nomura , fra i quali l'ex presidente e l'ex direttore generale di Mps Giuseppe Mussari e Antonio Vigni.



Fra queste oltre 1.400 parti civili, rappresentate in aula da 94 avvocati, ha invece ritirato la propria costituzione Fondazione Mps, che già si era accordata in via stragiudiziale con Deutsche e Nomura e che nel luglio scorso ha siglato un accordo con la banca saenese da 150 milioni a risoluzione dei contenziosi legali.



Analoga decisione è stata comunicata oggi in aula da Coop Centro Italia e dalla sua controllata Coofin.



Al centro del processo ci sono presunte irregolarità in operazioni finanziarie (sui derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh e sulla cartolarizzazione Chianti Classico) che, dal dicembre 2008 al settembre 2012, sarebbero servite a occultare le perdite causate dall'acquisto di Antonveneta, costata circa 10 miliardi di euro nel 2008.



I capi di imputazione vanno dalle false comunicazioni sociali all'aggiotaggio all'ostacolo all'Autorità di vigilanza, cioè a Consob e Bankitalia. Sul banco degli imputati non c'è la banca senese che è uscita dal processo con un patteggiamento nel 2016.



Tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse e hanno impugnato la sentenza di primo grado.



La prossima udienza del processo d'appello è stata quindi fissata al 24 gennaio, quando prenderà la parola la procura generale.



(via Emilio Parodi, in redazione a Roma Stefano Bernabei, [email protected]; +39 06 8030 7744)
 

pietro17elettra

Nonno pensionato
Banca MPS - Rimosso il `Credit Watch Negative` da parte di Fitch 02/12/2021 12:20 - EQ

Ieri Fitch ha rimosso il `Credit Watch negative` sui principali rating di (BMPS.MI) , incluso il rating di lungo periodo rating pari a `B`. La decisione riflette la view dell`agenzia di rating secondo cui i rischi legati al grado di patrimonializzazione della banca si sono attenuati grazie al ritorno alla redditività nel 2021, al miglioramento dei ratio patrimoniali (CET1 FL al 11.3% al 3Q21) e alla riduzione dei rischi legali dopo l`accordo con la fondazione Monte Paschi. Ricordiamo che la banca ha rivisto le stime relative allo shortfall di capitale, che risulterebbe azzerato nei prossimi 12 mesi e pari a 0.5bn a partire dal 2023. L`outlook sui rating resta `evolving` riflettendo l`incertezza per i creditori di MPS legata all`esito dell`aumento di capitale.

A tal proposito, ricordiamo che nella periodica comunicazione al mercato di fine mese, BMPS ha confermato il riavvio delle interlocuzioni con il Mef al fine di avviare il dialogo con la DG Comp. Secondo quanto riportato dal Messaggero, il nuovo piano dovrebbe essere approvato da DG Comp a gennaio e potrebbe prevedere una proroga di 18 mesi per la privatizzazione delle banca.



HOLD con Target Price 1.2
 
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pietro17elettra

Nonno pensionato
Il Monte sale dell’8% in cinque giorni. È un fuoco di paglia?
di Redazione Redazione6 Dicembre 2021, 17:571.4kVisualizzazioni
Monte-dei-Paschi-560x375.jpg



L’allungamento dei tempi di risoluzione al 2023, e l’outlook meno negativo di fitch hanno invertito il trend in borsa del titolo MPS.

Dopo ottobre 2021, sulla fusione tra unicredit e MPS riprendono le trattative Roma Bruxelles
Dopo che ad ottobre è sfumata la proposta di fusione tra Unicredit e la banca senese, è rimasta in stand by l’operazione di privatizzazione prevista per la MPS. “Un’occasione persa” per Unicredit, definisce Kepler Cheuvreux, compagnia indipendente europea di servizi finanziari, che insiste a tal proposito sostenendo che la fusione “avrebbe potuto rafforzare la posizione competitiva di Unicredit in Italia, aggiungendo una quota di mercato del 3-4% al suo 11-12% aumentando il valore dell’azione del 13%”. Per ora, rimangono tutti in attesa di conoscere quali siano i piani del Mef al riguardo, essendo tuttora il ministero il maggior azionista della banca con una quota del 64%.
Secondo il quotidiano il Messaggero, il tesoro avrebbe infatti in mente di privatizzare la banca entro fine 2023, salvo interventi della Commissione Europea che potrebbe concedere 18 mesi di tempi supplementari per gestire l’uscita del Tesoro dalla banca.
Questi sembrerebbero anche essere i tempi concessi dall’UE per permettere alla banca di adempiere ai processi necessari per realizzare la sua privatizzazione, tra i quali: la ristrutturazione dell’istituto attraverso la cessione dei crediti deteriorati, la separazione delle cause legali e un’iniezione di capitale pari a circa 3 miliardi.
Con questi propositi, in quest’ultima settimana, la riapertura del dialogo tra MPS e Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) per il riavvio delle trattative con DG COMP (Dictetorate General for competition, direzione generale della concorrenza) ha avuto conseguenze immediate.
Le quotazioni del titolo MPS sono infatti salite dell’8,51% negli ultimi cinque giorni. Risultato notevole se considerato nel contesto attuale, in un mercato con indici mondiali in calo.
Flashback: dicembre 2020, agenzia di rating Fitch su MPS: “NEGATIVO”
Secondo quanto riportato da radiosienaTV, a dicembre 2020, l’agenzia di rating Fitch, a seguito del cambio di prospettiva sulle valutazioni di MPS aveva rivisto il rating watch sui rating di lungo termine della banca da “evolving” a “negativo”.

Il cambio di prospettiva sulle valutazioni di MPS era dovuto al deterioramento del capitale della banca, alla materializzazione di rischi legali maggiori del previsto e per l’impatto dello spin-off di attività e passività a favore di Amco, società che opera nel settore della gestione e del recupero di crediti deteriorati. Questi fattori avevano previsto uno shortfall patrimoniale. Con questa previsione, Fitch aveva assicurato una presa di decisione sul credit watch negativo dal momento in cui ci sarebbe stata maggiore chiarezza sull’aumento di capitale per la banca.
Oggi, la rivalutazione di Fitch e l’inizione di capitale portano ad una svolta per la Banca Monte dei Paschi di Siena
Fine novembre 2021 e, secondo il report di teleborsa, l’agenzia Fitch ha rimosso il titolo MPS dal “rating watch negativo” a seguito della riduzione dei rischi per la capitalizzazione e la riduzione dei rischi legali. Queste riduzioni hanno mitigato l’atteso shortfall di capitale. Fitch rating conferma quindi tutti i rating dell’istituto (inclusi rating standalone) a “B” con outlook “evolving”.
L’agenzia di rating, oggi, è sicura nell’affermare che i rischi per la capitalizzazione di MPS “sono diminuiti poiché la banca è tornata ad una redditività positiva nel 2021, oltre ad aver implementato azioni per rafforzare i suoi coefficienti patrimoniali regolamentari e ad aver ridotto la sua esposizione a rischi legali”.
Sembrerebbe infatti che il deficit di capitale previsto della banca, relativo ai requisiti SREP (processo di revisione e valutazione prudenziale, uno dei più importanti indicatori della solidità di una banca), si sia ridotto rispetto alle precedenti aspettative.
Da sottolineare anche che il Mef contribuirà direttamente nel colmare il deficit con un aumento di capitale nel 2022.
L’outlook “evolving” riflette invece “la significativa incertezza residua per i creditori di MPS”. Se l’aumento di capitale venisse ritardato in modo significativo o l’importo di cui è costituito fosse limitato da considerazioni sugli aiuti di Stato, il profilo creditizio di MPS potrebbe risentire di un’incapacità di ristrutturare con successo e di un danno reputazionale.
Di Emanuela Affatato, 6 dicembre 2021
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Il Monte sale dell’8% in cinque giorni. È un fuoco di paglia?
di Redazione Redazione6 Dicembre 2021, 17:571.4kVisualizzazioni
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L’allungamento dei tempi di risoluzione al 2023, e l’outlook meno negativo di fitch hanno invertito il trend in borsa del titolo MPS.

Dopo ottobre 2021, sulla fusione tra unicredit e MPS riprendono le trattative Roma Bruxelles
Dopo che ad ottobre è sfumata la proposta di fusione tra Unicredit e la banca senese, è rimasta in stand by l’operazione di privatizzazione prevista per la MPS. “Un’occasione persa” per Unicredit, definisce Kepler Cheuvreux, compagnia indipendente europea di servizi finanziari, che insiste a tal proposito sostenendo che la fusione “avrebbe potuto rafforzare la posizione competitiva di Unicredit in Italia, aggiungendo una quota di mercato del 3-4% al suo 11-12% aumentando il valore dell’azione del 13%”. Per ora, rimangono tutti in attesa di conoscere quali siano i piani del Mef al riguardo, essendo tuttora il ministero il maggior azionista della banca con una quota del 64%.
Secondo il quotidiano il Messaggero, il tesoro avrebbe infatti in mente di privatizzare la banca entro fine 2023, salvo interventi della Commissione Europea che potrebbe concedere 18 mesi di tempi supplementari per gestire l’uscita del Tesoro dalla banca.
Questi sembrerebbero anche essere i tempi concessi dall’UE per permettere alla banca di adempiere ai processi necessari per realizzare la sua privatizzazione, tra i quali: la ristrutturazione dell’istituto attraverso la cessione dei crediti deteriorati, la separazione delle cause legali e un’iniezione di capitale pari a circa 3 miliardi.
Con questi propositi, in quest’ultima settimana, la riapertura del dialogo tra MPS e Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) per il riavvio delle trattative con DG COMP (Dictetorate General for competition, direzione generale della concorrenza) ha avuto conseguenze immediate.
Le quotazioni del titolo MPS sono infatti salite dell’8,51% negli ultimi cinque giorni. Risultato notevole se considerato nel contesto attuale, in un mercato con indici mondiali in calo.
Flashback: dicembre 2020, agenzia di rating Fitch su MPS: “NEGATIVO”
Secondo quanto riportato da radiosienaTV, a dicembre 2020, l’agenzia di rating Fitch, a seguito del cambio di prospettiva sulle valutazioni di MPS aveva rivisto il rating watch sui rating di lungo termine della banca da “evolving” a “negativo”.

Il cambio di prospettiva sulle valutazioni di MPS era dovuto al deterioramento del capitale della banca, alla materializzazione di rischi legali maggiori del previsto e per l’impatto dello spin-off di attività e passività a favore di Amco, società che opera nel settore della gestione e del recupero di crediti deteriorati. Questi fattori avevano previsto uno shortfall patrimoniale. Con questa previsione, Fitch aveva assicurato una presa di decisione sul credit watch negativo dal momento in cui ci sarebbe stata maggiore chiarezza sull’aumento di capitale per la banca.
Oggi, la rivalutazione di Fitch e l’inizione di capitale portano ad una svolta per la Banca Monte dei Paschi di Siena
Fine novembre 2021 e, secondo il report di teleborsa, l’agenzia Fitch ha rimosso il titolo MPS dal “rating watch negativo” a seguito della riduzione dei rischi per la capitalizzazione e la riduzione dei rischi legali. Queste riduzioni hanno mitigato l’atteso shortfall di capitale. Fitch rating conferma quindi tutti i rating dell’istituto (inclusi rating standalone) a “B” con outlook “evolving”.
L’agenzia di rating, oggi, è sicura nell’affermare che i rischi per la capitalizzazione di MPS “sono diminuiti poiché la banca è tornata ad una redditività positiva nel 2021, oltre ad aver implementato azioni per rafforzare i suoi coefficienti patrimoniali regolamentari e ad aver ridotto la sua esposizione a rischi legali”.
Sembrerebbe infatti che il deficit di capitale previsto della banca, relativo ai requisiti SREP (processo di revisione e valutazione prudenziale, uno dei più importanti indicatori della solidità di una banca), si sia ridotto rispetto alle precedenti aspettative.
Da sottolineare anche che il Mef contribuirà direttamente nel colmare il deficit con un aumento di capitale nel 2022.
L’outlook “evolving” riflette invece “la significativa incertezza residua per i creditori di MPS”. Se l’aumento di capitale venisse ritardato in modo significativo o l’importo di cui è costituito fosse limitato da considerazioni sugli aiuti di Stato, il profilo creditizio di MPS potrebbe risentire di un’incapacità di ristrutturare con successo e di un danno reputazionale.
Di Emanuela Affatato, 6 dicembre 2021
Articolo significativo e pieno di verve !! Se non fosse che dai minimi o quasi ha recuperato un 13-15%(0,80) ma è sotto da quell'euro; 0,9 (sempre quasi su minimi) dove viaggiava da mesi. Tranquilli se le comprano e vendono tra di loro con qualche fondo ogni tanto che accende la miccia per innescare le vendite. Se ne fanno una boccata di scrivere tanto per muovere la tastiera ,buona sera.
 

NoToc

old style
Articolo significativo e pieno di verve !! Se non fosse che dai minimi o quasi ha recuperato un 13-15%(0,80) ma è sotto da quell'euro; 0,9 (sempre quasi su minimi) dove viaggiava da mesi. Tranquilli se le comprano e vendono tra di loro con qualche fondo ogni tanto che accende la miccia per innescare le vendite. Se ne fanno una boccata di scrivere tanto per muovere la tastiera ,buona sera.

normale che sia così , c'è un aucap all'orizzonte
 

pietro17elettra

Nonno pensionato
Unicredit: Orcel glissa, ma entro giugno potrebbe riaprire dossier Mps (MF) 10/12/2021 08:20 - MF-DJ
MILANO (MF-DJ)--Era inevitabile che, durante la presentazione del piano, il ceo di Unicredit Andrea Orcel venisse nuovamente incalzato sulla vicenda Montepaschi. Il banchiere non si e'' scomposto e ha ribadito le posizioni gia'' espresse al mercato e in parlamento. "Penso che Unicredit abbia offerto una soluzione, che era stata concordata con il governo", ha spiegato Orcel ribadendo che "purtroppo non siamo riusciti a chiudere un accordo ai termini concordati e quindi ci siamo mossi ognuno sulla propria strada". Il numero uno di piazza Gae Aulenti non ha pero'' tralasciato di ricordare che l''Italia e'' un mercato cruciale per Unicredit, "un mercato dove siamo redditizi, dove cresciamo e dove vediamo opportunita''". Non solo. Una slide proiettata durante la presentazione ha mostrato che alcune delle regioni su cui insiste la rete Montepaschi, tra cui proprio la Toscana, sono tra quelle in cui oggi la banca milanese ha la minore quota di mercato a livello nazionale. Tradotto: il dossier e'' finito in un cassetto che potrebbe presto essere riaperto. Fonti vicine al ministero del Tesoro del resto garantiscono che, sebbene oggi il governo stia trattando con la Commissione Ue per una proroga del regime di nazionalizzazione, il lavoro attorno alla exit da B.Mps non si interrompera''. Anzi dovrebbe intensificarsi gia'' nei primi mesi del 2022 dopo la stabilizzazione del quadro politico che si avra'' con l''elezione del presidente della Repubblica. Se quella partita non determinera'' discontinuita'' nell''azione di governo, lo staff di Daniele Franco potrebbe imprimere un''accelerazione al processo di uscita. Le prime ipotesi che hanno iniziato a circolare a Roma prevedono l''intervento di piu'' soggetti: il Mediocredito Centrale potrebbe tornare in pista per le filiali del Centro-Sud, mentre il perimetro principale dovrebbe essere destinato a soggetti privati. Il nome che il Tesoro ha in mente e'', ancora una volta, quello di Unicredit, che pero'' in questa nuova versione del deal potrebbe intervenire su un perimetro piu'' contenuto rispetto a quello delineato nei mesi scorsi (si mormora di solo 50 miliardi di attivi). Se questa ipotesi venisse confermata, il coinvolgimento di altri attori sarebbe una strada obbligata. Per il momento non c''e'' ancora una road map ma candidati naturali resterebbero da un lato Banco Bpm e dall''altro Bper-Unipol che potrebbero candidarsi all''acquisto di delimitati perimetri di attivita'' nelle regioni del Centro-Nord. Meno probabile appare invece la partecipazione di soggetti pubblici come Poste o Cdp, il cui intervento sarebbe salutato con favore da alcune forze politiche ma che la squadra del presidente del Consiglio non sarebbe orientata a coinvolgere. Se insomma l''intenzione del governo e'' riaprire il cantiere della privatizzazione entro la prima meta'' del 2022, ancora una volta l''esito della partita dipendera'' dalle scelte di Unicredit. Ieri Orcel non ha fatto chiusure sulle aggregazioni: "La mia posizione sull''M&A e'' che non la escludo e non pianifico in base a essa. Un''operazione sara'' valutata alla luce di tre parametri: se si adatta alla strategia, se rafforza il marchio in qualunque area venga fatta e se aiuta, e non ostacola, il raggiungimento del target di Rote al 10% nel 2024", ha spiegato il banchiere. I presupposti per un ritorno sul dossier Montepaschi insomma, almeno in teoria, ci sono. Specie se, a seguito di un delicato lavoro di convergenza, a giugno il governo decidesse di alzare il tetto sul bonus fiscale previsto per le dta. Un incentivo eliminato non a caso dopo il flop della prima trattativa.
fch
 

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