Obbligazioni MPS (3 lettori)

Fabrib

Forumer storico
Di qua, versante Mps, un aiutino sul capitale per prendere tempo in attesa che si chiarisca la situazione. Di là, lato Unicredit, il sostegno - e i soldi - per una bella pulizia globale, con in più il paradosso dei soldi pubblici italiani che comprano crediti ammalorati tedeschi o austriaci. L’operazione Unicredit-Mps - almeno stando alle tante indiscrezioni e alle poche cose note - si va connotando sempre più come un gran pasticcio.
Nel comunicato sul piano industriale di Mps dello scorso 17 dicembre, Mps ha anticipato che al prossimo 30 marzo prevede di avere un deficit di capitale di oltre 300 milioni. Senza dare indicazioni su quella che sarebbe stata la scadenza più prossima, ovvero il 31 dicembre scorso, la fine dell’esercizio. L’omissione è parsa è un po’ meno bizzarra dopo che ieri BusinessInsider si è accorto per primo di una operazione realizzata a ridosso della fine dell’anno. Ovvero, l’intervento di Sace per garantire un pacchetto di crediti in bonis (non deteriorati) da 670 milioni di euro, con un accordo siglato il 30 dicembre scorso. Tanto Sace quanto Mps sono controllate dal Tesoro e proprio grazie al documento informativo (obbligatorio per le operazioni più rilevanti con parti correlate)è possibile capire qualcosa in più. La garanzia di Sace,che è di fatto una garanzia pubblica, consente di liberare circa 400 milioni di Rwa (asset ponderati per il rischi), in sostanza accantonamenti, grazie al fatto che la garanzia pubblica consente di ponderare a zero quei prestiti.
L’operazione si traduce quindi, spiega il documento, in «un impatto positivo sugli indicatori patrimoniali consolidati». Tradotto: l’intervento di Sace equivale a un mini-aumento di capitale pari a 10 punti base di Cet1 senza il quale è ragionevole pensare - dalla banca non è stato possibile avere chiarimenti - che i parametri patrimoniali fossero già al limite al 31 dicembre scorso. Mentre è possibile che la stima degli altri 300 milioni di capitale mancante la prossimo 30 marzo sia già comprensiva dell’aiutino di Sace.
Dal lato Unicredit siamo per ora solo alle indiscrezioni. Ma se l’ipotizzato intervento di Amco quale compratore di un pacchetto di crediti deteriorati arrivasse a 20 miliardi - come scritto ieri dal Messaggero - l’istituto pulirebbe di fatto completamente il suo bilancio, dato che il totale dei crediti non performanti della banca era al 30 settembre pari a 22,7 miliardi di euro e nel frattempo qualche pacchetto è già stato ceduto. In più, questi crediti sono per la maggior parte relativi all’Italia (7,2 miliardi) ma 3,3 miliardi sono relativi a Germania e Austria e altri 3,5 al Centro-Est Europa. In più, sulla base delle coperture già effettuate, ipotizzando prezzo di cessione e un mix tra sofferenze e inadempienze probabili analogo a quello dell’operazione Amco-Mps, Unicredit porterebbe a casa anche una bella plusvalenza. Un bell’affare per i soci, meno per il resto del mercato. Poi ci sarebbero anche i contribuenti, anche se nessuno pare curarsene.
La Stampa/Paolucci
 

Fabrib

Forumer storico
ROME/MILAN (Reuters) - Monte dei Paschi di Siena is looking to grant access to confidential data to potential merger partners as Italy's Treasury presses ahead with plans to cut its stake in the state-owned bank, three sources close to the matter said.
The board of the Tuscan bank meets on Monday and may already approve the opening of the data room then, the sources said.
 

Fabrib

Forumer storico
(Reuters) - Il piano strategico al 2025 di Monte dei Paschi, approvato dal Cda il 17 dicembre, prevede l'iniezione di mezzi freschi per 2 miliardi nel 2021, anno che dovrebbe chiudersi con 562 milioni di euro di rosso.
Lo scrive la Repubblica che ha visionato il documento di 64 pagine che non è stato reso noto al mercato.
Il piano prevede "la rapida focalizzazione regionale della banca per concentrarsi sulle Pmi, il controllo dei costi con 2.670 esuberi (di cui 900 a Siena) e la resilienza patrimoniale, anche ballando da sola", prosegue il quotidiano.
Solo dal 2022 la banca tornerà in utile (di 41 milioni), dopo la perdita prevista per quest'anno per nuovi accantonamenti su crediti e 500 milioni di oneri di ristrutturazione, scrive la Repubblica.
 

Fabrib

Forumer storico
Dieci giorni fa il presidente dell'Unicredit Cesare Bisoni e "presidente designato" Pier Carlo Padoan (così è definito) sono stati ricevuti in udienza da papa Francesco. Non è peregrina l'ipotesi che il colosso del credito voglia tentare la strada della preghiera per uscire dal pasticcio del salvataggio del Monte dei Paschi di Siena chiesto dal governo.
Il 13 gennaio su queste colonne Giovanna Faggionato ha spiegato in dettaglio i contorni della partita. Se Unicredit si accolla la morente banca senese così com'è rischia di farsi tirare a fondo, come ha fatto capire l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier quando ha annunciato le dimissioni. Ma accompagnare Mps con una dote sufficiente a non scassare i conti di Unicredit costerebbe ai contribuenti tra i 5 e i 20 miliardi.
E però per il governo c'è l'urgenza di far sparire sotto il tappeto la polvere lasciata proprio da Padoan: è stato lui, da ministro dell'Economia, a spendere non meno di 7 miliardi per salvare Mps nazionalizzandolo e promettendo all'Unione europea che l'avrebbe riprivatizzato entro il 2021.
L'attuale ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha aggiunto il suo soccorso, facendo rilevare alla società pubblica Amco 7,5 miliardi di crediti deteriorati in pancia a Mps. La situazione è dunque esplosiva e non sembra che il parlamento ne abbia consapevolezza. Nei primi 9 mesi del 2020 Mps ha perso oltre un miliardo e mezzo di euro. Sei mesi fa valeva in Borsa quasi due miliardi, oggi uno. L'amministratore delegato Guido Bastianini, nominato in quota M5S, si è fatto approvare il 17 dicembre scorso un piano strategico "stand alone", cioè pensato per una banca che va avanti da sola senza scomparire nella pancia della banca salvatrice.
Il nuovo piano è stato reso pubblico dopo un mese per l'intervento della Consob. Bastianini ha fatto trapelare l'indiscrezione secondo cui è stato Gualtieri a fargli pressioni perché non pubblicasse il piano. E si capisce. Basti pensare che l'incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti erogati dalla banca, oggi scesa al 4,2 per cento grazie all'intervento di Amco, è prevista al 6 per cento nel 2021 e al 7,2 per cento nel 2022. Il Monte secerne crediti inesigibili senza sosta: negli ultimi anni sono stati smaltite sofferenze per decine di miliardi ma il tumore si riforma.
Infatti Bastianini, con obiettivi come «focalizzare il modello di business per recuperare il posizionamento sui clienti», riesce a promettere solo una riduzione delle perdite di quest'anno a 562 milioni, dopo una nuova iniezione di capitale da almeno 2 miliardi. Quanto al personale, è pianificato di far fuori 2.670 degli attuali 21.461 dipendenti.
Mercoledì scorso, in un concitato consiglio comunale, il sindaco di centrodestra Luigi De Mossi ha solennemente invitato la Fondazione Mps a fare causa al Monte chiedendo danni per 3,8 miliardi di euro.
E' evidente che una tale richiesta a una banca che in Borsa vale un miliardo fa ridere. Infatti il presidente della Fondazione Carlo Rossi ha risposto pacatamente: «Invito alla prudenza e a non creare false aspettative».
L'idea di De Mossi è che la richiesta di danni sarebbe una pistola da posare sul tavolo nel confronto con il governo sul futuro del Montepaschi. Ma la pistola è scarica, come gli ha fatto notare Pierluigi Piccini, consigliere di opposizione ma soprattutto ex sindaco di Siena (per dieci anni) ed ex funzionario di Mps quando la banca era della Fondazione.
Il punto è semplice: come può la Fondazione chiedere i danni alla banca per operazioni fatte quando era essa stessa l'azionista di maggioranza che le dava ordini? Quale giudice potrebbe prendere sul serio l'idea che il Monte abbia raggirato la Fondazione quando, per esempio, era presieduta da Giuseppe Mussari?
Questo è il livello del dibattito mentre il Monte dei Paschi si avvicina a lunghe falcate al baratro che si chiama "modello Alitalia": sopravvivere a spese dei contribuenti.
DOMANI/Meletti
 

NoToc

old style

Fabrib

Forumer storico
Il dossier Mps finisce anche sotto osservazione di qualche grande private equity. Si tratterebbe, secondo indiscrezioni, al momento di un interesse iniziale. Ma i grandi fondi, ricchi di liquidità, starebbero prendendo in esame l’istituto.
Per cercare di avere più lumi al riguardo sulla fattibilità (o meno) dell’operazione si sarebbero anche rivolti agli organismi di Bruxelles che stanno seguendo le tappe di uscita del Governo italiano dalla banca senese, in particolare la Dg Comp europea. Tra gli operatori specializzati in questo genere di transazioni ci sono player, come Cerberus, Fortress e Apollo. Un termine di paragone, all’estero, sono state alcune operazioni realizzate in Portogallo da Lone Star.
Una eventuale operazione su Mps potrebbe avere per i private equity vantaggi evidenti, visto che potrebbe portare con sé una dote dello Stato. Ma, allo stesso tempo, una transazione con i fondi sembra avere chiare difficoltà di esecuzione: pare improbabile che lo stesso Governo italiano possa aprire una trattativa con gruppi finanziari esteri per concedere vantaggi economici, che al contrario potrebbero essere dati alle banche che decidessero di assecondare un’integrazione con Siena. Su quest’ultimo fronte il candidato più logico appare Unicredit, anche se alcuni soci (Del Vecchio e le Fondazioni) non sembrano gradire un’acquisizione di Mps. Molto dipenderà, comunque, proprio dalle condizioni offerte dal Governo italiano. In ogni caso, sul fronte Unicredit, nulla succederà prima dell’insediamento del nuovo board e del nuovo Ad, previsto in primavera.
Il Sole 24 ore/Festa
 

Fra41

Forumer storico
Il dossier Mps finisce anche sotto osservazione di qualche grande private equity. Si tratterebbe, secondo indiscrezioni, al momento di un interesse iniziale. Ma i grandi fondi, ricchi di liquidità, starebbero prendendo in esame l’istituto.
Per cercare di avere più lumi al riguardo sulla fattibilità (o meno) dell’operazione si sarebbero anche rivolti agli organismi di Bruxelles che stanno seguendo le tappe di uscita del Governo italiano dalla banca senese, in particolare la Dg Comp europea. Tra gli operatori specializzati in questo genere di transazioni ci sono player, come Cerberus, Fortress e Apollo. Un termine di paragone, all’estero, sono state alcune operazioni realizzate in Portogallo da Lone Star.
Una eventuale operazione su Mps potrebbe avere per i private equity vantaggi evidenti, visto che potrebbe portare con sé una dote dello Stato. Ma, allo stesso tempo, una transazione con i fondi sembra avere chiare difficoltà di esecuzione: pare improbabile che lo stesso Governo italiano possa aprire una trattativa con gruppi finanziari esteri per concedere vantaggi economici, che al contrario potrebbero essere dati alle banche che decidessero di assecondare un’integrazione con Siena. Su quest’ultimo fronte il candidato più logico appare Unicredit, anche se alcuni soci (Del Vecchio e le Fondazioni) non sembrano gradire un’acquisizione di Mps. Molto dipenderà, comunque, proprio dalle condizioni offerte dal Governo italiano. In ogni caso, sul fronte Unicredit, nulla succederà prima dell’insediamento del nuovo board e del nuovo Ad, previsto in primavera.
Il Sole 24 ore/Festa
Tornano gli arabi a cavallo...:rolleyes:
 

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