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B.Mps: Cda si riunisce 11/8 per valutare buyback azionario

perche’ stanno valutando un buyback? Chi mi spiega la logica?

Ma oggi non c’era cda x eventuale adc?
 

NoToc

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Un'offerta d'acquisto ostile tra due banche italiane non si era mai vista. Entrare nella banca di un altro significa accedere ai segreti di milioni di famiglie ed imprese, scoprire intrecci tra affari, potere e politica, carpire verità riservate. E il percorso che ha portato Intesa, in 5 mesi, a conquistare Ubi, ha mostrato cosa significa un'operazione non concordata: una battaglia senza esclusione di colpi, anche proibiti.
Da un lato la determinazione del Ceo Carlo Messina, alleato con gli storici rivali di Mediobanca che hanno facilitato l'asse sia con Generali - che per l'occasione ha investito 350 milioni per rilevare il feudo veronese di Cattolica Assicurazioni, azionista e partner di Ubi - sia con Unipol, che ha fornito l'appoggio indispensabile, con Bper, per rilevare gli asset bancari e assicurativi in esubero. Dall'altro la resistenza organizzata dal management di Ubi, guidato dal suo Ceo Victor Massiah, forte dell'appoggio unanime del cda e del presidente Letizia Moratti, e affiancato dallo studio legale delle grandi partite finanziarie nazionali, quello di Sergio Erede. Ma il loro «sottostante» - fondazioni, grandi imprenditori di Bergamo, Brescia, Varese, la Curia e 135mila soci ereditati dal modello cooperativo di banche popolari e dalle casse di risparmio per lo più lombarde, piemontesi e marchigiane - è rimasto compatto solo all'inizio di questa storia.
Lo scoppio della pandemia (arrivata a Codogno e poi dilagata proprio a Bergamo, tre giorni dopo l'annuncio dell'Opa) ha avuto un ruolo. Ma la svolta reale, quella in grado di spostare definitivamente la bilancia verso Intesa, è arrivata con il verdetto dell'Antitrust, che ha autorizzato l'operazione il 16 luglio scorso. Il giorno dopo Intesa ha aggiunto 57 cent in contanti per ogni azione Ubi, pari a oltre 650 milioni ed è iniziata la frana.
Ma questa non è solo la storia della maggiore banca italiana che coglie l'ultima opportunità rimasta per crescere in casa propria. È anche l'operazione che segna i nuovi confini tra la finanza e la nuova politica, tra le banche del futuro e l'economia nazionale post Covid-19. Per capirlo bisogna riportare il nastro indietro e ricordare che una delle priorità di questo governo, nel campo banche-finanza, è trovare una soluzione a Monte Paschi, banca pubblica che va venduta entro il 2021. Messina e i suoi consiglieri questo lo sanno talmente bene che c'è anche chi sostiene che l'operazione Ubi sia nata per anticipare tutti: meglio un'operazione ostile, dove però si governa il gioco, che non una amichevole con una controparte ingombrante come il governo. Ma a parte questa ipotesi, Intesa-Ubi ha realmente riaperto i giochi. Questo è avvenuto dopo che l'Antitrust ha rivisto la sua iniziale ostilità alla nuova aggregazione bancaria. Una posizione apparsa in evidente contrasto con le indicazioni di consolidamento del sistema che arrivano da Bce e Bankitalia. Il presidente dell'Autorità per la concorrenza, Roberto Rustichelli, magistrato di grande valore e rigore, è stato nominato un anno fa dai presidenti di Camera e Senato. Ma, napoletano come lui, era l'indicazione di Roberto Fico. E ha svolto in definitiva il ruolo di anello di congiunzione di un'operazione che è diventata di «sistema», avendo dalla sua tutte le autorità italiane, la Bce e la banca più sistemica di tutte.
A valle di tale esito, il M5s trova ora un terreno più facile su cui giocarsi la partita Mps, le cui recenti nomine sono avvenute nell'area presidiata da Riccardo Fraccaro. Tutto in tandem con il Pd, sempre attento a questi dossier, tramite il Mef di Roberto Gualtieri e di Alessandro Rivera, che ha ristrutturato il dicastero e che in asse con la Cdp (con altri dossier come Atlantia o Alitalia) punta a riportare la direzione generale ai fasti di Mario Draghi. Intesa-Ubi è anche tutto questo: la prima operazione di sistema di questa nuova Repubblica.
(IlGiornale.it 29/7/2020)
 

NoToc

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off topic un ca. !
le implicazioni dell'Ops Isp / Ubi sono evidenti per il futuro riassetto dell'intero comparto bancario italiano , nell'articolo il Mps viene infatti citato più volte ....

( Off Topic è la tua presenza sui forum finanziari )
 

sandrino

Forumer storico
off topic un ca. !
le implicazioni dell'Ops Isp / Ubi sono evidenti per il futuro riassetto dell'intero comparto bancario italiano , nell'articolo il Mps viene infatti citato più volte ....

( Off Topic è la tua presenza sui forum finanziari )

giusto perché qui i moderatori so persone perbene e te fanno scrive ancora, uno come te andrebbe denunciato senza se e senza ma.
 

NoToc

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MILANO (Reuters) - La conquista di Ubi Banca (MI:UBI) da parte di Intesa Sanpaolo (MI:ISP) si è rivelata un'onda d'urto destinata ad avere ripercussioni profonde sul sistema bancario italiano.
L'offerta non concordata, la più grande operazione bancaria in Europa dell'ultimo decennio, potrebbe dare l'innesco a ulteriori operazioni in un settore ancora frammentato che dovrà fare i conti con le perdite causate dalla pandemia, che si sommano alle difficoltà esistenti a causa di tassi di interesse negativi e la necessità di adattarsi a un mondo digitale in rapido cambiamento.
Gli analisti vedono una spinta ulteriore nel sostegno a operazioni di consolidamento da parte della Banca centrale europea e la possibilità offerta di contabilizzare come utile il "badwill" derivante dal gap tra prezzo e valore netto contabile.
Secondo un banchiere che chiede l'anonimato "l'offerta di Intesa ha inaugurato una nuova fase: adesso sappiamo che le operazioni ostili non sono solo possibili ma possono anche avere successo".
Ciò che non è chiaro è chi si muoverà.
Aggiudicandosi il player medio più in salute, Intesa ha eliminato la banca candidata a guidare il consolidamento tra gli istituti medio-piccoli, quelli maggiormente minacciati dalle sfide che incombono sul settore.
Ieri Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca (MI:MDBI), chief financial adviser di Intesa su Ubi, ha detto che i colloqui si stanno già intensificando in un quadro che vede gli AD sforzarsi di prendere posizione in vista di potenziali scenari di M&A.
Gli analisti di Citi prevedono un Rote di appena il 2% per le banche italiane quest'anno, con solo "alcuni segni di ripresa" nel 2021-2022.
"Il sistema bancario italiano deve voltare pagina dalla redditività sotto la media dell'ultimo decennio", osserva Marco Troiano, direttore esecutivo di Scope Rating.
IL GRANDE PASSO
Il candidato più ovvio a prendere l'iniziativa è Banco Bpm (MI:BAMI), terza banca italiana costituita tre anni fa con la fusione di Banca Popolare di Milano e Banco Popolare .
Radicato in un nord dove la dominanza di Intesa-Ubi si farà sempre più sentire, Banco Bpm (MI:PMII), secondo quanto riferito a Reuters da fonti vicine alla situazione, è visto dal Tesoro italiano come il possibile acquirente del Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS), l'eterno anello debole del sistema bancario per il 68% di proprietà dello stato.
Banco Bpm ha più volte seccamente smentito qualsiasi interesse in merito. Ma banchieri fanno notare che il suo radicamento lombardo e margini di taglio dei costi lo rendono una preda appetibile, anche per le francesi Credit Agricole (PA:CAGR), accreditata di un interesse per Ubi, o Bnp Paribas (PA:BNPP).
Una fonte vicina alla situazione riferisce che timori di mire francesi per Banco Bpm hanno allarmato alcuni degli azionisti italiani dell'istituto, che vedrebbero con favore nozze con UniCredit (MI:CRDI) in un deal che replichi l'accordo Ubi-Intesa.
Una seconda fonte conferma il supporto per un tale scenario da parte di fondazioni azioniste.
Ma UniCredit, sotto l'AD Jean Pierre Mustier, negli ultimi anni ha ridotto l'esposizione all'Italia impegnandosi anche in una strategia di alleggerimento del portafoglio Btp.
Mustier esclude categoricamente l'M&A ma secondo la prima fonte la strategia della banca potrebbe cambiare se il banchiere francese, che quest'anno era stato candidato a guidare Hsbc, lasciasse dopo aver completato il rilancio dell'istituto.
Il deal Intesa-Ubi è inoltre destinato a rafforzare il ruolo di Bper Banca (MI:EMII), che sta acquistando 532 filiali dal nuovo gruppo per consentire a Intesa di ottenere il via libera dell'antitrust.
Bper, sostenuta dal principale azionista UnipolSai (MI:US), era in trattative per una fusione con Ubi solo poche settimane prima che Intesa presentasse l'offerta.
L'AD di Bper Alessandro Vandelli ha affermato che il gruppo punta a svolgere un ruolo attivo nel consolidamento bancario una volta che avrà integrato le filiali acquistate da Intesa.
Nessun commento dai rappresentanti di Banco Bpm, UniCredit, Credit Agricole e Bnp Paribas.
Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia.
(Tradotto da Redazione Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro, [email protected], +48587721396)
 

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Mps e Mediobanca sotto forti vendite, l'ipotesi del mercato di uno spezzatino

Ad

Questa mattina il titolo Mps è sotto stress a Piazza Affari, arriva a cedere oltre il 6% per assestarsi a fine mattinata ad un -5,42% a 1,45 euro per 1,67 miliardi di capitalizzazione. Torna quindi ai livelli di metà giugno spazzando il recupero del 25% che aveva fatto dopo un'importante operazione di pulizia. Venerdì scorso Giampiero Bergami, vice direttore generale e Chief commercial officer della banca, ha rassegnato le proprie dimissioni, con effetto dal 31 agosto, "per intraprendere nuove opportunità professionali".

Ma diversi desk operativi contattati da milanofinanza.it ritengono che la notizia del manager fosse già scontata dai mercati. Piuttosto alcuni tecnici stanno mettendo in relazione il rosso di Mps con quello, inatteso, di Mediobanca, dopo i conti migliori delle attese. Piazzetta Cuccia, infatti, cede il 4,5% oggi a 6,47 euro. Secondo alcune fonti di mercato, è possibile che ci sia qualche gestore che sta scommettendo su uno spezzatino dell'istituto senese per permettere allo Stato di poter uscire dalla compagine azionaria e che a rilevare certi asset sia la stessa Piazzetta Cuccia, che ha dimostrato di aver il 16,1% di Cet 1, a giugno, un livello decisamente alto di liquidità in cassa. E che è appena stata nominata advisor del Monte per l'uscita di scena del Ministero delle finanze.

Giovedì scorso, durante la presentazione dei dati, l'ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, ha ribadito che "non siamo interessati a comprare banche retail. Quello che possiamo fare è stringere accordi con loro per favorire accordi di distribuzione nel segmento consumer, oppure possiamo aiutare come advisor in operazioni di consolidamento".
La trimestrale dell'istituto senese è attesa per il 6 agosto. E sono gli stessi analisti di Mediobanca Securites che si aspettano su Mps una perdita contenuta, 57 milioni di euro nel periodo maggio-giugno, contro un rosso di 244 milioni nei primi tre mesi dell'anno. Nel 2019 l'istituto aveva registrato un utile di 65 milioni.
I margini di guadagno (Net interest income) dovrebbero assestarsi, a giugno 2020, a 325 milioni di euro, sempre secondo le attese di Mediobanca, in linea con i 327 milioni di marzo. A fare la differenza in positivo dovrebbero essere gli utili da trading per 63 milioni (qui può aiutare il rally dei Btp in portafoglio) che si confrontano con i 30 milioni del primo trimestre. I ricavi in generale dovrebbero assestarsi a 754 milioni (erano 729 milioni a marzo), le perdite per svalutazioni a 252 milioni (erano 316 milioni nel primo trimestre, 88 milioni un anno prima).

A metà luglio, come ricordato, il board dell'istituto senese, sotto la guida dell'ad Guido Bastianini, ha conferito a Mediobanca l'incarico di advisor finanziario per "valutare le alternative strategiche a disposizione della banca". Lo Stato italiano, cha ha il controllo di Mps, deve uscire dal capitale entro il 2021, come da accordi con la Commissione Ue.
Equita Sim ha fatto di recente il punto della situazione su Mps dopo la pulizia di bilancio dell'istituto di credito in vista di possibili aggregazioni con altre banche di medie dimensioni. Gli analisti avevano alzato il target price da 1,3 a 1,6 euro per azione (rating Hold) in segito all'operazione di derisking nei confronti di Amco (a fine operazione il Mef scenderebbe dall’attuale 68,24% al 63,87% della banca), altro gruppo in mano allo Stato, in questo caso non quotato.
L'operazione complessa di deconsolidamento prevede la scissione di un portafoglio di 8,1 miliardi di euro con la contribuzione di circa 1,1 miliardi di patrimonio da parte di Mps. In questo modo l'Npe ratio passa dal 13% al 4,3%, il "secondo livello più basso sul mercato in Italia e non lontano dalla media europea del 3,3%". In forte miglioramento anche il Texas ratio che cala dal 79% al 24%, contro una media delle banche italiane quotate esclusa Siena del 46%. Questo indicatore rapporta i crediti a rischio al patrimonio tangibile della banca (ossia al capitale netto diminuito delle immobilizzazioni immateriali) per verificare se quest’ultimo supera il primo e se quindi la banca saprebbe far fronte all’eventuale perdita di questi crediti. Per tale motivo il Texas ratio dovrebbe sempre essere inferiore all’unità (quindi con un patrimonio tangibile che supera i crediti a rischio).
In secondo luogo, la riduzione dello stock di esposizioni non performanti (Npe) ha effetti diretti anche sulla redditività, perché scende il contributo di questa asset class sui ricavi, attorno al 7% in base ai calcoli di Equita, ma anche l'aggravio in termini di rettifiche su crediti. Nel pacchetto della cessione ad Amco figura anche la contribuzione di patrimonio della banca per 1,1 miliardi relativa al portafoglio ceduto. Questo comporta una riduzione dell'indicatore complessivo di solidità, il Cet1 Fully Phased, di circa 160 punti base al 10,3% (Phased-in al 12%). Il deconsolidamento degli Npe, scrive Equita, "da un lato agevola una business combination, visto che in caso di m&a con una controparte domestica Mps può abbassare l'Npe ratio della controparte".
Tuttavia, precisa poi la Sim, "crediamo che lo scenario aggregativo sia ancora molto teorico" perché con un Cet 1 pre-Covid19 al 10,3%, la banca aggregatrice vedrebbe diluire il proprio indice patrimoniale, per esempio Banco Bpm o Ubi avrebbero bisogno "di almeno 1 miliardo pre-oneri di ristrutturazione per ripristinare il capitale pre-deal". Inoltre, anche se la copertura dei rischi legali totali è fra le più alte del sistema bancario italiano, al 10%, "l'entità assoluta dei rischi per 4,8 miliardi di euro può scoraggiare un teorico acquirente".
Il lavoro, quindi, al quale è stata chiamata Mediobanca non è facile, dovrà trovare una possibile uscita dello Stato da Mps in tempi brevi, possibilimente con un'operazione di M&A che non comporti aumenti di capitale, poco graditi dal mercato. In tal senso uno spezzatino degli asset avrebbe forse più senso. Di questa delicata operazione, l'uscita dello Stato, si sta occupando Francesco Canzonieri, head of Cib di Piazzetta Cuccia, bracco destro dell'ad Alberto Nagel. E' il banker che ha chiuso il blitz dell'Opas Intesa Sanpaolo su Ubi. (riproduzione riservata)

MilanoFinanza
 

sandrino

Forumer storico
Purtroppo questa storia finirà molto male.

Puoi ripulire il bilancio fin che vuoi ma nessuno si accorpa con un morto che cammina. Un morto che costa 4 miliardi e passa di contenziosi.

Questa banca non ha più senso ed andremo incontro probabilmente ad una chiusura ordinata.

dei sub nulla so e non mi interessa ma la vicenda Mps ad oggi finisce male e manco poco.
 

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