Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (2 lettori)

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Banche venete, decreto salvataggio in Cdm
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ECONOMIA
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Pubblicato il: 25/06/2017 07:38

Sarà convocato con molta probabilità questa mattina il Cdm per approvare il decreto sul salvataggio delle banche venete. Lo si apprende da fonti di governo. Le stesse fonti sottolineano che si tratta solo di definire il lavoro di limatura del testo del provvedimento e che l'impegno per l'approvazione del decreto entro il fine settimana verrà rispettato.

E' piuttosto stretto il percorso a slalom tra comunicazioni, direttive e norme europee che Governo e tecnici del Tesoro possono utilizzare per portare avanti l'operazione sulle banche venete senza incorrere in una violazione della normativa comunitaria sugli aiuti di Stato. L'Esecutivo, in queste ore, sta infatti mettendo a punto un decreto in cui sarà stabilita la liquidazione coatta amministrativa di Bpvi e Veneto banca, secondo la normativa nazionale, ma attraverso il ricorso a risorse pubbliche, che serviranno a finanziare una 'bad bank', dove confluiranno crediti deteriorati, e consentiranno a Intesa SanPaolo di comprare la parte 'buona' degli istituti.

Un'operazione senza precedenti, che si distingue dal salvataggio delle quattro banche ponte Etruria, Marche, Carife e CariChieti - pagato dal fondo di risoluzione - e da quella del Santander su Banco Popular - pagato da un istituto privato - in quanto carica lo Stato di tutti i maggiori rischi.

Con l'entrata in vigore della Direttiva sul Bail in, dal 2016, in caso di crisi bancaria la condivisione degli oneri da parte di chi ha investito nella banca è diventata fondamentale. Se verranno confermate le indiscrezioni, nel caso delle due venete, questa condizione potrebbe essere garantita con l'azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, salvando obbligazionisti senior e depositanti oltre i 100mila euro.
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Resta il nodo esuberi. “Seicento sportelli devono essere chiusi”

"La richiesta di Messina è che oltre ai rapporti vengano trasferite anche le relative coperture di capitale (Rwa, risk weighted asset). Si tratta di poco meno di due miliardi che dovranno ricadere anche queste tra gli oneri per lo Stato. Ma su questo punto è ferma anche l’opposizione di Bruxelles, pronta a far scattare la contestazione di aiuti di Stato."

<come previsto>
 

no perpetual no party

Forumer storico
Marzo 2017 Bce: banche venete solvibili
Giugno 2017 Bce: banche venete fallite

Adoro l'Europa dei popoli. Tutti tedeschi.


Angy2007, arrivo
La Cambogia mi da maggiori garanzie istituzionali
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Voglio farvi riflettere sul pastrocchio che si è creato e rispondere ad Andre ed altri che hanno, evidentemente, le idee un pizzico confuse (compreso il Prof Erzegovesi, simpaticissimo e che apprezzo sinceramente, ma incapace per ora di cogliere lo scenario reale).

Atlante è un fondo alternativo di investimento formalmente privato, nato sotto impulso del governo italiano per intervenire nelle crisi bancarie(copia prima riga wiki).

Questo fondo ha come scopo precipuo ridurre lo spread tra domanda e offerta che insiste sul mercato dei NPLs.

Questo fondo dovrebbe concludere a ore l'acquisto di NPLs Monte dei Paschi ad un prezzo di 20 centesimi per euro. Li compra al 20% del valore iniziale.

20centesimi per euro è, a mio avviso, un ottimo prezzo. Sempe a mio avviso, come più volte detto, valgono poco più della metà...ma Atlante deve essere "istituzionalmente" generoso.

Atlante ha finito i soldi, 3.5 mld bruciati anche da questa sconsiderata decisione di porre in liquidazione coatta le due banche venete.


I NPLs delle banche venete, pur non essondene certo (aspettiamo di vedere la due diligence di eventuali(mah!) acquirenti), saranno una fonte di perdite enorme (sospetto che la maggior parte dei prestiti abbia garanzie sottostanti come dire..deboluccie...)

I Senior, per essere salvati, necessiteranno di una modifica del TUB via decreto( immagino...) altrimenti dovrebbero attendere, ordinatamente, che la liquidazione dia i primi frutti per ripagarli (e non è detto integralmente)

I junior e gli azionisti (esclusi i ristorati per anomalie pregresse) saranno gli ultimi di questa coda di creditori (saltiamo quei pochi in mezzo)

Intesa è un chiaro esempio di "win win scenario": o la bloccano e si leva una rogna o non la bloccano e fa l'affare.

Chi ci rimette in ogni caso ipotizzabile sono i contribuenti italiani, molti dei quali non sanno addirittura dell'esistenza di queste banche venete, impegnati a sopravvivere giorno dopo giorno.

Chi ci guadagna (oltre Intesa..se passa..) sono i politici, pronti a cavalcare per una sedia l'ennesimo dramma sociale. A questi va il mio assoluto disprezzo.

Saluti,

(cercate anche di comprendere coloro che evitano discussioni con il sottoscritto. Verrebbero centrifugati in un modo cosi' brutale da compromettere irrimediabilmente quel cuscinetto reputazionale che si fa sempre più scarno di giorno in giorno. E' una decisione saggia la loro, non vi è alcun dubbio)
 
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epico696

Nuovo forumer
Al di là dei commenti che ho letto sul forum ..credo che sia ormai tutto deciso..schema simile alle vecchie Banchette salvate (a modo loro) nella vecchia tornata...quindi azzeramento azionisti e sub totale...salve le senior. ..e forse ..dico forse...salveranno qualche vecchina che ha comperato le sub allo sportello.....comunque almeno personalmente le sub bancarie non le tocchero' più neanche con la canna da pesca.
ad maiora
 

Volpe1975

Nuovo forumer
FRANCESCO MANACORDA
ROMA.
Berlino non ci sta: la Germania non vuole troppi aiuti di Stato alle banche da parte dell’Italia. Alle opposizioni che protestano contro il governo per l’intervento pubblico su Popolare di Vicenza e Veneto Banca si aggiunge dunque anche la pressione internazionale.
La trattativa in extremis tra il Tesoro e Intesa Sanpaolo, che rileverà le parti migliori delle due Popolari al prezzo simbolico di un euro è così incentrata in queste ore su quelli che per Roma sono due obiettivi vitali e collegati tra di loro: il primo è ottenere un accordo che oggi permetta al Consiglio dei ministri di varare un decreto a prova di esame della Commissione europea, anzi già con il sigillo di approvazione di Bruxelles; il secondo è abbassare al massimo l’esborso di fondi pubblici per l’operazione trattando con Intesa il sostegno agli esuberi previsti e i «pezzi» delle due banche venete che rileverà. Anche per questo al Tesoro si aspettano che a cifre ferme l’intervento pubblico sarà molto inferiore ai 10-12 miliardi di cui si è parlato in questi giorni.
Interpellate da
Repubblica
sul caso, fonti del governo tedesco spiegano comunque che «di fronte all’insolvenza di una banca, l’utilizzo di fondi pubblici deve essere evitato il più possibile. Questo perché l’obiettivo principale della nuova regolamentazione bancaria è la protezione del contribuente ». Nessun commento, come da galateo istituzionale, sulle singole banche, ma parole che pronunciate in questo momento non si prestano a equivoci. Dalle stesse fonti arriva poi una richiesta, anch’essa significativa: «Adesso la Commissione europea avrà la responsabilità di sorvegliare che questo intervento pubblico sia limitato al massimo, per evitare che le regole europee siano aggirate attraverso un ricorso a regole nazionali».
Il effetti il «salvataggio» delle due Popolari venete, con allegato pedaggio per i contribuenti appare a molti – tra Bruxelles, Francoforte, dove ha sede la Bce, e alcune capitali europee – uno slalom del Tesoro italiano tra le nuove regole dell’Unione bancaria entrate in vigore nel 2016 che avrebbero dovuto evitare una volta per tutte proprio il ricorso agli aiuti pubblici e – in ultima analisi – l’intervento della politica su vicende bancarie.
Così non è stato, perché l’Italia ha appunto utilizzato una Comunicazione della Commissione Ue, effettuata nel 2013, che permette di applicare le regole nazionali per la liquidazione di una banca: in questo modo salva gli obbligazionisti delle Popolari usando la fiscalità generale.
Il Tesoro sostiene che quello slalom se lo sarebbe evitato volentieri: avrebbe preferito una “ricapitalizzazione precauzionale” da 6,4 miliardi già decisa per le due venete, come era stato fatto per Mps, a cui si è però opposto l’Antitrust europeo, chiedendo anche l’intervento dei privati e facendo saltare il banco. Anche nel caso della “ricapitalizzazione precauzionale” si sarebbero usati fondi pubblici, ma almeno lo Stato sarebbe diventato azionista unico - o quasi - delle due banche nella loro interezza e non solo della parte peggiore e nessuno si sarebbe preso la parte migliore a un prezzo simbolico.
Resta il fatto che mentre l’Europa si è attrezzata per far sì che non fossero più i contribuenti a pagare i conti delle crisi bancarie, l’Italia ha deciso che ancora una volta quelle perdite vanno invece socializzate. Perché? Un indizio, più di un indizio, sta nelle statistiche della Banca Centrale Europea; anzi in un’istantanea scattata dalla Bce poco più di un anno fa. Nella Financial Stability Review pubblicata dalla Banca centrale nel novembre scorso si vede che nel primo trimestre del 2016 le famiglie europee hanno in mano circa 280 miliardi di titoli di debito emessi dalle banche della zona euro che in caso di bail-in, rischiano di essere toccate o addirittura azzerate. Si tratta infatti delle celebri obbligazioni subordinate e di quelle “unsecured”, cioè prive di particolari garanzie in caso di fallimento.
Ma il dato significativo è che di quella cifra più della metà, oltre 150 miliardi di euro, è in mano alle famiglie italiane. Quelle tedesche, con un settore bancario ben più forte, ne hanno meno di 50 miliardi, quelle francesi arrivano malapena a 30 miliardi. In quei Paesi le scelte politiche hanno bloccato o ostacolato il rapporto tra i risparmiatori e i bond bancari più rischiosi. Da noi no, anche in quei 150 miliardi ci sono obbligazioni sicurissime di istituti assai solidi. Con questi numeri in mente diventa più facile capire che un salasso di alcuni miliardi distribuito su chi paga le tasse possa avere un prezzo alto in termini di credibilità e consenso politico, ma che un eventuale rischio bail-in possa – almeno potenzialmente – coinvolgere una platea molto più ampia di investitori che sono anche elettori.
Quali saranno i risultati della mossa italiana e dell’irritazione tedesca lo si vedrà solo con il tempo. Certo è che il progetto di assicurazione europea per i depositi la garanzia che le banche di tutti i Paesi dell’euro pagherebbero per salvare i conti correnti fino a 100 mila euro in caso di crisi in una di loro - molto spinto dalla Bce, appoggiato da Italia e Francia e osteggiato invece dalla Germania, da oggi farà un passo indietro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Le famiglie italiane sono le più esposte in Europa Hanno oltre 150 miliardi di titoli a rischio bail-in Le nuove norme Ue puntano a impedire che i contribuenti paghino per i fallimenti bancari
GERMANIA
Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. Berlino è fredda sull’ipotesi di passi avanti dell’Unione bancaria
 
Una corsa contro il tempo
per permettere, lunedì mattina,
che gli sportelli riapriranno
sotto la guida di Banca Intesa
,
data la prevista immediata
cessione degli attivi e
dei passivi di buona qualità
dei due istituti senza alcun
passaggio per una bancaponte.

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Cattura1.JPG
 

Leberna

Forumer storico
Una corsa contro il tempo
per permettere, lunedì mattina,
che gli sportelli riapriranno
sotto la guida di Banca Intesa
,
data la prevista immediata
cessione degli attivi e
dei passivi di buona qualità
dei due istituti senza alcun
passaggio per una bancaponte.

Vedi l'allegato 436808

Vedi l'allegato 436809
Vedo che nessuno si spreca a dire se i sub saranno trattabili lunedi.. se gli attivi (compresi i senior) riapriranno sotto la guida di Banca Intesa, e i passivi saranno già in bad bank, penso proprio che non saranno negoziabili. Qualcuno sa come vengono trattate le sub MPS che saranno ristorate al 75%? il 25% mancante viene considerato al fine del recupero delle minusvalenze?
Grazie
LEB
 

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