Banche venete, il Tesoro: "Ogni garanzia su liquidità. Soluzione in fretta"
Pop Vicenza e Veneto Banca sull'orlo del bail-in. Il muro di Bruxelles: serve un altro miliardo dai privati prima di far scattare l'intervento risolutivo dello Stato
25 maggio 2017
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Il ministro Padoan (agf)
MILANO - Il Tesoro prova a rassicurare su Pop Vicenza e Veneto Banca, in attesa di sbrigliare la matassa con le autorità europee per riuscire a mettere in piedi un salvataggio che non faccia scattare le procedure del bail in. Stamane il ministro Pier Carlo Padoan ha incontrato a Roma i vertici dei due istituti e al termine dell'incontro il Mef ha cercato di tranquillizzare tutti.
In una nota ufficiale, infatti, ha ricordato che "sotto il profilo della liquidità, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca dispongono di tutte le garanzie pubbliche necessarie", in riferimento agli strumenti messi in campo con il decreto salva-risparmio che ha stanziato 20 miliardi per il salvataggio degli istituti attraverso aumenti di capitale ad hoc e altre forme di sostegno alla liquidità. "Il Governo è impegnato perché la soluzione sia definita in tempi rapidi", chiosa via XX Settembre nella sua nota.
In precedenza, infatti, faceva riferimento alla riunione che si è svolta ieri a Bruxelles e dalla quale è emersa una fumata nera sul salvataggio delle Venete: "Si è trattato di uno dei numerosi passaggi previsti dalla consueta interlocuzione tecnica contemplata per questi casi. Il dialogo con le autorità europee prosegue, con il comune obiettivo di concordare la soluzione che garantisca la stabilità delle due banche venete e salvaguardi integralmente i risparmiatori, nel pieno rispetto delle regole europee".
Dal vertice di ieri non è certo filtrato ottimismo, con i due ad Cristiano Carrus e Fabrizio Viola che hanno dribblato i cronisti evitando commenti. La trattativa verte su più fronti, dallo schema di fusione dei due istituti agli esuberi, dai modi con cui raggiungere i 6,4 miliardi di ricapitalizzazione chiesti dalla Bce a quelli per smaltire i 9,6 miliardi di sofferenze lorde. Al momento, però, l'ostacolo più grosso è rappresentato dal contributo di circa un miliardo di euro che l'Unione europea vorrebbe veder arrivare dai privati, per alleggerire l'intervento pubblico. Sul punto in Europa hanno tirato un muro: senza quel contributo non si può far muovere lo Stato senza ricadere nelle fattispecie degli aiuti indebiti. "Francamente - ha detto il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina - io partirei dal presupposto che i privati hanno già perso o stanno perdendo soldi. A questo punto garantite la possibilità di mettere in sicurezza queste banche attraverso l'intervento pubblico", con il decreto Salvabanche di dicembre.
E' invece in dirittura d'arrivo il confronto europeo di Montepaschi. A Siena si attende il cda che faccia il punto della situazione, con gli ultimi tasselli (esuberi) da sistemare. L'Ue non ha messo sul tavolo una cifra, ma ha chiesto un deciso taglio ai costi. Mps, però, non ha troppi fronti su cui agire, se non quello del personale. Così, il punto di caduta si tradurrebbe in circa 10 mila esuberi. Una cifra che Siena ritiene spropositata.