Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (3 lettori)

stefanofabb

GAIN/Welcome
Colgo e sottoscrivo in pieno l'intervento dell'amico Sandrino

Espongo la mia idea: adesso le quotazioni dei subordinati sono infime e molto ma molto probabilmente per i detentori di sub (soprattutto i Lower Tier II) non ci sarà nulla.

Le armi più efficaci, do completamente ragione a Sandrino, in questo momento sono le azioni legali nei confronti di Consob e Banca d'Italia, sperando di trovare un ottimo avvocato ed almeno un ancor più ottimo giudice. E poi sperare che lo Stato corra in soccorso del presidente protempore della Consob (peraltro ottimo cultore di diritto ecclesiastico: non scherzo!) e del governatore protempore di Banca d'Italia, il tutto offrendo una transazione modello azionisti veneti (quindi il 20 per cento dell'investimento, altrimenti poi ci sono problemi coi veneti azionisti) non avendo i due le spalle sufficientemente larghe per sopportare il peso dei ristori.

Una scorciatoia potrebbero essere le manifestazioni modello "radiose giornate di maggio" del 1915 quando alcun cogxxxnazzi riuscirono a trascinare, contro la volontà del Paese, l'Italia nel primo tragico conflitto armato. In questo caso si spera che vociando i defraudati obbligazionisti riescano più modestamente ad ottenere un ristoro (in fondo siamo sotto elezioni e con circa 100 milioni si toglie di mezzo una protesta).

Però faccio una scommessa: vale a dire gioco su quella possibilità su mille che ci sia qualcosa dalla liquidazione tra dieci quindici anni (se nel frattempo non sono evaporati in parcelle, stipendi ed emolumenti delle società di recupero dei crediti). E quindi comincio a pensare di acquistare le sub a 0,3/0,6. Vale a dire a poco più del prezzo della carta straccia. Se va bene la scommessa (e se scampo fino al 2030-2035) festeggerò alla stragrande. altrimenti festeggeranno (non oso pensare come) i miei eredi. Se mi va male ho perso si e no mille euro e questo non mi cambia la vita.

Il punto debole del mio piano è che non si trovano in giro questi titoli (anche se mi pare di capire ci siano eserciti di investitori che cercano di sbarazzarsene per generare una minus da compensare)

Ovviamente invito tutte le gentili forumisti e gli stimati forumisti a non seguirmi in questa avventura che desidero condurre in solitaria, il tutto per non avere rimorsi di aver cagionato perdite ad altri....
Contro le "istituzioni che ci rappresentano" del tutto al di fuori di un conflitto di interessi,(non si devono accaparrare il cliente) non intenterei nemmeno uno spillo.Diversamente ,se fatta bene la causa VS la banca,indipendentemente se acquistati (bond)in filiale o online.Con buon Avv.Professore di diritto bancario si "potrebbe" arrivare ad una transazione amichevole,con offerta dell'istituto,ma anche qui hanno imparato bene la conduzione del gioco,(andare in appello sarebbe rischioso per il cliente ed oneroso senza avere una sicurezza al 100% e rifondere spese doppie alla controparte se perdenti) ed ora NON farei nemmeno più quella come nel 2008 nei confronti di primario istituto italiano,la soddisfazione più grossa in 25 anni che opero in borsa.Lehman mi ha insegnato molto (recuperato tutto dopo soli 26 mesi) ed per quello che i bond bancari o corporate di qualsiasi tipo, non faranno mai più parte del mio portafoglio !Buona sera
 
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Fabrib

Forumer storico
Venete, la commissione parte dai soci «Bankitalia? Colpe evidenti, ma è tardi»
E gli avvocati al Cuoa smontano la liquidazione: «I creditori difficilmente vedranno soldi»
  • Corriere di Verona
  • 21 Oct 2017
getimage.aspx



La polemica su Banca d’Italia? «Le colpe mi paiono evidenti. Ma ormai il danno è fatto». Non usa mezzi termini Francesco Zen, professore di intermediari finanziari all’Università di Padova. Il tema del giorno resta Banca d’Italia, anche a margine del convegno sulla gestione delle crisi bancarie delle ex popolari venete, organizzato ieri pomeriggio al Cuoa di Altavilla Vicentina dagli avvocati di Fallimenti e società, l’osservatorio triveneto di diritto fallimentare con base a Vicenza.

In ballo c’è l’attacco al governatore Vincenzo Visco portato dal Pd di Matteo Renzi con la mozione alla Camera presentata martedì, che il governo ha tentato di disinnescare limando ed edulcorando. In prima fila, tra i «pompieri», riferiscono le cronache, anche il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che si trincera dietro il no comment. Intanto la commissione parlamentare d’inchiesta inizierà l’attività proprio dalle venete. Sulle azioni comprate con i finanziamenti, come tema, ma anche con le audizioni. Martedì verranno sentite le associazioni dei soci di Bpvi e Veneto Banca. Prima dell’attesa audizione, giovedì, del capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo.

Questioni che rimbalzano anche ad Altavilla, prima del convegno. «Bankitalia è ormai più una questione di principio: il danno è fatto e la vigilanza è passata a Bce - sostiene Zen -. Mi pare evidente ci siano state colpe. Di gestire con metodi vecchi un mondo che stava cambiando. Finché la cosa è esplosa in mano. Quel sistema di gestione è sempre stato così. Ma va bene in regime d’autarchia, non regge in un sistema europeo aperto».

Poi ai raggi X degli avvocati passa il decreto di liquidazione di fine giugno, che a quattro mesi di distanza non smette di riservare sorprese nelle contraddizioni e nello slalom tra le norme, di fronte ad una soluzione combinata per salvare il salvabile dopo sei mesi di agonia a discutere tra Tesoro, Ue e Bce sul possibile salvataggio di Bpvi e Veneto Banca.

«Lascia sconcertati vederle dichiarate significative e sottoposte alla vigilanza Bce, ma non abbastanza per un salvataggio sistemico e permettere quindi la liquidazione con le norme nazionali, per poi ritrovare l’aspetto sistemico nella concessione Ai raggi X

Il convegno dedicato al caso delle venete ieri pomeriggio al Cuoa di aiuti di Stato alla liquidazione di fronte ai rischi di turbolenze nelle regioni in cui operano», ha detto l’avvocato Matteo De Poli, che insegna diritto bancario all’università di Padova. In gioco, per De Poli, di fronte ad una soluzione ritagliata su misura, c’è altro: «Soluzioni diverse avrebbero toccato i possessori di bond senior, con pesanti conseguenze sociali. Ma questo chiama in causa l’adeguatezza dei controlli di Consob. Sono evidenti le responsabilità sui prodotti venduti alla clientela retail che sarebbero stati toccati dal bail-in, situazione che è alla base della concessione degli aiuti di Stato». E ancora: «È inaccettabile il tempo trascorso per decidere sulla ricapitalizzazione precauzionale. Ha provocato una tale agonia per le banche venete, che la compensazione non poteva che essere la flessibilità sugli aiuti di Stato».

La musica non cambia se si passa alla liquidazione, che Bruno Inzitari, docente di diritto privato a Milano, ha definito «una liquidazione coatta amministrativa di diritto speciale, che relega i commissari al ruolo di commissari ad acta». Con un macigno per quei soci che, visto lo stop alle cause, sperano di recuperare qualcosa insinuandosi tra i creditori della liquidazione: «Il credito dello Stato verso la liquidazione è così ingente, che difficilmente si potranno soddisfare».

E poi ci sono tutti i punti legati al dare-avere tra lo Stato e Intesa nel trasferimento delle attività delle venete. «Le partecipate, da Apulia a Banca Nuova, saranno istituti bellissimi: non sono nella liquidazione ma i deteriorati vengono estratti e dati comunque alla liquidazione - ha sostenuto Zen -. E i 3,5 miliardi di patrimonio, a fronte di una massa di crediti ancora da determinare, sono però già stati trasferiti il 26 giugno. Liquidità pura e semplice che se reinvestita senza rischi rende 70 milioni l’anno». Linea contestata da Giovanni Costa, nel board di Intesa: «I fondi sono serviti a rendere neutri gli impatti sul patrimonio di Intesa». «Ma non possiamo dimenticare che quei 3,5 miliardi danno una rendita», ha replicato Zen, quasi a suggerire possibili fonti di ristoro per gli ex soci.

Una nota di ottimismo Zen l’ha riservata invece sulla Sga. La mancanza di patrimonio di vigilanza «le impedirà di far credito»; ma il docente vede la possibilità di recuperi favorevoli per le imprese del territorio, così com’è stato per il Banco di Napoli, in tandem con le banche che concederanno nuova finanza: «La Sga ha come azionista il Tesoro e storicamente teneva la linea di non creare contraccolpi al Sud. Non si capisce perché qui dovrebbe esser diverso. Possiamo sperare che la Sga in salsa veneta non sia diversa da quella napoletana».

De Poli Chiare le responsabilità Consob sui bond

L’agonia delle popolari compensata dagli aiuti di Stato Zen

La Sga in salsa veneta non diversa da quella napoletana

I 3,5 miliardi già dati rendono a Intesa 70 milioni
 

dulcamara

Forumer attivo
Venete, la commissione parte dai soci «Bankitalia? Colpe evidenti, ma è tardi»
E gli avvocati al Cuoa smontano la liquidazione: «I creditori difficilmente vedranno soldi»
  • Corriere di Verona
  • 21 Oct 2017
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La polemica su Banca d’Italia? «Le colpe mi paiono evidenti. Ma ormai il danno è fatto». Non usa mezzi termini Francesco Zen, professore di intermediari finanziari all’Università di Padova. Il tema del giorno resta Banca d’Italia, anche a margine del convegno sulla gestione delle crisi bancarie delle ex popolari venete, organizzato ieri pomeriggio al Cuoa di Altavilla Vicentina dagli avvocati di Fallimenti e società, l’osservatorio triveneto di diritto fallimentare con base a Vicenza.

In ballo c’è l’attacco al governatore Vincenzo Visco portato dal Pd di Matteo Renzi con la mozione alla Camera presentata martedì, che il governo ha tentato di disinnescare limando ed edulcorando. In prima fila, tra i «pompieri», riferiscono le cronache, anche il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che si trincera dietro il no comment. Intanto la commissione parlamentare d’inchiesta inizierà l’attività proprio dalle venete. Sulle azioni comprate con i finanziamenti, come tema, ma anche con le audizioni. Martedì verranno sentite le associazioni dei soci di Bpvi e Veneto Banca. Prima dell’attesa audizione, giovedì, del capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo.

Questioni che rimbalzano anche ad Altavilla, prima del convegno. «Bankitalia è ormai più una questione di principio: il danno è fatto e la vigilanza è passata a Bce - sostiene Zen -. Mi pare evidente ci siano state colpe. Di gestire con metodi vecchi un mondo che stava cambiando. Finché la cosa è esplosa in mano. Quel sistema di gestione è sempre stato così. Ma va bene in regime d’autarchia, non regge in un sistema europeo aperto».

Poi ai raggi X degli avvocati passa il decreto di liquidazione di fine giugno, che a quattro mesi di distanza non smette di riservare sorprese nelle contraddizioni e nello slalom tra le norme, di fronte ad una soluzione combinata per salvare il salvabile dopo sei mesi di agonia a discutere tra Tesoro, Ue e Bce sul possibile salvataggio di Bpvi e Veneto Banca.

«Lascia sconcertati vederle dichiarate significative e sottoposte alla vigilanza Bce, ma non abbastanza per un salvataggio sistemico e permettere quindi la liquidazione con le norme nazionali, per poi ritrovare l’aspetto sistemico nella concessione Ai raggi X

Il convegno dedicato al caso delle venete ieri pomeriggio al Cuoa di aiuti di Stato alla liquidazione di fronte ai rischi di turbolenze nelle regioni in cui operano», ha detto l’avvocato Matteo De Poli, che insegna diritto bancario all’università di Padova. In gioco, per De Poli, di fronte ad una soluzione ritagliata su misura, c’è altro: «Soluzioni diverse avrebbero toccato i possessori di bond senior, con pesanti conseguenze sociali. Ma questo chiama in causa l’adeguatezza dei controlli di Consob. Sono evidenti le responsabilità sui prodotti venduti alla clientela retail che sarebbero stati toccati dal bail-in, situazione che è alla base della concessione degli aiuti di Stato». E ancora: «È inaccettabile il tempo trascorso per decidere sulla ricapitalizzazione precauzionale. Ha provocato una tale agonia per le banche venete, che la compensazione non poteva che essere la flessibilità sugli aiuti di Stato».

La musica non cambia se si passa alla liquidazione, che Bruno Inzitari, docente di diritto privato a Milano, ha definito «una liquidazione coatta amministrativa di diritto speciale, che relega i commissari al ruolo di commissari ad acta». Con un macigno per quei soci che, visto lo stop alle cause, sperano di recuperare qualcosa insinuandosi tra i creditori della liquidazione: «Il credito dello Stato verso la liquidazione è così ingente, che difficilmente si potranno soddisfare».

E poi ci sono tutti i punti legati al dare-avere tra lo Stato e Intesa nel trasferimento delle attività delle venete. «Le partecipate, da Apulia a Banca Nuova, saranno istituti bellissimi: non sono nella liquidazione ma i deteriorati vengono estratti e dati comunque alla liquidazione - ha sostenuto Zen -. E i 3,5 miliardi di patrimonio, a fronte di una massa di crediti ancora da determinare, sono però già stati trasferiti il 26 giugno. Liquidità pura e semplice che se reinvestita senza rischi rende 70 milioni l’anno». Linea contestata da Giovanni Costa, nel board di Intesa: «I fondi sono serviti a rendere neutri gli impatti sul patrimonio di Intesa». «Ma non possiamo dimenticare che quei 3,5 miliardi danno una rendita», ha replicato Zen, quasi a suggerire possibili fonti di ristoro per gli ex soci.

Una nota di ottimismo Zen l’ha riservata invece sulla Sga. La mancanza di patrimonio di vigilanza «le impedirà di far credito»; ma il docente vede la possibilità di recuperi favorevoli per le imprese del territorio, così com’è stato per il Banco di Napoli, in tandem con le banche che concederanno nuova finanza: «La Sga ha come azionista il Tesoro e storicamente teneva la linea di non creare contraccolpi al Sud. Non si capisce perché qui dovrebbe esser diverso. Possiamo sperare che la Sga in salsa veneta non sia diversa da quella napoletana».

De Poli Chiare le responsabilità Consob sui bond

L’agonia delle popolari compensata dagli aiuti di Stato Zen

La Sga in salsa veneta non diversa da quella napoletana

I 3,5 miliardi già dati rendono a Intesa 70 milioni

Non ho difficoltà a credere quello che ha detto il professore Inzitari, uno dei massimi esperti di diritto bancario italiano. Il problema però è che non ho capito quanto è il credito dello Stato verso le procedure e quanto è il valore dell'attivo delle procedure. Anche perché si considerano le procedure come un tutt'uno ma nella sostanza sono soggetti giuridici diversi....

A tutti i portatori di bond offro questo filmato

 

dulcamara

Forumer attivo
Appena ricevuta da Fineco:


Gentile XXXXXX,

La informiamo che con decreto n. 185 del 25 giugno 2017,
il ministero dell'economia e delle finanze (MEF) ha
disposto, su proposta della Banca d'Italia, la
sottoposizione di Banca Popolare di Vicenza S.p.a. a
liquidazione coatta amministrativa, ai sensi dell'articolo
80, comma 1, del testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia e dell'art. 2 comma 1, lettera a),
del decreto legge n. 99 del 25 giugno 2017 (come
convertito con modificazioni nella legge n. 121/2017).
Nell'ambito della cessione di rapporti giuridici e
partecipazioni di Banca Popolare di Vicenza in L.C.A. a
Banca Intesa Sanpaolo, intervenuta in data 26 giugno 2017
in forza del predetto decreto-legge, le obbligazioni
subordinate a suo tempo emesse da Banca Popolare di
Vicenza S.p.a. non sono state trasferite e sono rimaste in
capo alla procedura di liquidazione. Pertanto, i
commissari liquidatori comunicano che, per gli effetti
dell'art. 83 TUB, a far data dal 25 giugno 2017, sono
sospesi tutti i pagamenti relativi ai seguenti titoli
subordinati a suo tempo emessi da Banca Popolare di
Vicenza S.p.a.:

IT0004781073

Eventuali pagamenti verranno corrisposti secondo le
modalita' e le tempistiche proprie della procedura di
liquidazione coatta amministrativa. A tal fine i
summenzionati titoli rimarranno in vita con i rispettivi
codici identificativi sui dossier dei corrispondenti
detentori fino al termine della procedura di liquidazione.


Customer Care
FinecoBank
 

idomeneo1966

Forumer attivo
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il ministero dell'economia e delle finanze (MEF) ha
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sottoposizione di Banca Popolare di Vicenza S.p.a. a
liquidazione coatta amministrativa, ai sensi dell'articolo
80, comma 1, del testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia e dell'art. 2 comma 1, lettera a),
del decreto legge n. 99 del 25 giugno 2017 (come
convertito con modificazioni nella legge n. 121/2017).
Nell'ambito della cessione di rapporti giuridici e
partecipazioni di Banca Popolare di Vicenza in L.C.A. a
Banca Intesa Sanpaolo, intervenuta in data 26 giugno 2017
in forza del predetto decreto-legge, le obbligazioni
subordinate a suo tempo emesse da Banca Popolare di
Vicenza S.p.a. non sono state trasferite e sono rimaste in
capo alla procedura di liquidazione. Pertanto, i
commissari liquidatori comunicano che, per gli effetti
dell'art. 83 TUB, a far data dal 25 giugno 2017, sono
sospesi tutti i pagamenti relativi ai seguenti titoli
subordinati a suo tempo emessi da Banca Popolare di
Vicenza S.p.a.:

IT0004781073

Eventuali pagamenti verranno corrisposti secondo le
modalita' e le tempistiche proprie della procedura di
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summenzionati titoli rimarranno in vita con i rispettivi
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Alla fine della procedura di liquidazione avremo aleno le minus?
 

dulcamara

Forumer attivo
Certo che i liquidatori veneto banca hanno fatto un colpo da maestri a vendere Bim per 20 milioni....avanti così e dobbiamo ancora metterci dei soldi nella liquidazione
 

Fabrib

Forumer storico
Le mail: così le Venete aggiravano i controlli Il caso dei tre ispettori assunti a Vicenza
ROMA Un sistema ben congegnato per aggirare i controlli e soprattutto eludere le indicazioni della Vigilanza. Le mail, i solleciti e i dossier trasmessi da palazzo Koch alla commissione parlamentare svelano in che modo i responsabili di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza hanno effettuato operazioni irregolari nonostante avessero ricevuto disposizioni diverse. E la conferma dell’esistenza di una “rete di protezione” che avrebbe tutelato i vertici di PopVicenza arriva dal procuratore titolare delle indagini che in audizione pubblica conferma: «Tre funzionari di Bankitalia sono andati a lavorare per l’istituto di credito».
La vendita dei titoli
Il 6 maggio 2016 Bankitalia invia una lettera al pubblico ministero di Roma che indaga su Veneto Banca. E ricostruisce quanto è stato fatto per verificare l’operato di chi doveva risanare la situazione patrimoniale. «Con nota del 30 settembre 2015 l’Organo di controllo ha trasmesso gli esiti degli approfondimenti condotti dalla Direzione Internal Audit su alcune operazioni di movimentazione di azioni di Veneto Banca da cui è emersa la sussistenza di elementi di irregolarità. Con successiva comunicazione del 13 ottobre 2015 il Collegio Sindacale ha fatto tenere gli ulteriori approfondimenti svolti dalla Funzione Compliance, relativi a tutti i trasferimenti effettuati nel 2015 aventi a oggetto titoli della banca. Tali verifiche, nel confermare la presenza di un’operatività anomala hanno evidenziato l’esigenza di attivare la procedura di segnalazione di operazione sospetta in relazione a 69 fattispecie realizzatesi nel corso dell’anno». Quanto riferito dimostra in maniera evidente che la strada tracciata da Bankitalia non era stata percorsa. Anzi. Nella stessa mail è proprio la Vigilanza a informare i magistrati che «il 16 dicembre 2015 Veneto Banca - invitata a trasmettere le proprie valutazioni circa le criticità segnalate - ha reso noto di aver avviato ulteriori approfondimenti sulla vicenda».
L’attacco di Visco
Già due anni prima, il 6 novembre 2013, il governatore Ignazio Visco aveva scritto ai vertici della Banca evidenziando «il progressivo scadimento della complessiva situazione tecnica, riconducibile sia alle rilevanti disfunzioni negli assetti di governo e nel sistema di controlli interni, sia nell’elevata esposizione ai rischi creditizi» e aveva evidenziato «l’eccessiva concentrazione di potere in capo all’amministratore delegato, a cui non ha fatto da contrappeso, anche in forza del solido rapporto con il presidente, il pletorico consiglio, connotato da una dialettica interna modesta, dall’inconsistenza del ruolo degli indipendente della diffusa situazione di conflitto di interessi». Un richiamo che evidentemente non ha sortito alcun effetto visto che con il trascorrere del tempo la situazione si è ulteriormente aggravata.
Le assunzioni “sospette”
Un disastro che accomuna l’istituto allora guidato da Vincenzo Consoli alla Popolare di Vicenza governata invece da Gianni Zonin. Di fronte alla commissione parlamentare il procuratore Antonino Cappelleri titolare delle indagini ha rivelato di «non avere più strumenti per sequestrare i beni di Zonin», e ha spiegato che «gli ex vertici avevano creato un ristretto gruppo di comando dal quale stavano fuori gli altri consiglieri e sindaci e hanno fuorviato e nascosto i documenti agli ispettori di Banca d’Italia». Poi ha confermato come «tre funzionari di Palazzo Koch - Gianandrea Falchi, Luigi Amore e Mario Sommella - e altri dipendenti pubblici sono andati a lavorare presso la Banca». Tra loro, secondo alcuni parlamentari, anche «l’ex capo della segreteria di Mario Draghi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
25 ottobre 2017 | 22:39
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angy2008

Forumer storico
Certo che i liquidatori veneto banca hanno fatto un colpo da maestri a vendere Bim per 20 milioni....avanti così e dobbiamo ancora metterci dei soldi nella liquidazione
han venduto le venete a 1 € sgravandole del debito sub perchè a loro parere continuerebbero a fare perdite, cosa che dubito se si ripuliscono dai manager ladroni.
Per BIM anche solo 20 mio son già un prezzo più congruo visto che produce perdite e vedo che l'han valorizzata anche di più: 24 mio per il 74,41% oltre a un premio se farà utili entro il 2021.
Avessero inserito un premio sugli utili futuri delle Venete da pagarsi ai subisti sarebbe stata meno infame la vendita a 1 € dove han pagato, almeno in parte, gli azionisti e tutelato persino i manager e funzionari che le han portate alla rovina.
 
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