NON PRIVARE QUALCUNO DELLA SPERANZA... POTREBBE ESSERE TUTTO QUELLO CHE HA (1 Viewer)

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Torniamo alla LIRA
A Roma quante migliaia di vigili ci sono ? E Carabinieri ?

Nathalie Naim, consigliere radicale del Primo Municipio di Roma, con un post su Facebook,
ha denunciato che nel "giardino storico di Colle Oppio di fronte al Colosseo, classificato come museo vivente,
dove dovrebbero giocare i bambini piccoli, uomini adulti si lavano in mutande
nelle fontane monumentali appena restaurate con centinaia di migliaia di euro pubblici".

Solo poche ore prima, sempre la Naim, aveva pubblicato la foto di un migrante che si trovava
"a mollo nella fontana dei Catecumeni del 1580 di Giacomo della Porta".
"Nella antica Piazzetta Madonna dei Monti interamente vincolata dal Decreto Galasso tutto è concesso,
abbandonata da ogni istituzione: l'unico valore perseguito e rispettato pare essere la vendita delle birre",
aveva concluso l'esponente radicale.
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Ma queste sono "risorse intoccabili". Povera italia. Poveri noi.
 

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"Siamo entrati all'interno dell'ex villaggio Olimpico di Torino - spiega -.
Qui c'è una palazzina che ospita ancora gli uffici del Coni e poco più avanti
c'è una palazzina occupata da 1440 profughi.
Noi ci avviciniamo, non so che relazione possano avere. Di questi 1440, solo 110 sono censiti ufficialmente".

Ma appena Elena Redaelli si avvicina agli immigrati, uno le viene incontro con la bicicletta e le dice che non può riprenderlo in pieno volto.
Così il cameraman abbassa la telecamera, ma intanto continua a registrare.
La giornalista prosegue con le domande e l'abusivo le ribadisce più volte che "tutti sono censiti, se andate in Comune ci sono tutti i dati".
"La casa ce l'ha data il comune - continua -. Siamo qui regolarmente".

Ma non appena finisce di pronunciare queste parole, un gruppo di immigrati si avvicina minacciosamente a lei e al cameraman.
Nel giro di qualche secondo i profughi iniziano ad urlare e si spingono contro il cameraman.
L'inviata e il cameraman iniziano a correre per sfuggire alla furia degli immigrati che riescono ad impossessarsi della telecamera:
"Aiuto, ci stanno aggredendo. Dobbiamo scappare". Solo l'intervento della polizia riporta la calma.
 

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Ma se questi - dopo 100 anni - non si sentono Italiani, ma diamogliela questa indipendenza...suvvia.

L'autonomia dell'Alto Adge
Alla cerimonia ci saranno infatti sia il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il presidente austriaco, Alexander Van der Bellen.
Come sempre in queste occasioni, alla presenza delle più alte cariche degli Stati vengono eseguiti gli inni nazionali dei rispettivi Paesi.
E questo non va giù agli Schützen. Che infatti hanno chiesto al governatore altoatesino, Arno Kompatscher, di eseguire l'inno alla gioia, musica dell'Europa, al posto dell'inno di Mameli.

Poiché la richiesta è stata rispedita al mittente, i "cappelli piumati" hanno deciso di non partecipre alla cerimonia.
"Se non vogliono l’inno che non vengano, ma che non si presentino più alle altre celebrazioni”, ha dichiarato il Presidente.
Pochi mesi fa, infatti, aveva scatenato numerose polemiche la decisione di accogliere il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Junker,
a cui aveva partecipato soltanto il governatore dell'Alto Adige e nessun'altra autorità pubblica italiana.

Chi sono gli Schützen
Gli Schützen, detti anche bersaglieri tirolesi, erano una milizia volontaria che si sciolse solo in seguito allo smembramento dell'Impero austro-ungarico.
 

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Il mercato si adegua alle paure e agli allarmi: ora, giustificati o meno, sta di fatto che i timori paventati realtivamente al consumo di olio di palma hanno fortemente inciso sl mercato che, nel sottolineare un ritorno d’amore per i prodotti a base di latte in aperta relazione con un netto calo delle importazioni dell’olio di palma, può in qualche modo sottendere a un nesso tra le due cose.

Olio di palma, calo di consumi e di importazioni
E allora, a detta degli analisti di mercato e dell’andamento delle imprese di settore, si è registrata un’impennata ai consumi di burro, in Italia, dopo il brusco calo delle importazioni dell’olio di palma, calate del 41% nei primi due mesi del 2017. Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes, sono infatti circa sei italiani su dieci quelli che evitano di acquistare prodotti alimentari che contengono olio di palma, a conferma della diffidenza che sta portando un numero crescente di imprese ad escluderlo dalle proprie ricette. Il punto è che sostituire l’olio di palma sta portando a una «carestia a livello internazionale di burro», è l’allarme lanciato dalla Coldiretti, che potrebbe mettere a rischio le forniture alle industrie dolciarie: le quotazioni del prodotto caseario, a maggio, sono quasi raddoppiate con un +90% rispetto al 2016 alla Borsa di Lodi, dove anche il latte spot ha superato i 41 centesimi al litro contro i 37 centesimi di appena tre mesi fa. Le importazioni di olio di palma ad uso alimentare in Italia hanno invertito la rotta dopo essere più che raddoppiate negli ultimi 20 anni raggiungendo nel 2016 circa 500 milioni di chili, riporta la Coldiretti.

Di contro, aumenta la domanda di burro e latte
Un andamento, dunque, che registra un aumento della domanda di burro e un proporzionale calo delle richieste di olio di palma, per questo, aggiunge Coldiretti, «il cambiamento ha coinvolto anche gli altri prodotti a base di latte e rende ancor più necessario per l’Italia valorizzare e sostenere il proprio patrimonio lattiero caseario dopo che negli ultimi dieci anni si è praticamente dimezzato il numero di stalle presenti, tanto da aver raggiunto il minimo storico di 30.000 allevamenti, rispetto ai 60.000attivi nel 2005». La situazione, insomma, richiede «una decisa inversione di tendenza, poiché da salvare ci sono i 120.000 posti di lavoro nell’attività di allevamento da latte, che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi, la voce più importante dell’agroalimentare italiano dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista dell’immagine del Made in Italy». E l’ulteriore conferma di quanto appena sostenuto arriva direttamente dal cuore dell’Europa: in base ai dati dell’ultimo periodo, infatti, sono 488 i formaggi tradizionali censiti dalle Regioni che si aggiungono ai 49 a denominazione di origine protetta (Dop) riconosciuti dall’Unione Europea, ai quali è destinato circa la metà del latte consegnato dagli allevamenti italiani.
 

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Giusto per chiarire e per conoscere.....

Lo scorso dicembre è entrata in vigore la nuova normativa sulle etichette degli alimenti che prevede, fra l’altro, l’indicazione chiara del tipo di grasso contenuto: sulla confezione dei Flauti del Mulino Bianco non leggiamo più la generica scritta “grassi vegetali”, ma “grasso di palma”. E proprio su questo ingrediente si è scatenata una tempesta: l’olio di palma si trova praticamente ovunque, dai cracker alle merendine, dai frollini alle fette biscottate, compresi alcuni prodotti per la prima infanzia. Non essendo un ingrediente della nostra tradizione ma un grasso tropicale, sorge spontanea una domanda: perché è tanto utilizzato? Quali sono i vantaggi?

Sul sito di Barilla, azienda spesso chiamata in causa perché leader del mercato dei prodotti per la prima colazione, si legge che “lo utilizza per la consistenza, la fragranza e la neutralità di gusto che garantisce ai prodotti finali e perché rappresenta la soluzione ottimale per la sostituzione di grassi idrogenati che l’azienda ha scelto da tempo di non impiegare nei propri processi produttivi” [vedi]. In pratica: l’olio di palma, utilizzato per i biscotti e le merendine, dà una consistenza simile a quella che si ottiene con il più costoso burro, nei cracker e nei grissini ha il vantaggio di un gusto ‘neutro’ e stabilità all’ossidazione, quindi permette di produrre alimenti che si conservano a lungo senza bisogno di conservanti. Di più: nelle creme al cioccolato (es. la Nutella), garantisce spalmabilità, non si separa… insomma, è perfetto.

Perché allora non si trova in vendita accanto al burro o all’olio, così potremmo utilizzarlo per preparare le crostate in casa? Non lo troviamo perché non ha il profumo del burro, né quello dell’olio d’oliva e le crostate non avrebbero una buona riuscita. Le crostatine industriali, invece, riescono bene perché ci sono aromi che ‘sistemano’ il gusto. Insomma, è molto usato nell’industria per le sue caratteristiche di stabilità e per il prezzo molto conveniente, ma non è di certo un grasso ‘pregiato’.


Sezione di un frutto

Se è tanto utilizzato nell’industria, la prima cosa da capire è se fa bene o fa male. L’olio di palma ha origine vegetale (si produce dalla spremitura del frutto delle palme da olio) ma a differenza della maggior parte degli oli vegetali è molto ricco in grassi saturi, gli stessi che si trovano nel burro, nel formaggio e nello strutto e che, come è noto, favoriscono l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition nel 2014 [vedi], con Elena Fattore (Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri) come prima firma, non ci sono evidenze che l’olio di palma abbia un ruolo specifico nel favorire la comparsa di malattie cardiovascolari. Semplificando, si può dire che se si considerano parametri che sono indicatori di rischio cardiovascolare, come il colesterolo totale, o la frazione di colesterolo Ldl (“cattivo”) e si confronta una dieta ricca di olio di palma con diete basate sui più comuni grassi alimentari (saturi o monoinsaturi) i risultati sono discordi: alcuni marcatori aumentano mentre altri diminuiscono. Se invece lo confrontiamo con i grassi “trans”, risulta meno dannoso. Questi ultimi si formano durante i processi di idrogenazione che permettono di rendere solidi i grassi vegetali, in pratica quando si producono le margarine. È noto che i grassi trans favoriscono l’aumento del livello di colesterolo Ldl (cattivo) e quindi l’insorgenza di malattie cardiovascolari tanto che l’Eufic (European food information council) raccomanda di ridurne il più possibile il consumo e l’utilizzo a livello industriale [leggi]. L’uso dell’olio di palma nell’industria è aumentato negli ultimi anni proprio per sostituire i grassi idrogenati (fonte di grassi trans), da quando ci si è resi conto dei loro effetti negativi sulla salute.


La raccolta

Secondo Andrea Ghiselli, nutrizionista del Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), “Non ha senso accanirsi in particolare contro l’olio di palma: fa male perché contiene grassi saturi, come il burro, la carne e i salumi. Bisogna leggere le etichette e considerare come influisce sul bilancio giornaliero dei grassi, quindi tenerne conto. L’obiettivo è una dieta bilanciata”. Le linee guida per la prevenzione di aterosclerosi e malattie cardiovascolari [vedi] raccomandano un’assunzione limitata di grassi saturi, che dovrebbero apportare non più del 10% delle calorie giornaliere. Se consideriamo un adulto, maschio, che faccia poca attività fisica, con un fabbisogno energetico di 2200 calorie al giorno, i grassi saturi non dovrebbero fornire più di 220 calorie. Dato che un grammo di grasso produce 9 calorie, questa quota corrisponde a 24 grammi di grassi saturi.
Questa quantità non sembra molto piccola, ma non è difficile superarla se nel corso della giornata, oltre a un po’ di latte, formaggio e magari qualche fetta di salume, si consumano prodotti alimentari industriali contenenti olio di palma, come merendine, gelati o bastoncini di pesce.
 

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A prescindere da quanto accaduto, ma nessuno si era mai accorto che invece di aprire il tappo
lo girava dalla parte sbagliata ? Come per chiuderlo .

In questi giorni sono molti gli utenti ad aver scritto, tra questi c’è l’associazione Viterbo Civica, che attraverso il presidente Lucio Matteucci ha inviato una mail al servizio consumatori di Cogedi dopo gli insulti del conduttore di “Affari tuoi” a una concorrente. La risposta? «Noi per primi siamo rimasti stupefatti - si legge - da quanto trasmesso da Striscia la notizia nelle serate del 23 e 24, in merito a comportamenti assunti dal signor Flavio Insinna nel contesto - fuori onda - del programma Affari tuoi e comprendiamo pertanto il suo disappunto. Desideriamo comunque informarla che la trasmissione, in ogni sede, dei nostri spot con il signor Insinna è stata immediatamente sospesa».

E Cogedi conferma: «E’ vero - spiegano - dal giorno successivo abbiamo sospeso la trasmissione degli spot pubblicitari». In via definitiva? «Sì, ad oggi. Stiamo rispondendo ad personam tramite il servizio consumatori o su Facebook alle richieste in merito. Ci rammarichiamo per quanto successo, anche noi siamo rimasti stupefatti. Alla luce di questo abbiamo deciso di sospendere i nostri spot in maniera definitiva». Non sono escluse eventuali ripercussioni a livello contrattuale con il testimonial di Brio Blu Rocchetta: «Queste - concludono - sono cose che valuteremo».
 

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