non esistono derivati "cattivi". Cattivo può esser l'uso che viene fatto. (1 Viewer)

tontolina

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La riduzione potrebbe essere vista sia come aspetto positivo di una diminuzione delle esposizione, sia però anche come aspetto negativo di diminuzione delle transazioni. E forse questo ultimo potrebbe essere l’aspetto attuale più rilevante.




Banche riducono i derivati. Un dato ambiguo. - SENZANUBI
Giuseppe Sandro Mela. 2015-06-04. Presso il largo pubblico i derivati hanno un ché di esoterico. Usualmente, sono visti come prodotti dai quali tenersi ben alla larga e...
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C'E' UNA COLOSSALE VORAGINE DI PERDITE CAUSATE DAI DERIVATI SUL DEBITO PUBBLICO ITALIANO: ABBASTANZA PER L'ITALEXIT

I derivati pesano sul debito pubblico italiano più che in tutta l'area euro messa assieme, e questo è accaduto a partire dal 2011, quando la crisi finanziaria del blocco della monetaunica europea ha colpito il paese, spingendo il primo ministro Silvio Berlusconi a dimettersi, o a essere "dimesso" con la violenza dei ricatti all'Italia, secondo alcune fonti autorevoli.
Ad ogni modo, nel periodo 2011-2014, le perdite e le passività nette relative ai derivati detenuti dall'Italia gravano suo debito pubblico per un totale di € 16.950.000.000 (18,3 miliardi dollari). Il calcolo è stato fatto da Bloomberg sulla base dei dati provenienti dall'Ufficio statistiche dell'Unione europea.


I governi in tutta la regione dell'euro hanno usato i derivati per gestire le loro esigenze di finanziamento di offerte che sono a volte fallite. Infine, come nel caso dell'Italia negli ultimi 4 anni, gli swap possono avere avuto l'effetto di spingere il debito della nazione ancora più alto. Questo è l'opposto dello scopo originario delle offerte di derivati, che è quello di copertura contro sbalzi di prezzi e l'eccessiva volatilità dei tassi di cambio.


Così, il costo del debito-finanziamento in Italia in titoli di Stato è salito a record dopo le misure di stimolo della Banca centrale europea che hanno incrementato la domanda di beni ad alto rendimento. E le perdite e passività italiane relative ai derivati sul debito dello scorso anno sono stati pari a circa € 5.460.000.000. I dati di Eurostat lo mostrano. E' una catastrofe.


Una portavoce del Tesoro italiano ha rifiutato di commentare i dati quando contattata da Bloomberg News. Lei ha chiesto di non essere nominata, in linea con la politica interna del Tesoro, basata sull'assoluta segretezza e silenzio.
Invece, chi ha parlato con Bloomberg è stato Nicola Benini, vice presidente di Assofinance, associazione dei consulenti finanziari indipendenti. Ha detto: "E 'molto probabile che anche nei prossimi anni le perdite e passività italiane relative ai derivati supereranno il cosiddetto risparmio derivante da una riduzione dei costi del debito di finanziamento".


Perdite e passività del paese in swap nel periodo di quattro anni sono stati i più alti dell'eurozona, in cui alcune nazioni come l'Irlanda, la Francia e il Belgio hanno avuto un guadagno netto negli stessi quattro anni, secondo i dati diffusi dalla lussemburghese Eurostat. Il debito pubblico in Italia, pari a 2.130.000.000.000 di euro alla fine dello scorso anno, rimane il secondo più alto in percentuale del prodotto interno lordo nella zona euro, dopo la Grecia.




E ora, passiamo ai Titoli di Stato.
L'Italia ha acceso contratti derivati su circa € 159.600.000.000, pari a quasi il 9% dei titoli di Stato in circolazione alla fine del 2014, ha detto il capo del Tesoro dell'Agenzia del debito Maria Cannata ai parlamentari in riunione congiunta in audizione il 10 febbraio scorso. Ebbene, il 79% dei 42 miliardi di euro di negativo mark-to-market sui contratti esistenti viene da quello che il Tesoro chiama "Durata Interest Rate Swap"sui detti contratti.
Questo scambio però "non è definito nella letteratura finanziaria, ma sulla base di altre informazioni fornite dal Ministero del Tesoro può essere assimilato ad una scommessa sul futuro comportamento della struttura dei tassi a termine". Si tratta di un azzardo micidiale, secondo Marcello Minenna, che insegna finanza quantitativa presso l'Università Bocconi in Milano,e lo ha detto ai parlamentari italiani il 14 aprile scorso. Questo segnala che la dimensione del debito in Italia non è la ragione principale per le perdite su swap, ha precisato Minenna. Si tratta in tutta evidenza di contratti derivati sbagliati e pericolosissimi, per i quali va ricercata la responsabilità personale di chi li ha sottoscritti in nome e per conto dello Stato italiano.


Per fare un confronto, la Germania, la più grande l'economia della zona euro e anche detentrice del più grande debito dell'eurozona in termini assoluti, pari a 2.170.000.000.000 di euro alla fine del 2014, ha registrato nei quattro anni in questione perdite e passività per un valore di swap correlati al periodo per soli 950 milioni di euro circa, dimostrano i dati di Eurostat.

Addirittura la Francia è riuscita ad avere un beneficio relativo allo swap di oltre 271.000.000 di euro in quei quattro anni, sempre secondo i dati Eurostat.
Il 1° aprile scorso il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan ha detto al Parlamento italiano che il governo non può rivelare tutti i dettagli di tutti i contratti swap attualmente detenuti dall'Italia perchè la loro divulgazione "avrebbe effetti negativi su tutta la gestione del debito". Padoan stava rispondendo ad una richiesta da parte di parlamentari dell'opposizione per il pieno accesso ai dati swap sul debito della nazione. Il che dimostra, ce ne fosse bisogno, la gravità e la pericolosità della situazione dle debito pubblico italiano e dei derivati accesi su di esso.
Redazione Milano.
C'E' UNA COLOSSALE VORAGINE DI PERDITE CAUSATE DAI DERIVATI SUL DEBITO PUBBLICO ITALIANO: ABBASTANZA PER L'ITALEXIT
 

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Scandalo derivati, Corte conti convoca Morgan Stanley. Danno erariale da 4 miliardi
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La procura regionale per il Lazio della Corte dei Conti ha invitato a comparire la banca d'affari Usa e i responsabili del Tesoro che hanno stipulato contratti con la controparte statunitense: Cannata, La Via, Siniscalco e Grilli

di ALBERTO CUSTODERO e WALTER GALBIATI
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14 settembre 2016
3,1mila
Scandalo derivati, Corte conti convoca Morgan Stanley. Danno erariale da 4 miliardi
ROMA - L'accusa è pesante: hanno scommesso con i soldi degli italiani. E costretto lo Stato a chiudere in fretta e furia contratti con Morgan Stanley in perdita per tre miliardi di euro tra dicembre 2011 e gennaio 2012. Ora la Corte dei conti li ha convocati tutti e ha chiesto loro danni per 4,1 miliardi.

Davanti alla magistratura contabile dovranno presentarsi, oltre alla banca d’affari Usa, Maria Cannata, direttore del Debito pubblico, che dal 2000 ad oggi ha firmato molti di quei contratti e i relativi decreti di approvazione e Vincenzo La Via, predecessore della Cannata. Insieme a loro, Domenico Siniscalco, direttore generale del Tesoro, che terminata la propria esperienza ha pensato bene di andare a lavorare proprio per Morgan Stanley e Vittorio Grilli, anche lui direttore del Tesoro, e passato, una volta uscito dallo Stato, nelle fila di un’altra banca d’affari Usa, la Jp Morgan.

La loro colpa, secondo la ricostruzione del pubblico ministero contabile Massimiliano Minerva, è di aver concesso a Morgan Stanley una clausola per nulla compatibile con gli obiettivi di gestione del debito pubblico del Tesoro. Di fatto, l’esposizione dello Stato nei confronti dei creditori si spalma in un periodo di medio o lungo termine, come avviene in genere per qualsiasi mutuo. Quella clausola (in gergo Ate, Additional termination events), invece, una volta attivata, imponeva alla Stato di chiudere tutta l’esposizione verso quella banca dall’oggi al domani. In particolare, la Morgan Stanely poteva chiedere all’Italia la chiusura di tutte le posizioni debitorie qualora l’esposizione creditizia avesse superato un limite prestabilito.

Tra il 2011 e il 2012, in piena turbolenza finanziaria con gli spread impazziti e rischi di fallimento per gli Stati nazionali all’ordine del giorno, Morgan Stanley ha chiesto l’attivazione della clausola, sebbene già altre volte si fosse verificato l’evento per chiedere la risoluzione. E il governo Monti ha obbedito senza batter ciglio, sborsando 3,1 miliardi di euro.

Come se non bastasse alcuni contratti derivati stipulati dal Tesoro non avevano una finalità di sola copertura contro i rischi di cambio o di tasso, ma avevano in sé alcune caratteristiche speculative, vietate a un investitore pubblico. Una di queste “scommesse”, come le definisce la procura regionale Lazio della Corte dei conti, ha permesso a Morgan Stanley di incassare 1,3 miliardi a fronte di un esborso iniziale a favore del ministero del Tesoro di soli 47 milioni di euro (si tratta della vendita nel 2004 di una swaption collegata all’Interest Rate Swap a 30 anni da 3 miliardi).

Il Tesoro per via della sua forte posizione debitoria (l’Italia ha il terzo debito pubblico più grande al mondo pari a circa 2.150 miliardi di euro), si è trovato più volte in una posizione di debolezza nei confronti delle banche d’affari. Come se pur di veder collocati i propri titoli di debito, il Tesoro avesse dovuto concedere alcuni privilegi alle sue controparti finanziarie. Per esempio l’acquisto di contratti derivati. Di tutto questo ne dovranno ora rispondere i convocati. I danni stimati ammontano a 4,1 miliardi, perché ai 3,1 miliardi restituiti si sommano gli interessi per il costo del finanziamento aperto per sopperire al fabbisogno generato dalle operazioni di chiusura (725 milioni) e i flussi negativi generati dalle swaption (277 milioni).
 

tontolina

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Multa milionaria per tre grandi banche dall'Ue: "Hanno creato un cartello"

Multa milionaria per tre grandi banche dall'Ue: "Hanno creato un cartello"
Oggi alle 12:02
Crédit Agricole, Hsbc e Jp Morgan Chase sono state multate dalla Commissione europea per aver creato un "cartello" sui derivati sui tassi di interesse che comprendeva sette istituti (oltre a queste tre, anche Barclays, Deutsche Bank, Rbs e Société Générale, che hanno transato alla fine del 2013) e riguardava derivati sui tassi di interesse, prodotti finanziari sofisticati come i Forward Rate Agreements, gli Interest Rate Swaps o le opzioni sui tassi di interesse, utilizzati dalle società per gestire il rischio derivante dalle fluttuazioni dei tassi di interesse o a fini di speculazione finanziaria.

La multa è pari a 485 milioni di euro complessivi.
 

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17 febbraio 2017
NEWS in primo piano
Tesoro e derivati: per la Corte dei Conti è danno erariale
Tesoro e derivati: per la Corte dei Conti è danno erariale


La procura regionale per il Lazio contesta un danno di 4,1 miliardi nell'ambito dell'indagine su chiusura e ristrutturazione dei contratti tra Morgan Stanley e ministero dell'Economia

Per la procura regionale per il Lazio della Corte dei Conti si tratta di danno erariale, e non da poco.

Nell'ambito dell'indagine sulla chiusura e ristrutturazione dei derivati tra Morgan Stanley e ministero dell'Economia, la Corte ha infatti quantificato in 4,1 miliardi di euro il danno erariale causato dai contratti in titoli derivati stipulati dal Tesoro e che portarono, tra fine 2011 e inizio 2012, al versamento alla banca americana di circa 3 miliardi di euro in conseguenza di una clausola di "Additional termination event" presente in alcuni di questi contratti.

"Il danno complessivamente contestato è di 4,11 miliardi", ha detto il procuratore Donata Cabras intervenendo all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2017.
Il magistrato non chiarisce chi debba rimborsare le somme ma, secondo quanto riferito a settembre da una fonte giudiziaria, nel mirino sono finiti non solo Morgan Stanley ma anche l'attuale responsabile del debito pubblico Maria Cannata, il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e gli ex ministri Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli.

Sempre secondo la procura, alcuni dei contratti contestati "evidenziavano profili speculativi che li rendevano inidonei alla finalità di ristrutturazione del debito pubblico - l'unica consentita dalla normativa per operazioni in derivati - non essendo ammissibile per lo Stato, investitore pubblico, assumersi rischi rilevantissimi".
La banca d’affari americana Morgan Stanley ha tratto beneficio dal doppio ruolo di controparte nei contratti e di “Specialist” del debito e, nel complesso, ha svolto un ruolo "dominante e predominante" a fronte della tendenza del Tesoro a "subire talune scelte", sostiene il magistrato.

E non è tutto. Ancora secondo la Corte dei Conti, "la particolare posizione rivestita dalla banca nella vicenda ha finito per caratterizzare i rapporti con il ministero attraverso un sostanziale affidamento, che configura una ipotesi di inserimento organizzativo e funzionale dell'istituto di credito nella gestione del debito pubblico".
I 4,1 miliardi tengono conto di oltre 3 miliardi versati a Morgan Stanley e di 700 milioni come costo del finanziamento sostenuto per far fronte al fabbisogno generato dalla chiusura dei contratti, riferisce la Reuters.

Infine, altri 270 milioni sono i "flussi finanziari relativi esclusivamente alle swaption vendute, che sono da ritenere non stipulabili in assoluto dallo Stato, a causa della loro natura intrinsecamente negativa", ha dichiarato il procuratore Donata Cabras.

 

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la questione bancaria
Stretta Bce sul rischio-derivati delle banche
La Banca centrale europea mette sotto esame i modelli interni delle banche dell’eurozona, che sono stati oggetto di notevoli controversie negli ultimi mesi. La vigilanza della Bce intende anche sottoporre a stress test, a partire da oggi, gli istituti che sono sotto la sua supervisione per misurarne la vulnerabilità a uno shock sui tassi d’interesse. I rappresentanti di 68 banche da 15 Paesi dell’area euro, che utilizzano i modelli interni per calcolare i propri requisiti di capitale, sono stati convocati ieri mattina a Francoforte, dove la vigilanza della Bce, l’Ssm, ha illustrato la revisione dei modelli, battezzata Trim, che inizierà ad aprile per concludersi fra la fine del 2018 e l’inizio del 2019.


Bce: al via analisi su resistenza delle banche a shock interessi
La Trim punta a ridurre l’ampia variabilità nei risultati dei modelli, che ha portato a far sì che gli stessi rischi vengano valutati in modo nettamente diverso da banche diverse: le crescenti critiche ai modelli interni si sono concentrate non solo sulle metodologie eterogenee, ma anche sulla loro estrema complessità. Un’area oggetto di particolare controversia è quella della valutazione dei prodotti derivati in portafoglio alle banche, in particolare di quelli più complessi, cosiddetti di livello 3. Secondo alcuni critici, certe banche, in particolare le grandi banche tedesche, avrebbero utilizzato i modelli per tenere artificiosamente bassi i requisiti di capitale.


La polemica ha coinvolto il Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria, dove si stanno mettendo a punto le nuove regole globali e dove si è aperta una spaccatura fra le autorità degli Stati Uniti, le cui banche utilizzano l’approccio standard, e dell’Europa, dove i modelli interni sono più diffusi. La Trim ha come obiettivo di armonizzare le pratiche di vigilanza nell’eurozona e ridurre la variabilità dei risultati, in modo da ridare credibilità ai modelli interni. L’esercizio comprenderà i modelli che misurano il rischio di credito, il rischio di mercato e il rischio di controparte e sarà il più grosso progetto che impegnerà la vigilanza della Bce dalla sua nascita, nel 2014. Nel solo 2017 verranno condotte oltre 100 ispezioni in loco.

La revisione dei modelli interni era già stata annunciata fra le priorità dell’Ssm nel 2017. Una guida che punta ad armonizzare standard e interpretazioni è stata pubblicata ieri sera. La Bce, che ritiene che i modelli, se applicati in modo corretto, siano uno strumento utile nel determinare il capitale in base all’esposizione al rischio, non si pone come obiettivo un aumento generale dei requisiti patrimoniali come conseguenza della Trim (al termine della quale verrà dato agli istituti un tempo sufficiente per adeguarsi), ma singole banche potrebbero registrare aumenti o riduzioni.

Contemporaneamente, la vigilanza della Bce ha annunciato ieri che lo stress test del 2017 su 110 istituti si concentrerà su un solo elemento, la sensibilità delle banche a uno shock sui tassi d’interesse, che la Bce ritiene sia il rischio a più alta probabilità e a maggiore impatto per il sistema bancario dell’eurozona. Anche se i sei “ipotetici” shock prevedono sia ribassi sia rialzi improvvisi dei tassi, e se dalla Bce tengono a precisare che il test non è legato a sviluppi “realistici” della politica monetaria nell’area euro, molta dell’attenzione sarà inevitabilmente concentrata sugli effetti dell’esercizio in caso di aumento dei rendimenti, dato che l’aspettativa dei mercati è di un rialzo, anche se non si prevede che la Bce si muova in tempi brevi. Gli shock ipotizzati comprendono episodi come quello seguito al collasso di Lehman, con un’inversione della curva, o un ritorno ai rendimenti del 2010, prima della crisi dell'euro.

I bassi tassi attuali riducono il costo della raccolta per le banche ma comprimono anche il loro margine d'interesse. Il test vuole misurare l’impatto sia su attività e passività del portafoglio delle banche, sia sulla loro redditività, derivante da cambiamenti dei tassi, secondo i diversi shock, nei prossimi tre anni. L'esame, che sarà condotto sulla base dei dati a fine 2016, non comprende le attività di trading. I risultati dello stress test verranno poi utilizzati per calcolare, «in modo non meccanico», e dopo un dialogo di supervisione con i singoli istituti nel corso dell'estate prossima, lo Srep 2017, che determina la quantità di capitale che una banca deve detenere in base al secondo pilastro. Complessivamente, la Bce si aspetta che l’importo della domanda di capitale aggregata per il sistema bancario dell'eurozona resti stabile.


Stretta Bce sul rischio-derivati delle banche
 

tontolina

Forumer storico
l'ingordigia fa male se si usano i derivati


L'Office of the Comptroller of the Currency (Occ), l'agenzia federale del Tesoro Usa che monitora il sistema del credito, avvisa che le prime 25 banche a stelle e strisce sono sedute su una gigantesca montagna di derivati, qualcosa come 222mila miliardi di dollari. Dodici volte il Pil americano. Soprattutto le top five (Bank of America, Morgan Stanley, Citigroup, Jp Morgan e Wells Fargo), dove si concentrano ben 200 dei complessivi 222mila miliardi di questi strumenti finanziari.

Finché i listini salgono e l'economia cresce, i derivanti sono un moltiplicatore della ricchezza. Se però il vento gira, cominciano i guai. E qualche scricchiolio sinistro dell'economia Usa già si è sentito: pil asfittico, rallentamento dei cantieri e dei mutui, mercato dell'auto in retromarcia, consumi molto fiacchi, debito delle famiglie a 12.730 miliardi (una cifra più alta rispetto al picco toccato durante la recessione del 2008).
Speriamo bene.:devil:
 

tontolina

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la Puglia si Svendola fa parlare ancora di sè


nel frattempo sarebbero stati stretti accordi con alcuni istituti stranieri, in primis Morgan Stanley, per contratti su derivati finanziari che invece di far risparmiare sui prestiti, sono costate all’Italia moltissimi soldi, che però badate bene non sarebbero mai ricaduti su ISPA e Cassa Depositi e Prestiti ma sullo Stato. Si è cercato in tutti i modi di smorzare l’effetto dello scandalo perché coinvolgeva, oltre ai diretti responsabili del Tesoro, molti altri soggetti anche perché parrebbe che la società ISPA non si fosse mai messa all’opera sulle linee dell’alta velocità, defilandosi subito e lasciando i cantieri ad altri soggetti. Il solito giornalista si sarebbe subito chiesto dove fosse andato a finirequel fiume di soldi e in quali lavori ambientali o edili. E se i dati verranno confermati dalla Procura contabile saremo di nuovo davanti a un nuovo scandalo di proporzioni mai viste.

I derivati del Tesoro e le Ferrovie del Sud Est
 

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