non esistono derivati "cattivi". Cattivo può esser l'uso che viene fatto. (1 Viewer)

tontolina

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Ecco le cinque Sim e i cinque istituti di credito che possiedono il 90% dei derivati del mercato globale


Scritto il 31 gennaio 2013 alle 09:34 da carloscalzotto@finanza
Ce lo chiedono i mercati!
Bisogna rassicurare i mercati!
Come reagiranno i mercati?
Prima era la crescita economica, da qualche anno a questa parte l’impostura si è tolta la maschera: è la finanza internazionale a dettare i compiti alla politica.
Chi diavolo siano i mercati, però, è una questione lasciata regolarmente sul vago..
Tanto per cominciare, bisogna aver chiara la sproporzione apocalittica fra l’ammontare di ricchezza reale, prodotta con l’agricoltura, l’industria, i servizi, cioè mediante il lavoro, e il quantitativo generato dalle transazioni finanziarie.
Prendendo come misura di riferimento il valore (fallace ma comunemente accettato) del Prodotto Interno Lordo, quello del mondo intero nel 2010 è stato di 74 mila miliardi di dollari, mentre il Pil della finanza è stato di 611 mila miliardi: otto volte superiore.
Un’abnorme massa di denaro che gira vorticosamente da un angolo all’altro del pianeta, virtuale perché creata a prescindere dall’economia produttiva.
Manovrata da potenze finanziarie di gran lunga più forti di qualunque Stato che hanno un nome e cognome….
Secondo il Dipartimento del Tesoro americano, sono cinque Sim (Società di Intermediazione Mobiliare e divisioni bancarie), cioè J.P Morgan, Bank of America, Citybank, Goldman Sachs, Hsbc Usa, e cinque istituti di credito, ovvero Deutsche Bank, Ubs, Credit Suisse, Citycorp-Merrill Linch, Bnp-Parisbas.
Nel 2011 queste dieci banche hanno conquistato il 90% del totale dei titoli derivati, che ancor oggi costituiscono la fetta più grossa dell’intero mercato della finanza globale. source
Per venire all’Italia, il debito pubblico è posseduto all’87% da banche più assicurazioni, formando insieme il gruppo dei cosiddetti investitori istituzionali, più noti come speculatori.

Per l’esattezza, ad essere in mano estera è il 60% dei titoli italiani.
Scrive l’economista Fumagalli: «i mercati finanziari non sono qualcosa di etereo e neutrale, ma sono espressione di una precisa gerarchia: lungi dall’essere concorrenziali… essi si confermano come fortemente concentrati e oligopolistici: una piramide, che vede, al vertice, pochi operatori finanziari in grado di controllare oltre il 70% dei flussi finanziari globali e, alla base, una miriade di piccoli risparmiatori che svolgono una funzione meramente passiva».
Lassù, nell’empireo della razza eletta, un club di professionisti della speculazione gestisce il mondo con l’unico fine di moltiplicare i propri profitti, e quaggiù il risparmio, i soldi delle famiglie, li segue come un gregge di buoi.
 

tontolina

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07/02/2013 10.25 Economia
Germania: il governo separa le normali attività bancarie da quelle più rischiose

FTA Online News
Il Governo tedesco ha elaborato un disegno di legge che propone la separazione delle normali attività bancarie da quelle più rischiose come il trading per conto proprio, quello high-frequency ed i prestiti agli hedge fund, quando le suddette attività muovano volumi superiori a 100 miliardi di euro o, più in generale, al 20% dell'attivo totale. E' quanto riportato da "Il Sole 24 Ore", che precisa che la separazione degli ambiti riguarderà esclusivamente gli istituti con un attivo superiore ai 90 miliardi di euro e che dovrebbe partire dal 2014. Se la legge diventasse effettiva, sarebbero coinvolti soprattutto i grandi istituti di credito come Commerzbank, Deutsche Bank e Landesbank Baden-Wurttenberg, gli unici peraltro sui cui l'Europa si proponeva d'intervenire. L'Esecutivo di Berlino cercherà di fare passare la legge entro giugno, anticipando così le mosse degli esperti europei.

Germania: il governo separa le normali attività bancarie da quelle più rischiose - LaStampa.it
 

tontolina

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Derivati, aperto fascicolo su Unipol


Il pm Giovannini: «Il fasciolo è conoscitivo. Le ipotesi di reato sono formulate dai denuncianti»
L'azienda: «Se danneggiati ci tuteleremo»


La Procura ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza ipotesi di reato né indagati, sulla base di un'istanza di riapertura indagini presentata dai legali di cinque imprenditori marchigiani che accusano Unipol banca di aver commesso una serie di illeciti nella gestione dei loro patrimoni. Una vicenda già oggetto di un'inchiesta poi archiviata nel 2011. In particolare gli avvocati trevigiani Francesco Murgia e Sergio Calvetti sostengono che, a partire dal 2007, i loro assistiti avrebbero subito perdite per oltre cinquanta milioni di euro attraverso l'abuso sistematico della negoziazione di prodotti derivati da parte della banca. «Sono stati effettuati migliaia di ordinativi mai firmati o avallati per operazioni ad altissimo rischio, in conflitto d'interessi tra la banca e i clienti, che hanno prodotto perdite ingentissime per i nostri assistiti consentendo all'istituto di fare utili e dismettere titoli tossici per pulire il bilancio», si spingono a dire i legali che ipotizzano reati pesantissimi. «In Procura sono giunti alcuni esposti da parte di azionisti. È stato aperto un fascicolo conoscitivo delegando accertamenti preliminari alla Guardia di Finanza», ha precisato il procuratore aggiunto e portavoce della Procura Valter Giovannini. Il fascicolo affidato al pm Giuseppe Di Giorgio è conoscitivo e non contiene indagati né ipotesi di reato che invece «sono state formulate dai denuncianti», ha chiarito Giovannini. La stessa vicenda era stata oggetto di un esposto già alla fine del 2007 da parte degli stessi imprenditori che si ritenevano danneggiati. La Procura di Bologna aprì un'inchiesta per truffa e indagò alcuni funzionari di banca ma nel luglio del 2011, non ravvisando illeciti, chiese e ottenne dal giudice l'archiviazione del procedimento. Nel frattempo le presunte vittime hanno citato in giudizio Unipol e a fine dicembre, confortati da una consulenza tecnica disposta nel corso del processo civile, sono tornati alla carica presentando in Procura nuovi spunti investigativi. Gli imprenditori hanno messo nero su bianco presunte violazioni da parte della banca che non avrebbe informato i clienti sui rischi sempre più elevati né su gran parte delle operazioni su derivati effettuate. Unipol intanto ha bollato la vicenda come priva di qualsiasi fondamento, minacciando di tutelarsi nelle sedi opportune se «le affermazioni contenute nella denuncia dovessero indurre una scorretta informazione al mercato o recare danni di immagine per la reputazione della società».
Gianluca Rotondi
 

tontolina

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NON ti ESPROPRIANO la TERRA
ti espropriano la vita!
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tontolina

Forumer storico
Ecco a voi la banca esposta ai derivati per $73 trilioni

Non si tratta di JP Morgan o di una banca Usa, bensi' di un istituto situato nel cuore d'Europa. Nemmeno MPS arriva a €55,6 mila miliardi di esposizione agli strumenti finanziari. Si capisce perche' la Germania ha fatto e fara' concessioni alla Bce.



NEW YORK (WSI) - Poco tempo fa il mercato si e' preso gioco di Deutsche Bank per la decisione della banca di diluire del 10% la quota di azioni dell'istituto, con l'obiettivo di alleggerire il peso dell'equity sulla percentuale del patrimonio.

Questo subito dopo che la trimestrale era stata accolta con gioia dagli operatori di Borsa. Conti che sul fronte dei ricavi hanno fatto meglio del previsto, nonostante la debolezza riscontrata nelle attivita' di trading e negli approvvigionamenti per ripararsi da eventuali fallimenti dei contratti legati ai prestiti (un cuscinetto che Deutsche Bank dovrebbe aumentare di ampiezza e dovrebbe farlo di molto).

Ma il dettaglio piu' interessante dei conti riguarda la pagina numero 87 della trimestrale 2012 e in particolare la voce riguardante l'esposizione agli strumenti derivati.

La cifra superare anche i 69,5 mila miliardi che erano nella pancia di JP Morgan alla fine del 2012.

Stiamo parlando di €55.605.039.000.000 di euro, che ai tassi di cambio attuali fa $72.842.601.090.000, ovvero due mila miliardi di dollari in piu' di JP Morgan.


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Ingrandisci la foto
La pagina numero 87 della trimestrale 2012 di Deutsche Bank, da cui salta all'occhio la voce riguardante l'esposizione ai derivati.


Ecco perche' la Germania ha fatto di tutto, persino concessioni a Draghi e la Bce, per assicurarsi che nessun collasso finanziario si verifichi, un fenomeno che rischierebbe di provocare un disastroso effetto domino delle banche europee.
 

tontolina

Forumer storico
5. Quando la festa è finita, gli Stati Uniti erano sommersi dai debiti per la speculazione finanziaria spericolata dei derivati e per i bagordi consumistici finanziati dalle super-ipoteche prese sulle case. I debiti devono essere rimborsati. Ma gli Stati Uniti non hanno i mezzi per farlo. Non possono produrre abbastanza merci per guadagnare quanto serve per pagare i debiti, perché l’industria manifatturiera degli Stati Uniti è stata delocalizzata e affidata ai paesi in via di sviluppo - la Cina è diventata la prima fabbrica del mondo. Per questo motivo, l'elite finanziaria ha nominato l’elicottero Bernanke a guidare la carica per gli Stati Uniti e per il Regno Unito mettendo in moto le macchine (digitali e non) per stampare più carta-igienica per pagare il debito. In gergo economico, questo significa "monetizzare il debito". Si tratta di vere e proprie truffe, ma nessuno (cioè i banchieri centrali) che fosse sano di mente potrebbe mai ammettere questa frode, perché li appenderebbero ai lampioni se si scoprisse la verità. Come fecero i partigiani italiani con il leader fascista Mussolini.


L'agenda nascosta dietro a guerra valutaria Giappone
 

tontolina

Forumer storico
Derivati. Crollo in Europa e Usa tra 2011 e 2013.

Non sufficit.
Asca. 2014-07-10. R&S/Mediobanca: crollo dei derivati in Europa e Usa tra 2011 e 2013.
Milano, 10 lug 2014 – Vero e proprio ”sboom” degli strumenti finanziari derivati sia in Europa (-36%) che negli Usa (-39%) nel periodo 2011-2013. E’ la fotografia che emerge dall’edizione 2014 dello studio R&S di Mediobanca) sulle principali banche internazionali (per l’Italia UniCredit e Intesa Sanpaolo), a testimonianza che le esorbitanti masse di derivati accumulatesi prima della crisi eccedevano di gran lunga le reali necessita’ operative degli istituti di credito.

In Europa il loro multiplo sul patrimonio netto tangibile delle banche e’ sceso da 6,8x del 2011 a 4,1x del 2013, negli Usa si e’ dimezzato (da 8,5x a 4,3x).

In rapporto all’economia, i derivati sono scesi in Europa dal 56% del Pil nel 2011 al 22% nel 2013, negli Usa dal 32% al 18%. Solo in Svizzera nel 2013 questi strumenti valgono piu’ del Pil: ben il 141,2%, mentre l’Italia vanta il livello d’incidenza minore (6,2%).

 
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