NON ESISTE IL TEMPO PERSO, OGNI TEMPO LO ABBIAMO DEDICATO A CIO' IN CUI ABBIAMO CREDUTO E, GIUSTO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
I colori, questo è vero, possono quasi sembrare gli stessi. Ma la bandiera è unica.

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La bandiera ungherese, scambiata per il Tricolore
Specialmente se siamo in Italia e si parla del Tricolore.

Che dire allora della clamorosa svista del Comune di Rimini, che per annunciare la festa del 2 giugno ha postato sulla pagina Facebook dell'amministrazione la bandiera ungherese?
Che è sì bianco-rosso-verde, ma è contraddistinta da tre strisce, con il rosso in alto e il verde in basso.
Mentre il Tricolore, ricorda l'art 12 della Costituzione, è "verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni".

La gaffe non è sfuggita all'occhio attento dei tanti internauti, lesti a pizzicare il funzionario comunale distratto.
"Il responsabile deve chiedere scusa caro un tantinello di vergogna....Il Tricolore è il nostro simbolo nazionale, per cui sono morti milioni di uomini",
scrive infuriato Luca Grossi. E a seguire una ridda di commenti fra l'ironico e il furibondo.

Dopo poche ore, però, il Comune corregge il tiro e porge le proprie scuse a tutti:

"Si è trattato di un errore nell'allegare l'immagine, un errore grafico dettato da una svista".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Secondo un'ultima notizia, una maestra d'asilo sarebbe stata accoltellata a Londra da 3 donne......

Ma secondo Voi, non Vi suona un po' strano tutto 'sto movimento di attacchi proprio poco prima delle elezioni ?
Dove dovrebbe vincere il candidato contrario all'UE ?
A me sì.

Mi aspetto altri attacchi anche ad urne aperte!
Quando poi vincerà le elezioni il partito che piace alla grande finanza e ci sarà un nuovo primo ministro più manipolabile...
allora d'incanto tornerà la pace e diranno che hanno sconfitto il terrorismo!!
 

Val

Torniamo alla LIRA
La realtà di cui nessuno parla. Pochi ne scrivono.
Non ne verremo mai fuori. Se continuiamo a dare spazio all'europa.
L'europa dei tecnocrati, burocrati, banchieri, speculatori, non ci darà tregua. Non ci darà futuro.
Siamo un popolo di lavoratori, lavoratori e sognatori. Inventiamo i lavori.
Siamo la prima potenza per piccole e medie imprese. Nessuno ci eguaglia. E diamo fastidio. Da sempre.
Da sempre i tedeschi e quelli del nord hanno cercato e stanno cercando di limitare la nostra capacità imprenditoriale.
Potremmo metterla in k.... anche ai cinesi, per capacità produttiva.
Ma ci stanno uccidendo. E nessuno capisce o meglio, fanno finta di non capire perchè i tecnocrati, burocrati, banchieri,
speculatori, stanno ed hanno in parte già preso il posto degli imprenditori. Gente che lavora. Pratica. Non teorica.
La globalizzazione l'avremmo fatta noi, nei confronti degli altri, se non avessimo avuto l'euro. Il nostro cappio.
Se non avessimo avuto degli incapaci, arrivisti, teorici, buffoni, che accettarono il cambio a 1936 lire.
La spesa deve essere costruttiva, non distruttiva, non clientelare, non assistenziale.

Anche l'Ocse ha replicato le raccomandazioni della Commissione europea all'Italia: è necessario reintrodurre l'Imu sulla prima casa.
«Bisogna aumentare il gettito fiscale e rendere le tasse più eque ampliando la base fiscale, perseverando nella lotta all'evasione fiscale e introducendo tasse sulla casa di residenza basate su valori catastali aggiornati»,
L'accantonamento da 20 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche, ad esempio, viene citato come un possibile incremento del debito pubblico dell'1,2% del Pil nel caso di totale utilizzazione.
Anche se i consumi stanno resistendo alla stagnazione dell'economia, «molte imprese sono piccole e soffrono di una bassa produttività»,
ha aggiunto l'Ocse sottolineando che l'Italia non è stata in grado di «trarre maggiori benefici dalla globalizzazione»
e che il buon andamento dell'export è legato soprattutto all'ottima intonazione dei mercati di riferimento come Usa e Germania nonché al deprezzamento dell'euro.
L'Italia, conclude il report, deve quindi «progredire con le riforme strutturali e continuare le politiche di bilancio prudenti, spostando la spesa verso le infrastrutture e i programmi contro la povertà».

L'incertezza, che serpeggia viceversa, dipende dal fatto che il governo appare incapace di decidere sulle grandi questioni:
la manovra di bilancio 2018, l'Ilva, l'Alitalia, le banche venete, le opere di emergenza per gli sfollati del terremoto dell'estate 2016, il flusso continuo d'immigrati non autorizzati.

In apparenza, il ministro Calenda, firmando il decreto che assegna l'Ilva ad Arcelor Mittal ha preso una decisione operativa. Ma nella sostanza ciò non è vero.
L'attribuzione di Ilva ad Arcelor Mittal non sarà definitiva sinché l'autorità europea antitrust non avrà deciso (entro forse un anno)
se questa acquisizione genera per la società siderurgica franco-indiana, sul mercato europeo dell'acciaio, una posizione dominante di monopolio incompatibile con la legge comunitaria.

Quanto ad Alitalia, per cui ci sono 32 offerte, per la decisione si attende che la Commissione europea dia chiarimenti sul tetto del 49% del capitale azionario,
che scatterebbe per l'acquisto da parte di compagnie extra comunitarie. Il che riguarda le offerte inglesi, americane e orientali.

Per le due banche venete in crisi, il governo sta studiando sia le due soluzioni dell'intervento privato incentivato e di quello statale, che la terza via della loro messa in liquidazione.
Ma si ignora che fine farebbero gli sportelli delle due banche, il personale e i titoli degli obbligazionisti subordinati.

Buio pesto sulla manovra di bilancio 2018.

E altrettanto sul perché non ci siano ancora tutti i prefabbricati per sistemare le vittime del terremoto che ha avuto luogo quasi un anno fa e si debba ricorrere a lotterie.

Gli immigrati illegittimi, intanto, continuano ad arrivare.
Costano 35 euro al giorno di vitto e alloggio, con una spesa annua di circa 13mila euro ciascheduno e un onere annuale per il bilancio pubblico di oltre 3,8 miliardi:
che lievita in attesa di una soluzione internazionale condivisa.
 

Val

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Ma da quando uno che ha un incarico, che dovrebbe prendere tutto il suo tempo lavorativo,
va ad imbarcarsi in un altro incarico che - per l'importanza che ha - dovrebbe essere preso a
tempo pieno ? Cose che accadono solo in italia.........solo nel pd....serracchiani docet.

La vendetta è un piatto che va servito freddo.
Ma non in questi casi: il ministro della Salute di Ap Beatrice Lorenzin, dopo lo strappo tra renziani e alfaniani,
ha congelato la nomina a commissario della Sanità di Vincenzo De Luca, governatore della Campania e plenipotenziario di Matteo Renzi nel Mezzogiorno.

Tra Lorenzin e De Luca non c'è mai stato un grande feeling: ora, dopo la rottura dell'intesa tra Pd e Alternativa popolare,
il ministro della Salute sembra avere una ragione in più per stoppare la scelta del renziano al vertice della sanità campana.

C'è un motivo politico: Alfano non vuole fornire un'arma nelle mani del Pd per raccattare voti con una campagna elettorale alle porte.
Non c'è soluzione all'orizzonte, nonostante Renzi e De Luca siano in pressing da settimane sul premier:
la nomina del commissario alla Sanità spetta al Consiglio dei ministri su proposta del titolare della Salute.

Proposta che al momento non c'è. E non ci sarà nei prossimi giorni.

Eppure, De Luca ha sudato tanto per ottenere un emendamento nella legge di Bilancio del 2016 che elimina il divieto per i governatori di assumere l'incarico di commissario alla Sanità.

Ora spunta un nuovo ostacolo, stavolta di natura politica, lungo la strada che porta l'ex sindaco di Salerno sull'ambita poltrona di commissario.
Nel frattempo, il comparto sanitario in Campania è senza guida: il commissario di governo Joseph Polimeni si è dimesso.
Il sub commissario Claudio D'Amario si limita a gestire l'ordinario ma non ha potere di firma:
tutti gli atti che dispongono l'organizzazione dell'offerta sanitaria sono fermi sulle scrivanie degli uffici regionali.
Né De Luca né i dirigenti della Regione possono autorizzare trasferimenti, stanziamento di fondi e assunzioni.

Due giorni fa, in occasione dell'inaugurazione della stazione dell'Alta velocità ad Afragola, in provincia di Napoli,
De Luca è ritornato alla carica con il presidente del Consiglio chiedendo la nomina di commissario.
 

Val

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Dopo due anni (e una riforma) di gestione renziana, la Rai si ritrova arenata sulla scelta del nuovo direttore generale perché si attende l'accordo sulla legge elettorale.

Cosa c'entra mai la decisione sul manager a cui affidare la Rai, col sistema di voto per le prossime elezioni?

In effetti, due vicende che dovrebbero essere indipendenti tra loro.
E invece una è legata all'altra, perché si tratta di capire chi sta con chi, quali sono le alleanze trasversali in Parlamento,
e quindi chi può avere potere di parola e di veto sulla nomina del direttore generale di Viale Mazzini.

Esempio pratico con l'ultimo nome salito nelle quotazioni del toto-dg, Mario Orfeo, direttore del Tg1, molto sponsorizzato dal Pd renziano
(in particolare dalla Boschi, tornata influente sulle nomine governative), gradito anche da Forza Italia ma osteggiato dai Cinque Stelle.
In altre fasi politiche il veto del M5s sarebbe stato indifferente, ma il movimento di Grillo
al momento è ancora uno dei contraenti del patto sul Tedeschellum, a rischio di impallinatura dei franchi tiratori alla Camera.
E la Rai è talmente legata alla politica che se il patto a tre sulla legge elettorale resta in piedi,
il governo Pd non potrà nominare un dg Rai palesemente sgradito al M5s
(«Orfeo? Siamo alla pazzia, deve essere uno super partes» ha bocciato il grillino Fico, presidente della Vigilanza Rai).
Se invece l'accordo salta, basterà un nome condiviso da Pd e azzurri per risolvere il rebus Rai, come appunto il direttore del Tg1.

Ecco perché si prende ancora tempo dopo l'addio di Campo Dall'Orto, che già da due giorni ha fatto gli scatoloni
e salutato i dipendenti con una lettera («Ho lasciato una Rai più forte e più libera»).
L'ufficio è vuoto, e potrebbe restarlo più a lungo del previsto.

Un cda è convocato per domattina alle 10, le ipotesi sono due.
La più improbabile è che nelle prossime ore esca dal cilindro di Palazzo Chigi un nome e che il cda possa votarlo,
per chiudere la pratica e affrontare i dossier sul campo (i tetti agli stipendi, i palinsesti autunnali, il piano news dell'azienda, il contratto di servizio) con un nuovo comandante in campo.
La più concreta, invece, è che non ci sia un nome e che l'interim della direzione generale - funzione che prevede ampi poteri da amministratore delegato -
vada al consiglio di amministrazione stesso, magari con deleghe diverse ai consiglieri o ad un gruppo ristretto di loro, con un ruolo primario per la presidente Monica Maggioni,
molto attiva per prendere in mano il piano news.
 

Val

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È sulla lotta ai cambiamenti climatici e sulla transizione globale alla green economy che Pechino punta per costituire un’egemonia globale.
E anche se non sono poche le contraddizioni – la Cina continua a essere il più grande inquinatore del mondo.

Che la Cina diventi capofila della lotta ai cambiamenti climatici è quasi paradossale.
Il Paese di mezzo è infatti ancora oggi fortemente dipendente dal carbone ed è il primo importatore di petrolio al mondo.

Pechino ha di recente sospeso le concessioni per nuove centrali a carbone, ma i risultati
– in particolare in termini di inquinamento atmosferico in ampie zone del paese –
stentano ad arrivare, anche perché il carbone, specifica il rapporto annuale del Centro Studi per le Imprese della Fondazione Italia Cina,
costituisce il 60 per cento della struttura energetica cinese.

C’è poi un’altra contraddizione: chi loda la Cina è al tempo stesso chi impone politiche anti-dumping, soprattutto sui prodotti fotovoltaici.

Gli investimenti pubblici e gli incentivi cinesi al settore hanno portato a un aumento vertiginoso della produzione
e alla messa sul mercato mondiale a prezzi competitivi di prodotti cinesi.
Questo ha condannato alla chiusura molte piccole medie aziende europee e americane.
Di qui la decisione del 2015 di alzare barriere commerciali.

Ma, forse più in funzione anti-Trump che pro-Cina, oggi l’Europa riconosce l’impegno di Pechino nella lotta ai cambiamenti climatici.
E questo, nonostante i problemi cronici di inquinamento della Cina, non è un caso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mi sa che qualcuno non la racconto giusta .....se questi vanno in fibrillazione per un emendamento locale
chissà cosa potrà succedere al Senato.......ma - secondo Voi - a bimbominchia questa legge piace ? :no::no:


Dopo tre ore di dibattito in aula, grazie anche al voto segreto, l'emendamento presentato dall'onorevole di Forza Italia è stato approvato con 270 voti favorevoli e 256 contrari.
Stop, dunque, agli otto collegi uninominali e ai tre seggi di recupero proporzionale.
"Una vittoria per le minoranze, innanzitutto quella italiana dell'Alto Adige, ma sono soddisfattissima anche per essere riuscita a tutelare
pure le minoranze politiche", ha commentato a caldo l'onorevole Biancofiore.

Determinante, in aula, il sì espresso dai grillini. Il voto era segreto, ma per un errore della presidente della Camera,
i risultati sono comparsi sullo schermo, e dunque il voto si è tramutato in palese.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mi fa specie che nel 2017 si stia ancora parlando di obbligatorietà dei vaccini.

Commenti in rete:
Tanto tempo fa , ma neanche tanto, le vaccinazioni erano obbligatorie anche per andare alle superiori…adesso sono diventati tutti medici, tutti furbi, tutti intelligentoni…
si vaccina solo per gli asili nido come se le malattie dalle elementari in poi hanno paura di assalirci……
come si può notare stiamo tornando indietro di mille anni sia come civiltà che come cervello.
E’ chiaro che ad ogni azione ci può essere l’eccezione , nel nostro caso magari può accadere che una vaccinazione può avere effetti collaterali su un bambino,
ma la statistica afferma che queste eccezioni, sono da accettare….non siamo infallibili…in tutti i casi a fronte di una eccezione salviamo milioni di vite…

Quelli del M5S è meglio che comincino a parlare di meno e mantengano le promesse fatte visto che , diciamolo pure, sono politici in erba….e i fatti ne danno ragione……
La Lorenzin non mi sta molto simpatica ma stavolta ha ragione in pieno….anzi doveva insistere per renderel obbligatorie fino alla maggiore età……
la prevenzione è la cosa migliore….oppure abbiamo dei problemi nascosti ?
 

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