Mandatelo a casa. Non ne combina una giusta ........
«È una vergogna, uno schiaffo ai moderati che da anni si battono per isolare gli estremisti, una sconfitta per le donne. È la porta sbattuta in faccia a chi da anni si batte perché in Italia non si diffondano la poligamia o i matrimoni combinati forzati».
È sbigottito e sconcertato Ahmad Ejaz, italo-pachistano in Italia dall'89, mediatore culturale, direttore della rivista Azad («Libero») e per dieci anni uno dei membri della Consulta per l'islam italiano nata con il ministro Giuseppe Pisanu (governo Berlusconi), proseguita con Giuliano Amato (governo Prodi) e poi diventata Comitato per l'Islam italiano con Roberto Maroni (governo Berlusconi). Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha presieduto al Viminale tre giorni fa un incontro con i rappresentanti di varie comunità e associazioni islamiche, praticamente una nuova Consulta. Al suo interno, resta il vicepresidente del Coreis (Comunità religiosa islamica) Yahya Pallavicini ma entrano sette membri dell'Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni islamiche in Italia), il segretario generale della Moschea di Roma Abdellah Redouane, i rappresentanti delle moschee di Napoli e Palermo e tre donne velate, in cui nomi non compaiono né nei comunicati né sul sito del ministero. Ma il nome di Ejaz è stato stralciato. Insieme a quello di altri 15 fra medici, giornalisti e associazioni che negli ultimi dieci anni hanno rappresentato la vasta comunità musulmana d'Italia (circa un milione e settecentomila persone) e che nel 2007 hanno firmato la «Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione», praticamente una sintesi dei principi della nostra Costituzione: laicità, libertà religiosa, eguaglianza tra uomo e donna.