NON E' LA MERA FOTOGRAFIA CHE MI INTERESSA. QUEL CHE VOGLIO E' CATTURARE QUEL MINUTO, (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Male male male. Oh, ma una notizia bella non la trovo.

Un altro verdetto che sa di “politica”.

È stato respinto dalla Cassazione il ricorso della Procura di Agrigento contro l’ordinanza che lo scorso 2 luglio
ha rimesso in libertà Carola Rackete, la comandante della nave Sea watch3.

La nave delle Ong approdata a Lampedusa forzando il blocco e speronando una motovedetta.
La donna, a fine giugno, era entrata nel porto di Lampedusa nonostante il divieto della Guardia di Finanza.

La terza sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura,
dando così ragione alla gip di Agrigento Alessandra Vella, che non aveva convalidato l’arresto.

Escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, che era stato contestato a Rackete.

Nell’ordinanza con cui il gip del Tribunale di Agrigento aveva revocato gli arresti domiciliari
ed era venuta meno anche l’esigenza di carcerazione preventiva per l’accusa di resistenza e violenza a nave da guerra (art. 1100 del Codice della navigazione).

Resta in piedi l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Reato disciplinato dall’articolo 12 del decreto legislativo n. 286 del 1998 (Testo unico sull’immigrazione),
modificato più volte negli ultimi anni, del quale Rackete dovrà rispondere davanti al Tribunale di Agrigento.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ma dai. Non posso crederci. Che pochezza.

Fa davvero pena questa sinistra che si attacca alle stupidaggini di papà Borgonzoni.
E’ immiserita dal punto di vista etico, morale.
Per carità, un padre che punta a fare del male alla figlia impegnata nella battaglia
per la presidenza della regione Emilia Romagna è davvero un pessimo esempio. Roba da nascondersi per la vita.



Ma è la sinistra che lo trasforma in eroe che deve far riflettere chi ha un minimo di buonsenso.
Vagheggiavano di genitore 1 e genitore 2 adesso esaltano genitore zero.

Sui social si legge la frase più stupida: “Neanche suo padre la vota”.

E che ne sapete dei rapporti familiari, sciacalli che non siete altro?
E lui, quello che si fa intervistare come “padre” e dice che ha le prove che parla con la figlia.
Noi abbiamo le prove che lei è uno svergognato, caro signore.
Perché ci sta che in famiglia si possa non andare più d’accordo,
ma è roba davvero schifosa prestarsi a strumentalizzazioni politiche come quelle a cui assistiamo attonite.



E’ una politica orrenda. Candidatelo a capo della sinistra senza leader, questo anziano signore che deve aver perso il lume della ragione.
Non sa, poverino, che dal 27 gennaio sarà gettato a mare da Bonaccini e compagnia dopo essere stato usato da loro.
Succede a tutti i servi sciocchi della compagnia che dal Pci è arrivata al Pd…


E quanto ha ragione Pietrangelo Buttafuoco nel suo tweet:
“È legittimo votare Bonaccini, ci mancherebbe, ma la ricerca di visibilità di Borgonzoni padre
nel suo prendere distanze dalla figlia non è autonomia di pensiero ma solo voglia di sfregiarla”.

Con tanto di risposta da applausi da parte di un suo follower.

Quel “padre” è solo un “concentrato di miseria umana che sfocia in vomitevole ripicca”.

Nulla da aggiungere.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ogni volta che c’è una elezione, il padre della senatrice leghista bolognese, vota sistematicamente per l’avversario di turno di Lucia.
E poco importa se le tornate di cui stiamo parlando sono assai rilevanti.
Era accaduto già nel 2016, quando al ballottaggio per il Comune di Bologna la sfidante leghista fece tremare il centrosinistra guidato da Virginio Merola.

Nel frattempo la figlia, cresciuta dalla madre, è diventata sottosegretaria alla Cultura nel primo governo Conte.

Ma il padre non ha cambiato idea: «Voterò per Stefano Bonaccini del Pd».
 

Val

Torniamo alla LIRA
In Libano dopo le dimissioni di Said Hariri continuano le proteste, anche perchè il governo, il cui capo spetta ai sunniti,
e il presidente della repubblica , di Hazbollah, è riuscito a fornire una soluzione alla profonda crisi economica in atto.

Il problema è che la sfiducia dei cittadini nello stato e nel sistema finanziario e bancario è giunto ad un livello tale che,
per rallentare la fuga dei contanti, soprattutto dollari, sono stati imposti dei draconiani limiti al ritiro settimanale di contante,
limitato a 100 dollari circa per prelievo ed a poco meno di 200 alla settimana, per conto.
Praticamente i fondi sono stati congelati.

I giovani hanno dichiarato una vera e propria “Settimana della rabbia”,
come quelle che solitamente si organizzano in Medio Oriente contro gli USA o Israele,
solo che questa volta l’obiettivo sono stati gli istituti di credito, presi d’assalto e devastati.

Si parla di oltre 59 arresti in questi moti di rivolta avvenuti al grido di “Tirate fuori i nostri soldi”

#Lebanon's protesters can no longer be called peaceful. They block vital roads & highways.
They destroy bank windows & ATMs as well as throw rocks & firecrackers at security forces.
And then when they get arrested, their friends are rioting in front of the police station. pic.twitter.com/oEqz78GLEN

— Walid (@walid970721) January 16, 2020

Il fatto che, dopo il governo di Said Hariri, nessuno sia riuscito a formare un nuovo governo ovviamente non aiuta.
La costituzione libanese, con una rigida divisione delle cariche su base religiosa fra sciiti, sunniti e cristiani
che garantirà l’equilibrio religioso, ma non la capacità di governo e neppure lo sviluppo economico.

La presenza di una parte, diciamo così, politicamente segnata come Hezbollah,
non facilita la definizione di accordi commerciali internazionali o l’arrivo di aiuti
e neppure garantisce quello status di paradiso fiscale e finanziario che garantiva ricchezza al paese.

Religione e denaro non vanno sempre bene d’accordo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ieri Goldman Sachs held ha tenuto la sua Global Strategy Conference a Londra,
davanti a 250 dei suoi migliori clienti, ed una professionista della banca d’affari
si è presa la briga di fare un sondaggio fra i suoi clienti su cosa si attendano per il 2020.

Naturalmente si tratta di gente preparata e con capitali da investire, per cui vediamone il parere.

Le domande variavano dalla politica all’economia, ed hanno dato i seguenti risultati:

ELEZIONI PRESIDENZIALI AMERICANE.





Come vediamo l’ottantasette per cento dei presenti considera più probabile la rielezione di Trump.

Probabilmente quattro anni fa questa percentuale sarebbe stata meno del quaranta.

QUANDO CI SARA’ LA RECESSIONE?



Secondo solo il 5% l’anno nero sarà il 2020, secondo il 35% sarà il 2021 e secondo il 38% il 2022.



LA FED TAGLIERA’ ANCORA I TASSI



Il 67% degli intervistati ritiene che non ci saranno ne rialzi ne ribassi.



ANDAMENTO DEI MERCATI AZIONARI GLOBALI



Le aspettative di ritorno dei mercati azionari per quest’anno sono migliori rispetto a quelle dell’anno scorso,
ma, come proprio in precedenza, queste previsioni sembrano più che altro influenzate dall’andamento dei prezzi nell’ultimo trimestre del periodo precedente-



AZIONI, QUALE MERCATO ANDRA’ MEGLIO ?





Per il 2020 le attese migliori sono per Europa ed Usa, e questo è un po’ curioso,
visto soprattutto l’andamento delle previsioni e politico, soprattutto per il vecchio continente.

Probabilmente la crisi cinese sta influenzando questi pareri profondamente.
 

Val

Torniamo alla LIRA
E rieccoli ....BUFFONI

Questa settimana inizierà Davos, quella specie di Fiera dei miracoli dei ricchi e potenti,
di tutti coloro che si recano a predicare la responsabilità sociale ed ecologica
a bordo di un numero variabile fra i 2000 ed i 3000 jet privati e rendendo, per una settimana ,
un villaggio alpino avvicinabile solo a chi ha redditi annui a sei cifre (in euro).


Quest’anno ci sarà, ed interverrà, il presidente USA Donald Trump,
che avrà una buona accoglienza dopo aver pagato pegno al globalismo con l’accordo commerciale con la Cina.

Però dobbiamo ricordare che si tratta di un Forum globale dei “Buoni”, per cui i temi saranno i seguenti:

  • Come Salvare il Pianeta (da loro, possibilmente)

  • La società ed il futuro del Lavoro (Schiavismo 3.0)

  • Insegnare per il Bene (cioè cancellare la conoscenza)

  • Per un’economia più giusta (e più sfruttabile da noi)

  • Migliori affari (non bastano gli attuali)

  • Un futuro sano (Tendiamo ad essere semidei)

  • Oltre la geopolitica (e la democrazia, pssibilmente)
Se c’è un esempio di quella che Orwell chiamava Neolingua, questa è proprio nel programma di Davos:
tutto quello che viene detto deve essere interpretato esattamente al contrario.

A provare questo ricordiamo che Greta Thunberg, è già arrivata a Davos
e sarà li per rendere più divertente ed ecologicamente corretto il Forum.
Ha iniziato con i suoi simpatici slogan durante un incontro in Svizzera:

“La vera azione contro il cambiamento climatico sta arrivando.Tutto deve cambiare, vi assicuro, non avete ancora visto nulla. “

Questo detto davanti ad alcune migliaia di persone, pensiamo più che altro divertite, o annoiate,
al continuare a sentire le solite frasi trite e ritrite.

Come potrebbero spaventarsi poi i ricchi e potenti di Davos alle parole di colei che ne è , oggettivamente, il più recente strumento.


Naturalmente mentre volano nei loro Jet i ricchi e potenti staranno tremando a causa di Greta….
 

Val

Torniamo alla LIRA
Grazie a Visual Capitalist possiamo presentarvi una infografica che viene a condensare, in una sola immagine,
tutta la ricchezza mondiale divisa per i singoli paesi.

Ricordiamo che la ricchezza mondale è pari a 360 mila miliardi di dollari nel 2019, con una crescita rispetto all’anno precedente di 9.100 miliardi di dollari.



Attenzione che questa è ricchezza, cioè l’insieme dei valori, espressi in beni mobili ed immobili, dei singoli paesi,
per cui non stiamo parlando di Prodotti interno lordo, ma di una misura patrimoniale completamente e totalmente diversa.

La ricchezza dell’Italia di oltre 11 mila miliardi di dollari è omogenea con le misurazioni della Banca d’Italia.

Vediamo ora la ricchezza divisa per macroaree:



USA e Canada assicurano la prevalenza del Nord America, con il 31% della ricchezza mondiale, seguiti da Europa ed Asia-Pacifico.

L’Europa è ancora molto ricca, nonostante lo sviluppo di Corea, Cina e Giappone.

In Africa ancora vi è solo 1,1% della ricchezza mondiale.

Vediamo ora un’immagine per paese.



l’Italia, in questa classifica, è ancora fra i primi 10 paesi, appena dietro l’India che è ,
come superficie e come popolazione, enormemente maggiore rispetto al nostro paese.

Si tratta però di un’immagine statica che può variare, rapidamente, ad esempio con cambiamenti nei valori degli immobili.

La ricchezza non è un valore scritto nella pietra,ma variabile secondo le leggi del mercato.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Adn Kronos ha diffuso i dati dei finanziamenti della associazione Open Foundation di George Soros per il biennio 2017-2018.

Trattasi della bellezza di ottomilionicinquecentoventisettemilanovecentoquarantotto dollari elargiti a una galassia di associazioni, movimenti, partiti.

In ordine sparso, e senza pretesa di esaustività: l’Istituto Affari internazionali, Radicali italiani,
l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, e poi una caterva di organizzazioni non governative
a vario titolo impegnate nel campo dell’assistenza a profughi, rifugiati, pendolari economici e via migrando.

Di fronte a un tale filantropo viene da chiedersi cosa abbiamo fatto per meritarcelo. Non ci sembra di essere all’altezza, capite.

Ma dovrebbero chiederselo soprattutto i beneficiari di cotanta generosità.

Perché Soros è così buono con loro? Sarà forse una dote innata, oppure una congiuntura favorevole del suo segno astrale,
o ancora una vocazione samaritana maturata via via che i miliardi si accumulavano nei conti correnti del suo impero finanziario?

Sia come sia, ogni discorso su di lui dovrebbe finire in gloria, perlomeno stando alle munifiche elargizioni di quella cornucopia universale rispondente al nome di Open Society, cioè “società aperta”.

Sennonché, specialmente i destinatari della sua bontà, non si interrogano affatto sulle motivazioni del loro mecenate.
Del resto, nel mondo incantato di chi, in buona fede, si spende cristianamente per accogliere i migranti
certe domande rischiano solo di sollevare scomodi esami di coscienza.
I paladini delle frontiere spalancate, e dei muri abbattuti, in genere sono vittime di quella specie di “stupidità indotta”
immortalata da Dostoevskij nel principe Myškin del capolavoro letterario “L’idiota”.

In effetti, il buono, troppo spesso, rischia di essere idiota.
E molti tra i buoni dissetati dalla liberalità di Soros lo sono. Ma lui no. Lui non è affatto idiota. E tantomeno è buono.
Come farlo capire alle alici (e alle sardine) del paese delle meraviglie?

Basterebbe por mente all’autentica ossessione di Soros; che non è, beninteso, la beneficienza in senso lato.
È una specifica forma di beneficienza, in senso stretto: quella destinata a inondare i paesi europei di orde di uomini sradicati,
la gran parte dei quali non scappa né da guerre, né da carestie, né da inondazioni e non cerca né un lavoro, né l’integrazione, né la realizzazione economica.
Più semplicemente, vuole un posto dove poter stare bene e meglio.
Ambizione umanamente comprensibile a cui qualsiasi Stato degno di questo nome dovrebbe porre limiti rigorosi.

Ma Soros non è uno Stato. Anzi, egli sogna la dissoluzione definitiva delle tradizionali forme statuali.
E anche la liquefazione di ogni aggregato civile cementato da comunanza di tradizioni, linguaggio, cultura, religione.

Soros, e quelli come lui, vagheggiano un’umanità novella, forgiata su un meticciato non solo e non tanto etnico, quanto piuttosto sociale e di costume.
Vogliono temprare l’uomo nuovo: senza identità, senza valori, senza radici.

Il manovale perfetto, lo spaesato abitatore, agevolmente manipolato e sfruttato, della civiltà del futuro.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Basterebbe seguire "l'illiberale" ma “salutare” esempio dell'Ungheria, riguardo il personaggio.

Gli italiani, dalla nota memoria corta, cortissima, si sono dimenticati quando Soros si rese protagonista, il 16 settembre 1992,
del famoso mercoledì nero, speculando sulla Lira e sulla sterlina inglese, procurandoci un danno miliardario.

Ciò nonostante fu ricevuto, nel 5/2017 a palazzo Chigi, dall'allora premier Gentiloni.

Cose che sarebbero incomprensibili, intollerabili, in un paese normale, ma da noi sono ormai la regola.

A causa sua nessuno sulla terra può immaginare come finirà la sua vita.

La terra è impazzita dietro alle balle sull'ambiente e sui confini.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Fine dei giochi in Libia, proprio alla vigilia della conferenza di Berlino fra Sarraj ed Haftar.

Il generale di Bengasi, tramite un annuncio del suo portavoce Ahmed Al Mismari:
i porti petroliferi della Libia sono da ieri chiusi,per “Volontà del popolo”.

Questa situazione è resa possibile da quello che si vede nella sottostante mappa della Libia



Haftar ha il pieno controllo della Libia Centrale ed orientale, e di larghi pezzi pure di quella occidentale.

Quindi le principali risorse petrolifere cadono nella sua area di controllo militare.
Invece gli incassi per le vendite del petrolio vanno alla NOC, la società di stato libica,
che gestisce i campi petroliferi con riconoscimento internazionale ed i cui profitti vanno principalmente a Al Sarraj.

Quindi la stranezza risiede nel fatto che il potere militare di Haftar alla fine viene, o meglio veniva,
a finanziare Tripoli con oltre 45 milioni di dollari di entrate giornaliere.

Questa situazione ovviamente non può continuare ed ora Haftar vuole convertire la propria forza militare in una forza economica.

A questo punto vuole chiudere la partita con Tripoli ad ognicosto, proprio prima, o durante, l’incontro di Berlino.
Deve dimostrare che, senza di lui, non ci può essere nessun futuro per la Libia, e ci può riuscire benissimo,
dato che controlla, militarmente, le aree di estrazione, gli impianti ed i porti di partenza.

Con questa mossa il Generale ed il governo di Bengasi pongono le premesse per scrivere “Game Over” sopra tutta la storia della guerra civile libica.

Molti degli impianti nell’area di Bengasi erano in capo all’ENI che ora, se vorrà esportare, dovrà trovare il modo per raggiungere nuovi accordi con Haftar.

Questo non è impossibile, dati i buoni rapporti della nostra società con le autorità locali,
ma avviene nonostante una politica nazionale perdente ed assente, che ha appoggiato in modo assurdo Sarraj.

Ora che faranno Di Maio e Conte, pensano di giocare ancora a Risiko o si affideranno, finalmente, ai professionisti?
Continueremo a farci prendere in giro da un’inesistente diplomazia europea o prenderemo finalmente qualche decisione?

Nel fratempo non si sa neppure se Sarraj andrà a Berlino.

Forse gli conviene di più andare a Londra, dove si trova la sua famiglia. Meglio salvare la pelle….
 

Users who are viewing this thread

Alto