NON E' COLPA MIA SE IL TORTO CE L'HANNO SEMPRE GLI ALTRI. (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
:d:
Buona settimana a tutti :)
Finalmente giovedì scorso siamo riusciti ad andare a fare un giretto in Liguria a Finale Ligure... paradiso dei biker :lovin:.... dai monti al mare e ritorno... senza batterie :d:
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Val

Torniamo alla LIRA
“Damiano dei Maneskin si sottoporrà a test volontario anti-droga":
lo ha comunicato in una nota ufficiale l’organizzazione dell’Eurovision
dopo la tanto discussa vittoria della band italiana alla kermesse europea.

Stando ad alcune voci, messe in giro da una rivista francese,
il frontman del gruppo avrebbe sniffato cocaina in diretta poco prima della premiazione.


Damiano ha subito smentito la notizia lanciata dai francesi, negando categoricamente di fare uso di droghe.

Il cantante ha spiegato che – quando è stato ripreso dalle telecamere –
si è chinato sul tavolo non per sniffare ma solo perché si era appena rotto un bicchiere.

In ogni caso, per sciogliere ogni dubbio, Damiano si sottoporrà al test appena possibile.


Sul caso si è espresso anche il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian.

Interrogato dalla radio RTL sull'ipotesi che l'Italia debba essere sanzionata nel caso di risultato positivo di Damiano,
Le Drian ha risposto: “Sta alla commissione di deontologia dell'Eurovision decidere se c'è stato un problema”.

E ancora: "L'Eurovision è responsabile per l'onorabilità del concorso".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Vergognoso che vengano portati sul palmo della mano 4 elementi che
vengono pompati da una certa politica. Musica è altro. Ma anche rock è altro.
La Musica italiana è ben altro.


"Che paese il nostro".

Alessandro Di Battista, grillino nell'anima anche se senza più la tessera del Movimento 5 Stelle,
usa i Maneskin per bastonare l'arco costituzionale italiano.

Dibba si scatena: "Il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci,
i politici preferiscono parlare dei Maneskin piuttosto che della trattativa Stato-Mafia. Che Paese il nostro".


Il guaio è che a sbirciare sui social, l'invettiva di Di Battista sembrerebbe andare a colpire
alcuni dei suoi principali referenti politici.

Probabilmente se la stava prendendo con Mario Draghi, visto che l'account ufficiale di Palazzo Chigi
ha twittato i "complimenti" del premier ai Maneskin.

Lo stesso ha fatto sempre su Twitter Giuseppe Conte, e pure Virginia Raggi.
Anzi, la prima cittadina ha dimostrato un entusiasmo straordinario, con sottile e giustificato campanilismo:
"Strepitosi i Maneskin che conquistano l'Eurovision Song Contest
e da Roma portano la musica italiana sul tetto d'Europa. Complimenti ragazzi!".


Si dovrà vergognare anche lei?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dopo ben 12 anni cambiano le frequenze del digitale terrestre.

Il che implica, per chi ha un vecchio televisore, l’acquisto di un dispositivo nuovo.

Oppure sarà necessario dotarsi di un decoder, come ai tempi del primo passaggio al digitale terrestre.

Per di più, i tempi sono brevi, perché già dal primo settembre le vecchie tv diventeranno “nere” e saranno così inutilizzabili.


Quali sono le tv “vecchie” da cambiare?
Quasi tutte quelle comprate prima del 2017.

In ogni caso, per sapere se il televisore che si ha a casa sia compatibile con i nuovi standard ci sono diversi modi.

Chi è già in possesso di una tv che supporta l'alta definizione con HDR o con risoluzione UHD o 4K
non dovrà preoccuparsi di comprare nulla.


Per tutti gli altri, invece, bisognerà seguire questa procedura:
digitare sul telecomando i numeri 100 o 200 per visitare rispettivamente i canali test predisposti dalla Rai e da Mediaset.

Se compare la scritta “Test HEVC Main10”, allora il televisore è abilitato a ricevere il nuovo segnale.

Se invece lo schermo appare nero, vorrà dire che la tv non supporta lo standard HEVC del nuovo digitale terrestre.

Se il televisore è già compatibile con il nuovo standard
bisognerà solo ri-sintonizzare tutti i canali entro il giorno dello switch-off finale
(un'operazione che andrà eseguita, anche più volte, tra settembre 2021 e giugno del 2022).



Le date per lo switch-off sono già state fissate:
  • Dal 31 dicembre 2021 il passaggio riguarderà Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e le province di Trento e Bolzano;

  • Entro il 31 marzo 2022 si adegueranno poi Campania, Lazio, Liguria, Sardegna, Toscana e Umbria;

  • Il 20 giugno 2022 tocherà ad Abruzzo, Basilicata, Calabria, Marche, Molise, Puglia e Sicilia.

BONUS:

Per chi avrà bisogno di sostituire il proprio televisore o di acquistare un decoder
per adeguare il proprio apparecchio al Dvbt-2 Hevc Main 10,
il ministero per lo Sviluppo Economico ha varato il “bonus Tv” per un contributo massimo di 50 euro
riservato alle famiglie con reddito Isee inferiore ai 20mila euro annui.
 

Val

Torniamo alla LIRA
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Veline da record.
Shaila Gatta e Mikaela Neaze Silva entrano nella storia di Striscia la notizia:
il 12 giugno chiuderanno la loro esperienza nel tg satirico di Canale 5 fondato e diretto da Antonio Ricci
ma prima, lunedì 24 maggio, batteranno due loro illustri colleghe, Federica Nargi e Costanza Caracciolo,
per numero di puntate sul bancone più famoso della tv italiana: 903 in 4 edizioni.
Al terzo posto, Ludovica Frasca e Irene Cioni (a quota 866 puntate).


La velina bionda e la velina mora più atipiche della storia di Striscia, peraltro,
avevano già segnato un precedente storico conducendo anche Paperissima Sprint
mentre erano ancora in carica nel programma "principale",
a conferma della fiducia che Ricci e Canale 5 nutrono nei loro confronti.

Non solo stacchetti, balletti, coreografie e curve mozzafiato, infatti,
ma anche tanta simpatia naturale e spigliatezza in video,
come dimostrano i divertenti backstage spesso pubblicati sul profilo Twitter di Striscia
o i finti litigi e battibecchi, vere e proprie candid camera a danno di questo o quell'autore.


Come ricorda TgCom, tra i loro "primati" anche quello di aver cantato con la loro voce durante uno stacchetto
o l'aver sostituito il mitico inviato Valerio Staffelli, l'uomo del Tapiro d'oro, consegnando di persona la statua-premio
a Wanda Nara, Barbara D'Urso e Pierdavide Carone con i Dear Jack.


"All'inizio non è stato facile, in tanti mi hanno ricoperta di insulti", ha raccontato la 27enne Mikaela,
un mix genetico clamoroso (nata a Mosca da papà angolano e mamma afghana e cresciuta a Genova)
e voluta da Ricci anche per rappresentare la nuova Italia, quella che supera steccati e stereotipi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nella tragedia della funivia precipitata a Stresa, sul Mottarone,
c'è una storia a lieto fine, quella di Dario e di suo figlio di 6 anni.

"Quando ho sentito la notizia della funivia caduta sul Mottarone mi si è gelato il sangue:
in quella cabina potevamo esserci io e il mio bambino di sei anni".

Si sente miracolato Dario mentre racconta all’Adnkronos la sua esperienza.

"Avevo deciso di portare il mio bimbo ad Alpiland dove c’è una pista di bob
ma per una serie di miracolose coincidenze quando siamo arrivati a prendere la funivia,
la cabina era già al completo e quindi non siamo potuti salire", spiega.

La cabina era al completo con 15 passeggeri per via delle limitazioni imposte dalle norme anti-Covid.
 

Val

Torniamo alla LIRA
“Non capisco il senso”: Massimo Cacciari si è detto fortemente contrario allo “stato di supercontrollismo”
nel quale rischiamo di trovarci anche dopo l’esperienza del Covid.

Il filosofo invoca il ritorno a una normalità vera e propria.

Perché dovrebbe esserci una normalità con paura?
Una volta che siamo vaccinati, una volta che i contagi diminuiscono drasticamente
e si arriva a un fenomeno completamente sotto controllo,
per quale cavolo di motivo bisogna continuare ad avere paura?
smettiamola con questa retorica delle guerre”.


Scagliandosi, poi, contro gli esperti più pessimisti, Cacciari ha fatto un appello:

“Invece di insistere negli allarmi e nel mettere in atto interventi di demenziale controllismo,

gli scienziati i decisori dovrebbero dedicarsi a capire come rimuovere le cause di questi fenomeni che sono stranote:

gli sconquassi che in tante parti del mondo avvengono nel nostro scambio con le specie animali e vegetali e con l’ambiente”.



L’unico modo per venire fuori dal circolo vizioso della paura, secondo il filosofo, è la razionalità:

“Se ne esce perché in parte finisce e perché ci rendiamo conto
che le emergenze hanno una causa e la causa può essere rimossa
”.

Mi pare che da quando c’è Mario Draghi si stia uscendo dalle chiusure e dal normativismo estremo.
Ci si affida di più all’intelligenza delle persone”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Già il 15 aprile scorso le autorità sanitarie della mia piccola Umbria
dichiaravano che quasi 300 persone vaccinate erano risultate positive al Sars-Cov-2.


Ciò dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che oramai il virus è endemico,
ossia è presente stabilmente nella comunità umana e, al pari di altri suoi virus a Rna,
circola liberamente a prescindere dai nostri costosissimi tentativi di bloccarlo.


Curare è meglio che chiudere


Ma dato che tutti i numeri della pandemia ci dicono che sia oramai in atto da tempo

il fenomeno naturale del cosiddetto co-adattamento,

con un Coronavirus che muta in un senso sempre meno aggressivo,

l’unica vera risposta che possiamo dare è quella sanitaria,

curando l’esigua aliquota di malati gravi

e consentendo all’enorme platea degli asintomatici di vivere liberamente.



Invece continuiamo a subire un regime di restrizioni,
a mio avviso in gran parte insensate e quindi autodistruttive,
che viene attenuato con una lentezza esasperante.

Tant’è che il coprifuoco verrà eliminato del tutto, dopo due assurdi passaggi in cui viene solo allungato di un'ora,
solo il 21 giugno, mentre resterà in vigore ancora per un tempo indeterminato l’assurdità della mascherina all’aperto.


Tuttavia, rispetto alle riaperture dello scorso anno, nell’era di Giuseppe Conte,
le misure sembrano decisamente più dure, visto che non c’era il coprifuoco e né le mascherine all’aperto.

E nemmeno il green pass sanitario che consiste in un certificato di vaccinazione,
guarigione o tampone negativo nelle 48 ore precedenti per partecipare alle feste di matrimonio,
tanto per citare una delle misure previste con l’ultimo decreto del Governo Draghi.

Una linea la quale, ahinoi, riafferma in realtà l’assoluta subalternità alle componenti più rigide della sua maggioranza,
capeggiate dall’impresentabile ministro della Salute, Roberto Speranza e al Comitato tecnico scientifico.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mentre l’informazione post pandemica si occupava delle solite stupidaggini politically correct tipo legge Zan o voto ai sedicenni,
deve essere sfuggita ai più la tragedia che si sta addensando sull’economia dell’Unione europea.

I ministri del settore, riuniti nel vertice Ecofin (Consiglio Economia e Finanza), hanno deciso a grande maggioranza

– Italia compresa – di appoggiare la proposta del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis,

che è il vero commissario economico (mentre notoriamente Paolo Gentiloni è il numero 13)

di ritornare al Patto di stabilità a partire dal 2023.



Una follia che si baserebbe su ottimistiche previsioni di crescita,
tali da far ritenere che entro il 2022 le economie dell’area Ue potrebbero ritornale ai valori pre-Covid.

Cosa che significherebbe tornare alla crescita e recupero delle perdite e dei posti di lavoro finiti in vacca nel 2020 in appena un anno.

Previsione a dir poco azzardata.

Tale crescita – che comunque escluderebbe l’Italia visto che l’economia nostrana era già abbondantemente compromessa prima della pandemia –
è in realtà poco verosimile.

L’Europa non è l’America così come i mezzi della Banca centrale europea non sono quelli della Fed (Federal reserve).

Attualmente, con i debiti contratti in questo anno e mezzo scarso di super crisi,
quasi nessun Paese europeo potrebbe rispettare i parametri di contenere il deficit entro il 3 per cento del Pil
e ancor meno di stabilizzare il debito pubblico al 60 per cento sempre del Pil.

L’Italia, ad esempio, sta al 10 circa per il primo parametro e al 180 per il secondo.


Vedremo come le borse apriranno e come reagiranno nel corso sia della giornata che di quelle seguenti.


Certo è difficile non mettere in relazione questa fretta europea di chiudere i cordoni della borsa
con l’uscita (proposta) del segretario del Partito Democratico, Enrico Letta,
di introdurre un embrione di patrimoniale mascherandola da tassa di solidarietà sulle future “grandi” eredità,
per trovare i soldi a favore di future generazioni che poi in Italia neanche nascono.

Letta ha fonti in Europa che lo spingono in direzione diametralmente opposta a quella che sta perseguendo Mario Draghi,
cercando di arginare la follia della maggioranza Ursula?

E il ministro Daniele Franco come la pensa?

La trovata di Letta a questo punto è una mina vagante, non solo per il Governo in carica, ma per il futuro dell’Italia.

C’è da sperare che i giornalisti che lavorano nei media
– che detengono e amministrano ieraticamente la golden share dell’informazione pubblica e privata nelle tv italiane,
nonché quelli che scrivono nei gruppi che hanno il monopolio sulla proprietà dei grandi giornali –
abbiano un sussulto di onestà intellettuale.

E denuncino di conseguenza questa pazzia, che rischia di distruggere l’economia europea in generale e quella nostra in particolare.

Tanto non si può fare finta di niente: se non ci si occupa di queste notizie economiche, presto saranno loro ad occuparsi di tutti noi.
 

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