NON CI E' DATO DI SCEGLIERE LA CORNICE DEL NOSTRO DESTINO. PERO' SIAMO NOI A IMMETTERE IL CONTENUTO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Ieri, nel più totale silenzio dei Media italiani, è quasi nell’indifferenza di quelli francesi
si è tenuta un’enorme manifestazione degli agricoltori francesi che ha bloccato il centro di Parigi
e con migliaia di trattori che sono giunti perfino sugli Champs Élysées.

Ecco alcuni brevi video sull’evento.

Massive farmer protest in #Paris

'more than 1000 tractors'pic.twitter.com/vfwteSw0nH

— Oh boy what a shot (@ohboywhatashot) November 27, 2019



Thousands of French Farmers are blockading the #ChampsElysées, protesting against Macron's attacks on them.#agriculteurspic.twitter.com/9WAH7gIbCA

— Ian56 (@Ian56789) November 27, 2019

Le cause sono molteplici e gravi:

  • Le premesse della politica ecologista europea con previsto taglio dei contributi all’agricoltura e l’imposizione di nuove stringenti regolamentazioni;
  • Gli attacchi anche violenti dei vegani a danno dei macellai, che hanno scosso la società francese;
  • La legge voluta da Macron per l’eliminazione completa del Glifosato dall’agricoltura


Sia in Germania sia nei Paesi Bassi ci sono state numerose rivolte contro le premesse anti-agricoltura intensiva della commissione Von Der Leyen.

Ora si aggiunge la Francia dove questo movimento si incrocia con quello dei Gilet Gialli attivo ormai da oltre un anno e che continua a protestare ogni sabato.

Come abbiamo detto, nel silenzio globale dei media, le manifestazioni antiglobaliste ed antieuropee continuano a moltiplicarsi.

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Non so chi è ma -a pelle - mi piace.

Se si pensa al conduttore di un programma televisivo a tema auto, il primo nome che viene in mente è quello di Jeremy Clarkson.

Il presentatore storico di Top Gear, che con Richard Hammond e James May ha dato vita a una delle trasmissioni più seguite al mondo,
è deluso dalla disaffezione che il pubblico giovane mostra per questo tipo di show.

Il motivo? L’overflow di allarmismo climatico.

“Tutti quelli sotto i 25 anni che conosco – spiega Clarkson in un’intervista concessa al tabloid The Sun – non hanno il minimo interesse nelle automobili.
Greta Thunberg ha ucciso i programmi sulle auto. Glielo insegnano a scuola, prima di dire ‘Mamma e papà’, che le macchine sono cattive, e questa cosa si infila nelle loro teste”.

Hammond, alla guida di The Grand Tour e uno dei volti più noti dell’interno panorama mondiale del car show, concorda con Clarkson.

“Odio ammetterlo – dice al Sun –, ma penso che Jeremy abbia ragione. Ai giovani non frega più niente delle auto.
Quanti di loro stanno crescendo con i poster di qualche bella macchina appeso in camera da letto?”.


Il climate change è entrato di prepotenza nei loro programmi: Amazon Prime Video farà debuttare il 13 dicembre 2019
una trasmissione speciale intitolata The Grand Tour Presents: Seamen, che vedrà Clarkson, Hammond e May
alle prese con un viaggio di 500 miglia dalla Cambogia al Vietnam tra battelli, biciclette e risciò.

I tre hanno vissuto gli effetti del cambiamento climatico sulla propria pelle: hanno trovato il delta del Mekong quasi asciutto nonostante fosse la stagione delle piogge.

“Per la prima volta – ammette Clarkson – abbiamo dovuto accettare a forza il riscaldamento globale, e non siamo stupidi: s
enza dubbio esiste, si può cambiare idea nella vita. Solo uno stupido non cambia idea di fronte a prove incontrovertibili come quelle che ci siamo trovati davanti”.

Il punto, secondo il conduttore, è che ormai l’allarme “climatico” è sfuggito di mano.

“La domanda da porsi è – si chiede –: che cosa possiamo fare?
È una discussione sicuramente più interessante di quello che sta accadendo adesso.
Greta è un’idiota. Andare in giro per il mondo a dire che moriremo tutti non risolverà un bel niente.
Occorre invece parlare con gli scienziati”.

E' quello che pensa l'80% della popolazione esclusi i beoti sinistri.
 

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Beoti anche qui, come ogni anno. Buonisti e sinistrorsi.

Nella scuola elementare "Marco Polo" di Zerman, frazione di Mogliano Veneto in provincia di Treviso, l
e insegnanti hanno deciso che in occasione delle ormai imminenti festività di Natale non sarà costruito il presepe.

La dirigente scolastica avrebbe deciso di non allestire il presepe in forma di rispetto degli studenti di altre religioni.

Una prospettiva, questa, per ora solo circolata in alcune chat e per la quale non è stato fatto nessun annuncio ufficiale.
La notizia ha già provocato un mare di polemiche.

Durissimo il commento della trevigiana Silvia Rizzotto che sottolinea come ogni anno in questo periodo si verifica sempre la stessa storia con
“qualche fenomeno che decide di togliere alberi di Natale e presepi dalle scuole, vietare le recite scolastiche a tema,
in nome della sensibilità e di un finto perbenismo che fanno comodo solo alla sinistra ed ai radical chic
che non sanno più cos'altro inventarsi per passare le 24 ore delle loro tristi e vuote giornate”.

Così facendo “perdiamo per strada pezzi imprescindibili delle nostre radici, della nostra storia e della nostra tradizione.
Le scuole dovrebbero insegnare e raccontare a tutti, tutte le tradizioni culturali di ogni Paese,
invece di cancellarle con un colpo di spugna quasi fossero una macchia di cui vergognarsi”.

La Rizzotto afferma che il presepe è “un simbolo di pace ed unità universale, che affonda le sue radici nella nostra storia
e nella memoria di tutta la società italiana. E, visto che qui siamo in Italia e, visto che le famiglie che emigrano verso il nostro Paese
sanno bene che stanno lasciando la loro terra per la nostra, vanno illustrate loro le nostre usanze”.

L’integrazione, quindi, dovrebbe passare anche attraverso la conoscenza di simboli come il presepe, con la scuola che ha il compito di insegnarne il significato.

Dello stesso avviso il deputato Alex Bazzato che invita gli insegnati che non vogliono trasmettere agli alunni i valori della nostra tradizione a cambiare lavoro.

“Nascondere le nostre tradizioni e le origini cristiane, come intendono fare nella scuola Marco Polo di Zerman,
per una presunta apertura è sinonimo di cattiva educazione e formazione.
Noi intendiamo affidare i nostri figli ad educatori capaci e non a chi offende la nostra religione".

La vicenda è venuta alla luce e le polemiche sicuramente continueranno.
Sarebbe interessante sapere dalla dirigenza scolastica se nel periodo tra Natale e l'Epifania
l'istituto sarà chiuso o gli insegnati si recheranno al lavoro normalmente.
 

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Nasce spontanea una domanda: la Senatrice a Vita é forse all'origine di un'operazione politica
funzionale agli interessi madiatico-socio-culturali della sinistra?

Questo meccanismo pone forse la tragedia della Shoha al centro di un'operazione finalizzata a trarne beneficio elettorale?
 

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C’è un passaggio della relazione di Gualtieri in Commissione meritevole di approfondimento.

Ed è un passaggio realmente traumatico, in un senso o nell’altro, per le implicazioni ad esso sottese.

Ci riferiamo al momento in cui il Ministro paragona l’atteggiamento dell’opinione pubblica italiana – diciamo pure di una larga fetta dell’arco parlamentare –
riottoso nei confronti della riforma del Meccanismo europeo di stabilità:

“Tutti gli altri paesi dell’area euro, qualsiasi siano le loro posizioni – dal Portogallo di Costa all’Olanda – considerano questa questione una questione abbastanza chiusa”.

Alcune riflessioni si impongono.


E se Gualtieri avesse ragione? In effetti, non risulta vi siano, tra gli altri Stati dell’Unione, altrettante e altrettali furibonde polemiche intorno al MES.
Noi siamo i primi in classifica. Forse, se Gualtieri ha ragione, noi siamo addirittura gli unici a preoccuparci.

A questo punto, la famosa domanda sorge spontanea: siamo noi a essere fessi, o sono gli altri a essere gonzi?

Diciamola in modo meno offensivo (per noi e anche per gli altri): è l’Italia a non rendersi conto dell’efficacia, dell’efficienza,
della piena legittimità e della “normalità” di un meccanismo dal nomignolo così evocativo e struggente (“Salva Stati”)
oppure è il resto d’Europa a non capire gli effetti nefasti evidenti, se non conclamati, del MES rispetto a un livello minimamente decente di democrazia?

Perché qui si tratta proprio di essere miopi e sprovveduti, se non addirittura dei cialtroni, in un caso o nell’altro.



Se il MES è un’istituzione sacrosanta e benefica, allora le orecchie da asino le meritiamo noi,
o almeno quelli di noi che si ostinano a intravedere nel MES – aldilà del velo di propaganda e retorica dell’establishment –
un rischio mortale per la sovranità e l’indipendenza dei singoli Stati.

Se invece il MES è una tensostruttura giuridico-amministrativa pensata per tenere sulla corda (del potenziale impiccato)
i paesi refrattari a sottoporsi alle famose “regole” di Bruxelles, allora quelle orecchie le meritano tutti gli altri.

Personalmente – e con tutto il rispetto per i nostri fratelli e cugini e lontani parenti d’oltralpe (e anche per gli asini) – propendiamo decisamente per la seconda ipotesi.



L’enorme lavorio di condizionamento mediatico posto in essere nell’ultimo trentennio per resettare la coscienza civica,
lo spirito critico e il senso di identità nazionale dei popoli europei, è sostanzialmente riuscito.

O, comunque, sta sostanzialmente riuscendo.

La gente – ad ogni latitudine del vecchio continente – ha (quasi del tutto) interiorizzato una nuova idea di democrazia:
la democrazia “distillata” dall’alto, a piccole gocce, da tecnocrati i quali rispondono agli interessi dei Mercati.

In una logica siffatta, il MES è senz’altro la medicina giusta.

È un prestatore di ultima istanza sui generis.

Non solo non presta – ai paesi che ne hanno bisogno – “illimitatamente”, ma presta “condizionatamente” alla solerte e supina applicazione di ricette micidiali sul piano del welfare.

Si deve fare così, perché così funziona il mondo, e c’è poco da discutere.

Ma se (quasi) tutti si sono piegati a questa filosofia brutale, c’è un (piccolo) Paese che ancora resiste all’Impero Ue;
proprio come il villaggio di Asterix, nei fumetti di Goscinny e Uderzo, resisteva al nascente impero romano.

E quel Paese siamo noi.

Che non ci siamo ancor instupiditi del tutto; ma ci stiamo attrezzando per completare l’opera.
 

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Come spiegato dal Fatto Quotidiano, che riporta notizie comunque già nell’aria, la nuova commissione Von Der Leyen
non ammetterà che gli investimenti verdi che sono alla base del suo “Green New Deal” siano scorporati dai vincoli europei.


Questo significa che gli investimenti per 1000 miliardi, che almeno teoricamente prevede per giungere alla “Neutralità carbonica” nel 2050,
non potranno essere contabilizzati a parte e dovranno essere detratte dalle altre spese ed investimenti.

La Von Der Leyen vuole così evitare il “Green Washing”,cioè che qualche stato faccia il furbo e trasformi in Verde quello che non lo è,
ma gli effetti di questa scelta saranno, evidentemente, evidenti. Il primo, e più trascurabile, è che il ministro Gualtieri ci rimarrà molto, molto male,
perchè si aspettava di poter utilizzare questo tipo di investimenti, al di fuori dai limiti europei, per rilanciare l’economia italiana. Invece NISBA.

Le conseguenze però saranno ben altre:

  • gli investimenti per il “Green New Deal” saranno SCORPORATI dalle altre spese ed investimenti di utilità generale o sociali;
  • Gli investimenti saranno pagati, come in Germania ed in Italia con forti aumenti delle imposte con la scusa di pagare questo tipo di trasformazione;
  • Comunque in tutti gli stati ci sarà una corsa al ribasso o alla copertura degli investimenti esistenti come investimenti “Verdi”, in modo da non dover tagliare altri programmi necessari o già definiti.
Quindi tutti i paesi, secondo questo Green New Deal che New Deal non è, anzi, dovranno applicare delle MANOVRE RESTRITTIVE,
oggettivamente, per investire in questo settore tutto da scoprire ed i cui obiettivi sono, oggettivamente, utopistici ed irraggiungibil
i.

Una situazione ben peggiore della corsa al riarmo degli anni trenta del secolo scorso, quando la corsa alla re-industrializzazione (ed al riarmo)
venne pagata da una politica monetaria espansiva esplicita (Regno Unito di Keynes ed USA di Roosevelt) o nascosta (la Germania di Hitler).

Invece l’Unione, in un momento di rallentamento economico, effettuerà una politica pro-ciclica per conseguire degli obiettivi che,
in un’ottica razionale, sono irraggiungibili, solo perchè diventati coccole del mainstream, a loro volta manovrati da non si sa bene chi.


Le conseguenze sono comprensibili da qualsiasi politico con un po’ di buon senso: un calo della capacità di acquisto dei cittadini, ulteriore,
ed un calo dei servizi pubblici offerti alla popolazione porterà ad un calo, anche violento del tasso di approvazione dei governi, già ai minimi.

Abbiamo mezza Europa con il popolo che manifesta e mezza con una crescita dei partiti populisti e questa decisione della Von Der Leyen
non farà che peggiorare le cose, portando a probabili sconvolgimenti interni.

Molti di quelli che la stanno appoggiando saranno obbligati a fare i fagotti ed a cercarsi un altro lavoro, lasciando spazio agli euroscettici.

L’assolutismo della Commissione rischia di essere il maggior nemico dell’Europa stessa.
 

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Esiste un aspetto del MES, di cui si parla poco, che è assolutamente e totalmente scandaloso, tanto da meritare,
solo per questo motivo, di non essere votato, è quello delle incredibili guarentigie di cui gode il Direttore Generale ed il Consiglio dei Dirigenti dell’ente.

Normalmente agli enti sovra-nazionali viene garantita una certa immunità, ma in questo caso abbiamo un livello tale, come riporta Italia Oggi,
che non si ha come riscontro nè verso capi di stato e neanche verso il governatore della BCE.

Il direttore del Meccanismo Europeo di Stabilità è assolutamente, totalmente, completamente, IMMUNE alle leggi dei 19 stati dell’Area Euro.

Non può essere toccato, per nessun motivo, per nessun reato, nè lui nè i 6 membri del suo board.

Italia Oggi parla di un “Privilegio Medievale”, ma sbaglia, perchè nel medioevo l’alta nobiltà rispondeva al Re o all’Imperatore
e l’Imperatore rispondeva al Papa che a sua volta poteva essere messo sotto accusa dal Clero (l’infallibilità assoluta è successiva),
qui siamo ad una assoluta immunità penale e civile, una posizione da Imperatore Romano oppure da Imperatore persiano.

Però queste figure venivano ricambiate con metodi violenti, cosa che all’attuale direttore, il tedesco Klaus Regling, non rischia.

Per dare un esempio pratico le decisioni di Mario Draghi sono state portate a giudizio davanti alla Corte Costituzionale Tedesca, che le giudicò legittime entro certi limiti.

Al contrario quelle di Klaus Regling sono inappellabili, ingiudicabili, assolute come scese direttamente da Dio.

Ecco lui è il novello Mosè e le sue decisioni sono le norme delle Tavole della Legge, sciolte anche dai giudizi della Corte di Giustizia Europea.

Lo stesso vale anche per il suo board: David Eatough (Irlanda), Rolf Strauch (Germania), Christophe Frankel (Francia),
Kalin Anev Janse (Olanda), Sofie De Beule-Roloff (Belgio) e Francois Blondel (Francia)
.

Nessun italiano, nessun spagnolo, nessun greco. Solo nordici.

Questa è una bestialità giuridica, assolutamente intollerabile in qualsiasi paese civile, eppure è la normativa che governa il MES.

Ed in Italia qualcuno vuole ancora votarlo.
 

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