NL Economia e Finanza del 21/01: la nostra view (1 Viewer)

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Ci risiamo



Buonasera,



neanche il tempo di fare rilevare come alcune società quotate a Piazza Affari abbiano un indebitamento decisamente insostenibile ed ecco che scoppia un nuovo sciagurato caso per i risparmiatori: quello di Finmatica.



Stavolta però, soprattutto in presenza di una psicosi dilagante, è meglio non fare di tutta l’erba un fascio e considerare già Finmatica come società junk che ha compiuto chissà quali reati. Ad oggi vi è solo una ipotesi di reato avanzata dalla procura di Brescia per le seguenti imputazioni: aggiotaggio, false comunicazioni sociali, falso nei bilanci, ostacolo ad organi di controllo e garanzie.



Di più specifico, almeno secondo le indiscrezioni della stampa, vi è una eccessiva valutazione di società in asset e mancate svalutazioni degli investimenti, il tutto perpetrato al fine di coprire una pesante situazione di cassa che non avrebbe consentito tanto facilmente alla società di ottenere dei prestiti privati attraverso l’emissione di nuove obbligazioni. Tutta la vicenda, come chiarito ieri, è singolare poiché la società di revisione dei conti è quella Grant Thornton già sotto indagine per il caso Parmalat.



Di nuovo disperazione per gli investitori, confusione, panico, mancanza di informazioni, la ricerca caotica di un consiglio, di una soluzione per fare uscire dal proprio dossier titoli le share Finmatica. Insomma, la storia si ripete, proprio quando l’Intesa Consumatori ha comunicato oggi l’ammontare delle varie truffe (Bipop, bond argentini, Giacomelli, Cirio, Parmalat, Myway, 4you): secondo i loro conti sarebbero pari a 36 miliardi di euro.



Tutti quanti di nuovo a chiedersi se tutto questo poteva essere evitato, chi è degli organi di garanzia e controllo che ha fallito, di quali dimensioni è la presunta illiceità nei bilanci, ecc…



In realtà i primi veri garanti dei nostri risparmi siamo noi stessi e senza andare a ricercare altre responsabilità penali e amministrative, tutte ancora da dimostrare poiché gli illeciti non sono ancora conclamati, possiamo ricercare quelle dell’investitore. Questo ha la colpa di avere investito i propri risparmi in una società la cui IPO, basata su un fair value per azione decisamente elevato, che nonostante questo subì un rialzo del 700% per poi ridimensionarsi nei successivi tre anni.



Ma le pecche di Finmatica non sono solo dal punto di vista grafico, ma anche nei bilanci poiché, assumendo sempre per veritieri quanto certificato e depositato nei bilanci, nel 2002 la società pur fatturando un utile di 8,2 milioni di euro ed essendo esposta per 100 milioni di euro di sole obbligazioni a proprio titolo, veniva pur sempre scambiata a multipli davvero astronomici alla faccia dei debiti e di una realtà che espandendosi con acquisizioni avevano bisogno di continuo denaro. Pochi utili ed esigenze di risorse enormi per autoalimentarsi non potevano di certo portare ad una situazione sostenibile per il lungo periodo.



E allora perché investire i propri soldi in quella roulette russa?
 

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