Azioni Italia NL Economia e Finanza del 07/1: la nostra view su Parmalat (1 Viewer)

reportdiborsa

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Parmalat: ecco perché i risparmiatori italiani non recupereranno un solo centesimo.





Buonasera,



oggi riprendiamo l’invio della nostra newsletter occupandoci subito della penosa domanda che affligge milioni di risparmiatori: Parmalat restituirà il mal tolto ai suoi bondholders? Domanda retorica poiché la risposta si può trovare nel titolo di apertura e costituisce la nostra personalissima opinione, ma non certo il nostro augurio.



Come nostro solito, evitiamo di andare a parlare di fatti conosciuti e conclamati, perché per quelli basta usufruire di un qualsiasi mezzo di informazione per conoscere fatti e cronaca delle ultime ore; invece a noi preme concentrare l’attenzione sugli eventi poco conosciuti e fornire ai nostri lettori una chiave di lettura diversa da quella che appare negli altri mezzi di informazione.



Molte volte, per capire meglio ciò che ci circonda o ci riguarda è utile guardare altrove, soprattutto per avere un opportuno metro di paragone; nel caso Parmalat è estremamente interessante vedere ed evidenziare le differenti posizioni che le autorità di controllo e la magistratura italiana hanno preso rispetto a quelle analoghe intraprese da organi simili ma di oltre oceano.



Le differenze sono macroscopiche e riguardano soprattutto la conduzione delle inchieste e la posizione ufficiale assunta dagli organismi di controllo. Negli Stati Uniti e nel Canada sono sotto inchiesta le principali banche e le banche d’affari coinvolte nello scandalo Parmalat, cioè Bank of America, J.P. Morgan e Citigroup; di fatto la SEC indaga su di loro, poiché ipotizza che abbiano offerto la loro rete di distribuzione a Parmalat pur sapendo della reale situazione del gruppo alimentare italiano. Di fatto l’autorità di controllo statunitense mette sul banco degli imputati oltre a Parmalat anche i grossi gruppi bancari, senza avere nessun timore reverenziale e lo fa non sulla base di testimonianze o confessioni varie ma solo sulla base di prove indirette per la maggiore parte costituite dai doveri inerenti ai documenti di trasparenza, informativa e controllo che tutti gli istituti di credito debbono rilasciare agli eventuali sottoscrittori di obbligazioni e più in generale di obbligazioni.



La posizione della SEC in riguardo è tanto semplice quanto chiara: le società che favoriscono e propongono attraverso la loro rete di distribuzione strumenti di investimento hanno l’imprescindibile dovere di tutelare i risparmiatori ed informarli dei rischi annessi all’investimento proposto; di più, hanno il dovere non solo di informare, ma anche di fare capire al sottoscrittore contraente la natura e i rischi dell’investimento (quindi non basta il rilascio delle informative come avviene in Italia). Da ciò ne consegue che gli istituti sotto indagine non solo hanno eluso notizie riguardanti natura e rischi di investimento per i bond Parmalat, ma hanno anche disatteso le normali procedure di verifica e controllo sulla loro attendibilità.



Di contro le società sotto indagine della SEC potrebbero anche ribaltare l’accusa, addossando le colpe alla SEC stessa qualora si dimostri che loro hanno fatto di tutto per non disattendere i loro obblighi e semmai era la SEC che non ha vigilato a sufficienza su degli strumenti di investimento esteri pervenuti sul Mercato nord americano. Da questa diatriba chi trae vantaggio è il risparmiatore americano ed è proprio dai piccoli investitori canadesi che sono partite le prime richieste di risarcimento miliardarie verso tutti i soggetti interessati e non solo su Parmalat; quindi la possibilità di avere più “imputati alla sbarra” assicura ai risparmiatori nord americani una maggiore possibilità di risarcimento.



In Italia invece assistiamo al solito silenzio delle autorità di controllo (CONSOB e Banca d’Italia per intenderci meglio), che eclissano non solo su responsabilità, ma anche su fatti e procedure di controllo. Di più, in Italia assistiamo ad indagini della magistratura che secondo le indiscrezioni di stampa seguono ancora la direzione dei principali imputati, cioè della famiglia Tanzi e al più della banca più direttamente coinvolta, ossia il Monte di Parma. Viene da chiederci se per una truffa del genere, aggettivata dalla SEC come <<senza precedenti nel risparmio gestito americano>> possano mai trovarsi prove di occultamento di fondi nella famiglia Tanzi, che ha governato Parmalat dal 1961 fino a pochi giorni fa e nella Banca del Monte di Parma, istituto di credito presieduto guarda caso da un ex direttore finanziario di Parmalat, Francesco Corrieri, che ricoprì la carica fino al 1992.



Oggi in Italia abbiamo ben due procure, quella di Parma e quella di Milano, che credono che si possano rintracciare i passaggi di denaro che portarono all’occultamento di risorse finanziarie di Parmalat, andando ad indagare sui conti dei soggetti più direttamente coinvolti. Ci esautoriamo dal dare aggettivi a questo modo di procedere e concludiamo questa parentesi con una domanda retorica: ma davvero qualcuno può credere che una truffa del genere possa essere stata fatta senza le opportune precauzioni e nei tempi opportuni oppure è avvenuta gradualmente nel tempo e conclusasi con la sparizione di risorse finanziarie non in tempi recenti, in maniera tale dal fare scomparire le prove dei passaggi di denaro dai conti bancari, che per legge debbono essere conservati solo per pochi anni?



Altro paradosso è quello legato alle società che misero a loro disposizione la loro rete di distribuzione per immettere sul Mercato italiano le obbligazioni Parmalat: oltre oceano si indagano tali società sull’ipotesi di una venuta meno dei loro obblighi, in Italia non sono sotto indagine società direttamente tirate citate dall’ex direttore finanziario Parmalat, Fausto Tonna. Le società in questione sono principalmente banche e secondo le indiscrezioni di stampa sono: Intesa, Capitalia, San Paolo, Mps, Santander, J P Morgan, Citigroup e Bank of America. Delle italiane non risulta sotto indagine nessuna, né da organi di controllo e né dalla magistratura; eppure è lo stesso Tonna a tirare in ballo le banche durante il suo interrogatorio, affermando il classico “non potevano disconoscere la situazione di Parmalat”; di più, accusa di illeciti anche Capitalia e il suo presidente Geronzi, che a suo dire era in stretti rapporti con Cirio e Parmalat e per suo volere si fece nel 1999 il passaggio della Eurolat da Cirio a Parmalat per un prezzo “stracciato”.



A questo punto i risparmiatori italiani, non potendo accusare chi materialmente gli invitò a sottoscrivere le obbligazioni Parmalat ma solo la Parmalat stessa, vedono ridotti e di molto le possibilità di un rimborso, soprattutto perché se la società fosse messa in liquidazione i piccoli bondholders sarebbero saldati per ultimi, dopo i grandi sottoscrittori di obbligazioni prilivegiate e creditori del gruppo per le forniture. In pratica non troverebbero nulla per essere rimborsati.



Inutili ulteriori commenti.
 

Paperino

Forumer attivo
Re: NL Economia e Finanza del 07/1: la nostra view su Parmal

reportdiborsa ha scritto:
Inutili ulteriori commenti.

Almeno uno lo metto, senza calcare troppo la mano, giusto per ricordarci bene chi siamo, seppur rischiando di generalizzare:

"Siamo un paese incivile ed irresponsabile, dove tutti i problemi son frutto del nostro modo di operare e ragionare: insomma, ce lo meritiamo. Si deve operare per cambiare radicalmente, se lo si vuole davvero: altrimenti è inutile lamentarsi."
 

giuseppe.d'orta

Forumer storico
reportdiborsa ha scritto:
le società che favoriscono e propongono attraverso la loro rete di distribuzione strumenti di investimento hanno l’imprescindibile dovere di tutelare i risparmiatori ed informarli dei rischi annessi all’investimento proposto.


Il concetto è chiaramente espresso anche nella normativa italiana. La vera differenza sta nell'applicazione della norma. Il recentissimo scandalo che ha riguardato i fondi comuni in USA ha visto l'immediato intervento della SEC, mentre per un caso meno eclatante (ma sempre grave: i fondi San Paolo truccati) la Consob ha impiegato fin troppo tempo per indagare, ed infatti le sanzioni sono state annullate in appello per il troppo tempo impiegato nell'indagine.

Altro aspetto: San Paolo Imi ringrazia e saluta, mentre i fondi USA hanno deciso di propria iniziativa di rimborsare i clienti danneggiati, prima ancora che la SEC chiudesse l'inchiesta.
 
....truccarono anche Sanremo

....ricordate Elio e la canzone Italia paese dei cachi....?

....arrivò seconda....ma in realtà..... :D
VINSE DI BRUTTO :D
 

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