NeoLiberismo è l'Economia CRIMINALE (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Hitler commise un errore. Impolitico, e fatale – 2
L’errore di Hitler

A questo punto è inevitabile porsi la domanda: è possibile che non solo la guerra annichilatrice scatenata dalle potenze angloamericane sulla Germania, ma la posteriore satanizzazione del Terzo Reich, abbia avuto come motivo reale il seppellimento nella damnatio memoriae i suoi successi economici? E’ la domanda proibita della storia recente. Non la porremmo se non l’avesse adombrata un avversario militare del Terzo Reich: il generale britannico J.F.C. Fuller.
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Hitler commise un errore. Impolitico, e fatale ? 2 - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato
Scomparso nel 1966, Fuller è considerato il Clausewitz britannico, è noto come il più brillante innovatore della guerra corazzata. Ha combattuto i tedeschi nella prima e nella seconda guerra mondiale. Avversario, ma leale. Nella sua opera principale, Storia militare del mondo occidentale, scrive:
La prosperità della finanza internazionale dipende dall’emissione di prestiti ad interesse a nazioni in difficoltà economica. L’economia di Hitler significava la sua rovina. Se gli fosse stato permesso di completarla con successo, altre nazioni avrebbero certo seguito il suo esempio, e sarebbe venuto il momento in cui tutti gli Stati senza riserve auree si sarebbero scambiati beni contro beni (…) prestatori finanziari avrebbero dovuto chiudere bottega.
 

big_boom

Forumer storico
Scomparso nel 1966, Fuller è considerato il Clausewitz britannico, è noto come il più brillante innovatore della guerra corazzata. Ha combattuto i tedeschi nella prima e nella seconda guerra mondiale. Avversario, ma leale. Nella sua opera principale, Storia militare del mondo occidentale, scrive:
La prosperità della finanza internazionale dipende dall’emissione di prestiti ad interesse a nazioni in difficoltà economica. L’economia di Hitler significava la sua rovina. Se gli fosse stato permesso di completarla con successo, altre nazioni avrebbero certo seguito il suo esempio, e sarebbe venuto il momento in cui tutti gli Stati senza riserve auree si sarebbero scambiati beni contro beni (…) prestatori finanziari avrebbero dovuto chiudere bottega.

succedera' comunque con la cina, il mondo non e' nato con il debito
e sinceramente sapere che c'e' gente che guadagna miliardi mentre io devo rompermi le @@ per i millini e pure stratassati non mi garba molto, fancu..
 

tontolina

Forumer storico
succedera' comunque con la cina, il mondo non e' nato con il debito
e sinceramente sapere che c'e' gente che guadagna miliardi mentre io devo rompermi le @@ per i millini e pure stratassati non mi garba molto, fancu..
ho sottolineato quel concetto per meglio evidenziare il motivo per cui gli USA hanno quel tipo di politica estera..... loro vogliono il dominio per continuare a cullarsi nel benessere......
ma c'è un altro messaggio tesversale che non è di politica economica....
ma me lo tengo per me... non vorrei si innescasse un lite su sensazioni di tipo storico che non possono essere verificate
 

tontolina

Forumer storico
Gallino: con l’euro ci stanno facendo tornare al medioevo

Scritto il 04/11/15 • nella Categoria: idee

«Una fiammella di pensiero critico nell’età della sua scomparsa». Luciano Gallino, noto sociologo, parla così della sua ultima fatica “Il denaro, il debito e la doppia crisi” (Einaudi editore). Un testo, dedicato ai nipoti, che analizza l’attuale fase socio-economica: «Senza un’adeguata comprensione della crisi del capitalismo e del sistema finanziario, dei suoi sviluppi e degli effetti che l’uno e l’altro hanno prodotto nel tentativo di salvarsi, ogni speranza di realizzare una società migliore dall’attuale può essere abbandonata», si legge nella prefazione al libro. Il suo giudizio è netto, crudo e decisamente pessimista. A partire dagli anni Ottanta avremmo visto scomparire due pratiche che giudicavamo fondamentali: l’idea di uguaglianza e quella, appunto, del pensiero critico. Al loro posto ci ritroviamo con l’egemonia dell’ideologia neoliberale, la vincitrice assoluta della nostra era. Qual è la doppia crisi che va spiegata ai nipoti? «La crisi del capitalismo e del sistema ecologico. Due crisi strettamente legate tra loro».
È possibile che il capitalismo attuale sia in una stagnazione senza fine, dichiara Gallino a Giacomo Russo Spena in un’intervista pubblicata da “Micromega”. Difficile che il sistema riprenda una marcia espansiva come se nulla fosse successo in questi anni: «Con la finanziarizzazione dell’economia, il capitalismo ha tramutato in merce un’entità immaginaria, ovvero il futuro. A tale desolante quadro, si collega la distruzione del nostro sistema ecologico». Ovvero: «Per ottemperare alla crisi, il capitalismo ha reagito devastando ambiente e consumando maggiori risorse, mentre nel mondo le materie prime sono in via di esaurimento. Ciò ha causato distruzioni all’ecosistema e danni climatici come il surriscaldamento del pianeta». I progressi intrapresi con il Protocollo di Kyoto? «I paesi sono lontani dal mantenere gli obiettivi prefissati, i risultati sotto gli occhi di tutti: l’innalzamento delle temperature, “bombe” d’acqua, alluvioni».
Gallino narra la storia di una sconfitta politica. Al posto del pensiero critico ci ritroviamo con l’egemonia dell’ideologia neoliberale: la lotta di classe l’avrebbero vinta i ricchi. Ma come siamo arrivati a questo punto? «Dagli anni ’80 il pensiero neoliberale ha scatenato un’offensiva che ha messo sotto attacco le idee e le politiche di uguaglianza. Un apparato di super-ricchi e potenti ha imposto il proprio dominio su finanza, società e media. Nessun esponente politico ne è rimasto escluso, anche dopo il 2007 quando tale pensiero è entrato totalmente in crisi». In gioco, aggiunge il sociologo, non c’è soltanto la demolizione del welfare, ma «la ristrutturazione dell’intera società secondo il modello della cultura politica neoliberale, o meglio della sua variante, soprattutto se pensiamo al piano tedesco: l’ordoliberalismo», regolato da una ferra disciplina sociale a vantaggio dei più ricchi.
A proposito delle ricette economiche adottate per affrontare la crisi, nel libro scrive che siamo dinanzi a casi conclamati di stupidità. «I governi dei paesi europei hanno sposato i paradigmi dell’economia neoliberale e perseguito il dogma dell’austerity non avanzando una sola spiegazione decente delle cause della crisi mondiale: i modelli intrapresi sono lontani anni luce della realtà dell’economia. Hanno utilizzato modelli vecchi e superati». Un esempio italiano? «Nella nuova riforma sul lavoro, il Jobs Act, non vi è alcun elemento né innovativo né rivoluzionario, tutto già visto 15-20 anni fa. È una creatura del passato che getta le proprie basi nella riforma del mercato anglosassone di stampo blairiano, nell’agenda sul lavoro del 2003 in Germania e, più in generale, nelle ricerche dell’Ocse – poi riviste – della metà anni ’90». Un’altra follia, continua Gallino, è l’aver avallato l’idea che una crescita senza limiti dell’economia capitalistica sia possibile. «In questa lunga discesa verso la recessione, gli esecutivi di Berlusconi, Monti, Letta e ora Renzi saranno ricordati come quelli con la maggiore incapacità di governare l’economia in un periodo di crisi. I dati sono impietosi».
Con il terremoto finanziario ha “perso” l’idea di uguaglianza. Un dato su tutti: il 28% è il numero dei bambini che vivono sotto la soglia di povertà in Europa. Sempre il 28, scrive Russo Speana, è la crescita del fatturato delle aziende del lusso tra il 2010 e il 2013. Anni di crisi, quindi, ma non per tutti? «Nei maggiori paesi Ocse, nel periodo 1976-2006, la quota salari sul Pil è scesa in media di 10 punti, i quali sono passati alla quota profitti dando origine a diseguaglianze di reddito e ricchezza mai viste dopo il Medioevo. Inoltre, va evidenziato che l’enorme diseguaglianza non è la causa ma l’effetto delle politiche di austerity adottate dai governi per combattere la crisi. Due facce di unico processo: la redistribuzione dal basso verso l’alto con i più poveri che sono stati impoveriti dai più ricchi». Vie d’uscita? Una sola, ovvero «il superamento del pensiero neoliberale sotto i vari aspetti a cominciare da quello economico».
Nulla che sia all’orizzonte, però. Anche se, recentemente, si stanno sviluppando «esempi di resistenza» e “pensatoi” di studiosi che riflettono su ipotesi di discontinuità. Ma, appunto, «siamo lontani da un effettivo cambiamento dello status quo». In realtà, servirebbe «un segnale di rottura anche nella scuole e nell’università che, negli ultimi decenni, hanno subito un attacco da parte dei governi a colpi di riforme orientate a espellere il pensiero critico dai luoghi della formazione: l’intero sistema doveva essere ristrutturato come un’impresa che crea e accumula “capitale umano”». La crisi del capitalismo ha portato anche ad una crisi della democrazia? «Sicuramente, basta pensare all’attuale architettura dell’Unione Europea e alla sovranità perduta: il trasferimento di poteri da Roma a Bruxelles è andato oltre a quel che era previsto dal trattato di Maastricht. Temo che il sogno europeista si sia infranto sugli scogli dell’euro».
La moneta unica, aggiunge lo studioso, «si è rivelata una camicia di forza e non ha minimamente contribuito a ridurre gli scarti tra un’economia e l’altra in termini di ricerca e sviluppo, investimenti, innovazione di prodotto e di processi, dotazione di infrastrutture ed istruzione professionale». Gallino si dichiara apertamente no-euro: «Decisamente sì, lo sono da anni». E spiega: «Ci vuole un intervento radicale», anche se sa benissimo che l’uscita dalla moneta unica è «complessa e difficile», quindi «va pensata gradualmente e concordata con Bruxelles». Pensa anche alla rottura dell’Unione Europea? Questo no: «Uscire dall’Europa sarebbe, per l’Italia, un disastro economico per via dei cambi che si scatenerebbero contro di noi». Gallino è «favorevole ad una graduale uscita dall’euro, rimanendo però nell’Unione Europea». Sottolienea come sia «tecnicamente possibile», e si impegna a dimostrarlo in un “paper” che presenterà a breve.
Russo Spena si domanda se «una sinistra degna di questo nome» non dovrebbe fare proprio il tema della lotta alla diseguaglianza sociale. Già, ma quale sinistra? «Dove sta a sinistra una formazione di qualche solidità e ampiezza che ne abbia fatto la propria bandiera?». Anche in Italia «ci sono dei segmenti», però «sono ininfluenti, soprattutto di fronte a quel che dovrebbe essere il domani di una sinistra in grado di rappresentare una valida opzione politica. Purtroppo, da noi, la sinistra non esiste», chiarisce Gallino. E Syriza, Podemos, il Sinn Fein e le altre forze della sinistra europea? Nient’altro che «segnali di incoraggiamento», verso i quali Gallino resta cauto: «Bisogna capire quanto dureranno questi fenomeni e se riusciranno realmente ad incidere a Bruxelles e contro le politiche d’austerity. Tifo per loro senza illusioni». Poco allegro, dunque, l’orizzonte per i giovani. «Cambiare in modo radicale le strategie di produzione e consumo è una necessità vitale per l’intera umanità». Un messaggio ai ragazzi? «Se volete avere qualche speranza… studiate, studiate, studiate».




«Una fiammella di pensiero critico nell’età della sua scomparsa». Luciano Gallino, noto sociologo, parla così della sua ultima fatica “Il denaro, il debito e la doppia crisi” (Einaudi editore).

Un testo, dedicato ai nipoti, che analizza l’attuale fase socio-economica: «Senza un’adeguata comprensione della crisi del capitalismo e del sistema finanziario, dei suoi sviluppi e degli effetti che l’uno e l’altro hanno prodotto nel tentativo di salvarsi, ogni speranza di realizzare una società migliore dall’attuale può essere abbandonata», si legge nella prefazione al libro.
Il suo giudizio è netto, crudo e decisamente pessimista.



A partire dagli anni Ottanta avremmo visto scomparire due pratiche che giudicavamo fondamentali: l’idea di uguaglianza e quella, appunto, del pensiero critico. Al loro posto ci ritroviamo con l’egemonia dell’ideologia neoliberale, la vincitrice assoluta della nostra era.

Qual è la doppia crisi che va spiegata ai nipoti? «La crisi del capitalismo e del sistema ecologico. Due crisi strettamente legate tra loro».

È possibile che il capitalismo attuale sia in una stagnazione senza fine, dichiara Gallino a Giacomo Russo Spena in un’intervista pubblicata da “Micromega”. Difficile che il sistema riprenda una marcia espansiva come se nulla fosse successo in questi anni: «Con la finanziarizzazione dell’economia, il capitalismo ha tramutato in merce un’entità immaginaria, ovvero il futuro. A tale desolante quadro, si collega la distruzione del nostro sistema ecologico». Ovvero: «Per ottemperare alla crisi, il capitalismo ha reagito devastando ambiente e consumando maggiori risorse, mentre nel mondo le materie prime sono in via di esaurimento. Ciò ha causato distruzioni all’ecosistema e danni climatici come il surriscaldamento del pianeta». I progressi intrapresi con il Protocollo di Kyoto? «I paesi sono lontani dal mantenere gli obiettivi prefissati, i risultati sotto gli occhi di tutti: l’innalzamento delle temperature, “bombe” d’acqua, alluvioni».


Gallino narra la storia di una sconfitta politica. Al posto del pensiero critico ci ritroviamo con l’egemonia dell’ideologia neoliberale: la lotta di classe l’avrebbero vinta i ricchi.

Ma come siamo arrivati a questo punto?
«Dagli anni ’80 il pensiero neoliberale ha scatenato un’offensiva che ha messo sotto attacco le idee e le politiche di uguaglianza. Un apparato di super-ricchi e potenti ha imposto il proprio dominio su finanza, società e media. Nessun esponente politico ne è rimasto escluso, anche dopo il 2007 quando tale pensiero è entrato totalmente in crisi». In gioco, aggiunge il sociologo, non c’è soltanto la demolizione del welfare, ma «la ristrutturazione dell’intera società secondo il modello della cultura politica neoliberale, o meglio della sua variante, soprattutto se pensiamo al piano tedesco: l’ordoliberalismo», regolato da una ferra disciplina sociale a vantaggio dei più ricchi.



A proposito delle ricette economiche adottate per affrontare la crisi, nel libro scrive che siamo dinanzi a casi conclamati di stupidità. «I governi dei paesi europei hanno sposato i paradigmi dell’economia neoliberale e perseguito il dogma dell’austerity non avanzando una sola spiegazione decente delle cause della crisi mondiale: i modelli intrapresi sono lontani anni luce della realtà dell’economia.

Hanno utilizzato modelli vecchi e superati». Un esempio italiano? «Nella nuova riforma sul lavoro, il Jobs Act, non vi è alcun elemento né innovativo né rivoluzionario, tutto già visto 15-20 anni fa. È una creatura del passato che getta le proprie basi nella riforma del mercato anglosassone di stampo blairiano, nell’agenda sul lavoro del 2003 in Germania e, più in generale, nelle ricerche dell’Ocse – poi riviste – della metà anni ’90».
Un’altra follia, continua Gallino, è l’aver avallato l’idea che una crescita senza limiti dell’economia capitalistica sia possibile.

«In questa lunga discesa verso la recessione, gli esecutivi di Berlusconi, Monti, Letta e ora Renzi saranno ricordati come quelli con la maggiore incapacità di governare l’economia in un periodo di crisi. I dati sono impietosi».


Con il terremoto finanziario ha “perso” l’idea di uguaglianza. Un dato su tutti: il 28% è il numero dei bambini che vivono sotto la soglia di povertà in Europa. Sempre il 28, scrive Russo Speana, è la crescita del fatturato delle aziende del lusso tra il 2010 e il 2013. Anni di crisi, quindi, ma non per tutti?
«Nei maggiori paesi Ocse, nel periodo 1976-2006, la quota salari sul Pil è scesa in media di 10 punti, i quali sono passati alla quota profitti dando origine a diseguaglianze di reddito e ricchezza mai viste dopo il Medioevo. Inoltre, va evidenziato che l’enorme diseguaglianza non è la causa ma l’effetto delle politiche di austerity adottate dai governi per combattere la crisi. Due facce di unico processo: la redistribuzione dal basso verso l’alto con i più poveri che sono stati impoveriti dai più ricchi». Vie d’uscita? Una sola, ovvero «il superamento del pensiero neoliberale sotto i vari aspetti a cominciare da quello economico».
Nulla che sia all’orizzonte, però.

Anche se, recentemente, si stanno sviluppando «esempi di resistenza» e “pensatoi” di studiosi che riflettono su ipotesi di discontinuità. Ma, appunto, «siamo lontani da un effettivo cambiamento dello status quo». In realtà, servirebbe «un segnale di rottura anche nella scuole e nell’università che, negli ultimi decenni, hanno subito un attacco da parte dei governi a colpi di riforme orientate a espellere il pensiero critico dai luoghi della formazione: l’intero sistema doveva essere ristrutturato come un’impresa che crea e accumula “capitale umano”».
La crisi del capitalismo ha portato anche ad una crisi della democrazia?
«Sicuramente, basta pensare all’attuale architettura dell’Unione Europea e alla sovranità perduta: il trasferimento di poteri da Roma a Bruxelles è andato oltre a quel che era previsto dal trattato di Maastricht. Temo che il sogno europeista si sia infranto sugli scogli dell’euro».
La moneta unica, aggiunge lo studioso, «si è rivelata una camicia di forza e non ha minimamente contribuito a ridurre gli scarti tra un’economia e l’altra in termini di ricerca e sviluppo, investimenti, innovazione di prodotto e di processi, dotazione di infrastrutture ed istruzione professionale».
Gallino si dichiara apertamente no-euro: «Decisamente sì, lo sono da anni».

E spiega: «Ci vuole un intervento radicale», anche se sa benissimo che l’uscita dalla moneta unica è «complessa e difficile», quindi «va pensata gradualmente e concordata con Bruxelles».



Pensa anche alla rottura dell’Unione Europea? Questo no: «Uscire dall’Europa sarebbe, per l’Italia, un disastro economico per via dei cambi che si scatenerebbero contro di noi».

Gallino è «favorevole ad una graduale uscita dall’euro, rimanendo però nell’Unione Europea». Sottolienea come sia «tecnicamente possibile», e si impegna a dimostrarlo in un “paper” che presenterà a breve.
Russo Spena si domanda se «una sinistra degna di questo nome» non dovrebbe fare proprio il tema della lotta alla diseguaglianza sociale. Già, ma quale sinistra? «Dove sta a sinistra una formazione di qualche solidità e ampiezza che ne abbia fatto la propria bandiera?». Anche in Italia «ci sono dei segmenti», però «sono ininfluenti, soprattutto di fronte a quel che dovrebbe essere il domani di una sinistra in grado di rappresentare una valida opzione politica. Purtroppo, da noi, la sinistra non esiste», chiarisce Gallino. E Syriza, Podemos, il Sinn Fein e le altre forze della sinistra europea? Nient’altro che «segnali di incoraggiamento», verso i quali Gallino resta cauto: «Bisogna capire quanto dureranno questi fenomeni e se riusciranno realmente ad incidere a Bruxelles e contro le politiche d’austerity. Tifo per loro senza illusioni». Poco allegro, dunque, l’orizzonte per i giovani. «Cambiare in modo radicale le strategie di produzione e consumo è una necessità vitale per l’intera umanità». Un messaggio ai ragazzi? «Se volete avere qualche speranza… studiate, studiate, studiate».
 

tontolina

Forumer storico
Marco Mori: I nostri Padri Costituenti ci dissero che l'economia per funzionare deve esseresotto il controllo democratico. Il Nazismo e il Fascismo furono la diretta conseguenza delle politiche economiche che oggi attua l'Unione Europea: politiche neoliberiste..... Oggi siamo finiti nello stesso modello perchè ci siamo dimenticati la storia


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tontolina

Forumer storico
Marco Mori: I nostri Padri Costituenti ci dissero che l'economia per funzionare deve esseresotto il controllo democratico. Il Nazismo e il Fascismo furono la diretta conseguenza delle politiche economiche che oggi attua l'Unione Europea: politiche neoliberiste..... Oggi siamo finiti nello stesso modello perchè ci siamo dimenticati la storia


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Assistiamo allo sgretolarsi progressivo dell’Unione Europea e al rinascere di sentimenti nazionalisti di estrema destra in ciascuno dei paesi che la compongono. E le politiche neoliberiste dell’Ue, unite alla politica estera che ha causato milioni di profughi, sembrano esattamente pompare carburante nel motore dell’estrema destra europea.
Tutto ciò è frutto del caso?

Spesso ci è capitato di venire accusati di complottismo perchè ostinatamente rinunciamo a credere in modo pedissequo alle analisi che vengono proposte dai media. Il problema è che le letture proposte dal mainstream e dai vari opinionisti non sono credibili e negli ultimi anni lo sono diventati ancora di meno. Quando osserviamo l'Unione Europea, e soprattutto affrontiamo il problema della sua genesi, diventa difficile non pensare che rappresenti l'attuazione di un piano che abbia dei fini diversi da quelli che vengono offerti all'opinione pubblica. Per quanto riguarda la genesi dell'Ue e le interferenze americane a riguardo si rimanda a un articolo che abbiamo scritto poco tempo fa sulla base delle rivelazioni del Telegraph. Dunque l'Ue fu anche uno strumento degli Stati Uniti ai tempi della Guerra Fredda per impedire la penetrazione del socialismo, e di questo bisognerebbe tenere conto in modo così da non stupirsi di fronte all'indirizzo preso recentemente proprio dall'Ue.


A chi scrive non appare casuale il fatto che da vent'anni le istituzioni europee portino avanti un piano di tagli dei conti pubblici, privatizzazioni, e smantellamento dello stato sociale, del resto fu la stessa JP Morgan nel 2013 a spedire quella famosa lettera in cui si indicava proprio nelle Costituzioni antifasciste dei paesi dell'Europa del Sud un limite da eliminare in tempi brevi. Che dunque il processo di Unione Europea altro non fosse che un progetto volto a distruggere tutte le tutele conquistate dai lavoratori dal secondo Dopoguerra in poi? Per non parlare del fatto che le assurde posizioni assunte dall'Ue in politica estera hanno prodotto dei cambiamenti, vedi le Primavere Arabe, che hanno originato un esodo di massa di migranti verso la stessa Europa.
A chi scrive anche in questo caso riesce davvero difficile credere che i paesi europei non sapessero che rimuovendo Gheddafi in Libia si sarebbe scoperchiato un vaso di Pandora che avrebbe portato milioni di disperati a cercare fortuna in Europa. E, a dispetto dei proclami, è chiaro che l'arrivo di migranti e del "terrorismo" serve inevitabilmente a rafforzare l'estrema destra xenofoba e ad abbassare il costo del lavoro e i diritti con una concorrenza al ribasso a tutto vantaggio degli imprenditori e dei "padroni" che potranno pagare stipendi sempre più bassi e, con le nuove leggi, potranno anche licenziare a piacimento sfruttando i lavoratori come agrumi da spremere e abbandonare.

Le Destre “populiste” sono la salvezza della democrazia?
E non casualmente tutto questo avviene proprio quando la sinistra, orfana dell'analisi marxista, è inesistente o completamente marginale e incapace di intercettare la rabbia della gente che invece si canalizza a destra. Le scelte dell'Ue poi, al posto che cercare di fermare questa canalizzazione di consensi a destra, sembrano fare di tutto per favorirla, come se la funzione storica dell'Ue fosse quella di essere una moderna "Repubblica di Weimar 2.0", ovvero di essere incapace a gestire la complessità fino al punto da indurre per disperazione il popolo a ricorrere ai populismi nazionalistici e al ricorso dell'uomo forte. Non si corresse il rischio di essere troppo complottisti si potrebbe persino immaginare che fosse questo il piano fin dall'inizio e che forse fu la vittoria inaspettata dell'Unione Sovietica nel 1943 a rompere le uova nel paniere e a guadagnare tempo. Del resto i vari movimenti xenofobi e di estrema destra che oggi stanno prendendo piede in tutta Europa sono stati tollerati e fatti crescere con pazienza nel corso del XX secolo, probabilmente pensando che fossero un argine ai "pericolosi" comunisti, e oggi in Nord Europa, ma anche in Francia, è evidente che la rabbia popolare e la paura instillata dai media con parole come terrorismo, invasione, esodo, porterà inevitabilmente i consensi a destra.
E dato che questo andazzo è ormai chiaro da almeno 6 anni ci si domanda come mai l'Ue continui in tutti i modi a gettare benzina sul fuoco, incurante che continuando a tagliare sulla spesa sociale e precarizzando e atomizzando la società sarà l'estrema destra a fornire le risposte forti che la gente richiederà, anche perchè la cosiddetta estrema sinistra non gode della stessa acquiescenza da parte dei poteri forti e delle istituzioni. E anche su questo sarebbe opportuno interrogarsi.


Leggi tutto: Il tramonto dell’Europa come Weimar 2.0 e il ritorno dei nazionalismi. Tutto casuale?
 

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questo e' un liberismo elitario criminale, come detto c'e' gente che ha miliardi senza alcuna meritocrazia e questa gente e' pericolosa per il mondo alla pari di un dittatore
 

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DI VITTORIO: TRADITO DALLA CGIL E DAL PARTITO DEMOCRATICO!


Peppino Di Vittorio a Cerignola!
di Gianni Lannes


In Italia è tornato lo schiavismo, senza tanto clamore. Basta fare un giro nel belpaese per rendersene conto. Addirittura nel Mezzogiorno, va anche peggio. Allora di quale progresso blaterano le autorità, gli accademici e i soloni adulterati della sinistra?


A 59 anni dalla sua scomparsa, a parte alcune retoriche celebrazioni, se fosse vivo Peppino Di Vittorio che cosa penserebbe dei cialtroni che da noi hanno annichilito lo Stato di diritto e calpestato la democrazia?


Su La Testa!: DI VITTORIO: TRADITO DALLA CGIL E DAL PARTITO DEMOCRATICO!
 

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