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tontolina

Forumer storico
Eurozona: tutte le eccezioni della Francia

L'élite francese gode di eccezioni pacchiane e stravaganti, che solo una propaganda capillare che dura da 70 anni è riuscita a relativizzare o a far passare per innocue particolarità 'culturali'

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Il vastissimo 'Oltremare' francese
Redazione17 dicembre 2018
di Nicoletta Forcheri.

L’UE vuole che riduciamo il debito pubblico, per ridurlo dobbiamo aumentare il PIL e la domanda interna, per farlo abbiamo bisogno di investimenti produttivi e di distribuire liquidità (e di ridurre le tasse), ma in questo contesto di moneta debito, non possiamo che aumentare il deficit (o fare moneta fiscale). Ma l’UE NON vuole che aumentiamo il deficit, e se già sappiamo che è campato in aria il valore del 3% per il rapporto deficit/PIL, ancora più infondato lo è quello del 2% non previsto in alcun Trattato UE ! Ma ciliegina, Moscovici ha detto che Macron potrà superare il 3% del rapporto deficit/Pil perché la situazione francese non è paragonabile all’Italia. E’ vero non lo è. Perché, come e più di altri paesi, la sua élite gode di eccezioni pacchiane ed estravaganti, che solo una propaganda capillare che dura da 70 anni è riuscita a relativizzare o a far passare per innocue particolarità “culturali”, tipiche del suo “rayonnement” e dei “generosi” “aiuti allo sviluppo”.

In uno degli ultimi articoli riferivo del franco africano CFA: stampato, coniato e creato dal Trésor francese per 3 zone valutarie africane costituite da 14 paesi africani più le Comore. In cambio della presunta garanzia di convertibilità di detta moneta da parte della Francia, il Trésor richiede in un conto segreto il 50% delle riserve valutarie di ognuno di quei paesi.


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Questo significa che sotto banco, senza che nessun protocollo ai Trattati europei, né che alcuna clausola degli stessi ne preveda la possibilità, lo Stato francese ha continuato a batter moneta, Trésor e Banca centrale francese uniti contrariamente all’articolo 130 dei Trattati sul Funzionamento dell’UE,che prevede l’autonomia delle Banche centrali dell’eurozona da Stati e governi e contrariamente a quello che ci raccontano essere il divieto fondamentale dell’eurozona, quello di battere moneta da parte degli Stati, tranne che per il conio monetine!

Vero è che i Trattati NON parlano di monete diverse dall’euro, definendo come unica moneta a corso legale nell’eurozona le banconote e le monetine in euro, il che significa che:
  1. niente è previsto per il caso in cui uno Stato membro dell’eurozona stampasse ed emettesse euro NON a corso legale nell’eurozona, e infatti la Germania ha coniato monetine sui generis (da 5 euro) non previste dalla BCE, ma non solo, la regola è stata scritta un po’ “lassa” in modo da consentire il flou artistique al sistema bancario che moltiplica gli strumenti di pagamento che fungono da moneta (visa, carte, bonifici e depositi scritturali, ma anche app, paypal ecc, o anche crypto e btc). Non per niente molti sovranisti insistono sulla possibilità di emettere moneta fiduciaria come le statonote (Nino Galloni), i CCF (Costa, Bossone, Cattaneo, Sylos Labini), senza parlare dei minibot di Borghi che hanno inizialmente provocato un pandemonio tra i cosiddetti “mercati”;
  2. che niente è previsto per il caso in cui uno Stato membro dell’eurozona battesse euro a corso legale fuori dall’eurozona, come si è visto con la “tolleranza” per il caso della Francia, che stampa ed emette franchi CFA per le sue colonie africane o come l’Olanda nelle Antille olandesi, dove la Banca centrale olandese controlla la Banca di Curaçao che stampa, sotto il suo controllo, una valuta agganciata al dollaro.
E il punto è proprio che in quei territori d’oltremare, paesi come il Regno dei Paesi Bassi e la Francia, hanno mantenuto dei legami coloniali e imperialisti tali da passare attraverso le maglie dei Trattati permettendosi di battere moneta oltremare, ni vu ni connu, “incognito”. A ben guardarci non c’è neppure bisogno di alcun protocollo aggiuntivo ai Trattati perché questi sono stati formulati in modo tale che niente è detto della prerogativa di battere moneta NON in euro in territori FUORI dal perimetro dell’Unione europea. Che è chiaramente il caso per i CFA in Africa e la valuta delle Antille olandesi.

Che ne è invece del perimetro, labile, dell’Unione europea con paesi associati e regioni ultra periferiche, dove la Francia stampa ed emette franchi CFP in 3 di essi ed euro in 6 altri paesi ?
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Per la moneta a corso legale NON in euro “fuori dall’eurozona” ma in paesi associati all’UE (lo statuto di queste isole è ibrido, sono esterne ma “associate” ad alcune politiche di sviluppo e cooperazione dell’UE), la Francia ha ottenuto un protocollo, in “autotutela”, con la scusa dei suoi “legami storici” con la Nuova Caledonia, la Polinesia francese e Wallis e Futuna. E’ il protocollo 18 dei Trattati sul Funzionamento dell’Unione europea.


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Grazie al protocollo 18, la Francia crea i franchi CFP, “franchi della Comunità Finanziaria del Pacifico”, o più letteralmente Sportelli [Comptoirs] Francesi del Pacifico attraverso un istituto di emissione, lo IEOM (Istituto di Emissione di Oltre Mare) che è un istituto a sé stante e che insieme alla Banca centrale di Francia definisce le politiche monetarie di queste tre isole.


Ad ogni modo il Tesoro francese incamera tutti gli utili dichiarati nel conto economico + il conto d’operazioni di questi tre paesi, attraverso l’IEOM:


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Tratto dalla Relazione annuale 2016 http://www.ieom.fr/IMG/pdf/rapport_annuel_2016_ieom_-_comptes_annuels.pdf



Queste le monetine e le banconote in CFP coniate e stampate dall’IEOM, filiale della Banque de France espresse in migliaia di euro:


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E qua il totale dei conti creditori degli istituti bancari dei tre paesi, crediti che l’IEOM “concede” in cambio di garanzie e conti bloccati all’attivo del suo stato patrimoniale, manna per lo Stato francese e i suoi mandarini (non per il popolo che corre le strade in giubbotto giallo!):
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Bene, si noti una cosa: sia per il franco CFP che per il franco CFA, il Trésor, cioè un ministero di uno Stato membro, agisce come un istituto bancario consentendo il deposito e l’apertura di conti chiamati “comptes d’opérations” ad altre banche centrali degli Stati “colonie”. Per i paesi africani, i conti presso il Trésor sono in riserve valutarie, per i 3 paesi d’oltre mare della zona finanziaria pacifica esiste un “conto d’operazioni” tenuto da un servizio di ragioneria dello Stato chiamato SCBCM del ministero del Tesoro, conto tenuto verosimilmente in euro.


Che si sappia: l’IEOM è relativamente recente, essendo stato istituito solo nel 1966 dopo avere sostituito la Banca coloniale d’Indochine, che operava in quei paesi dal 1888 come banca di emissione. La Banque d’Indochine è la banca antenata di Indosuez dopo la sua fusione nel 1974 con la Banca di Suez, la banca creata dalla Compagnia di Suez (1858) per costruire e privatizzare il Canale di Suez da parte dei governi francese e inglese con i fondi di qualche Rothschilds (da cui deriverà il gruppo SUEZ). Indosuez è stata recentemente acquisita dal gruppo Crédit Agricole. Indochine era stata costituita anche dalla Banque de Paris et des Pays-Bas che diventerà poi BNP Paribas, banca sia specialista in titoli di Stato per l’Italia che coazionista di Bankitalia attraverso BNL, e anche coazionista della Banca centrale della Libia dal 2007


Indochine ha ceduto la facoltà di battere moneta in quei territori solo nel 1966 ma le banche che l’hanno costituita sono state lautamente ricompensate dal governo francese con compartecipazioni agli utili dell’industria del debito dei territori d’oltremare e africani tant’è vero che si legge nella relazione annuale dell’istituto che i tre grossi gruppi presenti sono: la BPCE che è un polo cooperativo misto pubblico privato, la Société Générale e…BNP Paribas. Insomma, un bel sodalizio tra banche e governo!


Altro dettaglio non di poca importanza, la Nuova Caledonia, è stata praticamente fin dalla fine del XIX secolo un possedimento dei Rothschilds almeno attraverso la società Le Nickel che ne ha pesantemente sfruttato le miniere di nickel (cfr. Histoire : De Jules Garnier à aujourd'hui… | LE NICKEL - SLN).(1) Mentre in Polinesia francese negli anni 60, Murora fu scelta nel 1962 come sito ufficiale di test nucleari francesi.


La Banca di Francia, assieme ai ministeri francesi controlla e dirige una bell’attività bancaria in quei territori, di emissione monetaria, di controllo del credito, di centralizzazione dei conti delle filiali bancarie, di politica monetaria, di agevolazione creditizia a determinati settori ritenuti prioritari da Parigi. Non solo, ma l’IEOM si coordina con l’AFD, l’Agenzia francese di sviluppo che è nel contempo un’azienda pubblica francese dipendente dal ministero dello Sviluppo e una banca in piena regola che crea crediti per i poveri paesi “beneficiari” e, da quest’anno!, un istituto finanziario. Immaginatevi una banca dipendente dal ministero allo Sviluppo italiano che funga da banca di investimento per i paesi di mezzo mondo: pensate solo alle reazioni dei nostri “partner”!! Giusto così, tanto per prendere la misura della peculiarità della situazione asimmetrica in cui ci troviamo. (Già ma che scema, noi avevamo l’IRI. che qualcuno ha voluto eliminare!)


L’AFD fu voluta e creata nel 1941 a Londra dal Général de Gaulle, il fautore del franco CFA e dei patti coloniali strozzini con i paesi africani. Il suo obiettivo era quello di dotare l’amministrazione della Francia “libera” di un’istituzione finanziaria che fosse nel contempo Tesoro pubblico, banca centrale e banca di sviluppo per i territori coloniali francesi. Peculiare che noi invece istituzioni come l’IRI, le banche popolari, le partecipazioni statali, il demanio, tutto abbiamo dovuto e dobbiamo smantellare quasi con la scusa che sarebbero cose un po’ troppo “fasciste”, “nazionaliste”, “populiste” ! Fossimo stati sani di mente non l’avremmo MAI fatto e MAI lasciato fare.


La commistione tra governo e banca centrale francesi non è solo evidente nell’istituzione del franco africano, ma è chiarissima anche qua dove ad esempio, il Consiglio di vigilanza dell’IEOM, è costituito dal governatore della Banca di Francia assieme al Direttore generale del Tesoro francese, quello del ministro dell’Economia francese, 2 rappresentanti del Ministro dell’Oltremare francese, 1 rappresentante della Banque de France (e solo 3 personalità della Nuova caledonia, della Polinesia francese e delle isole Wallis e Futuna) tutti insieme appassionatamente. Buon per loro, ma noi perché dobbiamo autocastrarci in una Unione con una NON moneta NON unica, per lasciar libero spazio all’élite di paesi come la Francia continuando a stringerci la cintura in nome di una religione, l’austerity, che dal punto di vista economico ha dimostrato tutta la sua inefficienza?


L’attività bancaria controllata da Parigi nell’Oltre mare, oltre alle banche centrali, annovera sedici istituti bancari di cui nove in Nuova Caledonia, sei in Polinesia francese e uno a Wallis e Futuna dove anche il Trésor garantisce un’attività di tipo bancario presso i privati. Peculiare no?


Ma non è tutto, perché esiste anche il caso di uno Stato membro che batte euro a corso legale, in paesi considerati facenti parte dell’UE come regioni ultra periferiche, e quindi dentro l’eurozona e l’UE. Che dire infatti degli euro emessi da una filiale/ufficio della Banque de France, insieme al governo e al Tesoro di Parigi in 6 paesi d’Oltre Mare?


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Estratto da un sito della Banque de France



Si tratta dell’IEDOM, Istituto di Emissione dei territori d’oltre mare, che stampa ed emette moneta in euro per la Guadalupa, la Guyana, la Martinica, l’isola della Riunione, Saint Pierre et Miquelon, e Mayotte. Abbiamo cioè il caso peculiare di una filiale di una banca centrale di uno Stato dell’eurozona, che crea moneta e finanzia DIRETTAMENTE gli enti pubblici e locali di paesi ex colonie considerati parte integrante della République e quindi dell’UE, come regioni ultra periferiche, considerate europee a tutti gli effetti (ma esenti dalla normativa UE sull’IVA)!. Abbiamo cioè uno Stato membro dell’eurozona che finanzia quegli enti pubblici, creando direttamente moneta per loro, banconote, monetine e depositi, sia per enti territoriali pubblici ed aziende pubbliche che per aziende private (attraverso AFD e la sua filiale Proparco) controllando completamente l’economia e le risorse di quei paesi. Anche qua si noti la coesione e la dipendenza tra l’istituto di emissione, IEDOM, filiale della Banque de France, e il governo e lo Stato francesi che governano l’emissione monetaria, il credito e gli istituti di credito di quei paesi. E’ come se Roma decidesse di stampare euro per la Sicilia, o per la Val d’Aosta, o per la Sardegna, o per qualche comunità montana periferica. Come pagatrice di ultima istanza, fatto vietato per la BCE e le BC nell’eurozona…


L’IEDOM nel 2017 ha emesso il valore di 12 miliardi di euro in banconote, e di 145 milioni in monetine in euro. Sappiamo che esiste anche la moneta bancaria, cioè i crediti, molto più numerosi delle banconote di cui non ho potuto scoprire l’importo. Inoltre i conti correnti dei Tesori dei paesi d’oltre mare sono gestiti dalla Banque de France !!


Vuol dire semplicemente che quei paesi sono dei puri e semplici possedimenti delle istituzioni esagonali!!


Che ne è delle norme dei Trattati che vietano di finanziare gli enti pubblici da parte della Banca centrale o di una sua filiale? E del divieto di stampare moneta in euro, a corso legale, in un territorio di uno Stato membro dell’eurozona?


In totale la Francia, per stessa ammissione della Banque de France, controlla attraverso l’IEDOM, sua filiale, l’IEOM, che ha uno statuto più misterioso, e le 3 banche centrali africane, oltre al credito e alla politica monetaria di Monaco, la politica monetaria di 24 paesi, in 6 dei quali, considerati Regioni ultra periferiche dell’Unione, emette direttamente gli euro per gli enti pubblici e locali come pagatrice di ultima istanza, e per le aziende e i progetti di quei paesi!


Per riassumere, per i paesi africani, paesi chiaramente FUORI dall’Unione europea, la Francia non ha chiesto nessun protocollo, perché nessun divieto è previsto per questo tipo di casi; per i 3 paesi del franco del Pacifico, ha chiesto per sicurezza un protocollo in quanto l’associazione all’UE di quei paesi è più labile, più vaga, sono più associati, chissà forse un giorno, la questione è meno netta. Infine i 6 paesi in cui stampa l’euro, invece, sono parte integrante dell’Unione europea ma la Banca centrale di uno Stato membro, la Francia, attraverso una sua filiale crea euro e finanzia enti pubblici e locali assieme al suo Trésor.


E qua abbiamo esaminato solo la Francia, il caso più eclatante, ma esistono le colonie del Regno dei Paesi Bassi, mentre la Danimarca, paese già con deroga, ha la Groenlandia, e la Gran Bretagna ha innumerevoli isole e proprietà nel mondo ma comunque poco importa poiché sta negoziando la Brexit e non ha mai aderito all’euro.


A chi paragona stoltamente l’Europa a un condominio, posso solo rispondere che se proprio dobbiamo essere un condominio, bisogna che per lo meno le stesse regole valgano per tutti e che siano decise insieme in modo paritetico da tutti i condomini – come da trattato – e non da due di loro e basta !!


Mi sa tanto che qua dentro siamo gli unici fessi (oltre alla Grecia)!


Nforcheri 13/12/2018











Note


(1)


Adesso la società ha avuto dei rimaneggiamenti e fa capo al gruppo SLN-ERAMET partecipato da:


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la famiglia Duval, 36.93%, l’APE, agenzia delle partecipazioni statali francese 25.57%, la STCPI, Société Territoriale Calédonienne de Participation Industrielle, delle province della Nuova Caledonia: 4.02&, dal BRGM, Ufficio di Ricerca minerale e geologica dello Stato francese: 1.34%. Un sodalizio République-Rothschild? (cfr. Our shareholding | ERAMET)




Fonte: https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/12/13/eurozona-tutte-le-eccezioni-della-francia/?fbclid=IwAR2tx68CcgS3Eg919iXRpr42muCGW93joji5vZJlnmUCRQeRFDJSqb
 

tontolina

Forumer storico
europa di merda dove contano solo gli interessi economici di francia e germania
che trattano i popoli del sud-europa alla stessa stregua degli africani, cioè schiavi

8 gennaio 2019
Cosa c'è dietro lo sgarbo della Francia all'Italia su Fincantieri-Stx
Parigi si è rivolta alla Commissione Ue per contestare l'acquisizione il 22 novembre 2018. Nove mesi dopo la firma dell'accordo. Pesano le tensioni tra l'Eliseo e il governo M5s-Lega. Il retroscena.
Cosa c'è dietro lo sgarbo della Francia all'Italia su Fincantieri-Stx - Lettera43

Per le relazioni tra Italia e Francia il 2019 è partito decisamente con il piede sbagliato. Alle polemiche per l'endorsement del Movimento 5 stelle ai gilet gialli, infatti, si è aggiunto lo stop della Commissione europea all'acquisizione dei Chantiers de l'Atlantique - nuovo nome dei cantieri navali Stx - da parte di Fincantieri, controllata dal governo gialloverde attraverso Cassa depositi e prestiti.
Il motivo? L'operazione «rischia di nuocere alla concorrenza a livello europeo e mondiale», ha spiegato Bruxelles. Peccato però che la Commissione non abbia agito perché sono state superate le soglie di fatturato previste dal regolamento europeo sulle concentrazioni industriali, ma dietro precisa richiesta di Parigi, cui poi si è accodata anche la Germania. Secondo fonti di Lettera43.it lo sgarbo dei transalpini non sarebbe casuale. E sebbene l'Eliseo abbia negato qualunque forma di «ritorsione politica», il sospetto è forte.

VICENDA CHE SI È COMPLICATA DOPO L'ELEZIONE DI MACRON
Per capire perché, bisogna tener presente qual è stata la cronologia degli eventi che hanno portato fino a questo punto. La storia delle trattative tra Fincantieri e Stx è lunga e inizia a novembre del 2016.
Alla scadenza del termine per la presentazione al tribunale fallimentare di Seul delle manifestazioni di interesse per i cantieri di Saint-Nazaire, Fincantieri c'è.
E un mese dopo, all'apertura delle buste che contengono le offerte ufficiali, quella italiana è l'unica effettivamente pervenuta.
Ad aprile del 2017 arriva la firma della lettera d'intenti tra Fincantieri e lo Stato francese, che detiene il 33% del capitale.
Ma a luglio di quello stesso anno, dopo l'elezione di Emmanuel Macron all'Eliseo, la faccenda si complica e il ministro dell’Economia Bruno Le Maire annuncia la decisione di Parigi di esercitare il diritto di prelazione su Stx, con conseguente nazionalizzazione dei cantieri.

PRESTITO PER 12 ANNI CON «DIRITTO DI RITORNO»
Alle polemiche e al contrattacco italiano sul dossier Tim-Vivendi segue una girandola di incontri che coinvolge i massimi esponenti del governo allora in carica: il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e quello dello Sviluppo economico Carlo Calenda.
Dopo mesi di aspro confronto, a settembre 2017 il vertice di Lione riporta il sereno: Macron e l’allora premier Paolo Gentiloni trovano l'accordo che poi verrà firmato il 2 febbraio 2018.
Fincantieri può acquisire il 50% del capitale di Stx per 59,7 milioni di euro. L'accordo prevede che al closing dell'operazione venga firmato anche il contratto di prestito all'azienda italiana dell’1% del capitale dello Stato francese, per un periodo di 12 anni e con «diritto di ritorno». Vale a dire che nei successivi 12 anni la Francia potrà riprendersi quella quota, determinante per il controllo della società, se Fincantieri non rispetterà i suoi impegni.

RAPPORTO CHE SI È ROTTO IL 22 NOVEMBRE 2018
Tutto sembra procedere per il meglio anche dopo le elezioni politiche italiane del 4 marzo 2018, che hanno portato al governo il M5s e la Lega. A giugno il premier Giuseppe Conte incontra il presidente Macron e dichiara che le relazioni con la Francia sono «eccellenti», in particolare nei settori «difesa, cantieristica e servizi».
Ad agosto Le Maire vede a Roma il nuovo ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e il ministro dell'Economia Giovanni Tria, ribadendo l'impegno ad attuare l'accordo su Stx. Ancora a ottobre la stessa Fincantieri e la francese Naval Group firmano un’intesa per realizzare in tempi brevi, a partire dal 2019, una joint venture paritaria nel campo navale militare.
Poi però qualcosa si rompe.
E la data cruciale è il 22 novembre 2018, quando la Francia secondo quanto risulta a Lettera43.it ha chiesto ufficialmente alla Commissione europea di esaminare la proposta di acquisizione dei cantieri. Una mossa che ha portato all'epilogo dell'8 gennaio 2019, che Fincantieri non ha voluto commentare.

CONTESTAZIONE A QUASI UN ANNO DALLA FIRMA DELL'ACCORDO
Secondo le nostre fonti, tuttavia, «la tempistica desta sospetto». Perché la decisione di Parigi di rivolgersi alla Commissione, sebbene il progetto non superi come detto sopra le soglie di fatturato previste dal regolamento europeo sulle concentrazioni industriali, è arrivata «a quasi un anno di distanza dalla firma dell'accordo» del febbraio 2018. E pare quindi determinata da «logiche non di tipo economico». [Gentiloni ha ceduto molto mare ligure alla francia... senza passare dal parlamento italiano; quando la cessione è divenuta effettiva macron si rimangiaancora una volta l'accorda.... questi francesi sono dei veri briganti]]
Da quando il governo M5s-Lega ha assunto la guida dell'Italia, del resto, le tensioni politiche con la Francia si sono moltiplicate. Dal durissimo scontro per il passaggio di migranti alla frontiera, con i casi Bardonecchia e Clavière, al conflitto sulla legge di bilancio tra il governo di Roma e il commissario Pierre Moscovici. Dalla rivalità sulle elezioni e sul petrolio della Libia ai dossier (già aperti in precedenza) Tim, Mediaset, Mediobanca e Generali, fino appunto a Fincantieri.
La parola fine non è stata ancora scritta e la palla adesso passa all'azienda italiana. Ma i tempi per la presentazione delle controdeduzioni a Bruxelles si prevedono lunghi, nell'ordine di alcuni mesi.
L'acquisizione stessa, che dovrebbe far nascere un colosso della cantieristica capace di competere a livello mondiale, è quindi destinata nella migliore delle ipotesi a slittare e non si possono escludere ripercussioni di carattere più generale. La Lega ha già detto che «non è così che funziona la libera concorrenza» e che «questo mette in discussione tutti gli accordi». Salvini ha fatto la voce grossa invocando dall'Europa «parità di regole e di condizioni di mercato per tutti, altrimenti ne trarremo le conseguenze». E lo stesso Conte non ha nascosto il proprio disappunto: «Riterrei strano che fossero imposti degli ostacoli. Mi auguro che non ci siano».
 

tontolina

Forumer storico
Dibattista dichiara guerra al franco CFA da Fazio (dovreste vedere la faccia!!)
Nel programma deposito del piddume nazionale, cioè Che Tempo Che Fa, del soporifero e straricco buonista Fabio Fazio, c’è stata una sveglia. Osspite Dibattista ‘ stato affrontato il discorso del Franco CFA (o meglio DEI franchi CFA), ultimo rimasuglio del potere coloniale francese nel continente che, con il proprio potere e la propria assurda sopravvalutazione e politica monetaria restrittiva, mantiene le masse povere nelle mani di una ristretta élite di potere.

Sentiamo il discorso di Dibattista:
Dibattista dichiara guerra al franco CFA da Fazio (dovreste vedere la faccia!!)
 

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Benissimo, 1° passo fatto:
Buttata lì la pietra per smuovere le acque e portare all'attenzione dei più le questioni monetarie
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risparmier

Forumer storico
Fincantieri-Stx, Le Maire favorevole all'accordo

15-01-2019

"Sono favorevole all'operazione Stx-Fincantieri e non sono preoccupato per una eventuale decisione negativa da parte della Commissione Ue". La rassicurazione arriva dal ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, a margine della cerimonia di auguri alla stampa a Parigi.

Secondo Le Maire, la procedura avviata dall'Antitrust Ue per riesaminare l'accordo tra i due gruppi cantieristici alla luce del regolamento sulle concentrazioni, è solo un atto dovuto e non pregiudica l'intesa tra i due governi.
Parlando ai cronisti, il ministro ha detto di credere nell'operazione Fincantieri-Stx ed auspicato che si vada "fino in fondo".
Parigi ricorda che siamo in una "procedura classica, forse sovrainterpetata da alcuni, in cui il dossier viene affidato alla Commissione". "Non ho inquietudini su Stx-Fincantieri", ha ribadito Le Maire, insistendo sulla necessità di sviluppare "dei progetti industriali franco-italiani".
 

risparmier

Forumer storico
21 Gennaio 2019 alle 11:13

Ospite a Che Tempo che fa, domenica Alessandro Di Battista ha accusato la Francia di essere responsabile di incentivare i migranti a mettersi in viaggio verso l'Italia. Poche ore prima, anche Luigi Di Maio aveva detto
...
Il governo di Emmanuel Macron, sostengono i due leader del M5s, sarebbe colpevole di destabilizzare i paesi africani attraverso il franco CFA, una moneta comune a tutte le ex colonie francesi (Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa D’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo), spingendo gli abitanti a partire per l'Europa. La questione è passata tutt'altro che inosservata al governo di Macron, che ha risposto all'accusa convocando l'ambasciatrice italiana a Parigi, Teresa Castaldo, per parlare di quanto dichiarato dal M5s. Ma come ricorda Butac La tassa coloniale dei Paesi africani alla Francia — BUTAC - Bufale un tanto al chilo , Les Decodeurs, sito francese di fact-checking ..., ha analizzato la questione in maniera approfondita: l'idea di una fantomatica tassa coloniale che 14 paesi africani pagherebbero alla Francia è falsa.

“Solo due dei 14 Paesi citati hanno ancora rapporti con la Francia che prevedono restrizioni economiche di qualche tipo: si tratta della Guinea e della Repubblica Centroafricana. Nessuna tassa anche in questo caso, ma comunque qualche impedimento per i due Paesi in esame. Tutti gli altri citati non devono pagare nessuna tassa: hanno scelto, liberamente, di fare parte del gruppo di paesi che utilizza il franco CFA. Una valuta speciale, legata al valore del franco francese (quindi oggi legata all’euro) che fu istituita all’inizio della Seconda guerra mondiale”.

Inoltre, i dati ufficiali disponibili del ministero dell'Interno, Eurostat e Frontex smentiscono che ci sia alcuna correlazione tra le partenze dai paesi che usano il CFA e gli arrivi sulle coste italiane, come ha spiegato anche David Carretta su Twitter. Nell'elenco dei paesi da cui sono arrivati i migranti in Italia, diffuso dal ministero dell'Interno e aggiornato a dicembre 2018, il primo paese che adotta il franco CFA è la Costa D'Avorio, ottavo in lista, da cui sono arrivate 1.064 persone su 23.370. Tra i paesi di provenienza dei richiedenti asilo, invece, non c'è nessuna ex colonia francese.

...
Perché non è colpa del franco CFA se i migranti arrivano in Italia

Twitter


Che cos'è il franco Cfa e perché non ha nulla a che fare con i migranti che arrivano in Italia
 

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