" Nel Nome dei Figli" di Vittorio Vezzetti : un libro da non perdere ! (2 lettori)

Claire

ἰοίην
Ma l'autore di questo libro è il dott. Vittorio Vezzetti, pediatra? :eek:

Per caso ho trovato questa cosa:

Diversi anni fa partecipò al noto programma di Maurizio Costanzo, (a lui piace tanto divulgare che era stato invitato in qualità di ospite, gli addetti ai lavori sanno che dopo aver scritto così tante volte al programma ottenne la visibilità che cercó) per raccontare la sua angustia condizione di padre separato a suo dire alienato. Certo, perché se pronunci la parola alienato ti si aprono le porte, la gente ti crede, formi squadrismo, quella tifoseria spicciola capace di creare paranoie. E da quella base infatti Vittorio Vezzetti partí. Il 1 marzo 2012 partecipò in qualità di relatore insieme a Marco Casonato (fratricida cit. :eek: ) a una conferenza chiamata "LA FAMIGLIA DOPO LA SEPARAZIONE". E cosa pensò di fare questo delicato pediatra per portare maggiore serenitá alla giá conflittuale sua separazione? Fondò nel 2005 un'associazione chiamata "Figli per Sempre" (a Varese) e nel 2007 fece costituire il proprio figlio di appena sei anni parte civile contro la madre.:eek: Denunciò questa donna un tot di volte, dicono una trentina, pubblicó un libro e si fece aiutare dalla ex Senatrice Gallone a portarlo in Senato. Titolo: "Nel nome dei Figli", un romanzo-inchiesta sulla crisi della famiglia e la sua gestione giudiziaria. La Presidente dell'allora sede milanese era l'attivista leghista di Arcore, Laura Besana, che collaborava a stretto contatto con Adriana Tisselli coinvolta nel direttivo. Questi nomi ricorrono sempre attorno alla parola PAS, sottrazioni, conflittualità..Ma andiamo avanti. Da allora Vittorio Vezzetti ha iniziato a farsi invitare anche al Parlamento europeo di Strasburgo per tutti gli studi comparativi legati all'affido dei minori in Europa. In Italia ha fatto costituire il figlio di soli sei anni contro la madre, e va a Strasburgo a parlare di tutele e affido. Oggi il figlio di Vittorio Vezzetti è maggiorenne, secondo voi, vuole frequentarlo? :eek:

Mamma mia. Ma son vere queste cose? :eek:
Fa spavento...
 

Claire

ἰοίην
Ho riletto tutto il treddo e cavolo!

Ha DAVVERO fatto costituire il figlio di sei anni parte civile contro la mamma :wall: l'ha detto lui!!!

Alla faccia di chi vuol tutelare i figli dagli abusi genitoriali e si lamenta del "lavaggio" del cervello presunto, fatto sui figli da un genitore a danno dell'altro :eek:

:wall: :depresso:

Da che pulpito??? :eek:
 

Claire

ἰοίην
I centri anti-violenza salvano le donne? La valutazione negativa del governo USA


Pubblicato il 10 agosto 2011 da Luis Centri Antiviolenza e Misandria | Solo un altro blog targato Bigenitorialita




Erin Pizzey, fondatrice del primo centro-antiviolenza, pur denunciando il problema che le femministe iniziavano ad strumentalizzare tali centri come arma contro gli uomini, riteneva che i centri femministi fossero meglio di niente, e pertanto accettò l’invito delle femministe USA che — volendo aprire loro centri e credendo che Erin fosse femminista — la invitarono per un ciclo di conferenze. Queste le memorie di Erin Pizzey:


Entrate nella sede del magazine femminista notammo che non c’erano uomini. Tutto era bianco, e su un muro c’era lo slogan “una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta”. [...] Le donne indossavano tute e e sembravano idraulici o muratori. Mi sentivo estraniata nel camminare in un palazzo senza uomini. [...]
Il meeting era una farsa e fronteggiammo femministe ostili con il volto di pietra. [...] Reagivano positivamente quando dicevo che i bambini avevano bisogno di rifugi, ma quando chiarivo che anche gli uomini potevano essere vittime di violenza domestica sentivo una immediata fredda reazione, e sapevo di averle perse. [...] Tutti volevano sentirsi dire che le donne ed i bambini venivano nel nostro rifugio perché tutti gli uomini erano dei bruti. Non importava quante volte dicessi loro che un uomo ci aveva dato i palazzi, ed un uomo si occupava dei fondi per aiutarci a rimanere aperti. L’auditorio era cieco alla ragione. [...] La maggior parte delle femministe che incontrai non credevano che i bambini avessero bisogno dei loro papà. Vivevano la loro vita senza uomini. [...]

Uno degli ultimi giorni, venne dato il microfono ad una giovane ragazza, si lanciò a confidare un drammatico racconto della brutalità del suo partner. Ero stupita. Guardai rapita le facce di chi ascoltava. Volevo interrompere e segnalare che una donna davvero vittima di violenza di solito si vergognava di quello che aveva subito. L’ultima cosa che avrebbe voluto era stare davanti a tanti sconosciuti e raccontare la storia al mondo. Invece le donne violente non avevano il senso della vergogna quando cercavano la luce dei riflettori.
Appena finì, andai da lei e le dissi “meriteresti un Oscar per la performance”. Rise e mi disse “ho detto loro quello che volevano sentirsi dire”.
Recentemente negli USA sono state eseguite valutazioni governative della efficacia dei vari programmi di spesa pubblica. Alla fine viene assegnato un giudizio riassuntivo:
Efficace / Adeguato / Moderatamente efficace / Risultati non dimostrati
Nell’ambito di questa campagna, fra i “programmi legati alla salute ed al benessere” è stato valutato il “programma di servizi per la prevenzione della violenza domestica”, ovvero i centri anti-violenza. Il giudizio è stato fallimentare:
NOT PERFORMING. Results not demonstrated.
Traduciamo dal sito della Casa Bianca, la valutazione dettagliata in merito ai risultati conseguiti:
Sezione 4. Risultati
1. Ha il programma dimostrato progresso adeguato nel raggiungere i suoi obbiettivi a lungo termine? Valutazione: NO. Voto: 0.
2. Ha il programma (inclusi i partner) raggiunto i suoi obiettivi annuali di efficacia? Valutazione: NO. Voto: 0.
3. Il programma mostra un miglioramento nell’efficacia nel raggiungere gli obbiettivi annuali? Valutazione: NO. Voto: 0.
4. La performance di questo programma può venire confrontata in maniera favorevole ad altri programmi con obiettivi simili? Valutazione: IN PICCOLA PARTE. Voto: 12%.
5. Valutazioni indipendenti di qualità ed aderenza allo scopo indicano che il programma è efficace e sta ottenendo risultati? Valutazione: NO. Voto: 0.




Una simile valutazione governativa dei centri anti-violenza è stata effettuata in Germania con risultati altrettanto disastrosi. Sulle colonne di Die Welt il sociologo prof. Amendt ha analizzato le cause di questo fallimento, identificandolo nell’ideologia femminista:
I centri anti-violenza sono incapaci di fornire questo tipo di intervento professionale per via della loro ideologia: vedono ogni uomo come il nemico di ogni donna.
Invece di attenuare i conflitti legati ai divorzi, tali centri li acuiscono, sostenendo che l’unico pericolo per i bambini siano i padri. Tentano di usare tale pregiudizio per spezzare il diritto dei bambini ad avere entrambi i loro genitori. [...] Considerano come successo non il risolvere i conflitti, ma alimentare l’ostilità contro gli uomini. [...] Secondo la loro ideologia, è superfluo che una donna parli al compagno. Per i loro fini, le donne vengono manipolate a considerarsi vittime e gli uomini vengono denigrati come genere [...] L’etica professionale è stata deliberatamente rimpiazzata dall’ideologia politica.

Come dice il professore, le conclusioni sono ovvie: chiudere i centri femministi e sostituirli con centri di supporto alle famiglie con problemi di violenza.
Le odiatrici di uomini che arrivano a cercare di negare che la conseguente alienazione genitoriale è un abuso sull’infanzia vanno tenute lontano dai bambini.
E dopo aver riletto anche questa immane cavolata, archivio il treddo come ricco di cialtronate

E son felice di non aver mai letto il libro.
 
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