MONTI: "agli elettori bisogna mentire come ha fatto Menem in Argentina" (1 Viewer)

tontolina

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ma i nostri politici sono davvero così schifosi
Monti poi con quella faccia da vacchio santarellino
è un amante dei sanguinari totaliristi che suicidano il popolo

sentite qua
dalle coordinate 48:01 in poi

[ame="http://www.youtube.com/watch?v=oM4AFFx1WS4"]Il partito unico dell'Euro: Lidia Undiemi intervista il Prof. Alberto Bagnai - YouTube[/ame]
 
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tontolina

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Menem e Monti, l’uomo che si ispirava ai criminali falliti

Scritto il 13/2/13 • nella Categoria: idee





Da tempo ho in animo di proporre, alla stampa, una moratoria sui professori di economia delle università private. Non capisco infatti come mai nelle interviste e nelle ospitate in Tv esistano solo docenti della Cattolica, della Bocconi e della Luiss.

Non ci sono in Italia università pubbliche?

Come mai a dettare l’agenda economica del paese vengono convocati solo docenti del privato, mentre ai professori degli atenei pubblici si è da anni messo il bavaglio? Forse perché, tra loro, in pochi abbracciano il credo suicida liberista che invece è altrove abbondantemente finanziato?

Chissà. I
n Rete, oggi, sta girando un’interessante intervista de “La Stampa” al professor Mario Monti, risalente al 1994. Intervista in cui la lungimiranza del Nostro si mostrava ancora in tutto il suo splendore: nel rivolgersi al neoeletto Berlusconi, gli suggeriva di tradire le promesse elettorali ispirandosi alle politiche economiche liberiste di un leader esemplare, Carlos Menem, presidente dell’Argentina allora già da 5 anni.
Ecco qualche stralcio di Wikipedia su questo modello di virtù: «Carlos Saúl Menem si impose al governo della nazione argentina col cavallo di battaglia del liberismo.






Uno dei suoi primi atti come presidente fu la concessione della grazia a tutti i politici del precedente governo responsabili del sanguinoso fenomeno dei “desaparecidos”».

Che statista.
Ma questo è il meno: fedele alle teorie economiche che i professori propugnano ancora oggi, Menem si affrettò a imporre il tasso di cambio fisso col dollaro (un po’ come qui da noi con l’euro) per “dare stabilità”, e a svendere tutte le ricchezze argentine. A Monti piaceva così tanto! Peccato che, appena pochi anni dopo, gli azzardati provvedimenti economici di Menem si tradussero nel più grande crac degli ultimi decenni, ovvero quello dell’Argentina 2001. Ancora abbiamo i brividi a pensarci.

Menem è, con l’eminenza grigia Cavallo, il responsabile maggiore del crollo economico dell’Argentina e della vendita dissennata ai privati delle maggiori industrie produttrici nazionali. Menem è stato raggiunto da due mandati di cattura internazionali. Durante la sua presidenza il debito estero, l’inflazione, la crescita dei tassi di interesse, la disoccupazione e la forbice tra la minoranza ricca e la maggioranza povera del paese crebbero a ritmi inarrestabili, toccando vertici mai raggiunti in precedenza. Monti, nell’intervista, sosteneva che gli argentini erano molto grati a Menem. Appena due anni dopo, però, a Buenos Aires la gente era già in piazza con le pentole a protestare per la disoccupazione dilagante e i fallimenti a catena. Che preveggenza, che lungimiranza. Chissà se sta applicando le stesse doti visionarie anche nel promettere a noi, oggi, l’uscita dalla crisi ancora con le stesse ricettuzze di Menem. L’ostinazione nel perseguire i fallimenti è davvero cronica, per certi professori. In Argentina, dodici anni dopo il disastro, hanno finalmente Cristina Kirchner. A noi toccherà aspettare il 2025?
(Debora Billi, “Mario Monti, l’uomo che si ispirava ai falliti”, dal blog “Crisis” del 6 febbraio 2013).
 

tontolina

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Unica opposizione vera, con idee di sinistra? Beppe Grillo

http://www.libreidee.org/2013/02/unica-opposizione-vera-con-idee-di-sinistra-beppe-grillo/
 

EUGE

Senior Utente
A ME PIACE BERSANI ... DA MORIRE !!


LO VOTERO PERCHE' SO CHE

DOPO LE ELEZIONI SI ALLEERA'

CON MONSIGNOR MARIO MONTI


:down: :down: :down:


Bersani: "Alleanza con Monti? Se sarà necessaria poi decido io"

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ultimo aggiornamento: 15 febbraio, ore 20:40
Roma - (Adnkronos) - Il segretario Pd parla così dell'eventuale convivenza di Vendola e del premier uscente in caso si rivelasse indispensabile per il centrosinistra aprirsi al centro montiano: "Le primarie hanno anche deciso chi dirige il traffico. Io tiro dritto con 4 o 5 provvedimenti e poi vediamo chi ci sta"




 
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tontolina

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Mario Monti sta per mettere le censura all'informazione

Monti, niente condoni sulla trasparenza. Le nostre proposte

Monti, niente condoni sulla trasparenza. Le nostre proposte




sono proprio fascisti stì qui


lui avrà pure consigliato Berlusconi
e B. l'ha preso in parola;
ha promesso Mari e Monti
ma poi non ha fatto niente come sottolinea Giannino




sono 20anni che propmette promette promette le stesse cose
ma ha solo rubato..... tutto quel che Craxi aveva lasciato


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tontolina

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Elezioni 2013, la “bad company” di Monti si nasconde nella circoscrizione estero

Sono portati in dono dal leader Udc Casini. E il professore deve fare i conti con "improponibili" che hanno fatto parlare di sé per indagini su brogli, riciclaggio e rapporti con la 'ndrangheta. Sono in lista col Maie, il Movimento italiani all'estero di Riccardo Merlo con cui Scelta civica ha stretto un accordo elettorale

di Lorenzo Galeazzi

Anche Mario Monti ha la sua bad company. Come nel caso del Pdl con Grande Sud, il professore dovrà fare i conti con alcuni impresentabili in lista alle imminenti elezioni: glieli porta in dote Pierferdinando Casini con il Maie, Movimento associativo italiani all’estero, il partito dell’onorevole Riccardo Merlo, parlamentare e responsabile Italiani nel mondo dell’Udc. Così, nella corsa per assicurarsi uno scranno nella “legione straniera”, 12 deputati e sei senatori eletti nella circoscrizione estero, al fianco di Fucsia, ex miss Padania, c’è gente che ha fatto parlare di sé per indagini su brogli elettorali, riciclaggio e rapporti con la ‘ndrangheta. Con una passione missina incarnata dal ricordo di Mirko Tremaglia, ministro repubblichino ed estensore della legge sul voto degli italiani all’estero. Mica male per il centro moderato di Monti e Casini.

Come ha fatto sapere lo stesso Merlo, il Maie presenta il suo simbolo solo nelle ripartizioni Europa e America Latina, mentre nelle altre due mega-aree geografiche (Centro-Nord America e Africa-Oceania) i suoi esponenti sono in lizza direttamente con il movimento del premier dimissionario.

Ed è in quelle due macroregioni che si nascondono i personaggi più discussi. In Europa ad esempio troviamo Gian Luigi Ferretti, già segretario di Tremaglia e coordinatore del Comitato tricolore italiani nel mondo (Ctim), organismo dell’ex Movimento sociale italiano. Fin qui, si fa per dire, tutto bene, ma Ferretti, come ricorda Luciano Neri, responsabile della Consulta italiani del mondo del Pd, è anche uno dei fondatori de L’Italiano, “quotidiano di estrema destra nella cui gestione figura il neofascista Stefano Andrini, noto per aver maturato una condanna a 4 anni e mezzo per tentato omicidio di due giovani di sinistra e per essere finito, grazie all’amico Gianni Alemanno, ai vertiti dell’Ama servizi“, la società capitolina per la gestione dei rifiuti.

Secondo un’inchiesta della procura di Roma, i due personaggi sono il “motore” dell’elezione di Nicola Di Girolamo, senatore Pdl eletto nella circoscrizione estero nel 2008 e condannato nel 2011 a cinque anni per riciclaggio e violazione della legge elettorale. Come si legge sull’ordinanza, Andrini e Ferretti, assieme al ben più famoso Gennaro Mokbel, sono gli istigatori “dell’attentato ai diritti politici dei cittadini”, dove Di Girolamo figura come semplice “esecutore materiale”. Scrive il gip: “Tutto il gruppo Mokbel è impegnato a rendere possibile quella candidatura”. Come? Prima – secondo l’inchiesta – taroccando la residenza del senatore, in modo da far risultare che abitasse in Belgio e poi, con l’aiuto dei clan calabresi, indirizzando sul suo nome un pacchetto di voti falsi.

Se ci spostiamo a latitudini più calde, il risultato non cambia: Anche in America latina il verbo centrista della coalizione Monti-Casini è rappresentato dal Maie, che, “nel nome di Tremaglia” schiera due personaggi legati al faccendiere Aldo Miccichè, consigliere per gli affari sudamericani del clan Piromalli, catturato questa estate a Caracas dopo anni di latitanza. Lui è il dominus dei brogli elettorali in Venezuela durante la tornata del 2008: prima telefona al senatore Marcello Dell’Utri offrendo un pacchetto di 50mila schede bianche da “timbrare” con il simbolo del Pdl, poi, visto il vantaggio del centrosinistra (è pur sempre il paese di Ugo Chavez), si impossessa dei plichi già votati e, prima che vengano spediti a Roma per le operazioni di spoglio, pensa bene di bruciare tutto.

“I responsabili delle votazioni si tapperanno entrambi gli occhi”, dice Miccichè rassicurando il senatore della fattibilità del broglio: “Provvederò che presso ogni Consolato ci sia la nostra presenza segreta per i cosiddetti voti di ritorno”. In un’altra telefonata, il faccendiere illustra i suoi loschi piani al senatore Pdl Filippo Fani (quello che alla fine si complimenterà per la decisione di bruciare le schede) e fa due nomi: Nello Collevecchio e un certo Ugo (riconducibile a Ugo di Martino). Chi sono? I compagni di lista di Merlo, tutti insieme per rappresentare gli interessi degli italiani che vivono in Sud America.

Francesco Forgione, ex presidente della commissione Antimafia e candidato di Sel in Sicilia, dedica a Di Martino una ventina di pagine del suo ultimo libro ‘Porto Franco’: “E’ l’uomo che da Caracas vola a Roma per le pratiche che Micciché segue per il clan Piromalli”. Ed è sempre lui che il consigliere della ‘ndrangheta mette alle costole dell’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti affinché, nel corso di una visita a Caracas, non abbia a interferire con i suoi affari. “Sono gli stessi protagonisti delle schede bruciate″, attacca Forgione che ricostruisce il recente passato di Di Martino: “Prima candidato di Mastella, poi di Berlusconi, adesso di Monti, evidentemente ha un pacchetto di voti da offrire sul mercato in maniera trasversale. E questo, conoscendo la gente che gli sta attorno, non è rassicurante”. Dal Perù, dove sta facendo campagna elettorale, il diretto interessato parla di “uso delinquenziale dell’informazione” invitando gli elettori a non credere a “storie senza consistenza”. Perché capita di incontrare persone sbagliate, ma “l’amicizia eventuale di un reo non produce correità”.

C’è da dire però che, almeno in Sud America, la coalizione centrista dovrà vedersela con altri pezzi da novanta, in lizza però con il centrodestra. E’ il caso dell’italo-argentino Esteban Caselli, senatore uscente del Pdl (definito dallo stesso Silvio Berlusconi “pericolosissimo”) che, dopo aver fondato assieme a Sergio De Gregorio e allo stesso Di Girolamo la Fondazione Italiani nel Mondo ha deciso di rompere con Silvio e di correre in solitaria con i suoi Italiani per la Libertà. E’ sua l’idea della candidatura della Morocha, avvenente valletta e sventola da calendario (qui la sua imitazione televisiva di un orgasmo che ha fatto il giro della Rete). Ethel Calabrò, così all’anagrafe, non parla neanche una parola d’italiano, “ma non fa niente. Votate per me se volete il Sudamerica in Italia”.
 

captain sparrow

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tontolina

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dice il saggio : CON PAZIENZA E VASELLINA ARRIVEREMO ANCHE NOI COME L'ARGENTINA
Povera Italia: con l’euro e Monti, redditi retrocessi al 1986

Grazie euro, grazie Monti, grazie Europa. Il reddito disponibile degli italiani scivola ancora e nel 2013 tornerà ai livelli di 27 anni fa. Secondo un’analisi di “Rete Imprese Italia” il dato è sceso a meno di 17.000: precisamente, 16.955 euro pro capite, contro i 17.337 dello scorso anno. Nel 2007, anno di inizio della crisi, il reddito medio degi italiani era di 19.515 euro. In pratica, sono 2.500 euro in meno dall’inizio dell’esplosione della grande crisi che sta scuotendo l’Occidente e letteralmente mettendo in ginocchio i paesi dell’Eurozona, dove gli Stati hanno perso ogni forma di sovranità finanziaria e sono “costretti” a ricorrere alla spirale suicida dell’inasprimento fiscale su famiglie e aziende. E’ la prova di quello che gli economisti democratici definiscono “economicidio”: impoverire un paese a tavolino, tagliando la spesa pubblica che sorregge il benessere diffuso e quindi anche il settore privato, con la domanda di prodotti, servizi e consumi.
Calato nel 2012 del 4,8%, il reddito disponibile reale pro capite scenderà sotto la soglia dei 17.000 euro nel 2013.

«Questa previsione – spiega Mariano Bella di “Rete Imprese Italia” – determina un salto indietro al 1986». Un quarto di secolo letteralmente “azzerato” dalla morsa del rigore, che azzoppa la finanza pubblica proprio nel momento in cui – secondo gli analisti non allineati al Monti-pensiero, sostenuto in Parlamento da Pd e Pdl – il settore privato dell’economia avrebbe un bisogno vitale di sostegno pubblico, a cominciare dal fronte cruciale dell’occupazione per i giovani. Solo un intervento diretto dello Stato, fa notare il sociologo Luciano Gallino, potrebbe produrre occupazione immediata in settori-chiave come quello dell’energia pulita e della manutenzione del territorio: occupazione che avrebbe il potere di invertire automaticamente la rotta, risollevando l’economia. Lo ha detto anche il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker: di sola austerty si muore. E ormai lo ammette persino il Fondo Monetario Internazionale: “ricette” sbagliate, costi sociali del rigore completamente sottovalutati.
Per i consumi italiani, secondo “Rete Imprese” lo scenario negativo continuerà anche nel 2013 con una ulteriore flessione per i consumi reali pro-capite dell’1,4% sul 2012, con valori che li riporteranno indietro di 15 anni.

I consumi reali pro capite saranno pari a 15.695 euro: per ritrovare un dato analogo bisogna tornare al 1998, quando i consumi reali pro capite erano di 15.753 euro.

E il peggio deve ancora venire, sotto forma di “pareggio di bilancio”, come richiesto dal Fiscal Compact.

«Sta arrivando l’inferno – avverte Giorgio Cremaschi – e sembra che i candidati alle prossime elezioni, tutti quanti, non se ne siano accorti: nessuno denuncia il pericolo mortale del taglio alla spesa pubblica e del prelievo aggiuntivo di 40 miliardi all’anno, col pretesto di ridurre il debito».

Luciano Borin, per trent’anni dirigente della Banca Mondiale, in un post su “Libre” si dichiara «attonito dalla leggerezza con cui il nostro paese può avere avallato una richiesta di pareggio bilancio». Obiettivo pazzesco e suicida, totalmente irraggiungibile, «a meno di avviare l’Italia verso una spirale irreversibile di povertà», secondo un processo «già abbondantemente iniziato».

«I fallimenti e le chiusure di tante imprese dovrebbero esserne un segno allarmante», ulteriormente confermato ora dalle drammatiche previsioni di “Rete Imprese”. «Il governo dei tecnici ha fallito quanto quello precedente», dice Borin, e «il vero baratro non è ancora arrivato». Fiscal Compact, pareggio di bilancio: «Mi sembra che la direzione presa, se è stata presa, porterà inevitabilmente a un’Europa a due o più velocità, in cui nessuno ne trarrà profitto sul lungo termine». Particolare tragico: la politica non offre uno straccio di analisi. Di conseguenza, non ci sono soluzioni all’orizzonte. Le elezioni? Manca il punto principale: la crisi. Il disastro che è già arrivato e che esploderà in modo spaventoso, cancellando diritti e regalando fame, povertà e paura. Conclude Borin: «Mi chiedo in quale maniera il deprimente panorama politico possa esprimere un leader capace di onestà intellettuale e di coraggio per salvare la situazione».
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