Intesa Sanpaolo (ISP) Milioni spariti dal caveau che avrebb da Bca Intesa (1 Viewer)

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ormai l'85% dei clienti respinge i furgoni della North East Service (Nes) rifiutando di consegnare loro il denaro contante


da Milioni spariti dal caveau, blitz in tutte le sedi della Nes. Clienti in fuga - Il Gazzettino
Milioni spariti dal caveau, blitz in tutte le sedi della Nes. Clienti in fuga

Controlli negli uffici del patron, ma anche a Padova, Verona, in Friuli e Trentino Alto Adige. Timori per i posti di lavoro

i Paolo CaliaTREVISO - Caso dei milioni spariti dal caveau della North East Service. Perquisizioni a casa di Luigi Compiano, patron dell'impero della vigilanza fondato a inizio 900 e che adesso comprende varie società tra cui quella di famiglia e la Nes.

E poi nelle abitazioni di altri due dirigenti: il direttore di Nes, Filippo Silvestri, già finito nell'occhio del ciclone al tempo dell'inchiesta sulla sicurezza dei furgoni portavalori, e il suo collaboratore Massimo Schiavon.

Non solo: la Guardia di Finanza è tornata a esaminare anche la sede di Silea, dove si trova il caveau che avrebbe dovuto custodire i milioni reclamati da Veneto Banca e Gruppo Intesa, ed è andata negli uffici aziendali di via Roma e di viale IV Novembre. Altre perquisizioni hanno riguardato anche le sedi decentrate, dove ci sono le "sale conta" del denaro. Quindi a Tavagnacco (Udine), Verona, Padova, Bolzano; ad Azzano San Paolo (Bergamo) e Spini di Gardolo (Trento). Perfino a Collegno (Torino) e a Genova. Tutto per trovare elementi, tasselli utili a ricostruire cos'è successo alla trentina di milioni, anche se le cifre ufficiali dicono 23, letteralmente scomparsi.

Al momento non ci sarebbero indagati. Il fascicolo aperto dalla Procura trevigiana ipotizza il reato di furto plurimo aggravato contro ignoti, ma a preoccupare maggiormente la Nes è il provvedimento annunciato dalla Prefettura di Venezia: l'avvio delle procedure per la sospensione o la revoca della licenza. Una sciagura per la società e, soprattutto, per i suoi 680 dipendenti. Senza licenza non si può operare: il che vuol dire centinaia di persone destinate a perdere il lavoro. E tutto per una vicenda dai contorni ancora molto nebulosi.

Il giallo dei milioni spariti è molto intricato. A quanto pare non sono stati rubati, ipotesi che per la Guardia di Finanza perde di consistenza ogni ora che passa, ma semplicemente non si trovano: questa, almeno, è stata la risposta data ai rappresentanti di Veneto Banca e Banca Intesa.

La Nes al momento non dà spiegazioni. Durante un incontro con le rappresentanze sindacali, l'azienda ha semplicemente detto che le verifiche sono in corso: «Ma per noi al momento non manca nulla». I dubbi però aumentano e i milioni mancanti continuano a non saltare fuori.

Crollo dei clienti. «L'unica cosa certa è che ci sono 670 famiglie che non hanno sicurezza del posto di lavoro da qui a una settimana e che ormai l'85% dei clienti respinge i furgoni della North East Service (Nes) rifiutando di consegnare loro il denaro contante». Il quadro in sintesi è descritto da Edoardo Dorella, segretario della Fisascat Cisl di Treviso, uno degli esponenti sindacali che sta seguendo, assieme ai colleghi di Cgil e Uil, l'inedita vicenda del per ora apparente ammanco di decine di milioni di euro - per una cifra incerta, ma probabilmente superiore ai 30 - dai forzieri di North East Service, società di trasporto, consegna e contazione del denaro contante del gruppo Compiano.

La diffusione della notizia ed il conseguente atteggiamento precauzionale dei soggetti bancari e non, legati da contratto con Nes, avrebbe cioè provocato l'inattività di gran parte dei lavoratori che si trovano oggi, in maggioranza, in regime di ferie forzate. Sotto il profilo investigativo proseguono intanto le verifiche nella ventina di sedi decentrate della società, con lo scopo di accertare se il buco emerso nella sede operativa centrale di Silea (Treviso), non sia attribuibile ad omissioni nella rendicontazione sugli speciali moduli di carico e scarico utilizzati ogniqualvolta il denaro viaggia da una cassaforte all'altra. Nel frattempo la Prefettura di Venezia, competente per il territorio veneto, avrebbe attivato la procedura per verificare se vi siano gli estremi per procedere ad una revoca della autorizzazione ad operare.

«È un caso nuovo un pò per tutti - ha detto oggi il procuratore della Repubblica di Treviso, Michele Dalla Costa - e stiamo anche cercando di comprendere la normativa in materia bancaria che permette l'affidamento di somme di denaro a terzi». I difensori del presidente, Luigi Compiano, hanno intanto fatto sapere che il loro assistito ha chiesto al pm incaricato, Massimo De Bortoli, di essere sentito al fine di chiarire la sua posizione. «La società sta operando con i propri consulenti - è il testo di una nota formale dello studio legale - per individuare le soluzioni più idonee a fronteggiare l'urgenza dettata dall'attuale stato di crisi operativa e finanziaria, al fine di salvaguardare per quanto possibile i livelli occupazionali e gli asset dell'azienda».

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da lafucina.it - social news


Guarda su Rai.tv l'anteprima di Report!
La nuova puntata lunedì sera alle 21.05 Report su Rai3 con...


Romain Zaleski e Luigi Zunino sono grandi debitori delle banche, capofila, per entrambi, Intesa San Paolo. Hanno ognuno, all’incirca, 2mld di debito. Zaleski è un finanziere francese, di origini polacche, che arriva in Italia perché deve riscuotere un credito da un’acciaieria della Val Camonica, lui la rileva e si stabilisce nel bresciano. Specula in borsa, le banche lo finanziano, nel 2007 fino a 9 miliardi, e circa 2 glieli ha dati Intesa guidata da Giovanni Bazoli. Si conoscono nella finanziaria Mittel, di cui Zaleski diventa azionista nel 1996, e Bazoli è stato a lungo presidente. Zaleski nel 2007 ha anche un patrimonio di titoli bancari e quando Intesa si fonde con San Paolo Imi, la Tassara di Zaleski arriva al 5,9% della nuova banca, diventandone il secondo azionista. Nel 2008 crolla, insieme ai mercati finanziari. Da allora le banche, da Intesa a UniCredit, gli ristrutturano il credito.


Più o meno lo stesso vale per l’immobiliarista Luigi Zunino: nel 2008 aveva più di 3 miliardi di debiti, e la procura di Milano aveva chiesto il fallimento della sua società Risanamento. Ma anche in questo caso, si fa un accordo con le banche che si prendono quote della società e gli iniettano liquidità. Oggi ha ancora 1,8mld di debito con le banche e vorrebbe riprendersi Risanamento, che ha in pancia immobili prestigiosi a Parigi. Il Banco Popolare è disponibile a rifinanziarlo.
A coloro invece che non hanno amici nelle banche, chiudono i fidi e di conseguenza devono chiudere le loro imprese. Poi ci sono anche quelli che, con la crisi, comprano a rate. Il credito al consumo ormai serve per mangiare. Ma è difficile sapere quanto si paga di interessi, come è il caso delle carte revolving... Istruzioni per l’uso.



Intesa sul credito - Anteprima 2
Di Giovanna Boursier. Lunedì 21.05 Rai3.
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MEJO DI UN FILM! - DOPO LA “NIPOTE DI MUBARAK”, NON POTEVA MANCARE “LA NIPOTE DI NAPOLITANO” CHE RIFILA UNA STANGATA DA UN MILIONE ALLA BANCA INTESA DI BAZOLI

La cardiolaga Maria Lucia Eufrasia Vicario, 46 anni, ciellina, ha infinocchiato Napolitano, Formigoni, Bazoli – Dopo aver incontrato Bazoli e avergli portato tre lettere di raccomandazione firmate dal Napolitano e dal suo segretario, Donato Marra, è riuscita a ottenere dalla banca di Bazoli un milione di euro….

MEJO DI UN FILM! - DOPO LA “NIPOTE DI MUBARAK”, NON POTEVA MANCARE “LA






Gianni Barbacetto per Fattoquotidiano.it
Giovanni Bazoli è il banchiere che difende l'arcitaliano "capitalismo di relazione" dichiarando al Financial Times che "le relazioni personali sono i valori più importanti della nostra vita" e che il problema è semmai "la qualità delle relazioni, se esse sono positive o negative, corrette e trasparenti oppure corrotte e intricate".
Lo aveva capito bene anche la dottoressa Maria Lucia Eufrasia Vicario, 46 anni, ciellina, dirigente medico nel dipartimento di cardiologia dell'ospedale Niguarda di Milano, che è riuscita a ottenere dalla banca di Bazoli un milione di euro: dopo aver incontrato Bazoli e avergli portato tre lettere di raccomandazione firmate dal presidente Giorgio Napolitano e dal suo segretario, Donato Marra.
Le lettere erano false, come altre messe in giro dalla dottoressa, che per questo è stata indagata dalla procura di Milano e ora ha chiesto di patteggiare una pena. Ma il milione di euro è vero e resta saldamente nelle mani della dottoressa.

La storia, più istruttiva di un'intervista al Financial Times, inizia nel marzo 2011. Muore il professor Mario Condorelli, luminare della medicina, ex senatore dc, amico fraterno di Napolitano e pigmalione della dottoressa Vicario, che aveva iniziato la sua carriera, a Napoli, sotto la sua ala. La cardiologa cerca di far durare nel tempo il bene che il professore le aveva voluto.
Prende carta e penna e scrive una lettera che firma Mario Condorelli, come se il professore l'avesse vergata poco prima della morte. "Caro Giorgio... Ti scrivo per segnalarti una donna di giudizio. È una delle persone più vicine a Formigoni, aiutala". L'arrivo della lettera è annunciato da una telefonata al Quirinale fatta dalla figlia di Condorelli: era sempre la Vicari, ma questo lo si scoprirà solo molto dopo.
Poi la dottoressa scrive un altro paio di lettere: indirizzate a Roberto Formigoni, allora presidente della Regione Lombardia. La prima è firmata "Giorgio Napolitano" e, con stile un po' faticoso, dice: "Affido queste poche righe alla Dottoressa per rassicurarla sul suo operato e per l'affetto a me dimostrato da persona a me cara, confido possa essere sempre così attenta come a me riferitomi...".
La seconda è firmata da Marra e chiede per la cardiologa due biglietti gratis per la Scala. Le preziose missive introducono Vicari presso Formigoni, di cui diventa in breve tempo assidua frequentatrice e amica. Formigoni sarà addirittura suo testimone di nozze, l'8 ottobre 2011.
La dottoressa racconta di avere buone entrature alla procura di Milano, di essere amica di Ilda Boccassini (che neppure la conosce) e di poter riferire notizie sulle indagini allora in corso (San Raffaele, Maugeri) che coinvolgono il presidente lombardo. Tempesta di telefonate e sms Willy (il segretario particolare di Formigoni Mauro Villa) e "l'amico Roberto", mettendo in fila quel che dice di sapere sulle inchieste. Ma questa è la parte più oscura della storia, ancora sotto l'attenzione dei pm.

Più chiaro invece il resto: quando deve accendere due mutui per comprare due appartamenti al quartiere Bicocca, uno per lei e il marito, l'altro per la madre, invece di andare nell'agenzia sotto casa di Intesa-Sanpaolo, punta direttamente al presidente del consiglio di sorveglianza. Si fa ricevere da Bazoli, nel dicembre 2011, accreditandosi come la nipote di Napolitano.
Esibisce poi due lettere a Bazoli, datate luglio e ottobre 2012 e firmate da Marra. False, come quella datata marzo 2012 e firmata dal presidente della Repubblica, in cui Napolitano esprime "sincero ringraziamento e rinnovata stima". Lo stile epistolare non è proprio quello di Goethe, né di Choderlos de Laclos: "Gratitudine e riconoscenza del presidente della Repubblica (...) per spirito e partecipazione che Ella ha voluto apporre nel risolvere la richiesta informale e delicata rivoltaLe".
Ma la Vicario porta a casa tre mutui e un finanziamento ("a condizioni favorevoli", scrivono i magistrati) per circa un milione di euro. Bazoli, sentito dai pm milanesi, ha ammesso di aver ricevuto la signora, ma per poi indirizzarla a un funzionario, che ha gestito le sue richieste secondo le consuetudini della banca, senza alcun trattamento di favore.
Le lettere di Napolitano e del suo segretario, dunque, non sarebbero servite a niente. La milionata sarebbe arrivata comunque nelle tasche della cardiologa dal cuore d'oro, secondo il difensore del capitalismo di relazione, quello fatto di relazioni positive, corrette e trasparenti.

Bazoli non querela e non denuncia, anche quando viene a sapere che le lettere sono false. Nessuna denuncia neppure da parte di Formigoni e Willy, i quali danno per mesi credito (morale, loro, non monetario) alla signora che pure avrebbe compiuto un reato, nel caso avesse rivelato, come prometteva, segreti investigativi della procura.
Quanto a Napolitano, non batte ciglio, commosso dalla lettera dell'amico defunto che gli raccomanda la pupilla dall'aldilà. La storia ha una svolta solo quando Formigoni incontra Marra e gli parla delle lettere ricevute: Marra cade dalle nuvole e poi, nel dicembre 2012, denuncia.
Parte l'indagine, per sostituzione di persona e falso in scrittura privata. Ora Vicari patteggerà e uscirà di scena, ritirandosi nei suoi appartamenti comprati con i mutui regolarmente ottenuti dopo le visite al banchiere che ha sdoganato il capitalismo di relazione.
 
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