Michele Zaza (1 Viewer)

mantegna

Forumer attivo
Concordo in pieno e soprattutto fin dalla prima visita. Se non ricordo male però fu un lascito che aveva appunto questa clausola che probabilmente aveva una scadenza

Io ho trovato Marino molto interessante e non toglierei nulla di quello che c'è, forse la parte più completa dove veramente ti puoi fare un'idea della produzione di un artista.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Ho scritto altrove che un museo è in sostanza un luogo dove si esercita una modalità di apprezzamento estetico
Addirittura potremmo concludere che un museo non è solo un luogo dove si raccolgono delle opere, ma anche un ambiente dove si propone uno schema di lettura dell'immagine.
Ora, per carità, si può non essere rigidi, ma quando gli schemi di lettura sono troppi il risultato pratico che si ottiene è di lasciare insoddisfatti quasi tutti. Chi voleva "esercitarsi" sul futurismo, sul postimpressionismo, sulla scuola di Parigi, guarderà comunque con attenzione anche la postavanguardia, ma presumibilmente percorrerà a tutta velocità i vacui saloni dell'arte concettuale o dello strutturalismo. Perché la gente 1) paga un biglietto 2) ti dedica del tempo, evidentemente per uno scopo. Questo è il pesante errore dei vari musei che si pongono come obiettivo il render conto di tutta la storia di un periodo come il 900. Ma allora, mettici anche Puccini, la Linea Maginot, la Bauhaus, la Callas, Carmelo Bene.:-D

L'errore nasce dal fatto che il sistema va benissimo per i periodi sino ai primi dell'800, quando la storia dell'arte era unitaria, o quasi; lì la lettura delle opere implica un atteggiamento poco variato, alla portata del visitatore e, soprattutto, delle sue intenzioni. Ma, vivaddio, se mi fai un percorso dove dopo Boccioni e Marino trovo Kosuth , La Pietra e un po' di installazioni hai fatto un museo storico, cui mancano solo le copertine del Corriere e le canzoni di De André, ma non un museo artistico. Un po' di pepe va bene, un'insalata con dentro gli spaghetti al sugo no.
La diversificazione operatasi nel 900 tra varie correnti d'arte richiede che i musei tengano conto del fatto che la parola arte non garantisce più un'esperienza sufficientemente omogenea. Se in trattoria prima di darmi la bistecca pretendono che io reciti le preghiere o che esegua un esercizio di ginnastica, mi stanno prendendo per i fondelli. Comunque non sarà una trattoria adatta alla grande maggioranza dei clienti. E se di museo si parla, questo non sarà un museo, se così concepito, ma un magazzino. Stupisce che nell'ambito dei forum, in mezzo a collezionisti e amatori che trovano necessarie la coesione e l'unità della collezione stessa, nessuno si accorga che un museo così concepito ("C'è anche Tizio" "Pensa, finalmente Caio è entrato nel museo"), senza curarsi che uno sia un pittore astratto, l'altro un fotografo, il terzo un installatore di vetri e bastoncini, contraddice in pieno le loro scelte.

In pratica, l'intenzione didattica dei curatori (questo fu il 900) è presuntuosa ed astratta, non tenendo conto della stragrande maggioranza dei visitatori, né della stessa funzione della presentazione museale. Se si dimentica che il cittadino in visita è anche un cliente, non solo un poveretto in cui inculcare le proprie vedute, e nemmeno uno che ha tutto il tempo e il denaro che serve a far contenti i sostenitori delle varie correnti artistiche, si perde il rispetto per lui in carne ed ossa, nonché per il suo buonsenso. Se, per esempio, lo chiami Modern Art Museum e poi ci metti dentro per tre quarti opere contemporanee, tipo arte povera o concettuale, street art, installazioni varie, pittura analitica, il poveretto che sperava di vedere Mondrian o Klee riterrà di aver buttato il proprio tempo, e comunque di essere stato ingannato. Che è più o meno quanto mi successe visitando il Lehmbruck-Museum di Duisburg

Poi, per carità, anche una lezione di bengalese dal fruttivendolo può essere interessante, se uno non deve andare a prendere il figlio a scuola e la minestra la può mangiare la sera invece che a mezzogiorno. Basterebbe che non fosse messa sul conto delle patate.
 
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Cris70

... a prescindere
Secondo me è la tua base di partenza che non trova fondamento nello specifico discorso del museo del '900.
Lo stesso nome indica chiaramente che pagherai un biglietto per fare una passeggiata divulgativa in un secolo di storia artistica prevalentemente italiana.
Chiaro che lo studioso di Boccioni rimarrà deluso o, meglio, inerme e disorentato davanti ad un'opera di Kosuth ma onestamente non ci vedo nulla di male.

Peraltro come tu ben sai, mi diletto a visitare musei in giro per il mondo e proprio sabato sarò per la terza volta al Reina Sofia e vedrò lo stesso percorso del museo del '900 facendo una bella passeggiata nell'arte.

Onestamente non ti sto capendo ma magari ho un approccio troppo divulgativo alla cultura e meno da studioso
 

mantegna

Forumer attivo
1- Oggigiorno i musei sono al fianco dei galleristi e delle fondazioni per promuovere i vari artisti più o meno contemporanei perchè con quelli di un tempo oramai non c'è più possibilità di businness. Tale commistione tra affari e cultura porta più vantaggi che svantaggi per tutti, musei compresi.
2- Oppure se volessimo che il museo proponesse solo opere fino a 50 anni fa, escludendo pertanto la speculazione e tutta la storia recente che potrebbe anche essere totalmente riscritta, non si correrebbe il rischio di propinare una modernità e una contemporaneità i cui valori sono ancora in discussione.
Nel secondo caso sarebbe un po' come a scuola quando un professore di storia arriva alla seconda guerra mondiale e lì si ferma per evitare questioni politiche ancora aperte che potrebbero causargli varie grane dando un'interpretazione piuttosto che un'altra e così con la scusa che il tempo non basta e il programma ministeriale è troppo vasto si evita accuratamente di dare una chiave di lettura della contemporaneità agli studenti. Questi professori non hanno tutti i torti perchè un mio conoscente professore ricordo che a proposito della shoah, facendo una gaffe, propose agli studenti una riflessione sulle colpe di entrambe la parti, governi fascisti/nazisti ed ebrei. Fu sospeso e licenziato con relativo linciaggio mediatico.
Preferisco comunque il coraggio di sbagliare. Poi magari si ha anche la possibilità, con varie sinergie esterne, di portare a casa qualche finanziamento per il museo. Qualche direttore così ha la facoltà di rendere più significativo il proprio ruolo e magari qualche funzionario ci fa anche la cresta (ma sopravviveremo anche a questo).
La capacità nella lotta per la sopravvivenza dei vari curatori sarà quindi quella di proporre il "politically correct" onde evitare di fare la fine del professore di cui sopra.;)
 
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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Secondo me è la tua base di partenza che non trova fondamento nello specifico discorso del museo del '900.
Lo stesso nome indica chiaramente che pagherai un biglietto per fare una passeggiata divulgativa in un secolo di storia artistica prevalentemente italiana.
Chiaro che lo studioso di Boccioni rimarrà deluso o, meglio, inerme e disorentato davanti ad un'opera di Kosuth ma onestamente non ci vedo nulla di male.

Peraltro come tu ben sai, mi diletto a visitare musei in giro per il mondo e proprio sabato sarò per la terza volta al Reina Sofia e vedrò lo stesso percorso del museo del '900 facendo una bella passeggiata nell'arte.

Onestamente non ti sto capendo ma magari ho un approccio troppo divulgativo alla cultura e meno da studioso
Credo il contrario :p
Tu hai una cultura specifica, sei un collezionista e l'arte contemporanea ti appare tutta interessante. Non è un approccio divulgativo, è già una posizione compatibile con le fisime del direttore del pan-museo. Invece, io mi preoccupo proprio del fatto che i musei funzionino, anche economicamente, evitando che servano soprattutto da wunderkammer privata ed autocelebrativa del direttore col birignao di turno.
Per esempio: in tempi diversi a Milano a Palazzo Reale ho visitato due mostre, una di Carrà, l'altra di Manzoni. Per Carrà c'erano le code, Manzoni era semivuota
. Se ne deduce che per ora vi è molta meno gente disposta a spendere il suo tempo e denaro per guardarsi il secondo, mentre il primo richiama pubblico e, probabilmente, permette un sufficiente autofinanziamento. Ora, capisco voler promuovere un autore milanese non ben noto al grande pubblico. Ma se nello stesso museo ci infilo 10 sale simil-Carrà e 10 simil-Manzoni, lo so già che la maggioranza della gente non è interessata a quest'ultima corrente, e scapperà via attraverso le sue sale. Si sentirà forse un po' gabbata, difficilmente incuriosita, ancor più difficilmente soddisfatta.
Vuoi promuovere Manzoni (o un certo tipo di arte contemporanea)? Non farlo usando i Carrà o i Campigli. Non fare come quella graziosa ragazza che ti dice "invita pure il tuo amico, che
faccio venire mia sorella", soprattutto quando la sorella è una specie di strega indigeribile.
Certo, puoi dire: è il museo di un periodo. Ma è un criterio da magazzino. O storico. Nel museo della Rivoluzione Socialista, ci sta che berretti e fucili affianchino e sovrastino El Lissitzky e i manifesti di guerra. Tu ci vai proprio per vedere le cose attinenti alla Rivoluzione suddetta. Ma nel museo del Costruttivismo vuoi certo vedere più Malevitch e El Lissitzky che volantini d'epoca (ne basta qualcuno).
Piuttosto, altre sono le situazioni iun cui puoi tentare di far conoscere l'artista contemporaneo: Feste, spettacoli, inaugurazioni, tutte situazioni in cui il pubblico va a spendere volentieri il proprio tempo. La fontana di Tinguely e Niki de Saint-Phalle fuori del Beauburg è un buon suggerimento, da questo punto di vista.

Per come è stato il 900, io contesto che si possa usare il termine arte per coprire, mettendoli insieme, le differenze enormi tra vari generi e tendenze. Così come contesto che nei tempi di una Biennale a uno venga proposto di visionare un numero incredibile di filmati per i quali non ci sarà mai il tempo necessario. Quello è un altro pianerottolo, non mescolatelo con l'arte "immobile", così come non lo si mescola con l'"arte" del pallone, l'"arte" della cucina ("Oggi ho mangiato un Poliakoff strepitoso" "Beato te, io ancora non riesco a digerire il Dadamaino di stamattina" :D ), o il teatro, il balletto, il pugilato (la nobile "arte").

Poi, uno fa quel che vuole (ma con i suoi soldi, non con i miei/pubblici), però il rispetto per il pubblico è irrinunciabile. Se uno paga per un film erotico, ma poi gli fan vedere Chaplin, magari si diverte, però non lo hanno rispettato. Dice: ma Charlot è cultura, il film erotico no. Può darsi, ma stai violando la mia libertà, e il tuo fine "etico" non giustifica i mezzi (scorretti).

Tutto questo dovrebbe servire a far ragionare valutando ipotesi sinora non prese in considerazione, non viste, nuove, forse valide, forse meno. Il mondo potrebbe essere migliore, ma le abitudini ci soffocano. Posso sperare che almeno qui, in questo pacifico forum, ci sia una maggiore apertura che là, fuori, dove non solo "hic sunt leones", ma te vogghiono puro magnà.
 
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baleng

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1- Oggigiorno i musei sono al fianco dei galleristi e delle fondazioni per promuovere i vari artisti più o meno contemporanei perchè con quelli di un tempo oramai non c'è più possibilità di businness. Tale commistione tra affari e cultura porta più vantaggi che svantaggi per tutti, musei compresi.
2- Oppure se volessimo che il museo proponesse solo opere fino a 50 anni fa, escludendo pertanto la speculazione e tutta la storia recente che potrebbe anche essere totalmente riscritta, non si correrebbe il rischio di propinare una modernità e una contemporaneità i cui valori sono ancora in discussione.
Nel secondo caso sarebbe un po' come a scuola quando un professore di storia arriva alla seconda guerra mondiale e lì si ferma per evitare questioni politiche ancora aperte che potrebbero causargli varie grane dando un'interpretazione piuttosto che un'altra e così con la scusa che il tempo non basta e il programma ministeriale è troppo vasto si evita accuratamente di dare una chiave di lettura della contemporaneità agli studenti. Questi professori non hanno tutti i torti perchè un mio conoscente professore ricordo che a proposito della shoah, facendo una gaffe, propose agli studenti una riflessione sulle colpe di entrambe la parti, governi fascisti/nazisti ed ebrei. Fu sospeso e licenziato con relativo linciaggio mediatico.
Preferisco comunque il coraggio di sbagliare. Poi magari si ha anche la possibilità, con varie sinergie esterne, di portare a casa qualche finanziamento per il museo. Qualche direttore così ha la facoltà di rendere più significativo il proprio ruolo e magari qualche funzionario ci fa anche la cresta (ma sopravviveremo anche a questo).
La capacità nella lotta per la sopravvivenza dei vari curatori sarà quindi quella di proporre il "politically correct" onde evitare di fare la fine del professore di cui sopra.;)

Non credo che siano le gallerie del contemporaneo a "finanziare" il museo, proprio come non è il vitello che allatta la mucca. Ciò non toglie che un museo può anche avventurarsi nel contemporaneo, ma allora questa deve essere la sua missione, ovvero, se ne ha altre, occorre che ognuna risulti ben chiaramente separata. Il Guggenheim di Venezia organizza anche delle cene, questo però non significa che Medardo Rosso sapesse cucinare bene, né che Vissani sia artista da mettere in collezione. In ogni caso, se nel biglietto del museo è inclusa la cena, occorre che il museo stesso lo dichiari apertamente. Poi, sarà suo interesse limitare questo abbinamento a momenti radi e particolari, sennò alla fine un sacco di gente che la cena non la vuole fa a meno di andarci, così come prudenti devono essere le inserzioni di arte contemporanea in contesti d'arte moderna. Ma non solo: per capire meglio, lasciamo stare il contemporaneo, e immaginiamo che un museo di arte moderna voglia ospitare dei quadri del 500. Ora, un Dürer in mezzo ai Melotti ci potrà magari stare, ma se prima c'è la stanza dei Dürer , poi quella di Melotti, poi ancora quella di Carrino, a Venezia si dice "'na scarpa e un socolo", per indicare accostamenti scombinati e disarmonici.
Poi, con le parole in libertà si giustifica tutto, se c'è chi ha osato accostare Licini e Ingrò spiegandolo pure al pubblico ignorante. Ma per piacere! Come fai notare, il business ha invaso il museo, solo che è un business parassitario. Noi riforniamo la mucca e qualcuno va a mungersela per sé. Allora meglio la, spesso necessaria, semplice pubblicità. Così almeno i valori dell'arte verrebbero considerati di per sé e non solo in funzione di un possibile business da sfruttare.

Anni fa Venezia fu invasa dai testoni di Mitoraj, in seguito la mano di Lorenzo Quinn spuntò dal Canal Grande a sostenere un palazzo, e così via. Bene, avrei apprezzato se i contemporanei avessero apportato bellezza là dove ce n'era bisogno. Esibendosi a Venezia, invece, hanno usato la città come sfondo pubblicitario, hanno preso più che dato. Non so se e quanto abbiano pagato per fare ciò. So però che non sembrerebbe coerente se uno potesse bestemmiare in San Pietro previo pagamento di un obolo.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Ragazzi siamo :ot:
Che ne dite di spostare tutta la discussione su un 3d che mi pare dovrebbe gia esserci tipo questo?

https://www.investireoggi.it/forums/threads/musei-nel-mondo-i-nostri-reportage.92338/
Bravo, e chi sposta? :D
Il nostro moderatore già è di difficile contatto, figuriamoci se sta a spostarci le caselline.
Occorrerebbe copiaincollare tutto e tutti e poi cancellare qui, forse basta spostare i prossimi interventi.
Comunque tanto OT forse non siamo (un po' sì), in fin dei conti la "deviazione" nasceva sul senso di inserire la fotografia in un museo di arte moderna insieme a tutto il resto.
Comunque, per me fermiamo pure qui l'.:ot:
 

Cris70

... a prescindere
Anche qui ci siamo e ci saremo :)

Michele Zaza | Centre Pompidou

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