Prendiamo a riferimento un budget di 10k€ che è verosimilmente il budget da destinare all'arte di un piccolo/medio collezionista e ci aiuta ad essere più concreti. Diciamo quindi che il nostro piccolo/medio collezionista ha "in portafoglio" 10k€ di arte che possono essere quadri, grafica, sculture, design ed altro. La domanda è questa, è
meglio avere pochi pezzi ma di valore o tanti pezzi di poco valore?
Ottica dell'investimento, l'idea di fondo è che se qualcuno ti vende un qualcosa a 5€ o 20€ probabilmente vale quello se non di meno. Vedi di i famosi garage di "cianfrusaglie" che poi finiscono dal rigattiere, poi al mercatino dove qualcuno li compra e di nuovo finiscono in un garage e avanti di nuovo per generazioni.
Altro problema è quello della liquidità ovvero per cedere un pezzo pagato 20€ nella grande maggioranza dei casi bisogna svenderlo. Mi si dirà "ma si va bene sono 20€", daccordo ma moltiplica 20€ per 100 pezzi ed il discorso prende una piega diversa.
Non che non si possa perdere nel rivendere un quadro pagato 2k€ ma è probabilmente
più liquido di 100 stampe che valgono 20€ e più semplice da far circolare poichè essendo un pezzo solo si perde meno tempo e ci vuole molta meno organizzazione. E inoltre ci sono più canali per farlo girare tra cui vetrine online, case d'aste online e fisiche, fiere, conto vendita c/o gallerie. Il pezzo da 20€ invece deve finire sempre e per forza li nei mercatini oppure online in svendita.
Va poi ridimensionato il concetto di affare. Prendere un oggetto d'arte a 20€ che poi si rivela valere 200€ è un affare in termini percentuali ma non reali perchè 200€ non cambiano niente nell'economia personale. Parlerei quindi più di una "piacevole scoperta".
E di Twombly ai mercatini non ancora se ne son trovati, tranne qualche caso storico veramente più impossibile che improbabile. Sorvolo sul problema spazio perchè ognuno ha il suo, io 50 stampe o quadri non saprei dove appenderli e non sono un fan delle pareti piene nè delle accumulazioni (tranne quelle di Arman
). Ecco con 10k€ io sarei più propenso a comprare magari due opere anche carte di artisti storicizzati, poche grafiche belle e magari qualcosa di artisti sconosciuti presa solo per gusto senza pensare al valore reale. Anche perchè per ritrovarsi nella propria linea di collezionismo e trasmetterla a chi la osserva in realtà bastano pochi pezzi ben scelti e
non un carrello della spesa stracolmo.
Sulla liquidità come elemento importante, niente da dire. Occorre però osservare che quando la grafica tirava, era più facile cedere una litografia da cento che un quadro da diecimila. Lo stesso Cardazzo diceva che tutti sono capaci di vendere un pezzo da 50 milioni e poi più, ma il buon gallerista è quello che vende 50 pezzi da un milione. Immagino intendesse dire che in tal modo si creava un "mercato", che non è solo un fatto economico, ma necessita della presenza di amatori, persone preparate e che sappiano apprezzare. Per intenderci, gli emiri che strapagano cultura a loro ignota non sono un mercato. Idem per le aste da iperbole.
Oggi la classe media è impoverita e abbrutita, ma ci fu un tempo in cui quei quadretti che oggi compriamo ai mercatini per 10/ 20 o 50 euro costavano dieci o cento volte di più. Ed erano più liquidi che il gran capolavoro. E' sbagliato valutare solo sulla situazione presente.
Fermo restando che per vendere molti pezzi da poco ci vuole oggi più tempo, e comunque sempre fu necessario più impegno, qualcuno ha notato che tra i 50 pezzi è magari più facile che ci scappi fuori il Twombly. A me è successo molte volte, ma ammetto che ogni volta si è trattato di pezzi da 200/500/1000 euro. Però anche è vero che, per esempio, un pacco di disegni di autore noto, pagati 2 € l'uno, fu poi rivenduto senza grande impegno alle aste per 150 € l'uno. Molti furono i casi simili, ripeto, ma il massimo valore che trovai per quasi nulla fu un'acquaforte di Millet, valore 2000 €. Magari 10.000 euro di scoperte in un anno non cambiano la vita,
ma ci cambi la macchina
. Non si può nemmeno dire "Ma tu sei un caso diverso ...", perché già molti qui hanno mostrato fiuto e fortuna
, qualcuno in progressione stupefacente.
Più importante mi sembra considerare il ruolo che affidiamo all'arte nei confronti della nostra vita. C'è chi, impeccabillmente, desidera possedere pochi pezzi costosi ed appenderli in casa perché arredino. Nulla da dire. Personalmente ho notato come poi tutto ciò si traduca in un fossilizzarsi del gusto, si "usano" i quadri come pantofole, e quando sono vecchi/e si amano di più e si buttano infine via. Per le pantofole è relativamente facile ...
Peraltro, nella mia vita (di altri praticamente non posso parlare) l'arte ha un posto diverso, molto più grande. Non sono un "collezionista", e sento prepotentemente l'influsso subconscio che proviene dalle opere che tengo al muro: questo mi spinge molte volte a farle sparire dalla vista. Ho le mie preferenze, ma riguardano non tanto epoche soggetti ecc (solo un poco, magari), ma la qualità. Che può esserci - e c'è - anche nella grafica anonima da 1 €. Che c'è, secondo me, in quasi tutto il mio "magazzino", eccetto che, vabbè, in alcune opere comprate, come avviene, in condizioni particolari ed imboscatesi in qualche recesso.
A chi è venuto a trovarmi non ho mostrato solo i Klinger, i Denis, i Matta ecc (sempre grafica), ma anche le litografie di un certo Spirito,in cui si respira l'epoca degli anni 50.
Breve, per me gli oggetti d'arte sono come i libri. Se uno avesse in libreria solo studi sul Medioevo e nulla più eviterei di entrare in quella casa. Ogni grafica è come un racconto, e i racconti non arredano le pareti. Ogni olio è un romanzo, e i romanzi vanno riletti solo ogni tanto. Timeo hominem unius libri, temo l'uomo che si basa su un solo libro, così Tommaso d'Aquino critica chi si limita ad una sola fonte di conoscenza (sarà insieme fanatico ed ignorante). Ora, chi abbia provato l'esperienza di visitare a casa sua un collezionista appassionato di un solo genere probabilmente ricorderà ancora di come lo prese il desiderio, dopo pochi minuti, di fuggire lontano da quell'opprimente fanatico
Insomma, per rispondere alla domanda iniziale occorre anche capire quale funzione assuma l'opera d'arte nella vita della persona in questione.