Maurizio Cattelan (1 Viewer)

Cris70

... a prescindere
Peccato non essere andato alla preview di Verona.
Questo l'avrei staccato con piacere

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Cris70

... a prescindere
E intanto...

Sembra falso (e lo è) Cattelan mostra ai cinesi l'arte del tarocco
16 Ottobre 2018

L'ultima provocazione organizzata con Gucci: una rassegna nel Paese delle imitazioni
(di Luca Beatrice)

Ancora lei. Un gigantesco primo piano di Marina Abramovic sui muri di Londra, Milano, New York e Hong Kong. A guardare bene però è un sosia, come quelli che si presentano alle convention degli imitatori di Elvis e o di Marilyn. Pubblicità (ingannevole) della leggendaria performance The Artist is Present. Ma allora cosa c'entrano il nome di Maurizio Cattelan, il logo Gucci e l'indicazione dello Yuz Museum di Shanghai?

Siamo alla celebrazione dell'arte del falso, della copia, del tarocco. Gli elementi ci sono tutti: l'artista che ha fermato il suo ciclo produttivo «regolare» nel 2011 e da un po' di tempo gioca con il ribaltamento dei ruoli, curatore e organizzatore di eventi; il fashion brand italiano tra i più falsificati al mondo, le cui copie si vendono a poco prezzo in spiaggia e su bancarelle non autorizzate; il Paese del tarocco, dove l'imitazione a basso costo è un'arte e l'arte (quella che vorrebbe essere seria) è il frutto di altrettante parodie del mondo occidentale.

Sempre in agguato la provocazione quando c'è di mezzo Maurizio Cattelan. A dargli manforte il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, perché l'arte serve alla moda per nobilitarsi e la moda all'arte per la popolarità. Le sue analisi non vanno certo per il sottile, il suo stile non esce dal sensazionalismo degli anni '90, riveduto, corretto e adattato ai nuovi tempi globali che stanno distruggendo buona parte delle convinzioni e delle convenzioni novecentesche, basate sui principi di autorialità, originalità e capacità dell'arte di anticipare il mondo, non di adattarvisi con supina rassegnazione.


The Artist is Present è dunque il titolo (taroccato) della mostra con cui Cattelan sbarca a Shanghai e allestita fino al 16 dicembre. Coinvolti una ventina di «colleghi», diversi sono cinesi, con opere nuove o di repertorio, tra il falso d'autore, l'imitazione, la cover non autorizzata, la copia bella e buona. Nella storia c'è chi ci aveva già provato a lavorare sull'inganno percettivo, da Lawrence Weiner a Sturtevant, da Wim Delvoye a Gillian Wearing. Qui ci sono diversi lavori ad hoc, una borsa di Gucci in Lego di Andy Hung Chi Kin, l'imitazione dei bagni privati della Comunità europea dei Superflex, il rifacimento in piccolo della Cappella Sistina ideato da Cattelan stesso e affidato a un pittore cinese.

Non molti vedranno la mostra, in molti ne stanno parlando perché il tema pur non originalissimo - induce alla riflessione, a cominciare dal ruolo dell'artista di oggi, un saltimbanco a cui non si chiede più di épater le bourgeois ma di limitarsi a piccoli scherzi dalla natura goliardica. Periodicamente ci si è interrogati sulla «morte dell'arte», cercando di rimandare a domani l'apocalisse, ma qui siamo davvero pronti alla celebrazione del definitivo funerale. A cominciare da un principio fondante della cultura occidentale, ovvero la centralità dell'autore che, di fatto, distingue l'arte dal resto. Senza la «firma» di Giotto la pittura sarebbe rimasta puro artigianato da bottega, mera rappresentazione dell'esistente eseguita senza regole precise. Stiamo parlando degli inizi del 300, l'esordio di quel processo che porterà alla definizione degli stili che si avvicenderanno nella storia, dal Romanico al Gotico fino allo splendore del Rinascimento, l'enfasi del Barocco verso la modernità.

Una rivoluzione partita da un Paese piccolo e frammentato in municipalità, talmente forte da trascinarsi dietro buona parte dell'Europa. In tempi lontani, quando altrove le manifestazioni artistiche non esistevano, oltre l'artigianato il più delle volte era il deserto assoluto. Arte come immagine dell'ingegno umano, ricerca, linguaggio, bellezza, in stretta connessione con la filosofia e il pensiero. È stato così per secoli, eppure oggi vogliono farci credere che la pars destruens sia l'unica degna di nota. Non quella forza insita nelle avanguardie, bensì l'esternazione dello svacco, del cazzeggio, dell'assenza di profondità, di un nichilismo non costruttivo che dovremmo lasciare in eredità alle prossime generazioni, non fossero già messe a dura prova dalla vuotezza della «nuova» politica.

Un conto era Duchamp, un altro l'inesausta tribù di nipotini, Cattelan in primis, cui è sufficiente tecnologizzare il prodotto, renderlo attuale nella forma, togliergli qualsiasi significato aldilà del transeunte. Eccoci all'artista come becchino. Una logica inaccettabile e disumana, senza contenuto, che insegue banalmente la comunicazione. Va giusto bene per la Cina che ha visto cancellata la tradizione dal sangue di Mao. Non per noi, primo mondo sviluppatosi sulla nobiltà della cultura, che rischia di venir distrutto dal fuoco amico alleato all'esercito del tarocco a basso costo.


 
Ultima modifica:

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
E intanto...

Sembra falso (e lo è) Cattelan mostra ai cinesi l'arte del tarocco
16 Ottobre 2018

L'ultima provocazione organizzata con Gucci: una rassegna nel Paese delle imitazioni
(di Luca Beatrice)

Ancora lei. Un gigantesco primo piano di Marina Abramovic sui muri di Londra, Milano, New York e Hong Kong. A guardare bene però è un sosia, come quelli che si presentano alle convention degli imitatori di Elvis e o di Marilyn. Pubblicità (ingannevole) della leggendaria performance The Artist is Present. Ma allora cosa c'entrano il nome di Maurizio Cattelan, il logo Gucci e l'indicazione dello Yuz Museum di Shanghai?

Siamo alla celebrazione dell'arte del falso, della copia, del tarocco. Gli elementi ci sono tutti: l'artista che ha fermato il suo ciclo produttivo «regolare» nel 2011 e da un po' di tempo gioca con il ribaltamento dei ruoli, curatore e organizzatore di eventi; il fashion brand italiano tra i più falsificati al mondo, le cui copie si vendono a poco prezzo in spiaggia e su bancarelle non autorizzate; il Paese del tarocco, dove l'imitazione a basso costo è un'arte e l'arte (quella che vorrebbe essere seria) è il frutto di altrettante parodie del mondo occidentale.

Sempre in agguato la provocazione quando c'è di mezzo Maurizio Cattelan. A dargli manforte il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, perché l'arte serve alla moda per nobilitarsi e la moda all'arte per la popolarità. Le sue analisi non vanno certo per il sottile, il suo stile non esce dal sensazionalismo degli anni '90, riveduto, corretto e adattato ai nuovi tempi globali che stanno distruggendo buona parte delle convinzioni e delle convenzioni novecentesche, basate sui principi di autorialità, originalità e capacità dell'arte di anticipare il mondo, non di adattarvisi con supina rassegnazione.


The Artist is Present è dunque il titolo (taroccato) della mostra con cui Cattelan sbarca a Shanghai e allestita fino al 16 dicembre. Coinvolti una ventina di «colleghi», diversi sono cinesi, con opere nuove o di repertorio, tra il falso d'autore, l'imitazione, la cover non autorizzata, la copia bella e buona. Nella storia c'è chi ci aveva già provato a lavorare sull'inganno percettivo, da Lawrence Weiner a Sturtevant, da Wim Delvoye a Gillian Wearing. Qui ci sono diversi lavori ad hoc, una borsa di Gucci in Lego di Andy Hung Chi Kin, l'imitazione dei bagni privati della Comunità europea dei Superflex, il rifacimento in piccolo della Cappella Sistina ideato da Cattelan stesso e affidato a un pittore cinese.

Non molti vedranno la mostra, in molti ne stanno parlando perché il tema pur non originalissimo - induce alla riflessione, a cominciare dal ruolo dell'artista di oggi, un saltimbanco a cui non si chiede più di épater le bourgeois ma di limitarsi a piccoli scherzi dalla natura goliardica. Periodicamente ci si è interrogati sulla «morte dell'arte», cercando di rimandare a domani l'apocalisse, ma qui siamo davvero pronti alla celebrazione del definitivo funerale. A cominciare da un principio fondante della cultura occidentale, ovvero la centralità dell'autore che, di fatto, distingue l'arte dal resto. Senza la «firma» di Giotto la pittura sarebbe rimasta puro artigianato da bottega, mera rappresentazione dell'esistente eseguita senza regole precise. Stiamo parlando degli inizi del 300, l'esordio di quel processo che porterà alla definizione degli stili che si avvicenderanno nella storia, dal Romanico al Gotico fino allo splendore del Rinascimento, l'enfasi del Barocco verso la modernità.

Una rivoluzione partita da un Paese piccolo e frammentato in municipalità, talmente forte da trascinarsi dietro buona parte dell'Europa. In tempi lontani, quando altrove le manifestazioni artistiche non esistevano, oltre l'artigianato il più delle volte era il deserto assoluto. Arte come immagine dell'ingegno umano, ricerca, linguaggio, bellezza, in stretta connessione con la filosofia e il pensiero. È stato così per secoli, eppure oggi vogliono farci credere che la pars destruens sia l'unica degna di nota. Non quella forza insita nelle avanguardie, bensì l'esternazione dello svacco, del cazzeggio, dell'assenza di profondità, di un nichilismo non costruttivo che dovremmo lasciare in eredità alle prossime generazioni, non fossero già messe a dura prova dalla vuotezza della «nuova» politica.

Un conto era Duchamp, un altro l'inesausta tribù di nipotini, Cattelan in primis, cui è sufficiente tecnologizzare il prodotto, renderlo attuale nella forma, togliergli qualsiasi significato aldilà del transeunte. Eccoci all'artista come becchino. Una logica inaccettabile e disumana, senza contenuto, che insegue banalmente la comunicazione. Va giusto bene per la Cina che ha visto cancellata la tradizione dal sangue di Mao. Non per noi, primo mondo sviluppatosi sulla nobiltà della cultura, che rischia di venir distrutto dal fuoco amico alleato all'esercito del tarocco a basso costo.
:ot: Digli di scriverlo sull'altro forum, che lo bannano :band:
 

Cris70

... a prescindere
Come vedi amico mio sono libero e scevro da qualsiasi pregiudizio. Leggo e riporto quando ci sono argomentazioni meritevoli, affinché ognuno possa farsi la sua idea.
Riguardo l'altro forum, se non ti dispiace... sorvolo
 
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mantegna

Forumer attivo
Cattelan fa l'arte che si deve fare e va di moda oggi, ma non è detto che incontrerà anche nel futuro, intanto si gode il denaro e ne produce per gli avvoltoi di questo mondo.
L'oggi comunque conta, qualcuno ha già detto che nel lungo periodo siamo tutti morti.

Cervello geniale comunque.;)
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Con Cattelan abbiamo una sorta di schema Ponzi artistico. Anche Ponzi fu geniale, non tanto per la nemmeno presunta invenzione della Catena di S.Antonio, quanto per le forme con cui l'applicò . Qui lo schema Ponzi consiste nel rilanciare il presunto scandalo che, usufruendo delle citazioni dei precedenti e dell'interesse da questi suscitato, porterà ad un eccesso ed infine al crollo: non interesserà più nessuno.

E tuttavia anche lo schema Ponzi è una attività finanziaria, e quello che è successo con molte banche italiane ha natura ad esso assai simile. La stessa cosa vale per il debito pubblico di molti paesi, ma non si deve dirlo. Io ricordo, circa 30 anni fa, l'"aeroplano", in pratica la stessa cosa, una raccolta di denaro multilevel: gli amici mi beffeggiavano perché non volevo partecipare, io continuavo a metterli sull'avviso, e adesso sono loro che spiegano le stesse cose, un po' come i comunisti che ti vengono oggi a dimostrare quello che tu spiegavi loro (inutilmente) 30 anni fa.
In tutto questo io non salvo nemmeno, come qui si sa, il primo della catena, Duchamp. Diciamo che è lo schemaponzista che ci ha guadagnato di più (in crediti artistici), ma siccome la sua operazione era, ripeto, estetica e non artistica, sarebbe come giudicare "musica" un minestrone cotto all'interno di un mandolino.

Quanto al fatto che nel lungo periodo siamo tutti ... ammalati :grinangel:, è un discorso che riguarda il denaro, non i valori artistici. Certamente per uno molto miope, l'unico valore che troverà nella Venere del Canova sarà il fatto di essere bella liscia :rolleyes:, ma se uno ci vede bene questa caratteristica è assai secondaria nella valutazione.
Qualunque artista, tra essere certo che le sue opere verranno ignorate ora ed esaltate in futuro, o viceversa apprezzate ora e poi dimenticate per sempre, al di là della certezza minima di una minestra quotidiana sceglierebbe la gloria futura. E non per ambizione, ma proprio perché in fondo sa di partecipare ad un gioco spirituale a lunga scadenza. Scegliendo il successo a breve mostrerebbe proprio di non essere un artista, ma, eventualmente, un virtuoso. Cosa molto diversa, ma magari non chiara in ambito parrocchiale.
 

lastra.biffata

Forumer attivo
Duchamp non è uno schemaponzista cosi come non è uno che ha puntato al successo a breve. Anche perchè se ragioniamo nei tuoi termini il 90% degli artisti è un bluff. Poi che Cattelan sia da catalogare come artista di galleria di brand, che ci sia molta costruzione, molto ragionamento a tavolino etc ti dò ragione e per certi versi le campagne di promozione nonchè gli artisti spinti da intrecci e piani finanziari li mal sopporto anche io. Riguardo l'articolo che hai linkato, mi son fermato leggere dove dice che "l'aggiudicazione di x€ è uno schiaffio in faccia a 3/4 della popolazione mondiale"...
 

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