MA LE LENTICCHIE CHE HO MANGIATO A CAPODANNO, ESATTAMENTE QUANDO INIZIANO A FARE EFFETTO? (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Oro ed argento. Entrambi i metalli preziosi sono in crescita,
ed i future su consegna a giugno stanno dando ottime indicazioni :

Questo è l’oro che, già da un po’, era ad un livello elevato per i timori di carattere inflazionistico per l’intervento delle banche centrali.

L’enorme liquidità in un momento in cui gli investimenti reali sono comunque limitati
ha fatto aumentare il valore dell’oro, soprattutto come mezzo di investimento e rifugio.

Vediamo la quotazione:

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Le quotazioni sono tornate al livello record dell’inizio di aprile, quando i timori del COBID-19 erano al massimo.

Come va l’argento Future?

Vediamo

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In questo caso siamo tornati ai valore dell’inizio di Marzo, quando, invece , la crisi non era ancora al suo culmine.

Abbiamo ricordato in un precedente articolo che l’oro e l’argento differiscono perchè
mentre il primo ha essenzialmente un uso di investimento, anche per i future,
invece il secondo ha un uso soprattutto industriale sotto forma di future,
mentre l’investimento va a riversarsi sull’argento monetato.

Quindi quando la crisi era più forte, nella seconda metà di marzo,
si era visto un separarsi fra il valore del monetato (comunque ricercato) ed invece quello future (meno ricercato).

Questo fa si che, nei momenti di crisi, vi sia un cambiamento del rapporto di valore Oro/Argento future:
prima il rapporto cresce , perchè aumenta l’oro (investimento) e cala l’Argento (uso industriale),
quindi man mano che la crisi passa, o ci sono le aspettative che passi (i futures si basano sulle aspettive) l’andamento si inverte.

Infatti…..

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Stiamo assistendo ora ad un calo del rapporto, cresciuto rapidamente a marzo.

Sembra quasi che il rapporto fra i due metalli preziosi segua i contagi, o meglio le aspettative di contagio a livello mondiale.

Ora, quando tutti vogliono passare alla “Fase 2”, il rapporto cala perchè l’argento cresce di valore più rapidamente.
Se proseguirà la fase 2 in modo regolare il rapporto si ridurrà ancora, fino a tornare alla normalità.

Attenzione però: tutto il processo può cessare.
 

Val

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Quello che vi mostrerà in queste poche righe deriva da documenti UFFICIALI, dei quali mettiamo LINK.

L’IVA è stata la prima imposta di cui si è tentata l’armonizzazione, ancora prima dell’Unione, fin dagli anni 70.

Sulla base di questa imposta si è quindi deciso di fornire un contributo all’Unione.

Praticamente una fettina dell’IVA incassata prende la strada di Bruxelles a va a pagare quelle cose intelligenti
come i comitati per la lunghezza dei cetrioli e la curvatura delle banane o quelli che poi vengono in Italia a farvi le pulci.

Quindi, come potete leggere nel sito ufficiale della Commissione, a questo LINK,
i contributi dei paesi sono parametrati all’IVA, per la precisione allo 0,3% degli incassi ottenuti dall’IVA.

Sembra un sistema corretto: chi ha un’economia più attiva, ha più transazioni e quindi paga più IVa e più contribuzione alla Commissione.

Peccato che TRE PAESI abbiano ottenuto di pagare la metà degli altri, esattamente lo ‘0,15%.


Questi tre paesi sono:

  • GERMANIA
  • OLANDA
  • SVEZIA
Ora la Svezia ha un’aliquota IVA più alta della media UE, il 25%, per cui una piccola riduzione si potrebbe capire,
ma la Germania ha come aliquota il 19%, meno che in Italia, molto meno che in Grecia (24%).

Poi c’è il caso, francamente scandaloso, dei Paesi Bassi con il 9% di aliquota IVA:
non solo molto bassa, ma su questa aliquota ridotta pagano pure la metà


Quindi gli astuti Olandesi da un lato fanno concorrenza fiscale con aliquote minime sulle società,
zero tasse sulle transazioni di quote di capitale e zero sugli utili raccolti da altri paesi dalle Holding,
e dell’altro HANNO PRETESO DI PAGARE LA META’ ALLA UE SULLA BASE DI ALIQUOTE PIÙ BASSE DEGLI ALTRI.


Poi gli Olandesi vanno a fare le pulci ai paesi mediterranei, aiutati dai sensi di colpa dei nostri politici.

Questa aliquota si applica al periodo d’imposta 2014-2020, quindi è stata discussa dai governi MONTI-LETTA,
i quali hanno permesso che i paesi più ricchi pagassero un contribuzione pari alla metà rispetto a quelli più poveri.

Del resto è stato proprio LETTA a scrivere che bisogna “Morire per Maastricht”.

Inoltre ora capite perchè l’Unione punta sempre ad un aumento delle aliquote IVA: più paghiamo più loro incassano.
 

Val

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Non c’è Eurogruppo che non faccia parlare di sé, ed anche questa volta il pronostico non delude le aspettative.

La videoconferenza di metà maggio è servita a definire gli ultimi dettagli su Mes e Sure,
misure precedentemente discusse ed accolte dai Paesi membri;
l’8 maggio, infatti, era stato trovato un accordo conclusivo sul MES,
i cui prestiti potranno avere una durata massimo di 10 anni,
con un tasso di interesse annuo dello 0.115%, in aggiunta ad una sorta di commissione iniziale dello 0.25%.



Il programma dell’evento di ieri, consultabile sul sito ufficiale, prevedeva due fasi distinte:
la prima, in presenza di Irene Tinagli, presidente della commissione parlamentare Econ,
è servita a discutere circa l’impatto che il coronavirus ha avuto ed avrà sull’economia dei Paesi membri;

nella seconda fase si è invece sviluppato l’Eurogruppo vero e proprio.

Crisi economica annunciata
“Lo choc all’economia è senza precedenti”: queste le parole che ha pronunciato Paolo Gentiloni,
Commissario europeo all’Economia, al termine dell’Eurogruppo.

A suo dire, il crollo economico sarà accompagnato da una risposta europea adeguata,
che al momento si articola in quattro misure principali:
Mes,
Sure,
Bei e
Recovery Fund.

I fondi messi sul piatto dopo numerose videoconferenze dovrebbero raggiungere i 540 miliardi di euro:
è chiaro a tutti, però, come la risposta programmata finora sia tremendamente insufficiente per far ripartire le nazioni più in difficoltà.

Non bisogna trascurare, infatti, come nessun membro abbia espresso interesse verso le nuove linee di credito anti pandemia del Mes:
lo strumento è stato predisposto ed ha preso il via, però permane in uno stato di forte incertezza.

Eurogruppo: Mes e Sure possono partire
Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, ha dichiarato operative le linee di credito anti pandemia del Mes,
in accordo con il direttore del Meccanismo, Klaus Regling.

Quest’ultimo ha fatto sapere che le linee di credito aggiuntive serviranno ad arginare le differenze fra i Paesi
dovute ad una forte asimmetria nella risposta economica, data ovviamente da diverse capacità di bilancio.

Gentiloni ha ribadito anche ieri che ogni Stato potrà richiedere un prestito fino al 2% del Pil,
impegnandosi ad utilizzare tale fondo per spese sanitarie dirette e indirette, legate ovviamente all’emergenza coronavirus.

Oltre al Mes è stato definito anche il meccanismo Sure anti disoccupazione, disponibile probabilmente a luglio:
questo programma prevede di sostenere con 100 miliardi di euro le risposte messe in atto dai diversi Paesi
per contrastare la disoccupazione, come la cassa integrazione italiana e lo chomage partiel francese.

Troppo presto per Recovery Fund e Bei
Ancora nulla da fare per il Recovery Fund, strumento che ha ottenuto la maggioranza,
e che prevede una potenza di fuoco di 2mila miliardi.

Secondo Gentiloni, infatti, si tratterebbe di una risposta molto ambiziosa, tanto da richiedere più tempo per essere presentata definitivamente.

Medesimo slittamento anche per la Bei, la cosiddetta risposta paneuropea (tramite la Banca europea per gli investimenti),
ossia un fondo da 25 miliardi che garantirebbe alle imprese comunitarie liquidità per investimenti fino a 200 miliardi.
 

Val

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Prima ci ha provato dicendo che anche il Mes era riuscito ad aggiustarlo come voleva lui, e che era prevalsa la linea italiana.

Poi, quando ha capito che la bugia era troppo grossa, ha detto che l’Italia non avrebbe aderito al Mes (ma anche questa era una bugia).

Allora se n’è inventata un’altra, il cosidetto “Recovery Fund”, e tutti quanti hanno esultato,
peccato che sia l’ennesima fregatura che l’Europa dà al nostro Paese.

Ecco come la spiega (bene) Fabio Dragoni su La Verità:

“La scena è più o meno questa. Arriva un signore che vi ruba il portafoglio con dentro 260 euro. E ve ne restituisce 171.
Cosa ne deducete? Che vi ha donato 171 euro oppure che ve ne ha rubati 89? Ma non finisce qui.
Perché questo signore vi obbliga anche a spendere i 171 euro che vi ‘dona’ per acquistare un paio di scarpe piuttosto che fare la spesa al supermercato”.


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Ed ecco l’ulteriore sottigliezza:

“Purtroppo però voi non siete scalzi e avete fame. Ma tant’è!
Dovete comprarci le scarpe di cui non avete bisogno e rimanere a stomaco vuoto.
Ma non finisce qui perché vi viene pure imposto di acquistare coi 171 euro un paio di scarpe
che costano almeno 342 euro perché ce ne dovete mettere altri 171 di tasca vostra.
E può essere che questi 171 euro da aggiungere non li abbiate perché c’è un altro signore sottomesso a quello
che vi ha preso il portafoglio che però vi obbliga a pagare tasse e gabelle cui non potrete sottrarvi
perché se no vi pignora ciò che ancora vi rimane. Infine arriva un terzo signore che sul giornale scrive
che voi siete stati incapaci di spendere i 171 euro che il primo signore vi ha donato”.

Questa è una metafora, ma fa capire bene come funziona il Recovery Fund che vorrebbe imporci Conte.


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Spiega Dragoni:

“Quello che vi ruba il portafoglio è l’Unione europea,
il secondo è lo Stato italiano,
il terzo è un qualsiasi giornale che conduce inchiestone su come l’Italia non sappia spendere i fondi europei.

Pure i numeri non sono dati a caso: 260 sono infatti i miliardi che l’Italia ha trasferito al bilancio Ue dal 2000 al 2017
vedendosene riaccreditare 171 che devono essere spesi in progetti da ‘cofinanziare’,
che spesso l’ente assegnatario di turno (un Comune, la Regione, eccetera…) non è in grado di utilizzare
perché gli altrettanti fondi da mettere sul piatto non li ha in quanto i trasferimenti agli enti locali sono tagliati.

Eh già, altrimenti esplode il debito pubblico che peserà come un ‘fardello’ sulle spalle dei figli dei vostri figli.

Così funziona in pratica il bilancio Ue su cui dovrebbe basarsi il Recovery Fund che, secondo Giuseppi,
dovrebbe salvare il nostro Paese dalla crisi innescata dal Covid”.

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Soldi già nostri, dunque, che ci vengono ridati in prestito e che non possiamo nemmeno spendere come vogliamo.

Infatti

“questi soldi vi sarebbero dati a prestito, neppure donati.
Ursula Von Der Leyen ha presentato con tanti giri di parole il Recovery Fund lo scorso 13 maggio.
Fondo che non sarà comunque disponibile prima del 2021 perché tanto ora c’è il Bei, il Sure e il Mes,
che è comunque la stessa cosa del Recovery Fund.
In pratica dovremmo donare altri soldi sperando di riceverne indietro altrettanti (se ci va bene) perché la Commissione Ue
ci dice che se il coronavirus è stato uno choc che ha colpito tutti (la simmetria) c’è chi come l’Italia ne ha sofferto di più (l’asimmetria).
Peccato che questi altrettanti sarebbero a prestito”.
 

Val

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Gli Agnelli chiamano, l’Italia risponde.

Pronta a lanciare un paracadute liquidità che aiuti l’atterraggio, rendendolo il più morbido possibile.

Questa l’ipotesi sollevata da Milano Finanza secondo la quale Fca Italy, la società operativa del Lingotto con sede in Italia,
si sarebbe già attivata per chiedere la garanzia dello Stato su prestiti per circa 6,5 miliardi di euro, a valere sul plafond gestito da Sace.


Una mossa che arriva dopo la rinuncia alla distribuzione del dividendo ordinario da 1,1 miliardi sul bilancio 2019.


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Tutto torna: la concessione delle garanzie è infatti legata a una serie di condizioni tra le quali è compreso
anche l’impegno a non approvare la distribuzione dei dividendi o l’acquisto di azioni nel corso del 2020.

Il tutto mentre continua spedito il processo che porterà alla fusione con Psa Peugeut Citroën,
società francese che a sua volta ha rinunciato alla distribuzione della cedola e che ha confermato l’interesse a fondersi entro il 2021.


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Se la richiesta avanzata da Sace dovesse essere accolta,
si tratterebbe di una fetta piuttosto rilevante dei 170 miliardi messi in conto dal governo per aiutare le aziende di grandi dimensioni.

Una percentuale che, per la precisione, arriverebbe circa al 4% del totale.

Tra le altre condizioni da rispettare per ottenere la garanzia, l’impegno a gestire i livelli occupazionali attraverso accordi con i sindacati
e la destinazione del finanziamento per costi per il personale, investimenti o capitale circolante in stabilimenti italiani.

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L’impressione è che lungo la strada della Fiat non ci siano grossi ostacoli,
visto che i paletti messi dal ministero delle Finanze sembrano studiati apposta per non creare intralci all’azienda.

Sarà proprio il Tesoro a dare il via libera definito, come previsto dalla procedura studiata per somme così ingenti.

Ma tutto fa pensare che il lieto fine ci sarà, senza neanche troppa suspence.
 

Val

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Il lockdown ha provocato una marea di disastri.

Le realtà di moltissimi piccoli imprenditori sono state letteralmente frantumate.

Su la Repubblica è riportata la testimonianza di Marco Marletta, 32 anni, e dei suoi due soci.

“I norcini per strada” è il nome della loro attività ambulante,
“leader nel settore vendita di prodotti tipici di Amatrice e Norcia e della porchetta di Ariccia”.


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I ragazzi raccontano la loro disperazione:

“L’ultima fiera è stata il 15 febbraio. Abbiamo il 100% di perdite.
Intanto è scaduta l’assicurazione dei furgoni, non riusciamo a pagarla.
È scaduto il leasing di uno dei sei mezzi che usiamo, me lo sequestreranno.”

La situazione è nera, soprattutto in virtù dei moltissimi soldi che questi giovani hanno investito
e con la responsabilità di tre dipendenti ai quali l’impresa ha versato 600/700 euro al mese nonostante il blocco dell’attività.

Il piccolo imprenditore racconta: “Da due mesi mangiamo i nostri salumi e formaggi.
Ma la roba scade, abbiamo regalato un quintale di formaggi alla Caritas.”


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Se la situazione non cambierà, il governo di ‘promettopoli’ dovrà rispondere delle proprie responsabilità:

“Siamo tutti sui 30 anni, un socio ha un bambino di sei mesi, sa quanto costa il latte in polvere? 17,80 più IVA.
La moglie è senza lavoro, come si fa a campare? Ci sarà la rivolta.
Siamo disposti a tutto pur di sfamare i nostri figli, siamo tutti alla canna del gas.”
 

Val

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C’è un folto gruppo di medici in tutta Italia che è stanco di sentire pontificare solo certi presunti esperti che tutti i giorni,
a reti unificate, ripetono le stesse affermazioni e teorie, alcune delle quali rivelatesi pure sbagliate,
e non pongono invece nessuna attenzione all’unico grande pericolo di adesso, quello del burnout.

Un termine che nella psicologia si traduce come ‘esaurimento’
ed è quello che colpirà gran parte della popolazione:
un esaurimento da reclusione forzata, da paura, da perdita del lavoro.

Una pericolosa minaccia
 

Val

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I mass media sono impegnati a nascondere tutte le manifestazioni di dissenso contro Conte
ed a farlo falsamente apparire come gradito alla maggioranza del paese.

Conte sta portando avanti due linee di azione:
l’eversione costituzionale per instaurare una dittatura tecnocratica;
e la rovina economica del paese per consentire il suo saccheggio da parte dei capitali internazionali, che sono i suoi patron politici.

Solo tenendo accesi i riflettori sui suoi soprusi si può bloccarlo, impedirgli manovre come inscenare un ritorno del contagio
per chiudere nuovamente il paese e dargli la mazzata finale, specialmente in agosto o settembre,
quando da un lato si concretizzeranno i danni economici del lockdown e dall’altro la Bce,
secondo la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, dovrà cessare il Qe.

Quindi potrà esplodere una bella crisi sociale e una protesta di popolo.

Parliamo dei patron politico-economici del governo.

Vi è un’industria farmaceutica che paga una ricerca e una divulgazione presentate come scientifiche ma sempre meno credute tali,
perché sempre più percepite, pagate e dirette dal business nonché contraddittorie, incerte e regolarmente smentite nelle loro affermazioni.

Questa industria gestisce i laboratori dove si elaborano virus e batteri, da uno dei quali pare sia uscito il Covid-19;
e al contempo elabora e venderà ai governi un promesso vaccino per debellare il virus, nascondendo che questo tipo di virus è mutevole,
quindi il vaccino non può essere la soluzione.

Conte ha già detto sì a Bill Gates.

Altre esigenze premono sul governo:

quelle della mafia, che vuole non solo la liberazione dei suoi boss, ma soprattutto una grave e generale crisi di liquidità delle imprese,
specie al Sud, per poterle rilevare coi suoi soldi sporchi; quindi vuole più lockdown e niente sovvenzioni alle imprese;

quelle di investitori stranieri, pure interessati a che imprese private e pubbliche entrino in crisi, per poterle rilevare;
e a partecipare a privatizzazioni necessitate dai bisogni finanziari dello Stato;

quelle dei fondi di investimento stranieri, interessati a che si produca una diffusa insolvenza
onde poter acquisire a prezzi irrisori i crediti in sofferenza e gli assets immobiliari posti a loro garanzia.

quelle della grande distribuzione, che ha interesse a che le piccole e piccolissime imprese italiane,
iniziando dai bar e dai ristoranti, chiudano, onde poter occupare il loro spazio di mercato assorbendo i lavoratori ex autonomi con contratti precari e poco remunerati;

quelle della Germania, che mira da un lato ad assicurarsi la continuità della collaborazione subalterna dell’industria italiana nelle sue filiere produttive,
e dall’altro a spogliare l’Italia come già ha fatto con la Grecia (assieme alla Francia);

quelle della pubblica amministrazione, che deve giustificare o coprire il fatto che ha speso centinaia di milioni
e sospeso per mesi molti trattamenti diagnostici e terapeutici negli ospedali per allestire centri Covid-19 basati sulla terapia intensiva e i ventilatori:
centri che sono rimasti quasi inutilizzati, anche perché la malattia non è respiratoria ma circolatoria
e raramente richiede terapia intensiva; e anche deve nascondere il fatto che quasi tutti i decessi sono dovuti ad errore diagnostici e terapeutici.

L’obbedienza ai predetti interessi potrebbe essere la ragione per la quale il governo italiano,
in clamorosa differenza da altri governi, non eroga o ritarda i sostegni alle imprese e alle famiglie, mandandole in crisi.

Darebbe conto altresì della costituzione della Commissione Colao da parte del governo, in pratica sostituzione del Parlamento,
composta da esperti fiduciari dei capitali sovranazionali interessati ad approfittare della situazione, come detto sopra.

Potrebbe anche essere la ragione per la quale il governo insiste che concederà la normalità solo quando vi sarà il vaccino,
ed al contempo manda i Nas a inquisire i medici di Mantova che hanno messo a punto una cura sierologica che minaccia i profitti di Big Pharma.

Analogamente spiegherebbe perché il governo italiano non ha preso le misure più ovvie a tutela della salute pubblica.

Potrebbe spiegare anche il fatto che il governo italiano, per giustificare provvedimenti sospensivi della Costituzione
e di diritti costituzionali inviolabili, ha ritardato di circa due mesi gli interventi anticontagio
ed in seguito ha sempre diffuso dati statistici privi di valore scientifico, esagerati per creare terrore,
in quanto riportanti come dovuti al virus tutti i decessi, anche quelli dovuti ad altre malattie
– vedasi i dati autoptici, quelli dell’Iss, quelli dell’Istat - dai quali risultano meno morti quest’anno che l’anno scorso,
nei primi 4 mesi, anche per malattie respiratorie.

Soprattutto bisogna prevenire che Mattarella, da qui a uno, due o tre mesi, quando Conte avrà completato la sua opera a danno del paese,
se la possa cavare mandandolo a casa, lasciando addossare a lui la colpa del disastro, mettendo su un nuovo governo e dicendoci:
cari italiani, l’Europa ci ha lasciato soli, Conte ha sbagliato a fidarsi, il danno è fatto, mi dispiace, ora dovete pagare, fidatevi del mio nuovo governo.

No, venerando Presidente, così non va: sapendo che cosa ha in cantiere,
Conte e i suoi decreti incostituzionali vanno fermati adesso, prima che sia troppo tardi.

Dopo, nessuno se ne potrà lavare le mani.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Eccovi, fresco di G.U. le nuove norme sul distanziamento e sulla mobilità

Dal 3 giugno libertà di movimento fra regioni.

Riapertura dei ristoranti con distanziamento ad un metro fra le persone.

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SONO VIETATI MANIFESTAZIONI ED ASSEMBRAMENTI, quind ila Democrazia rimane ancora sospesa.

Fino al 3 giugno c’è l’obbligo di quarantena per chi torna dall’estero, dopo il 3 giugno libertà di movimento.

Viene lasciata libertà ai sindaci di chiudere determinate zone, se lo ritiene necessario.

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In teoria la riapertura prevede un monitoraggio. Siamo pronti allo stesso ?Abbiamo dati sufficienti?

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Se si violano le norme di distanziamento c’è la chiusura da 5 a 30 giorni.

Tanto vale neanche riaprire….
 

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