MA LE LENTICCHIE CHE HO MANGIATO A CAPODANNO, ESATTAMENTE QUANDO INIZIANO A FARE EFFETTO? (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Da tre mesi occupano militarmente i salotti televisivi, le dirette Facebook, le trasmissioni radiofoniche;
le loro indicazioni dogmatiche monopolizzano le homepage delle testate mainstream
fino al momento in cui i fatti li smentiscono clamorosamente, e allora si traslano magicamente ad un altro dogma,
glissando abilmente sullo scivolone precedente.

Sono i virologi, che a seconda di come si svegliano la mattina riescono a influenzare drammaticamente i flussi di opinioni e le speranze
di «uscita dal tunnel» degli italiani in tempo di coronavirus.


I dubbi Codacons su Burioni

E ora tanta sovraesposizione mediatica, tanto potere di incidere non solo sull’opinione pubblica,
ma anche sui processi decisionali della parte politica, ha suscitato le perplessità del Codacons
che ha iniziato a chiedersi se la presenza di questi vip della virologia implichi anche interessi di natura economica.

Prendiamo ad esempio la star delle star della virologia, Roberto Burioni, ospite settimanale fisso nella trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa.

La sua partecipazione ad un programma Rai ha iniziato a destare più di un interrogativo,
come testimoniato anche dalle centinaia di segnalazioni da parte dei cittadini:

innanzitutto, quanto costa a mamma Rai (cioè a noi) la presenza del suscettibile scienziato da Fazio?

Perché la sua presenza è così assidua?

Panorama
riporta il punto di vista di Francesco di Lieto, vicepresidente del Coordinamento per la tutela dei diritti dei consumatori,
secondo il quale l’ospitata settimanale a Che tempo che fa «lederebbe il diritto del cittadino a un’informazione plurale, trasparente
e scevra da ogni tipo di condizionamento, come ci si aspetterebbe dal Servizio pubblico».

Innanzitutto per assenza di contraddittorio – che caratterizza un po’ tutte le puntate della trasmissione di Fazio –
e poi per la presenza di un possibile conflitto di interessi, dal momento che il virologo lavora e collabora con multinazionali farmaceutiche.

Conflitto d’interessi?
Il professore è infatti responsabile della Pomona ricerca Srl, attiva nel campo degli anticorpi monoclonali e dello sviluppo di vaccini innovativi «epitopo-based».

Sono note le sue collaborazioni con l’Istituto superiore di Sanità, l’Anrs (ente di ricerca francese)
e alcune industrie farmaceutiche produttrici di vaccini come GlaxoSmithKline e Sanofi Pasteur.

Burioni ha depositato 30 brevetti internazionali, come riporta anche sul suo sito Medical Facts.

La domanda del Codacons – che già in passato ha avuto contenziosi con il virologo – è più che legittima:
fino a che punto queste attività legate all’industria farmaceutica non inficiano l’imparzialità e l’obiettività delle dichiarazioni dello scienziato?

Sul tema, Codacons ha sollecitato da tempo anche Anac e Ordine dei medici, da cui non ha ottenuto risposte.

Questa volta Codacons ha però deciso di alzare il tiro, coinvolgendo anche AgCom e chiedendo l’apertura di una istruttoria
chiedendo trasparenza su compensi e rimborsi di cui a oggi hanno contezza
«solo Rai e Officina Srl, la società di cui Fazio è socio al 50 per cento, insieme a Magnolia
e che a ogni puntata corrisponderebbe a Burioni un gettone di presenza ormai strutturato».

L’esposto alla Corte dei Conti
Non solo: ieri AdnKronos annuncia un esposto alla Corte dei Conti:

«Già da tempo Burioni è oggetto di numerose critiche e viene da più parti accusato di eccessivo protagonismo mediatico.
Vogliamo tuttavia capire quanto costa il virologo ai cittadini italiani, considerata la sua presenza fissa a ‘Che tempo che fa’,
costosissimo programma Rai già oggetto di indagini da parte della magistratura contabile».

L’inchiesta di Panorama «svela infatti un vero e proprio business che vedrebbe coinvolto il virologo e altri suoi colleghi,
i quali chiederebbero cachet in denaro per le partecipazioni, anche di pochissimi minuti, alle varie trasmissioni televisive»,


affonda l’Associazione.

Il programma di Fabio Fazio «è finanziato dai cittadini attraverso il canone Rai
,
e gli utenti hanno tutto il diritto di sapere quanto la rete versa a Roberto Burioni per la sua presenza in trasmissione – prosegue il Codacons –

Per tale motivo presentiamo un esposto alla Corte dei Conti, affinché avvii una indagine sulla vicenda
e verifichi la congruità dei compensi riconosciuti da Fazio a Burioni, nell’ottica di una totale trasparenza ai fini di possibili danni sul fronte erariale».

Agenzie e compensi
Si viene poi a sapere che Burioni affida le trattative per i compensi a Elastica, società di comunicazione di Bologna, e, scrive il giornalista di Panorama,

«quando chiediamo informazioni fingendo di chiamare da una produzione privata, ti rispondono che le richieste di Burioni variano da caso a caso»

L’agente chiede per prima cosa la disponibilità economica: «Mi dica il budget».

Una volta saputo l’importo, l’agente spiega che il professore «farà le sue valutazioni.
Potrebbe decidere di partecipare gratuitamente oppure di chiedere qualcosa in più perché è talmente impegnato
che il compenso economico può essere una ragione per fare le cose».

Anche la virologa stellata Ilaria Capua, che ha un appuntamento fisso sia sulla tv di Stato che sulle reti private, ha il suo tariffario.

«Per un contributo di 10 minuti su Skype o dallo studio televisivo dell’università» spiega l’agente «siamo attorno ai 2 mila euro più Iva.
Non andiamo a minutaggio ma se si chiede una presenza di 10 minuti non può essere di un’ora, altrimenti la fee sale».

Tutto corretto.

Il problema è quando a pagare le star della scienza siamo noi, coi nostri soldi, e ci vengono a dire cosa dobbiamo pensare.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Vi invito ad ascoltare le interviste di questo "scienziato".
E la nuova profezia.
Cosa si aspetta ad isolare loro ?

www.la7.it/tagada/video/coronavirus-il-virologo-fabrizio-pregliasco-litaliano-e-stato-contagiato-a-wuhan-07-02-2020-306310
www.la7.it/tagada/video/coronavirus-il-virologo-fabrizio-pregliasco-al-momento-non-si-puo-far-nulla-per-il-nostro-19-02-2020-308319
Coronavirus, a Piacenza in isolamento una paziente sintomatica: atteso l'esito del test
Coronavirus in Italia, il virologo Fabrizio Pregliasco spiega il contagio secondario e come si sviluppa
Coronavirus, Fabrizio Pregliasco: "Il problema è la definizione di quando scatta la malattia"
www.la7.it/tagada/video/coronavirus-il-virologo-fabrizio-pregliasco-siamo-stati-piu-sfortunati-rispetto-agli-altri-paesi-26-02-2020-309750
Coronavirus, Fabrizio Pregliasco: "Contagio minori? Nella giovane età capacità migliore di risposta"


Non lasciano ben sperare le parole del virologo Fabrizio Pregliasco che,
pur confermando una minor aggressività del Coronavirus riscontrata negli ultimi casi,
consiglia agli italiani di preparasi ad affrontare delle nuove ondate di contagi nei prossimi mesi.

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Questo virus, infatti, non ci lascerà tanto presto.

Intervenuto nel corso della trasmissione "Di Martedì", diretta da Giovanni Floris su La7,
l'esperto dell'università degli studi di Milano e direttore sanitario dell'Irccs,
ha parlato delle ultime scoperte effettuate sul terribile patogeno.

"Speriamo che questo virus, come si sta vedendo adesso, in qualche modo sia meno pesante nei suoi effetti. Forse si modifica",

afferma il virologo durante il collegamento.

"Questi virus tendono a diventare più 'buoni', più diffusivi ma con meno complicanze. Questo lo vedremo. Questo virus ci sta veramente spiazzando",

ammette.

"Con caratteristiche che non vedevamo, rispetto ad altri anni, rispetto a modalità con cui si diffonde. Gli asintomatici in particolare".

Quindi arriva l'avvertimento:

"Io temo che davvero questo virus ci terrà compagnia per un anno o due, dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, ossia quello delle pandemie del passato.
Con un'ulteriore ondata. Ma potremo limitarla con un'azione di individuazione dei casi e di mitigazione.
Spero di non essere menagramo, ma dico dobbiamo prepararci al peggio, attrezzarci per far fronte al peggio,
nella speranza e nell'ipotesi che si fa strada di una situazione più tranquilla, più gestibile,
seppur con grande attenzione da parte dell'autodeterminazione di ognuno di noi".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mi sto convincendo che peggio dei virus ci siano solo i Pregliasco,i Burioni,le Capua , i Galli e così via.

Tutti quelli che stanno sempre in TV a sparare le loro cartucce tutte di calibro diverso.

E sembra anche che comincino a costare per le loro comparsate totalmente insulse.

Dico a loro:approfittate dei creduloni che vi fanno guadagnare più di quanto non avreste mai immaginato,
perchè prima o poi vi troverete che le vacche grasse sono destinate ad essere sostituite da quelle magre.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Chi ha visto l’ottimo film “The Big Short” ha avuto una spiegazione comprensibile di come le Collaterized Debt Obligations,
gli strumenti utilizzati per finanziare i Mortgage Backed Securities, cioè indirettamente i mutui immobiliari,
ad un certo punto saltarono per le insolvenze dei prestiti a cui erano collegati,
causando anche la crisi sia di chi aveva investito in questi strumenti, sia degli istituti di credito che li avevano lanciati.

Ora forse siamo al “The Big Short 2”, ma in questo caso a saltare sono i CMBS, Commercial Mortgage Backed Securities,
valore che viene riassunto dagli indici CMBS, anche nella versione CMBX6 che contiene soprattutto dei mutui molto rischiosi, BB e BBB.

Se una persone scommette contro la solidità dei mutui commerciali compra i CDS, credit default swap a copertura di questo tipo di strumenti.

Se i CMBS saltano chi ha i CDS sui CMBS riceve un premio.

Si tratta dello stesso tipo di scommessa fatta nel famoso film “The Big Short”,
dove gli investitori fecero addirittura creare questi CDS che prima non esistevano
perchè nessuno pensava che i mutui potessero saltare. Poi arrivò il 2008…..


Molti, da tempo, anche qui (Fabio Lugano che conosce bene le formule retail ne ha parlato spesso)
affermano che le formule di Centro Commerciale all’americana sono superate,
per cui molti si sono messi a speculare comprando CDS sui CMBS pensando che , prima o poi, dovessero saltare.

Questa speculazione è partita dal 2016 ed alcuni hanno buttato mari di denaro su questa scommessa.

Ultimo ad unirsi a questo gruppo è stato il noto investitore Carl Icahn,
che ha fatto i soldi con il settore high-tech e farmaceutico e che uno dei più noti investitori attivi.

Però fino al 2020 le scommesse di questi signori è stata perdente.

Però potremmo essere ad una svolta.

Già il 2019 era stato particolarmente pesante, con un record di chiusure di punti vendita nel settore retail:

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A questo si è aggiunta nel 2020 la crisi covid-19 nella quale si calcola che il 40%
degli affittuari di superfici nei centri commerciali sia diventata morosa o insolvente a causa della chiusura.

A questo punto l’Indice CMBX6, che contiene 25 mutui fra i più rischiosi, ha iniziato a precipitare:

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L’indice è precipitato di 30 punti dall’inizio dell’anno e per ora non accenna a fermarsi.

A maggio 167 mutuatari all’interno del CMBS sono stati dichiarati insolventi,
nonostante ci sia un mese “Di Grazia” prima della dichiarazione dell’insolvenza stessa.

Si calcola che, per fine mese, il 5% dei mutui sia diventato insolvente in modo ufficiale,
mentre un altro 5% sia nel “Periodo di grazia” e diventi insolvente ai primi di giugno.

Nel frattempo almeno altre quattro grandi catene stanno per dichiarare insolvenza nei propri mutui commerciali.

A questo punto sembra che il giorno in cui Carl Icahn e gli altri che hanno scommesso CONTRO i centri commerciali
vedranno il loro investimento ripagato, ed anche ripagato molto bene.

Però se uno diventa ricco, c’è un altro che diventa povero, in questo genere di affari.

In questo caso a diventare povero potrebbe essere la AllianceBernstein di Nashville
che ha emesso CDS per 4 miliardi di dollari di garanzie ed è controllata dal gruppo Francese AXA, che ne possiede il 64%.

Poi ci saranno i CMBX 9…
 

Val

Torniamo alla LIRA
Tra le tante norme che compongono il decreto Rilancio, annunciato in pompa magna dal governo,
c’è un passaggio che rischiava di passare inosservato e che invece sta venendo a galla in queste ore, suscitando fortissime polemiche.

Si tratta delle modalità di indennizzo alle tv locali per la dismissione obbligatoria e volontaria delle frequenze.

Entro il 30 maggio le emittenti locali dovranno infatti restituire le frequenze avute in concessione per vent’anni,
dopo solo dieci, allo Stato in vista del passaggio alla rete 5G. In cambio, riceveranno un indennizzo.



Il totale, spiegano i gestori sul piede di guerra, è di 230,3 milioni per il 2020 e 73,9 milioni per il 2021, ed è già stato stanziato nel 2017 e messo a bilancio.

“Il riparto sarebbe dovuto avvenire ai sensi di un apposito decreto ministeriale, che ad oggi non è stato ancora adottato.
Pare assolutamente singolare che le emittenti debbano restituire le frequenze senza sapere quale indennizzo gli spetti
e ancor più singolare appare il fatto che nella bozza di decreto Rilancio sia stato inserito un articolo che intenda
stabilirne le modalità di calcolo peraltro in contrasto con le modalità finora adottate in altre occasioni, vedi dismissione banda televisiva nel 2012 e nel 2015”.



Il riferimento è a una metodologia basata sui costi fissi e sul loro ammortamento riferiti al numero
e alla tipologia degli impianti invece che sulla base del numero di abitanti della Regione o della Provincia serviti
in relazione al diritto d’uso rilasciato dal Ministero.

Un metodo che, è l’accusa al governo, finirebbe per “rendere equivalente un impianto sperduto in montagna
che serve poche migliaia di abitanti con un impianto che per la sua posizione strategica ne serve milioni.
Un po’ come dire che tre impianti in val Brembana valgono più di un impianto a Penice o Valcava”.


E ancora: “Assurdo che non si sappia l’importo degli indennizzi prima di rilasciare le frequenze
e non c’entra nulla l’emergenza sanitaria perché
conosciuto il totale stanziato,
conosciuto il numero di abitanti sul territorio nazionale,
conosciuto il numero di frequenze in uso alle tv locali e i diritto d’uso a loro assegnati,
si tratta solo di prendere in mano la calcolatrice”.

Resta un mistero, in un momento di difficoltà così forte per il Paese, perché inserire un simile passaggio tra le priorità da affrontare
e cosa c’entri effettivamente tutto questo con il Covid-19.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il burocrate con lo stipendio assicurato, non riuscirà mai a pensare.
Che brutta fine.

Con la costituzione del "Nucleo per il controllo del rispetto dei protocolli di sicurezza negli ambienti di lavoro" varato dalla Prefettura di Lecco,
cui fanno parte esponenti di tutte le forze dell'ordine che assieme o singolarmente - "ma senza sovrapporsi" - possono ispezionare le aziende,
il quadro è completo
.

E un'attenta lettura dell'insieme indurrà molti imprenditori a non alzare la saracinesca o aprire il cancello.

Ancora una volta - come avviene da moltissimi anni con i tanti soggetti autorizzati a irrompere nelle imprese come fosse casa loro -
l'azienda finisce sotto il tallone della burocrazia statale, quella che - per il momento - non ha problemi di busta paga né di possibile perdita del posto di lavoro.

Quella che per definizione dovrebbe essere di aiuto e sostegno al privato che combatte in prima linea
e invece spesso è di ostacolo e, pure con qualche perversa soddisfazione, di impedimento alla crescita.

Nulla contro l'iniziativa prefettizia, sia chiaro, la tutela della salute è in cima alla scala delle priorità.

Ma la differenza la faranno i tempi e le modalità di applicazione dei controlli e, soprattutto,
l'eventuale sanzionamento che deve essere non in prima battuta, ma al successivo controllo
dopo le rilevazioni di difformità rispetto al protocollo approvato.

Perché nel caos di norme statali, regionali e comunali, è difficile per l'imprenditore sapere tutto ed essere sempre aggiornato.

Le aziende hanno subito una chiusura mai verificatasi dal dopoguerra,
stanno pagando prezzi altissimi per tentare di recuperare qualche fetta di mercato,
debbono sostenere spese ingenti per fornire al personale tutto i DPI senza alcun aiuto da Stato o regione,
a parte il bando che, forse, arriverà a concorrere per ventimila euro
(quando con le mascherine a 9 euro un'azienda di 50 dipendenti ne ha già spesi la metà se ha potuto operare almeno per un mese)
all'esborso già sostenuto e che si dovrà sostenere chissà ancora per quanto tempo.

Ora si scopre che se un dipendente si ammala di Covid 19 è classificato infortunio sul lavoro
e il titolare rischia di finire a processo perché si presuppone che il virus sia stato contratto in azienda
.

E in mancanza di prova contraria il suddetto titolare, senza uno scudo penale, rischia un procedimento lungo e costoso,
anche se può dimostrare di aver applicato i protocolli con la cura che si può dedicare a protocolli confusi, caotici, contraddittori.

Che la confusione regni sovrana, del resto, lo si è visto proprio nell'atteggiamento delle forze dell'ordine rispetto al medesimo caso.

Per alcuni è sanzionabile per altri è legittimo.

Si veda la vicenda della coppia di Caponago multata dai vigili di Merate:
secondo il Comandante si è trattato di un atto legittimo,
secondo una serie di altri soggetti tra cui la stessa RSA - DPCM alla mano -
il marito era assolutamente autorizzato a accompagnare la moglie dal suocero in fin di vita.

E in mezzo a questo caos legislativo e interpretativo nonché nel pieno di una crisi economica e finanziaria dalle dimensioni spaventose,
con le banche che erogano fondi come se fossimo in condizioni normali, la Cig che stenta ad arrivare,
le restrizioni che ammazzeranno un terzo delle attività commerciali, i 600 euro con cui una famiglia dovrebbe vivere un mese,
in mezzo a tutto ciò chi regge le sorti del PIL anche a costo di indebitarsi ecco che dovrà aprire le porte al "Comitato di controllo"
che magari riterrà non idoneo il tipo di guanto o non sufficiente il numero degli igienizzanti,
in un contesto di cambiamento perenne come sta accadendo per la misurazione della temperatura corporea,
facoltativo fino a domenica, obbligatorio da lunedì.


E l'imprenditore dovrà ancora una volta smettere di lavorare per dare retta a tutti.

E, soprattutto, sarà in balia di tutti.

Ma vale davvero la pena di rialzare la saracinesca?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ma come mai ?
Sarà fondamentale capire i nuovi indirizzi strategici delle elite.
Conte in questo contesto, è uomo subalterno a quale schieramento?
Giuseppi è uomo di molte bandiere e le serve tutte pur di nutrirsi delle briciole di potere che cadono dalla tavola dei suoi numerosi padroni.
Sicuramente NON è un pupillo di Trump, il cui famoso tweet 'di sostegno' è un errore dovuto al fatto che il presidente USA
non ha compreso subito che Giuseppi è passato da un governo ad un altro di segno opposto e potenzialmente avversario degli USA.
Chi cita quel tweet come prova dell'amicizia tra Trump e Giuseppi mente o non ha capito niente, tertium non datur.

Anche sulla stampa USA, da oggi, lo scandalo che colpisce l’amministrazione Obama è su tutte le prime pagine.

Ormai è chiaro al pubblico americano che l’amministrazione Obama ha posto in essere una serie di azioni illegali
per cercare di incastrare il Presidente Trump e i suoi uomini.

Il disegno è naufragato per vari motivi, ed ora sta venendo tutto fuori come uno tsunami.

Il caso è esploso e i media non possono insabbiarlo perchè il Direttore della National Desecretion
ha desecretato i nomi dei funzionari dell’amministrazione Obama che, durante la fase di transizione,
hanno commesso crimini a rotta di collo, tentando di incastrare l’elemento forte dell’Amministrazione Trump, e cioè il generale Flynn.

Costoro, su input di Obama, senza procedimento di Legge,
hanno fatto spionaggio illegale ai danni di cittadini americani, costruendo prove false con l’aiuto dell’Fbi.

Il caso è un crescendo e la storia molto lunga e complessa, ma con questa mia sintesi potrà capirla chiunque,
ma solo se si è disposti a leggere almeno per 10/15 minuti di fila mettendoci la testa.

Chi pensa di poter capire tutto in 1 o 2 minuti di lettura en passant, non legga questo articolo.


Il NWO (Nuovo Ordine Mondiale) è quell’insieme di regole e rapporti sociopolitici che noi abbiamo chiamato Globalizzazione,
un’ideologia che ci ha governato per quasi 30 anni, e che era ripartita, dopo lo stop della II° Guerra Mondiale,
dagli anni 70 in poi covando all’interno di certe elite degli Stati Uniti.


Nello sviluppo del NWO, sono stati coinvolti prepotentemente gli ultimi quattro governi Usa prima di Trump nonché tutti gli altri nel Mondo,
interconnessi tra loro da un viluppo di filo di Arianna che se fosse stato ignorato,
avrebbe ghigliottinato qualsiasi carriera politica non allineata al NWO, New World Order.

Per capire perchè il Sistema Globale stia per essere distrutto è necessario masticare un po’ di trame della politica Usa e la sua proiezione nel Mondo.

Il governo Renzi o quello Conte, l’OMS e il Covid 19, il modo di produrre un telefonino e il Pil della Cina,
il petrolio e i convegni apocalittici di Greta Thunberg, i terroristi islamici e i colpi di stato, i migranti e i centri di accoglienza,
insomma tutto dipende dalle trame della politica Usa,
perchè nell’Impero capitalistico creato essenzialmente da massoni, tutte le strade portano a “Roma” (Washington).

Non è facile capire, dato che per anni i media hanno taciuto e manipolato tutto quello che conta e accade,
non facendoci capire nulla
, ma ci proverò per quanto mi è possibile.

Attraverso lo scandalo Russiagate, cioè l’accusa che Trump sarebbe stato eletto grazie a Putin,
si voleva disarcionare il Presidente ostile al NWO, e ciò passava dall’amputazione del suo braccio destro,
nonchè detentore della mentalità strutturata e più forte, anche se non visibile da tutti.

Parlo del generale Flynn, con 33 anni di carriera nell’esercito al top, un carisma indiscusso tra i militari
e alcuni anni alla NSA ( National Security Agency), la struttura spionistica Usa che spia tutto e tutti.

L’inquisitore di Flynn si chiamava Mueller e a sua volta giocava sul filo del rasoio, come tutti,
perchè costui stava cospirando con la Russia, dove anche Putin giocava allo stesso identico gioco (teatrino politico),
recitando due parti in commedia e cospirando, o facendo finta di farlo, con entrambe le due fazioni occidentali.

Mueller era a capo dell’FBI, struttura che dai tempi della guerra fredda costituisce il massimo esercizio di servizi alla Democrazia,
quando una decina di anni fa fu scoperta una grande organizzazione russa.

Essa includeva corruzione e riciclaggio di denaro, per espandere la forza dell’energia nucleare russa sul suolo americano,
attraverso i buoni uffici di Hillary Clinton, la donna più luciferinamente intelligente al Mondo,
da ispirare timori forse pure in George Soros, che a lei preferì Obama nel corso delle celebri primarie del 2008.


Tuttavia Hillary fu la numero 2° dell’Amministrazione Obama e il cortocircuoto 10 anni fa esplose
in enormi questioni di soldi e potere tra le spie russe, alcuni oligarchi, e il Segretario di Stato Hillary Clinton.

Obama fece seppellire tutto in modo che questo affare, noto come l‘uranio russo,
potesse passare al Congresso senza distruggere Hillary, Obama, Soros etc. etc…

I Repubblicani illo tempore dormivano, e se non dormivano leccavano il sederino di Hillary per un pugno di pozzi di petrolio qua e là.

Al tempo filò tutto liscio, ma si misero cadaveri negli armadi e al cimitero, di cui ovviamente tenere a mente nel seguito.

Come hanno svelato in questi mesi nel dark web Q e le email hackerate da Assange nel 2016,
Mueller (capo Fbi) consegnò personalmente l’uranio ai russi su ordine di Hillary,
quindi immaginate come man mano si sia potuta creare una piscina ricolma di merda
in cui sono stati a sguazzare
Obama, Hillary, Bush (Jeb e quindi fratello e padre), McCain Mueller,
McCabe, Rosenstein, Comey e tutto il deep state, cioè l’apparato di potere concreto di servizio alla Democrazia Usa,
in maniera trasversale e inclusiva finanche della Russia di Putin e dell’Europa.

Si è perciò profilata a metà del primo mandato Obama, 10 anni fa,
un’occasione per tutti quegli uomini di potere vittime del NWO
(cioè altri massoni, politici, generali, piccoli banchieri e grandi industriali esautorati negli ultimi 25 anni)
che nel 2016 si sono incarnati in Donald Trump, al quale possiamo pensare come un leader da tutti loro creato in senso di Presidente anti NWO.

Il generale Flynn è il fulcro dell’operazione Trump 2016, infatti fu preso di mira da Obama per primo, anche prima di Bannon,
perché nella squadra del Presidente il generale rappresentava non solo una sorta di leader carismatico dell’esercito più potente al Mondo,
ma colui che conosceva tutti i misfatti Dem o comunque una buona parte di essi,
e che poteva riscontrarli oggettivamente e usarli con rigore militare e finalità politiche letali.

Flynn è odiatissimo dal Deep state, perchè ha esposto l’amministrazione Obama, e quelle di George W. Bush, Bill Clinton e H.W. Bush
all’onta della distruzione di tutto quanto abbiano realizzato in 28 anni, nonchè al pericolo di una damnatio memoriae.

La morte accellerata del sen. McCain in una clinica dalle siringhe compassionevoli,
con la bandiera spiegazzata sulla bara (pena imposta dall’esercito ai traditori non conclamati),
è stata un pugno nello stomaco per i leader del NWO.


Con l’aiuto del Dipartimento di Stato, della CIA, dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia,
i presidenti Usa avevano comandato il Mondo anche fondando e finanziando robe per noi apparentemente assurde,
come l’ISIS, per lanciare un colpo di stato ora in Siria, ora anche in Turchia,
operazioni complesse che si creano nell’arco di architetture di 20 anni di politica, costruendo cose come ONG,
flussi di soldi e persone, carriere politiche, gruppi di terroristi eterodiretti, etc…

Per questo è così centrale nell’Obamagate la figura del generale Michael Flynn,
il quale ha un back ground importante, avendo servito l’esercito in giro per il Mondo,
e avendo prestato servizio nell’amministrazione Obama a capo dell’attività spionistica più strategica e potente: la NSA.


Ma andiamo per gradi.

Flynn era un pezzo molto pesante dell’Esercito e la cooptazione di Obama al Vertice – Obama gli diede la poltrona della Nsa-
fu calcolata per ingessarlo e coinvolgerlo perchè pare sia un tipino di personalità molto difficile da manovrare.

Obama fece un errore e aggravò il problema.

A capo dell’NSA Flynn scoprì le prove che l’Amministrazione Usa negli anni aveva creato, finanziato e armato jihadisti,
i quali poi avrebbero sventolato la bandiera dell’ISIS e compiuto massacri in ogni dove,
ma essendo un uomo della Patria avrebbe dovuto obbedire, tacere e servire la Bandiera, cose che in effetti fece,
ma l’ultima parte, quella dal risvolto sentimentale e non necessariamente egoistico razionale, a modo suo.


Un generale Usa prende decisioni che fanno rientrare ragazzi di 25 anni a casa nei sacchi di plastica,
quindi contempla il dovere di essere eroe, anche nel suo personale caso, un aspetto evidentemente non previsto dalle elite salottiera.

Capirete presto che Flynn ha agito da politico consumato e calcolatore di rischi e benefici, ma anche da eroe che non ha paura di niente e nessuno.

Occorre sapere che il grosso dei traffici tra USA e Jihadisti (mussulmani deviati) si sono svolti in Turchia e in Giordania.

Con l’aiuto della CIA, della NATO e dei Media, Obama cercò di rovesciare Assad in Siria,
e ce l’avrebbe fatta se il direttore dell’Intelligence della Difesa, cioè illo tempore il generale Flynn,
non si fosse messo di traverso svelando il suo particolare modo di servire la Bandiera.


Flynn fu ovviamente punito, espulso dall’amministrazione Obama e infangato dai Media,
e sarebbe stato un pensionato se non fosse, che il generale, non aveva voglia di andare a pescare.

Il generale Flynn, da pensionato, si mise a fare strategia politica e gruppo con altri personaggi marginalizzati dal NWO,
tra cui il temutissimo Rudolph Giuliani, banchieri di secondo piano ma cervello fino, come Steve Bannon, e l’istrionico Donald Trump,
un comunicatore dal carisma popolare su cui si poggia l’operazione Make America Great Again, concepita, dicono, dal generale Michael Flynn.

Da questo gruppo qui, e ovviamente da altri personaggi che non sto a citare, originano follie geniali,
come ad esempio l’America che avrebbe dovuto sostenere la Turchia di Erdogan.

Dobbiamo capire perchè, e la cosa riguarda pure l’Italia.

La Turchia è strategica perchè è la patria di un tale Gulen, nemico giurato di Erdogan.

Erdogan ha vinto per ora la sua battaglia contro il NWO, facendosi un colpo di stato finto,
con cui ha poi potuto massacrare i complottisti veri in opera da anni dietro input di Gulen,
cioè un bel piattino che Soros, Obama e in primis Hillary gli avevano preparato per desovranizzare la Turchia
e portarla in Europa ad obbedire al fagocitante blob UE.

Le relazioni tra i Bush, Hillary e i Re Sauditi, rivali della Turchia nella partnership agli Usa ai fini di gestire il Mondo Mussulmano,
sono cruciali per capire l’intreccio in Medioriente.

Ma ecco che scende in campo il Bruce Willis che non ti aspetti, perchè Flynn ha svelato e neutralizzato
la più potente cellula terroristica dormiente del mondo (forte di finanziamenti per 20 miliardi di dollari), ben più potente dell’Isis.


Mi riferisco al fantomatico Gulen, un burattino della Cia comandata dai Dem di area Liberal.

Giova sapere che la madrina di tutto fu Hillary Clinton, la quale non solo manipolava il marito Presidente, ma soprattutto i Servizi della Cia.

Hillary, che accanto aveva un certo Soros in gara a chi ne sapeva una in più del Diavolo,
comprendeva molto bene che Gulen era un ‘corsaro’ sfigato e ricercato per attività terroristiche in Turchia e in altri Paesi,
e per questo a fine anni 90 se lo portò in America intuendone il potenziale come pedina geopolitica.

Nei fatti lo mise in squadra, prima di farsi eleggere senatrice al termine della presidenza Bill Clinton.

Per rendervi l’idea Gulen possiede scuole charter di aerei degli Stati Uniti, quelle in cui i kamikaze dell’11 settembre 2001
si erano addestrati per compiere le prodezze sanguinarie alle Torri Gemelle d
i cui sappiamo a New York. Guarda tu le “combinazioni”!

Ma la rete di Gulen è nota perchè anni dopo fu esecutrice della portentosa Primavera araba che squassò Africa e il Medio Oriente,
con colpi di stato a gò gò e crisi migratoria attuata dalle Ong, di cui pure sappiamo noi durante gli anni di Obama
e del nostro compassionevole PD, una congrega di pedine manipolate dai Dem Usa,
che li consegnarono alla Merkel per esigenze di ordine, come tutti sappiamo.

Hillary in quegli anni ha generato la Primavera araba, poichè la rete di Gulen, come ha ben spiegato Flynn,
era tutta roba sua dedita a colpi di Stato più o meno cruenti.


La rete negli anni fu protetta trasversalmente e usata dalla seconda linee dell’Amministrazione Bush (Rumsfield e Cheeney su tutti)
prima che Obama diventasse presidente, e Hillary, da Segretario di Stato ( ministro Esteri Usa)
mettesse tutto a reddito politico incasinando e insanguinando il Mondo.

In questa fase Obama e Hillary cozzarono con un unico grande avversario inaspettato, che un bel po’ li contenne: il generale Flynn.

Per vendicarsi, e per neutralizzare la minaccia di Flynn, la Casa Bianca di Obama
lanciò una campagna di fughe di notizie mediatiche per distruggere il generale ‘complottista’ sei mesi prima della nomina di Mueller,
che ovviamente fu un ‘cameriere’ di Obama.

Poi però, al termine degli 8 anni di Obama ci fu il boom Brexit seguito dalle elezioni di Trump, e le cose girarono un po’ male per i Dem Usa.

I Democratici sembrarono molto abili a imbrigliare il Regno Unito e quando Trump fu appena eletto, anche lui.

In America dopo aver silurato un cervello elettorale come Bannon, ex capo strategist della Casa Bianca,
i Dem attraverso il Deep state disarcionarono Trump dalla politica estera,
facendo apparentemente fuori il suo cavallo migliore, Flynn, la furia dell’Esercito,
facendo leva su una presunta ambizione di Pence, il vice presidente, che si prestò al gioco per tranquillizzare i nemici.

Oggi sappiamo che fu tutto un teatrino, perchè Bannon e Flynn sono sempre rimasti in squadra con Trump,
e il loro passo indietro, con offese reciproche sguaiate, fu una finta necessaria per poter oggi fare due passi avanti con il coltello tra i denti
,
mentre i Dem piangono, scappano e cercano di ribaltare tutto giocandosi il tutto per tutto con un avvelenamento dei pozzi.

Il prode Donald è un cavaliere senza macchia e senza paura,
ma se fosse stato senza cavallo silurando realmente Flynn, sarebbe andato molto poco avanti.

Tuttavia Trump finse di silurare il suo cavallo giocando a far credere che Pence fosse un traditore nei suoi confronti.

In realtà da pochi mesi, il generale è tornato visibilmente alla Casa bianca a dare ordini al Deep state
con Guantanamo ripristinata come viaggio “premio” spauracchio per funzionari fiancheggiatori di terroristi.

Il panico a Washington è veramente scoppiato, tanto che i Dem e i banchieri hanno ceduto di schianto consegnando le chiavi della Fed a Trump,
con tanto di mafiosi khazariani illuminati in difesa, tremolanti e smarriti, anche perchè la pantomima di sangue del covid 19
avrebbe dovuto sortire ben altri effetti, a quanto avevano spiegato le loro intelligenze sin da ottobre 2019 a New York.


Giova riconsiderare che la campagna diffamatoria contro Flynn partì nel 2017
e costrinse il generale a dimettersi dall’incarico di consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump,
tra i sogghigni dei leader Dem, che perpetrarono negli errori inguauandosi sempre di più.

Mueller era alle calcagna di Flynn e usò la sua autorità per inventare prima il “Turk’s Gate” ,
e poi con lo stesso schema, l’anno dopo, il “Russia’s Gate”, persuadendo Obama e Hillary di potersi mangiare Trump,
pigiando il ventre molle apparente dell’Amministrazione Trump.

Pence, il vice di Trump, è uomo della lobby delle armi e dell’Esercito, a cui l’asso di bastoni della famiglia Rothschild in persona
aveva promesso 6 anni di presidenza se lui avesse eliminato Flynn e poi Trump, sullo schema tipo di Lyndon Jonhson
(i Repubblicani obbedivano ai Rockefeller e nel 1964 candidarono Goldwater come sicuro perdente).

Come ho detto è stato un teatrino perchè sembrava che Pence avesse avuto interesse a giocare sporco
per prendere il posto di un Trump deposto, ma sul più bello per i Dem,
Pence ha dimostrato di essere molto peggio di un politico leale a Trump, cioè un uomo di Flynn!

In realtà non era stato Pence a silurare Flynn, ma Flynn a dire a Pence e Trump di farlo,
simulando uno sfondamento avvenuto in favore Dem per poi scatenare contro un avvolgimento a tenaglia
(manovra insegnata da Annibale ai romani che la appresero a loro danno, e quindi poi a tutti i generali del Mondo).

Muller aveva accusato nel 2017 Flynn di essere coinvolto in una cospirazione
per il rapimento di Fetullah Gulen e il suo ritorno in patria con una tangente di 15 milioni.

Mueller era l’uomo di Obama che aveva ripulito i registri dei collegamenti terroristici con i musulmani e Obama/Hillary.

Allo stesso modo l’FBI di Mueller aveva protetto la posizione della rete di Gulen per distruggere i rapporti di denuncia di Michael Flynn.

In conclusione, l’Amministrazione Trump ha sbaragliato l’esercito Dem e lo sta stritolando con un attacco a tenaglia
usando tutti gli scheletri negli armadi, in primis la congiura contro Trump mediante Pence ( Russiagate) che inguaia Barack Obama dalla testa fino ai piedi.

Trump e la sua squadra hanno l’Occidente in pugno scatenando l’Obamagate e in alleanza stile 2° Guerra Mondiale, con Regno Unito e Russia,
stanno distruggendo a picconate il Nuovo Ordine Mondiale e la sua creazione Pivot della Globalizzazione, cioè l’Unione Europea.

Inutile dirvi che il Pd e figure Obamiane e Merkeliane come Renzi e Gentiloni rischiano di finire la carriera politica come carne da cannone.

Secondo alcuni tutto ciò è perchè degli esseri di luce vincono su quelli delle tenebre, il bene vince sul male, Dio c’è ed è più forte di Satana.

Non saprei, ma per me, un cattolico liberale, alla fine di ogni storia irrompe dall’alto la manifestazione della Divina Provvidenza,
che ispira l’Innominato, scatena la Peste, uccide Don Rodrigo, che muore rantolando tra le sofferenze dei suoi bubboni,
e permette a Renzo e Lucia di uscire dal Lazzaretto per fare quello che vogliono della loro vita.

Alessandro Manzoni docet.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahah 250 articoli, 500 pagine, poverino......


Il Consiglio dei ministri c'è stato, la conferenza stampa in diretta tv del premier pure.
A questo punto manca solo il decreto Aprile-Maggio-Rilancio.

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Approvato con l'ormai consueta formula «salvo intese», cioè per titoli ancora vuoti,
il mega provvedimento da 55 miliardi che dovrebbe distribuire sussidi e contributi a mezza Italia è ancora da scrivere.

E l'impresa non è facile: al Quirinale, dove il capo dello Stato deve firmarlo per consentire poi la pubblicazione in Gazzetta ufficiale,
è stato comunicato che potrebbe - ma il condizionale è d'obbligo - arrivare «nel week end», quindi sabato o più probabilmente domenica.


La procedura non è nuova, e al Colle sono ormai abituati alle lunghe attese di provvedimenti già annunciati in lungo e largo sui media.

Del resto Giuseppe Conte sapeva di non poter traccheggiare oltre:

«Stiamo facendo una figuraccia epocale, non possiamo rinviare ancora»,

è stato il pressing dei ministri Pd, Dario Franceschini in testa.

Che hanno anche ottenuto il risultato di evitare un ennesimo Dpcm:
il premier ha promesso, mercoledì sera, che le regole e procedure per le nuove riaperture
e la «prudente» uscita dalla reclusione del lockdown saranno definite attraverso un «normale» decreto legge,
che il Parlamento potrà esaminare, votare e - nel caso - modificare.

In verità, fino all'ultimo, il premier aveva continuato a difendere la bontà di uno strumento «più agile e rapido»,
ma le proteste dell'opposizione e la resistenza della sua stessa maggioranza, oltre alle critiche di molti giuristi, lo hanno spinto a più miti consigli.

E questo gli ha offerto il destro per annullare la sua «informativa» alle Camere,
che era stata richiesta per prima da Maria Elena Boschi per conto di Italia viva,
ed era già informalmente prevista per oggi a Montecitorio, tanto che a tutti i parlamentari di maggioranza
era arrivato un messaggio per richiamarli alla presenza in aula.


Ipotesi svanita ieri: visto che il decreto sulle riaperture «differenziate» arriverà comunque all'esame delle Camere,
la presenza del premier in aula è, si spiega da Palazzo Chigi, diventata superflua.

Anche perché la speranza del governo è quella di riuscire ad accelerare:
negli auspici, il Consiglio dei ministri per licenziare questo nuovo testo dovrebbe tenersi già oggi (ma anche qui il condizionale è d'obbligo),
subito dopo un vertice con le Regioni cui, oltre al ministro della Salute Speranza, dovrebbe partecipare anche il premier.

Intanto, nel testo - ancora in via di scrittura - del mega-decreto Rilancio resta il giallo dello stato di emergenza.

Nelle bozze, all'articolo 16, compariva un testo che sembrava lasciar intendere che lo stato di emergenza,
e i relativi maggiori poteri del premier, sarebbero stati estesi per altri sei mesi dalla scadenza di luglio, ovvero addirittura fino al gennaio del 2021.


Un'ipotesi che aveva fatto insorgere non solo le opposizioni, ma anche molti costituzionalisti:

«O il governo ha elementi così prepotenti e solidi da motivare questa proroga, oppure questa scelta non si spiega»,
denunciava il professor Francesco Clementi.

«Se ci sono ragioni, vengano spiegate in Parlamento, altrimenti si eviti di inserirlo nel decreto».

I tecnici che avevano lavorato sul testo spiegavano che quell'articolo 16 era ufficialmente mirato
a prorogare solo alcuni stati di emergenza localizzati già in vigore (per terremoti o eventi climatici)
e non quello nazionale sul Covid, ma con l'intento di lasciare aperto uno spiraglio alla proroga.

Nella maggioranza però sarebbe scattata la resistenza, nel Pd ma anche nei Cinque Stelle,
sempre più critici verso un premier «ostaggio dei Dem», che li ha costretti ad una imbarazzante resa
sulla regolarizzazione dei migranti e che, grazie all'emergenza virus, ha allargato a dismisura i propri poteri.

Dunque l'articolo 16 sullo stato di emergenza, assicura un ministro Pd, è in via di correzione:
«Era scritto male. Riguarda solo le Regioni e le contabilità speciali, nel nuovo testo sarà chiaro».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non bisogna aver conseguito il Nobel per la medicina per comprendere che oramai siamo fuori dall’emergenza sanitaria.

Checché ne dicano i novelli Savonarola del Comitato tecnico-scientifico,
i quali ci ricordano con cadenza ossessiva che tutti dovremmo prima o poi morire,
i dati aggiornati della pandemia non sembrano dare adito a dubbi.

Dai primi di aprile i principali ospedali del Paese non ricoverano alcun paziente nei reparti di terapia intensiva
e il numero complessivo degli ospedalizzati con sintomi gravi risulta in rapido dissolvimento.

Tutto questo a quasi due settimane dall’avvio della cosiddetta “Fase 2”,
che secondo molti di questi cervelloni avrebbe potuto causare un’altra ecatombe di decessi.

Ma, come ognuno di noi può tranquillamente sperimentare nell’ambito della propria comunità, nulla di quanto paventato è accaduto.
I mefitici podisti e/o semplici passeggiatori si sono riversati in massa nei parchi pubblici della propria città,
con o senza mascherina, e non si è verificato il temuto Armageddon.

Ciononostante molti, forse troppi sindaci sceriffi hanno continuato a sigillare panchine,
tavoli e altalene come se si trattasse di elementi radioattivi.

Mentre gli appartenenti alle varie forze di polizia, volenti o nolenti, hanno proseguito
con una preoccupante intensità la loro opera repressiva a colpi di multe salatissime.


Ma al di là dei tanti episodi inquietanti che segnalano una sorta di impazzimento istituzionale
– come quello capitato ad un signore sanzionato pesantemente reo di aver bevuto un caffè
da asporto troppo vicino al bar in cui lo aveva acquistato – se tanto mi dà tanto non c’è da essere molto ottimisti per la ripartenza del Paese,
principalmente dal lato fondamentale dell’economia.

E per quanto una buona metà degli italiani vivano da decenni, con relativa comodità,
sotto l’ombrello protettivo della spesa pubblica, se non ci diamo molto presto una raddrizzata,
nessuno potrà più nemmeno sognarsi di mantenere l’attuale tenore di vita.

Se il Governo, alias Comitato di salute pubblica, insisterà nella linea folle fondata su un evidente eccesso di precauzioni,
con tutta una serie di misure tese in sostanza a paralizzare l’attività dei settori produttivi,
il sistema nel suo complesso è destinato in breve tempo a precipitare nel sottosviluppo.

Nel guazzabuglio politico di una maggioranza divisa su tutto e incapace di uno straccio di visione strategica,
in un caos aggravato da una inverosimile, elefantiaca sovrastruttura composta da task force e commissioni di ogni genere,
non possono che generarsi altre mostruosità normative, sempre col crisma dell’emergenza nazionale,
con effetti deflagranti per l’economia italiana, già profondamente provata dal più insensato lockdown d’Europa.


Già si sentono riecheggiare nei palazzi che contano le linee guida di un futuro economico e sociale del Paese che dovrebbe già terrorizzarci.

Distanziamenti perenni, ristoranti, bar e stabilimenti balneari suddivisi in cellette di plexiglass,
mascherine e guanti che diventano quasi una appendice corporea, sanificazione metodica di ogni superficie,
termoscanner per la febbre e ogni tipo di marchingegno elettronico per controllare i possibili infetti.

Il tutto sovrastato da uno spietato regime sanitario di polizia che da transitorio tenderà a divenire stabile per il nostro bene.


Forse sono troppo pessimista, ma in tutta onestà non riesco proprio ad intravedere gli anticorpi politici e sociali
in grado al momento di contrastare la dilagante avanzata, malgrado l’evidente ritirata del Covid-19,
di un integralismo sanitario che nessuna persona di buon senso avrebbe mai potuto auspicare.

Un integralismo che, anche in virtù di una efficace opera di comunicazione terrorizzante,
è riuscito in un lampo a paralizzare un sistema avanzato di 60 milioni di abitanti.


Ma il peggio, con questa gente al timone, deve ancora venire.
 

Val

Torniamo alla LIRA
E nessuna tv ha ancora parlato di un solo suicidio sui tanti verificatosi in queste settimane.

Ed eccoci anche oggi, purtroppo, a dover dare notizia di un altro suicidio,
l’ennesimo sa quando è iniziato il lockdown, e che ha come sfortunato protagonista un piccolo imprenditore.

Si è infatti tolto la vita dentro il suo bar e sala giochi un uomo di 51 anni di Santa Croce, in provincia di Ragusa.

Era molto conosciuto a Santa Croce anche nell’ambiente sportivo,
per la sua generosità nel promuovere le giovanili di calcio.

La scoperta è stata fatta stamani e ha lasciato increduli quanti lo conoscevano, come riporta il giornale locale Corriere di Ragusa.
 

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