MA LE LENTICCHIE CHE HO MANGIATO A CAPODANNO, ESATTAMENTE QUANDO INIZIANO A FARE EFFETTO? (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Diletttanti. Incompetenti. Arruffoni. Pavoni. Impreparati. Ignoranti.
Volete aggiungere qualche altro aggettivo ?

A poche ore dalla nuova fase di riapertura (lunedì 18 maggio), quella che riguarda ristoranti, bar, negozi
ed altri esercizi commerciali rimasti sino ad ora chiusi e gravemente danneggiati dalla crisi economica scatenata dall'emergenza Coronavirus,
comincia a salire sempre più la tensione dal momento che il Dpcm tanto atteso
e promesso in conferenza stampa dal premier Giuseppe Conte non è ancora arrivato.


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Ieri sera, poco dopo la diretta da Palazzo Chigi, si erano subito registrati i primi malumori,
che aveno portato il presidente del Consiglio ad affrontare una lunga trattativa durata fino alle 4 del mattino
con i presidenti delle Regioni scontenti delle decisioni del governo.

Nonostante la trapelata notizia del raggiungimento di un accordo,
al momento il tanto discusso Dpcm non è stato emanato, ed i governatori sono ancora in attesa.

Le disposizioni delle Regioni sono pronte, ma senza le linee guida del governo non è possibile andare avanti.

"L'ordinanza è pronta. Manca solo la mia firma, che sarà messa appena ricevuto il Dpcm di Conte",

ha scritto un'ora fa il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana sulla propria pagina Facebook.

"Dopo una lunghissima trattativa, terminata alle 3.15 di ieri notte, le Regioni, unite e compatte,
hanno ottenuto che le linee d'indirizzo da loro proposte fossero parte integrante del Dpcm del Governo,
per evitare contrasti interpretativi con quelle nazionali.
Ma soprattutto per rendere più chiare per i cittadini le regole cui fare riferimento.
C’era una sovrapposizione di norme che non avrebbe consentito agli operatori di riprendere le attività.
Con le linee guida dell'Inail nessuno sarebbe riuscito a ripartire.
Intanto, fiducioso che da Roma finalmente arrivi il testo approvato,
pubblico le linee guida proposte dalle Regioni che il Governo si è impegnato a recepire nel testo del suo decreto".

“Stiamo ancora aspettando il Dpcm sulle regole su cui abbiamo lavorato per tutta la notte.
Regole che i cittadini, gli esercenti, gli artigiani, possano comprendere e applicare, altrimenti si trasforma in una falsa partenza”,

ha dichiarato invece il governatore della Liguria Giovanni Toti, durante il suo intervento a "Mezz’ora in più".

In attesa anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia:

"Ieri avevo detto che non firmavo la nuova ordinanza, perché volevo vedere il Dpcm.
Oggi vi dico che l’ordinanza l’ho scritta, manca solo la mia firma", ha esordito, come riportato da "Huffington post".

"Aspetto solo, in via prudenziale, siccome abbiamo a che fare con Roma, e ci sono sempre sorprese, di vedere il testo.
Nel giro di qualche ora è annunciato. A me basta solo mettere la firma, non c’è più niente da scrivere ".

"Voglio correggere un’informazione che è girata in queste ore sugli organi d’informazione sull’accordo raggiunto tra Regioni e Stato:
la Campania non è d’accordo, non ha firmato nessun accordo", ha voluto precisare il governatore Vincenzo De Luca.

"Io ritengo che su alcune norme di sicurezza generale debba pronunciarsi il Ministero della Salute.
Poi è chiaro che è necessaria una flessibilità regionale, ma sulle norme fondamentali non è possibile che il Ministero della Salute
e il Governo scarichino opportunisticamente le decisioni sulle Regioni, questo non è accettabile", ha concluso.

"La mia ordinanza è comunque pronta per la firma ed estende come avevo promesso il più possibile l’esercizio delle attività,
forti delle attuali condizioni sanitarie nella nostra Isola. Su questo punto, Roma ha dovuto ascoltarci.
Per evitare spiacevoli sorprese (fidarsi è bene ma...) aspettiamo comunque di confrontarci con le disposizioni nazionali",

ha dichiarato ieri sera sul proprio profilo Facebook anche il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci.

Al momento, dunque, ancora attesa.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La Fiat Chrysler ha sede legale nel regno Unito e fiscale nei Paesi Bassi.

Una società italo americana, che ha dismesso il Centro Stile Fiat, che ha dismesso Arese,
ha ridotto Lancia, marchio che fino a 20 anni fa regnava nei rally ad un assemblatore di brutte auto USA,
ora chiede al Governo 6,3 miliardi di garanzie su di un prestito triennale di Intesa San Paolo per “Gli Stabilimenti Italiani”.


Fiat era nota per la famosa politica per cui “Le perdite sono pubbliche, gli utili privati”, ma,
negli anni d’oro del marchio torinese, questo aveva veramente garantito una crescita occupazione
ed anche tecnologica, prima del “Grande saccheggio” dei vari Romiti prima ,
Marchionne dopo e della gestione “Americana” adesso la riducessero ad una sorta di linea di assemblaggio.

La società che con Magneti Marelli ha inventato il common rail, che con la Panda 4X4 aveva creato il fuoristrada per tutti,
che aveva fior di stilisti, che con COMAU si costruiva da sola le linee di montaggio,
oggi si trova a dover implorare un accordo con Tesla perchè non ci sono motori e modelli ibridi o elettrici in svluppo.

Questa società ora chiede, ed ottiene, da “Zerbino” Conte, 6,4 miliardi di garanzia per il proprio prestito, perchè “La società è italiana“.


No, caro “Giuseppi”, la società NON è più italiana, non lo è più di quanto lo sia Google o Amazon.

la Società è Olandese ed Inglese.

Di italiano è rimasto ben poco, se non la parziale proprietà di Exor, cosa agli italiani interessa ben poco.

Gli stabilimenti sono ormai solo una specie di “Ostaggi” in Italia, utili per chiedere soldi e sovvenzioni.

Un buon governo non accetterebbe senza fiatare di firmare il conto presentato da FCA,
ma chiederebbe investimenti non solo in fabbriche cacciavite, oggi aperte e domani chiuse,
ma in CENTRI DI RICERCA E DI INNOVAZIONE e nel ritorno delle sedi amministrative e fiscali a Torino.

Perchè è troppo facile sputare sullo stadio quando chiede le tasse, e poi chiedere le garanzie per i prestiti.

Conte ha già calato le braghe, ed è uno dei motivi per cui dovrebbe andarsene domani.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Alla fine il governo ha ammesso che i ristoranti potranno aprire dal 18,
ma rispettando una serie di misure che rendono la loro apertura un bel problema.

Facciamo un esempio:

  • un metro fra cliente, tranne “Barriere” anti droplets;
  • igienizzanti ovunque;
  • bagni puliti più volte al giorno;
  • basta oliere o saliere condivise fra più tavoli, spinta perso i monodose;
  • controlli periodici da INAIL ed ASL con sanzioni pesanti;
  • forti ricambi d’aria, divieto di utilizzare condizionatori con riciclo;
  • invito ad utilizzare gli spazi esterni
Cosa comportano queste norme per i ristoratori ?

  • in città la caduta verticale nel numero dei coperti, che possono ridursi alla metà ad un terzo;
  • una serie di norme molto complesse di non facile attuazione;
  • la possibilità di essere chiusi per un periodo dai 5 al 20 giorni in caso di inadempimento;
  • se in città, pagare più denari ai comuni per l’occupazione suolo pubblico.
  • Inoltre una parte dei coperti viene ad essere alla mercé del tempo atmosferico;
Almeno in città c’è l’illusione di poter integrare con la consegna a domicilio o con il ritiro in ristorante,
ma il secondo non è particolarmente gradito, il primo mette il ristoratore nelle mani delle piattaforme di delivery,
che,essendo delle pure sanguisughe, ricaricano dal 33% al 42%.

Inoltre, se l’incasso è fatto dal servizio di consegna terzo, ci sono spesso dei problemi di pagamento
perchè questo non paga immediatamente, ma con un certo ritardo.

Quindi abbiamo questi problemi con la consegna:
  • le alte percentuali richieste dalle piattaforme;
  • problemi di carattere finanziario;
  • non adatto se si è in una posizione periferica o in campagna;
  • produce una montagna di rifiuti (sono tutte confezioni usa e getta);
  • problemi con la qualità del prodotto;
  • i ragazzi che effettuano il trasporto non sempre rispettano le norme igieniche per i loro contenitori.
Insomma, un bel pasticcio.

Alla fine c’è tutta questa convenienza a riaprire?

La riapertura , a quali condizioni?

Vissani, in un interessante video che vi proponiamo al termine afferma senza problemi che lui
NON ha interesse a riaprire e che non intende farlo sino a che non sia stata completamente superata questa situazione,
nonostante sia chiuso da mesi.

Altri riapriranno, ma licenziando in toto il personale, come da nostre notizie dirette, ed utilizzando solo i famigliari.

Poi, francamente, chi ha voglia di mangiare fuori dopo questo periodo e, soprattutto,
senza quella allegra convivialità che caratterizzava i ristoranti e le osterie?

Il rischio per chi riapre è quello da un lato di andare subito in perdita e, dall’altro, anche di rovinarsi il nome.

Che Fare?

Vissani afferma che il governo dovrebbe sovvenzionare, ma fino a quando?

Un palliativo potrebbe essere l’azzeramento della tassa i occupazione suolo pubblico,
soprattutto per le aree pedonali, ma questo sarebbe solo un palliativo.

Poi bisogna farla tornare la gente al ristorante: chi vuole entrarci con la mascherina?

Magari una bella idea potrebbe essere un “Buono pasto” anticipato, una forma di sovvenzionamento al consumo esterno,
magari incentivato da una forma di defiscalizzazione.

Un bel problema che farà saltare centinaia di migliaia di posti di lavoro e rischia di mettere in ginocchio un’eccellenza italiana: il mangiare bene.

Due Video di Vissani

il primo con Giacalone e Marta Fana


Il secondo un’intervista a più mani a RadioRadio

 

Val

Torniamo alla LIRA
SCAN (Seattle Coronavirus Assessment Network) è un progetto, sponsorizzato dalla Fondazione Bill & Melinda Gates,
con il quale ci si poneva l’obbietivo di valutare la diffusione del COVID-19 nell’area di Seattle.

A chi ne faceva richiesta viene mandato un Kit per un prelievo che poi, rispedito indietro,
sarebbe stato testato per scoprire se la persona aveva il Covid-19 oppure no.

Apparentemente un bel programma, ma qualcosa non deve aver funzionato:

la Food And Drug Administration ha dato ordine di fermare immediatamente il programma
e di rinviare indietro i campioni ed i risultati a chi li aveva inviati .

Il motivo, ufficialmente , è che la FDA sta preparando nuove linee guida per i kit di test da fare a casa, ma , in realtà, ci sarebbe qualcosa di più

SCAN era in attesa di una autorizzazione ad operare in emergenza da parte della FED ,
ma la finalità del programma non era chiaro: la comunicazione era relativa ad un programma “Di sorveglianza”,
quindi di carattere generale e statistico con il quale si dovevano acquisire delle informazioni generali
e non personalizzate sulla diffusione del virus, ma poi prevedeva che i risultati fossero anche restituiti al mittente,
trasformandolo quindi in un programma di carattere diagnostico, e rendendolo quindi molto più impattante

Tra l’altro, in questo modo, si legavano i dati con le persone che li avevano inviati.

Solitamente inoltre i dati per questo tipo di test non vengono comunicati al paziente, ma, per ovvi motivi, al suo medico curante.


La FDA quindi sta dando una stretta sui vari programmi diagnostici, e non guarda tanto in faccia, fortunatamente, a chi sia lo sponsor.

Recentemente ha fatto messo in forte dubbio il programma della Abbott laboratories
per la rilevazione della positività al COVID-19, a causa della scarsa efficacia del test stesso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Con Tarro ci sono riusciti.

Lo hanno insultato ed infangato in tutti i modi.

Nonostante il professore messinese sia stato allievo di Sabin e abbia avuto in passato grandi meriti nella cura del colera,
virologi da passerella e tecnoscienziati governativi lo hanno fatto passare per un incompetente.



Ci hanno provato anche col prof. De Donno, ma non ci sono riusciti.

La cura del plasma funziona ed è stata utilizzata – quantomeno finora – con risultati a dir poco straordinari.
Merito di Mantova e Pavia.

Ora il nuovo mantra del governo e dei tecnoscienziati è:
non ci sarà un pieno ritorno alla libertà fin quando non vi saranno dosi vaccinali sufficienti per tutti
(Conte lo ha anche detto stasera in conferenza stampa).

Il che vuol dire che l’uso politico del terrore consentirà per almeno un altro anno
la sopravvivenza del governo e delle task-force, almeno fino alla diffusione del vaccino.

Perchè insistere sulla paura e sul terrore?

Un terrore ingiustificato, come ingiustificata è la proroga dello “stato di emergenza” di altri sei mesi.

Rispetto al 20 febbraio, oggi abbiamo quasi il triplo di posti letto in terapia intensiva,
il triplo di respiratori polmonari e una cura molto efficace attraverso il plasma.

Non capisco perché non possa esserci ridata la libertà.
Non capisco perché smaterializzare e digitalizzare rapporti personali e metodi di lavoro.
Non capisco perché telematizzare scuola e università.
Non capisco perché criminalizzare il contatto tra esseri umani.
Non capisco il perché di protocolli folli e demenziali per la riapertura di ristoranti, bar, parrucchieri, stabilimenti balneari etc.


Virus è potere.

E come tale garantisce la possibilità di controllare cittadini e imprese,
circostanza che in un momento normale sarebbe stata inimmaginabile.

Ma non solo.

Il virus, la paura e lo stato di emergenza permanente consentiranno al governo di fare riforme che, in tempi normali, il Paese non avrebbe mai accettato.

La decretazione d’urgenza, che finora è stata utilizzata per l’emergenza,
da ora in avanti verrà utilizzata per le famose riforme strutturali (contro il popolo e i suoi diritti).

Insomma, governo e task-force profitteranno dell’emergenza per imporre le famigerate riforme:

verde e digitale le parole di Conte di ieri sera,
che sostanzialmente vogliono dire smaterializzazione dei rapporti umani
e continue complicazioni alla vita di cittadini e imprese.

Il prossimo attacco sarà al denaro contante;
quale migliore occasione per ridurne l’utilizzo attraverso la bufala che il virus si diffonde sulle banconote?

Faranno anche questo.


Ma voi applaudirete.

Come avete sempre applaudito tutto ciò che vi ha ridotti in schiavitù.
 

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