MA LE LENTICCHIE CHE HO MANGIATO A CAPODANNO, ESATTAMENTE QUANDO INIZIANO A FARE EFFETTO? (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
:mumble:
... visto che per adesso, complice il lockdown, hanno fatto effetto solo i panettoni :cry:
Buona settimana a tutti :)
Ancora un giretto in Islanda :)

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iulius

Forumer storico
Fintanto che adoperi la mascherina le lenticchie non faranno mai effetto....
per impedimento dell' uscita :DD:
 

Val

Torniamo alla LIRA
Volete sapere quante task force hanno preso queste decisioni ? .........UNA

La Svizzera continua ad accelerare.

A due settimane dalle prime riaperture, per oggi sono in programma ulteriori novità
che riguarderanno anche i frontalieri occupati in alcuni importanti settori come il commercio, la ristorazione e l’istruzione.

I ristoranti e i bar potranno tornare ad accogliere i clienti da oggi, insieme a musei e biblioteche.

Ma non solo: il governo ha confermato il via libera alla riapertura dei negozi, dei mercati e delle scuole dell’obbligo.

Come spiegato dall’esecutivo federale, la sequenza delle singole fasi di apertura si fonda su un’analisi dei rischi.

Il settore della ristorazione aveva manifestato un profondo malumore per non essere stato, fino all’ultima seduta del governo,
menzionato nella strategia di riaperture graduale del governo.

Oggi, quindi, i ristoranti potranno riaprire i battenti, ma nel rispetto di severe condizioni.

In una prima fase è ammesso il servizio al tavolo, dove siederanno al massimo quattro persone o due genitori accompagnati dai propri figli.

Tutti gli ospiti devono essere seduti e tra i diversi tavoli deve essere mantenuta una distanza di due metri, oppure servono apposti elementi di separazione.

In un primo momento si era anche ipotizzata la raccolta dei dati relativi ai clienti e la loro conservazione per due settimane,
in modo da tracciare eventuali contagi nel periodo di possibile incubazione della malattia.

Ma questa norma non è stata confermata, soprattutto per questioni di privacy.

Riaprono le scuole dell’obbligo.

Per poter rispettare la regola del distanziamento sociale, in Bregaglia gli alunni da oggi
entreranno e usciranno dagli edifici scolastici in orari leggermente diversi da quelli precedenti e a gruppetti di due o quattro.

Anche l’intervallo sarà fatto in vari orari.

I banchi saranno disposti in modo che gli scolari siano più distanti l’uno dall’altro.

Ma c’è anche chi lavora da quindici giorni. I parrucchieri, ad esempio, sono ripartiti due settimane fa.

All’ingresso dei saloni c’è il disinfettante per le mani e sia gli operatori, sia i clienti indossano la mascherina.

Si lavora con i guanti, ma tutto sommato non ci sono eccessivi disagi e grazie alle prenotazioni si evitano contatti fra i clienti.

Nelle prime settimane c’è stata la fila per taglio, piega e tutto il resto.

Il Consiglio federale deciderà sugli ulteriori allentamenti nella seduta del 27 maggio prossimo
e nel complesso nella Confederazione emerge fiducia nella ripresa.

Si prevede un’estate difficile, invece, per i rifugi alpini.

Come riferisce Swissinfo, chi vuole entrare nelle capanne
– termine usato per indicare, nella Svizzera italiana, quelli che nel Belpaese vengono chiamati rifugi -
deve munirsi di mascherina, disinfettante e sacco a pelo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
31 marzo 2020.
Il Consiglio federale intende avvalersi degli scienziati attivi in Svizzera per trovare il miglior approccio alla pandemia di coronavirus.

Per questo ha deciso di istituire una task force consultiva composta di ricercatori provenienti dall'intero panorama universitario.

Diretta da Matthias Egger, presidente del Consiglio nazionale della ricerca del FNS,
la "Swiss National COVID-19 Task Force" dovrà fornire consulenza al Consiglio federale,
al capo del Dipartimento federale dell'Interno (DFI), Alain Berset, e alle autorità federali e cantonali competenti.

La task force dovrebbe consentire di adottare misure per sviluppare rapidamente prodotti o servizi basati sul know-how scientifico svizzero.

Si occuperà in modo coordinato di diagnosi, cure cliniche e ricerca, si legge in una nota odierna del DFI.

La task force scientifica è stata istituita dal Consiglio federale, dalla Segreteria di Stato per la formazione,
la ricerca e l'innovazione e dall'Ufficio federale della sanità pubblica.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Utopia ? Può essere. Ma con la proposta al punto 2 si torna agli anni 60/70
quando si andava all'Agenzia delle Entrate - A Lecco si chiamava "il palaz di paur -
Il palazzo delle paure. Fissavi appuntamento. Ti siedevi. E trovavi un accordo sulle tasse da pagare.
In Svizzera lo fanno.

Occorrono riforme strutturali che guardino oltre all’indebitamento
.

Lo scenario interno e quello internazionale lasciano facilmente presagire
il rischio di uno sgretolamento sociale ed economico del Paese, che in tempi ravvicinati ne potrebbe minare la tenuta.

È possibile ridurre questo rischio?

Lo è, purché, contestualmente alle misure di emergenza, si scelgano azioni d’avanguardia che sappiano, appunto, guardare “oltre”
e virilizzare stabilmente le libertà individuali.

La politica è a un bivio e prima o poi lo sarà anche il corpo elettorale:
guardare al futuro con gli stessi occhiali del passato, con le medesime ideologie,
con gli stessi schemi economici e sociali, largamente incentrati sulla spesa pubblica improduttiva e sulla centralità dello Stato;
oppure cambiare occhiali e seguire una strada diversa, coraggiosa, che ponga al centro l’individuo e ne potenzi l’energia di impresa.

Se si guarda alla storia, anche recente, senza schemi precostituiti sul piano ideologico, la scelta vien da sé.

Per risalire davvero la china occorre dare alle libertà lo spazio che pretendono
e disporre lo Stato al servizio della loro espansione, non viceversa.


In questa prospettiva, fra le altre azioni, ve ne solo alcune particolarmente urgenti.
Le indico sommariamente.

La prima: ridurre e riqualificare la spesa pubblica.
Il che significa modificare profondamente l’attuale sistema di redistribuzione del reddito,
riducendo la spesa assistenziale e indirizzando parte delle restanti risorse a incentivare la produttività,
così da aumentare l’offerta e creare nuova occupazione.
Seguire, insomma, la strada opposta a quella degli aiuti alla domanda interna,
sorretti da spesa corrente ed elargiti con bonus, sovvenzioni e cose simili.
Interventi, tutti questi, che non hanno portato, neppure lontanamente, al risultato sperato.

La seconda: fare dei tributi un pungolo.
La scelta di sostenere offerta e produttività deve passare, oltre che dalla spesa, da almeno tre cambiamenti del sistema tributario:
introdurre il procedimento di determinazione individuale anticipata del reddito, in contraddittorio con l’amministrazione finanziaria,
prima dell’inizio dell’anno d’imposta o prima dell’avvio di un’attività, così da eliminare burocrazia, carte, incertezze interpretative e oneri aggiuntivi;
ridurre la pressione fiscale generale e sgravare totalmente da imposte gli utili societari reinvestiti in economia reale,
ricerca, digitalizzazione e innovazione tecnologica; incentivare gli investimenti in attività produttive del denaro privato
finora “posteggiato” sui conti correnti, assicurando agli investitori sia l’esenzione dalle imposte dei futuri guadagni,
sia interessi attivi sullo stesso denaro impiegato per un tempo determinato.

La terza: avviare l’ammodernamento del Paese.
Investimenti
massicci in infrastrutture, tutela del territorio, settore energetico, sanità, edilizia abitativa e scolastica
possono riaccendere i motori dell’economia.

Non perché il moltiplicatore della spesa sia in sé la panacea di tutti i mali, ma perché questo tipo di spesa
può contribuire, almeno inizialmente, ad agevolare la ripresa.

In un contesto di questo genere, potrebbero intervenire “titoli pubblici di scopo”,
ossia titoli di investimento finalizzati esclusivamente a singole opere o ricerche, con rendimenti garantiti ed esenti da tassazione.

La quarta: sminare il terreno imprenditoriale e degli investimenti pubblici dalle pastoie burocratiche e dalle ghigliottine giudiziarie.
Occorre una riscrittura del codice degli appalti, delle regole sul processo cautelare amministrativo, di alcuni reati,
ad iniziare da quello di abuso d’ufficio, e di alcune figure di responsabilità erariale.
Interventi di questo genere potrebbero finalmente garantire velocità agli investimenti e certezza temporale alla chiusura dei cantieri.
Inoltre, potrebbero evitare “fughe in avanti” della magistratura inquirente, di quella contabile e della magistratura amministrativa,
che spesso finiscono per ingessare l’azione pubblica.

C’è da lavorare, lavorare sodo per “inondare” il Paese di politiche innovative.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La celeberrima «supercazzola» del Conte Mascetti (cioè Ugo Tognazzi nel film Amici miei)
è l'arte di parlare senza dire nulla, confondendo e quasi ipnotizzando l'interlocutore, già predisposto a lasciarsi incantare.


Ieri, il governo ha rilasciato supercazzole a giornali unificati.

Sul Corriere della Sera, sotto al titolo sferzante Le parole di Conte, il premier, dopo aver annunciato, bontà sua,
che concederà ai sudditi di fare le vacanze, si è lanciato in una supercazzola da competizione, come fosse Antani:

«Stiamo lavorando giorno e notte per rafforzare le attività di monitoraggio, contact tracing e tele-assistenza,
in un'ampia strategia integrata che prevede potenziamento degli ospedali, delle terapie intensive e della medicina del territorio.
Aspettiamo di vedere il funzionamento della App, ma invito a considerare che potremmo essere
i primi al mondo ad avere sviluppato un sistema pubblico con tutte le garanzie».

Traduzione:
«Manca ancora tutto quello che avremmo dovuto fare durante la quarantena. Però siamo i primi al mondo».

Scatenato anche Paolo Gentiloni, il commissario europeo per l'Economia, la «voce forte» dell'Italia a Bruxelles.

A Repubblica rifila una supercazzola nella quale alterna momenti visionari a passaggi strappalacrime per il tentativo disperato di illudere il lettore.

Esempi ravvicinati del primo tipo:

«L'Europa esce più forte perché ha messo a nudo le velleità dei nazionalismi, del mito dell'uomo forte» e «Risparmieremo miliardi».

Esempio ravvicinato del secondo tipo:

«Il governo ha reagito con prontezza e mi auguro che anche le prossime misure verranno prese rapidamente e che soprattutto si acceleri la loro attuazione».

Siamo dei fenomeni.

Anche se non si capisce perché.

Non poteva mancare il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.

Se Mario Monicelli fosse vivo, avrebbe preso l'intervista al Messaggero e l'avrebbe infilata nella sceneggiatura di un nuovo capitolo di Amici miei.

Ci sono ampie anticipazioni del decreto aprile: uscirà in maggio, per aiutare le imprese in giugno, che tempismo.

Fatti certi, nessuno.

Però una cosa è chiara:

«Si tratta di un insieme di interventi organico e coerente che sarà tra i più ampi e ambiziosi d'Europa».

Tutti concordi: siamo i migliori.
«Tarapia tapioco» concluderebbe il conte Mascetti.

Supercazzola con scapellamento a sinistra.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Siamo oramai in balia di un governo e di una coalizione che pongono e dispongono a piacimento,
annunciano e smentiscono, promettono e non mantengono, predicano bene e razzolano male,
intervengono sulla costituzione, insomma trattano il paese come un oggetto di proprietà.


Per farla breve è come se il parlamento, le regole della democrazia e quelle stesse della fonte delle fonti,
per via dell’emergenza, fossero diventate una sorta di optional, una possibilità, per non parlare, dell’esempio e del rispetto verso chi soffre e rischia tutto.

Qui non si tratta solo dei fatti sconcertanti delle multe ai ristoratori che per protestare civilmente, distanziati,
con mascherine e guanti si sono ritrovati un verbale tutti quanti, o del barista che per un caffe a due guardie del monte
posto di fronte al locale si è preso una sanzione, si tratta di tutto.

Anche perché non si capisce la ragione per cui non si è proceduto allo stesso modo per episodi molto peggiori
a partire dagli assembramenti del 25 aprile, dei navigli di Milano, degli immigrati ammucchiati ovunque, delle riunioni per il 1 maggio e così via.

Si tratta di considerare gli italiani, anzi quella sola parte che è esposta al repentaglio visto che quella degli statali,
la crisi non la vede neanche per sbaglio, come fosse suddita e sottomessa, obbligata ad accettare se bere oppure affogare.

Parliamo del segmento privato, quello a cui l’Italia deve praticamente tutto, dal Pil alla produzione di lavoro e di ricchezza da distribuire,
alla capacità di fare cassa, dalle aziende agli artigiani, ai commercianti, agli autonomi, ai co.co.co., ai professionisti, agli operatori dell’economia.

Parliamo insomma di quell’Italia che se morisse anche solo in parte, creerebbe un dramma nazionale da rivolta generale,
perché sconfitto il virus con la produzione ferita a morte sarebbe impossibile anche affidarsi alla buona sorte.

Eppure il governo con questi cittadini, questi settori, gioca a rimpiattino, a rimandare, sui provvedimenti, sulle manovre urgenti,
ecco perché il dpcm di aprile è diventato maggio e si avvia a diventare giugno, per non dire di quello di marzo che è ancora largamente inapplicato.

Come se non bastasse e da ciò che trapela, questi interventi non solo sono tardivi, ma iniqui, contorti,
elaborati più per scoraggiare che aderire, calcoli, percentuali, differenziali, proporzioni, moduli da compilare,
sembrano scritti per un cruciverba anziché per aiutare il fattore produttivo più vitale.

A pensare male verrebbe da dire che il Premier dopo aver promesso una valanga di miliardi, una potenza di fuoco da marziani,
è tornato sulla terra a lesinare la micragna di soldi da erogare,
per cui ovviamente ritarda e complica fino al paradosso l’utilizzo della poca ciccia intorno all’osso.


Del resto delle due l’una o si scherza col fuoco, oppure si è promessa una montagna per offrire un topolino,
perché di fronte ad una crisi di queste dimensioni la velocita e la quantità delle erogazioni non lasciano spazio a giustificazioni, complicazioni e restrizioni.

Tanto è vero e qui siamo alla spudoratezza più totale che per finanziare in anticipo i partiti si è disposto che il 2 per mille,
un’operazione elementare in automatico, si trasformi subito in un bonifico a favore della politica.

Insomma non solo i parlamentari di ogni genere non hanno rinunciato ad una lira di stipendio,
non hanno imposto al governo una riduzione dei compensi statali fuori tetto, di quelli esosi di tante istituzioni,
di quelli da sceicco di authority, organismi ed enti, ma si sono assegnati prima i finanziamenti.

In più per non sbagliare nel decreto in bozza si confermerà il bonus della finanziaria che in maggior parte andrà all’apparato pubblico,
insomma a chi magari anziché 2000 euro certi e garantiti ne prenderà 100 di più ogni mese,
quando c’è gente nel privato che rischia il posto, la fame e l’indigenza.

Parliamo di una quindicina almeno di miliardi l’anno di bonus, ai quali se aggiungessimo il residuo di quota 100,
quelli del cuneo e di molto altro da recuperare a parità di gettito dall’enormità di sprechi pubblici, si supererebbe largamente il prestito del Mes.

Per non parlare che nel decreto si vorrebbe chiudere definitivamente la salvaguardia iva,
insomma si vorrebbero bruciare in un momento così drammatico altri 21 miliardi pur di non rimodulare l’imposta verso l’alto per il voluttuario,
evitando così di colpire le fasce basse e medio basse.

Da ultimo nel provvedimento sarebbe previsto l’ennesimo spostamento delle tasse
al posto di uno storno a conferma che il primo pensiero del governo è quello di garantire i garantiti con le tasse dei privati,
perché per la maggioranza più di sinistra della storia la ricchezza va colpita anche quando non c’è più o sta morendo,
un concetto comunista da psicanalista, un’ossessione che ha generato fame e disperazione.

Tanto è vero che il muro è caduto sull’economia, sull’incapacità dei comunisti a generare ricchezza e produzione di benessere,
due elementi che per loro non vanno generati e sostenuti ma colpiti e tartassati a favore dell’assistenza e dello sperpero di stato e dell’apparato.

Ecco perché scriviamo di un decreto che si annuncia, iniquo, contorto e sbagliato,
un provvedimento privo di visione, di cultura dello sviluppo, di ogni conoscenza dell’economia
a conferma di quale sia per il governo il concetto di democrazia.
 

Val

Torniamo alla LIRA
circolare-salute.png


Quella che vedete è la circolare del Ministero della Salute con la quale si regolano le questioni relative all’emergenza COVID
soprattutto nel settore dei servizi funebri, cimiteriali, trasporto delle salme, cremazioni, autopsie etc.

Si tratta di un documento recentissimo perché successivo alla revisione del DPCM del 26 aprile.

In questo documento si legge, papale papale:

“Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie
o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19, sia se deceduti in corso di ricovero
presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.


Si tratta di un CLAMOROSO ERRORE da parte del ministero.

Se oggi il numero di ricoveri in terapia intensiva e di intubati è precipitato a livelli molto bassi è dovuto anche, se non soprattutto,
alle conoscenze che i medici hanno acquisito attraverso le autopsie.

Ad esempio l’utilizzo dell’eparina per evitare i fenomeni di tromboembolismo venoso
che erano una delle principali cause di morte nei pazienti per Covid-19
è stato scoperto grazie ad autopsie che hanno posto in luce come la Covid-19 portasse a microtrombi polmonari.



Senza queste autopsie questa utilissima terapia sarebbe ancora sconosciuta.

Perchè quindi porre uno stop alle autopsie ?

Ora è vero che su un corpo infetto non è una procedura semplice, ma esistono dei protocolli di sicurezza da applicare in questi casi.

Non era sufficiente indicare le precauzioni per poter effettuare le autopsie?

O, magari limitare queste pratiche negli istituti con maggiore preparazione e struttura.

Invece si è preferito sconsigliarlo ( che nella pratica è diventato vietarlo), limitando la possibilità di progredire.

Perche?
 
Ultima modifica:

Val

Torniamo alla LIRA
E’ la circolare n. 12302 del 8/4/2020.

Oltre al “non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici .. per l’intero periodo della fase emergenziale”…
c’è che … l’autorità giudiziaria, potrà valutare, la possibilità di effettuare ulteriori limitazioni agli accertamenti.

La limitazione cioè alla sola ispezione esterna del cadavere, “in tutti i casi in cui l’autopsia non sia strettamente necessaria”.

E chi lo decide, se è strettamente necessaria?

Le direzioni sanitarie di ogni regione poi, danno ulteriori “indicazioni”, per LIMITARE l’esecuzione dei riscontri diagnostici, e in caso di esami autoptici
diangnostici, bisogna fare una “valutazione preventiva dei rischi e vantaggi connessi a tale procedura”.

In più, se comunque, nonostante tutti questi paletti paradossali e autoreferenziali, si decida di fare esami, i requisiti tecnici delle
sale settorie sono talmente pesanti, che semplicemente, ce ne sono talmente poche in regola,
che non si farà nessun esame (filtri HEPA, sale cat. BLS3, requisiti mimimi sui ricambi aria /ora, roba da centrale nucleare).

Poi, punto D: “Riduzione dei tempi di osservazione e per eseguire il trasporto funebre in cimitero/crematorio”.
“In attuazione del principio di precauzione, si sospende ogni intervento sul defunto, si allontanano i presenti….”
…comportandosi come se … fosse portatore di COVID 19.

Non entro in dettagli, ma il tutto va fatto in frettissima, se poi hai dubbi chiedi al magistrato l’estumulazione, ma tanto, per effetto di altri decreti,
i procedimenti giudiziari sono bloccati quindi ciccia, e poi se il morto è stato cremato ciao… cosa puoi accertare.

Nel registro cimiteriale di cui all’art. 52 del regolamento di polizia mortuaria … viene obbligatoriamente indicato che il feretro
è stato confezionato per la sepoltura di defunto con malattia infettiva diffusiva, apponendo il codice “Y” (ypsilon).

ET VOILA’.

PS: Le circolari ministeriali e le ordinanze della protezione civile, sono atti amministrativi: nessun passaggio parlamentare,nessuna verifica.
Se non ti va bene, fai ricorso al tar, anticipi i salatissimi contributi unificati, e forse, tra un anno, il tar si pronuncerà.
 

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